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Abstract

Il fondamentalismo islamico viene declinato in diverse organizzazioni, che però perseguono il medesimo obiettivo; la creazione di uno stato retto dalla legge islamica, contrapposta alle leggi secolari, sia quelle votate dai parlamenti e dai regimi democratici, che quelle emanate da assetti autoritari, come quelli che si ispirano a ideologie come il comunismo. La caratteristica di questi gruppi, come ISIS, è quella di rivendicare un’applicazione integrale della sharia nel mondo intero, e non solamente nei territori che storicamente sono a maggioranza musulmana.


Islamic fundamentalism is expressed through various organizations, which, however, pursue the same objective: the creation of a state governed by Islamic law, opposed to secular laws, whether those voted by parliaments and democratic regimes or those issued by authoritarian systems, such as those inspired by ideologies like communism. The characteristic of these groups, such as ISIS, is that they demand a comprehensive application of sharia law worldwide, and not just in territories that are historically majority Muslim.


Introduzione – La Sharia, un Sistema Totalitario

La Sharia, o legge islamica, rappresenta un insieme di norme, un sistema difficile, se non impossibile da definire con una certa precisione; le definizioni che possono essere date di sharia, in effetti, rimangono sempre parziali, e colgono alcuni aspetti di tale sistema, mentre altri sono relegati in secondo piano. Si tratta di una situazione che non sorprende, considerando l’eterogeneità della sharia, e le sue diverse concezioni nel mondo islamico. Ciò nonostante, è possibile individuare alcuni principi che, seppure siano oggetto di interpretazioni differenti, ricorrono in maniera costante; a prescindere dalle declinazioni particolari che si possono osservare, in effetti, l’obiettivo è sempre unico.

La legge islamica, in altre parole, ha lo scopo dichiarato di voler costituire un sistema che regola sia la vita pubblica che quella privata, secondo i dettami della religione islamica; del resto, lo stesso vocabolo, deen, che spesso viene tradotto con ‘religione’ (islamica ovviamente), in realtà si riferisce più ad un sistema, e non corrisponde al concetto romano (e sostanzialmente occidentale) di religio. Ed è proprio il concetto di deen che viene applicato e declinato in maniera differente; questa idea è olistica, e comprende l’essere umano in generale, senza limitarsi alla sfera pubblica, come avviene in Occidente.

Esistono dei gruppi fondamentalisti cristiani anche in Occidente, ma si tratta di movimenti che definire marginali appare eufemistico, e che, in generale, non sono interessati ad espandere (anche) con la violenza le loro dottrine ed il loro sistema di vita. Nel mondo islamico, al contrario, l’applicazione della sharia, anche in modo informale, è la costante condivisa dalla maggioranza dei musulmani, che possono anche ricorrere alla violenza per ampliare la loro sfera di influenza. La violenza viene comunememte accettato come mezzo legittimo, e non come un’eccezione a cui ricorrere in casi estremi, come la legittima difesa. Non si pensi ad attentati veri e propri, ma all’uso sistematico di tecniche coercitive, sia fisiche che mentali, per convincere le persone ad abbracciare l’Islam, oppure per applicare la sharia, del resto, il concetto di ‘difesa della religione’ appare consolidato a livello dottrinale, e prevede l’uso dei mezzi necessari a raggiungere uno scopo.

Si tratta di un concetto aperto al dibattito, ma di fatto, l’uso della violenza viene accettato, anche se non praticato, dalla stragrande maggioranza dei musulmani; lo stesso concetto di ‘diritti umani’, poi, è sostanzialmente assente, e tale situazione è dimostrata dalle dichiarazioni sui diritti umani provenienti dalle associazioni islamiche, come quella del Cairo. Come si è già discusso su queste pagine, la Dichiarazione del Cairo introduce una nozione di ‘diritti umani’ che non corrisponde allo standard comunemente accettato, in quanto esclude, di fatto, coloro che non sono musulmani. Emerge, e non solamente da questo documento, una concezione esclusiva della sharia e dell’Islam, che esclude, di fatto, coloro che non sono musulmani o che non appartengono a gruppi islamici considerati non ortodossi o ‘eretici’.


La Sharia – Un Sistema Esclusivo

La Sharia, ordinariamente definita anche legge islamica, in realtà rappresenta un sistema esclusivo che detta le regole per la sfera pubblica e privata; al contrario delle legislazioni occidentali, che possono talvolta coesistere con altri sistemi, la sharia mostra un carattere esclusivo. In altre parole, non è possibile una coesistenza con nessun altro sistema legale, e la sharia deve essere l’unico; si tratta di una nozione dottrinale, che sembra rimanere costante nel tempo e nello spazio. Anche se talvolta è possibile una breve co-abitazione con altri sistemi, l’obiettivo dichiarato è sempre quella di prevalere su altre normative; questa esclusività spiega la difficoltà di molti musulmani ad accettare i sistemi giuridici occidentali, considerati invalidi.

Ovviamente, il livello di esclusività dipende dai contesti storici, e normalmente si osserva una capacità di adattamento da parte della maggioranza dei musulmani; tuttavia, la tendenza all’esclusività permane, e può riaffiorare e intensificarsi in situazioni problematiche, oppure che sono favorevoli ad un radicamento della sharia. Quest’ultima, dunque, si dimostra estremamente flessibile, e consente una lenta ma graduale estensione della sua area di influenza, anche nei contesti occidentali, dove sono radicate, per ragioni storiche e culturali, altri sistemi normativi.

Spesso, questa natura duttile viene sottovalutata, e si tende a ritenere che la sharia sia un sistema rigido; al contrario, essa è estremamente flessibile, e mostra anche, apparentemente, dei punti di contatto con le tradizioni legali occidentali. L’accento posto sulla giustizia, in effetti, è un principio comune, ma che assume significati differenti nei contesti islamici, esattamente come avviene con il concetto di ‘diritti umani’; tale situazione non dovrebbe sorprendere, considerando che nella concezione maggioritaria la sharia deve sempre prevalere. Eventuali compromessi sono solamente temporanei, e devono tendere, a ripristinare, o inaugurare la legalità islamica.

Per questi motivi, il fondamentalismo islamico non può essere affrontato considerandolo come un semplice problema di ordine pubblico; al contrario, le manifestazioni estreme dell’Islam derivano proprio dalla concezione della sharia come sistema esclusivo, che deve essere applicato a tutti. Teoricamente, solamente i musulmani dovrebbero essere soggetti alla sharia; di fatto, nei luoghi in cui essa viene applicata, essa si estende anche a coloro che non sono musulmani, come osservato per il caso di Aceh, in Indonesia.


ISIS – Un Esempio Estremo

Lo Stato Islamico di Iraq e del Levante, noto come ‘ISIS’ o ‘DAESH’, che ha creato un ‘califfato’ nelle aree di Siria e Iraq tra il 2014 e il 2017, e, nonostante le perdite subite, esso rimane attivo in diverse aree del mondo, come l’Africa Sub Sahariana o l’Asia Sud Orientale. Al pari di altri gruppi terroristici, come al Qaeda, ISIS ha mostrato una notevole resilienza e capacità di adattarsi ai cambiamenti ed alle circostanze, allo scopo di rimanere una forza rilevante con un impatto globale.

Secondo il rapporto 2025 sulle minacce terroristiche globali, Annual Threat Assessment of the U.S. Intelligence Community (Marzo 2025), ISIS rimane una minaccia, anche se il gruppo si è trasformato e riorganizzato dopo la perdita del califfato fisico.

ISIS’s most aggressive branches, including ISIS-Khorasan (ISIS-K), and its entrepreneurial plotters will continue to seek to attack the West, including the United States, via online outreach and propaganda aimed at directing, enabling, or inspiring attacks, and could exploit vulnerable travel routes.

I rami più aggressivi dell’ISIS, incluso l’ISIS-Khorasan (ISIS-K), e i suoi complottisti imprenditoriali continueranno a cercare di attaccare l’Occidente, inclusi gli Stati Uniti, attraverso campagne online e propaganda mirate a dirigere, abilitare o ispirare attacchi, e potrebbero sfruttare rotte di viaggio vulnerabili.

Annual Threat Assessment of the U.S. Intelligence Community, March 2025, p. 6.

ISIS, in effetti, agisce secondo una nozione molto chiara di esclusività della Sharia, e, per questa ragione, i nemici del gruppo terroristico vengono individuati non solamente in coloro che non sono musulmani, ma anche (e oserei dire soprattutto) in coloro che non seguono l’interpretazione estrema di ISIS, ovvero, praticamente, il 99% dei musulmani. Gruppi come ISIS, dunque, non si contrappongono solamente a presunti nemici ‘classici’, come i Paesi occidentali (e cristiani/secolari), ma anche a quelli arabi e a maggioranza islamica che nella loro visione segono un modello deviato di Islam.

Non esiste motivo di dubitare che la stragrande maggioranza dei musulmani si opponga a questa narrativa, ma, anche in questo caso, il principio fondamentale si trova nella dottrina islamica, portato, evidentemente, all’estremo. Ci si potrebbe chiedere se tale modello possa essere normalizzato, ovvero accettato dalla maggioranza dei musulmani in caso di vittoria di questi gruppi; la risposta appare negativa, se si guarda ad altri esempi storici.

L’Afghanistan, in questo senso, appare illuminante, in quanto, dopo un periodo di amministrazione statunitense, i talebani, gruppo che propone una visione estremista dell’Islam, ha ripreso il controllo della capitale nel 2021. Attualmente, non è chiara la loro reale capacità di governare il Paese, ma, di fatto, esiste un Afghanistan riconosciuto dalla comunità internazionale, ed un Emirato che di fatto si è insediato dopo la vittoria dei talebani. La comunità islamica internazionale, a questo proposito, appare decisamente divisa, ma sono pochi ad accettare le pratiche imposte dai talebani; in altre parole, gli estremismi difficilmente riescono a diventare la normalità. Ciò nonostante, i talebani sono sempre considerati musulmani, e il modello da loro proposto attrae un consenso più ampio di quanto le statistiche ufficiali riescano a catturare.


Verso la complementarietà?

Nei territori controllati, l’ISIS ha attuato un’implementazione della sharia estremamente brutale e ‘grafica’, ovvero visibile; la particolare crudeltà con cui sono state presentate alle telecamere crocifissioni e decapitazioni (vere o presunte) indica la volontà del gruppo di rappresentare sé stesso come esclusivo e come autorità assoluta. In altre parole, ISIS ha trasmesso al mondo un messaggio molto chiaro, mediante una violenza estrema e gratuita, ovvero il controllo da parte del gruppo, e la sottrazione di aree dalla ‘legge dell’uomo’, per portarle sotto la ‘guida della legge divina’.

L‘estensione dei territori controllati, che comprendevano anche città importanti come Mosul e Raqqah, ha costretto il gruppo a dare indicazioni per il governo locale che non erano compatibili con un’interpretazione esclusiva della sharia. Del resto, non tutte le problematiche potevano essere risolte mediante il semplice ricorso alle fonti tradizionali della sharia, specialmente in uno scenario complesso come quello del califfato. ISIS, in altri termini, ha dovuto adattare la sua concezione legale, teoricamente immutabile e non negoziabile, per affrontare le problematiche derivanti dal governo di città del XXI secolo. Per questa ragione, si osserva una sorta di auto-regolamentazione che non corrisponde necessariamente alla sharia o ad una sua stretta interpretazione; ciò nonostante, queste concessioni pratiche sono sempre state accompagnate da dichiarazioni ideologiche, tese a confermare il ruolo esclusivo della sharia.

Pertanto, si osserva, anche nel caso di un gruppo estremo come ISIS, la disponibilità a fare concessioni pratiche, subordinate, evidentemente, allo scopo di mantenere il controllo dei territori acquisiti; anche ISIS, dunque, ha scelto di usare norme internazionali in termini di tassazione, oppure per la gestione dei servizi pubblici. Ci si potrebbe chiedere se tale assetto sarebbe rimasto immutato anche nel caso di una vittoria del gruppo, e la risposta è probabilmente positiva; un’interpretazione eccessivamente rigida non è implementabile da un punto di vista pratico.


La Sharia – Un Sistema Flessibile

Alla luce di quanto discusso in precedenza, appare evidente il carattere puramente ideologico dell’estremismo islamico, il cui ruolo non è quello di governare dei territori, ma destabilizzare gli assetti esistenti. La sharia, al contrario, permette di governare con una certa efficacia anche nel lungo termine, grazie alla sua flessibilità. Anche l’esclusività, dunque, è relativa, e mai assoluta, e una certa commistione con sistemi differenti è possibile e spesso necessaria; l’esempio del colonialismo, a tale proposito, risulta illuminante.

Si pensi, in particolare, al contesto delle Indie Orientali Olandesi, in quanto i colonizzatori, nel XVII secolo, si inseriscono con la forza in un ambiente in cui coesistevano già due sistemi legali; l’adat, il sistema tradizionale indigeno, pre-islamico, da una parte, e la sharia, dall’altra. Le testimonianze coeve, come quella di Francesco Saverio, conferma la lotta tra queste due fazioni, che si contendevano in diverse aree il primato. Gli olandesi, del resto, introducono un ulteriore sistema legale, che si affianca a quelli esistenti; di conseguenza, l’esclusività della legge islamica, che teoricamente non era posta in discussione, deve accettare di coesistere con altri due sistemi legali, riuscendovi perfettamente.

Questa capacità di adattamento si osserva tuttora, mediante l’integrazione nella sharia applicata nei Paesi a maggioranza islamica, in cui coesistono due sistemi paralleli, uno basato sulla sharia, ed uno sulla legge secolare.

Tribunale Islamico in Malesia.

Si tratta di un compromesso che permette di mantenere una legislazione ispirata ai valori religiosi in ambiti delicati, come il matrimonio e le successioni ereditarie, come avviene in Indonesia; allo stesso tempo, si crea una discriminazione rispetto a coloro che non sono musulmani, che però possono seguire regole differenti.


Una Visione Integrale

Il carattere tendenzialmente esclusivo della sharia, che viene considerata come unica fonte legittima di legislazione, comporta una visione integrale (ed integralista) dei gruppi che intendono implementare completamente la sharia, e non solo parzialmente. Lo sviluppo del moderno concetto di Stato ha implicato l’adozione di costituzioni e sistemi secolari, ma la sharia, o disposizioni ad essa legate, sono state mantenute, come accennato in precedenza. Pertanto, diversi Stati a maggioranza islamica, come il Marocco e la citata Indonesia prevedono un sistema misto, in cui norme della sharia coesistono accanto a norme secolari.

Tale situazione deriva dallo sviluppo storico degli Stati, specialmente nel periodo post-coloniale, in cui si osserva una più stretta interazione tra la sharia e i sistemi giuridici occidentali; evidentemente, gruppi come ISIS non accettano tale commistione, e cercano di sostituire una versione integrale della sharia a codici misti. Secondo questa narrazione, dopo la caduta del califfato, la sharia non è più stata applicata nella sua interezza; si tratta dell’ideologia comune a tutti i gruppi terroristici, come Hizbut Tahrir, che costruiscono una narrazione storica tesa a supportare e dare credibilità al loro progetto. ISIS, tuttavia, si spinge oltre, e non considera valido il califfato ottomano (o perlomeno l’ultimo periodo), a causa delle influenze occidentali; pertanto, è possibile che il califfato a cui si fa riferimento sia quella abbaside, spazzato dall’invasione dei mongoli nel 1258.

Ad ogni modo, il messaggio di ISIS è chiaro, ed il loro intento è una sorta di restaurazione con metodi coercitivi di un califfato medievale; non sorprende, dunque, la brutalità con cui il gruppo ha agito per perseguire tale scopo. Tale critica viene mossa sia agli Stati a maggioranza islamica, ma anche alle entità islamiche non ufficiali, in cui la sharia viene applicata in maniera parziale; ISIS, dunque, si pone come il solo interprete ufficiale e autentico dell’Islam, anche rispetto ad altri gruppi terroristici che controllano dei territori. In altre parole, l’autorità rivendicata da ISIS è totale, e si estende al mondo intero, non limitandosi ai territori in cui l’Islam è storicamente la maggioranza.


Conclusioni

Lo Stato Islamico di Iraq e del Levante, noto come ‘ISIS’, o ‘DAESH’, si presenta come unico interprete ufficiale dell’Islam a livello mondiale, e rivendica un’autorità che non si limita ai territori a maggioranza islamica. L’obiettivo del gruppo è il controllo di uno o più territori in cui viene implementata una versione integrale e medievale della sharia; nonostante le perdite subite, ISIS si è riorganizzato e continua ad operare in Africa ed Asia.

Si tratta, evidentemente, di una grave minaccia a livello globale, che, mediante una narrativa a senso unico, riesce ad attrarre consensi e mobilitare una parte marginale del mondo islamico; l’insistenza su tematiche condivise dalla stragrande maggioranza dei musulmani, poi, rende questo ed altri gruppi particolarmente insidiosi e difficili da contrastare con efficacia.


Letture Consigliate

  • Ramaioli, F. L. (2024). The Juridical Dimension of Islamic Fundamentalism: The Case of ISIS. In Shari’a and the Constitution in Contemporary Legal Models: Two Worlds in Dialogue (pp. 157-201). Cham: Springer International Publishing.
  • Kiçmari, S. (2022). Islamic Fundamentalism as a Model of Continuation of the History. In History Continues: Three Models of the Continuation of History (pp. 87-169). Singapore: Springer Nature Singapore.
  • Hashmi, S. H. (2021). How Islamic Is ISIS?. Overcoming Orientalism: Essays in Honor of John L. Esposito, 149.
  • Ramaioli, F. L. (2022). Islamic State as a Legal Order: To Have No Law but Islam, between Shari’a and Globalization. Routledge.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

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