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Oggi inauguro una nuova rubrica, ‘500 Parole – Analisi Politica‘, e dedico la prima ‘edizione’ alla guerra in corso contro l’Iran; a differenza delle altre sezioni, più analitiche e orientate all’analisi storica e sociologica, questa rubrica si concentra sull’analisi di tipo politico, in 500 parole (approssimativamente) appunto.

La guerra iniziata il 13 giugno 2025 da Israele, e poi continuata dagli Stati Uniti d’America, ha segnato un punto di non ritorno per il Medio Oriente, la cui struttura geopolitica è cambiata per sempre; il cosiddetto ‘asse del male’ o ‘asse della resistenza’, a seconda dei punto di vista, è crollato, o comunque è stato compromesso in maniera irrimediabile. Gli equilibri che si basavano sulle guerre e guerriglie finanziate e/o variamente supportate dall’Iran sono stati scardinati; la reazione dell’Occidente è quantomeno ambigua.

La prospettiva di un cambio di regime in Iran, dopo oltre 46 anni di Repubblica Islamica, sembra suscitare una certa apprensione nelle cancellerie europee, divise sulla strada da percorrere; l’Italia, mediante il suo Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ripetutamente dichiarato di lavorare per la pace e la stabilità in Medio Oriente. Solamente il premier britannico, Starmer, ha avuto il coraggio di affermare che ‘Israele sta facendo il lavoro sporco per l’Occidente’; quello tedesco, poi, ha ufficialmente supportato l’operazione israeliana in Iran. Il resto dell’Unione Europea, tuttavia, brancola nel buio e non si discosta dal balbettio sulla necessità di negoziati.

In questo scenario, Trump e Netanyahu emergono come leaders incauti, forse, ma coraggiosi e decisi, e, di fatto, sono loro ad avere modificato i fragili equilibri mediorientali dopo decenni di stallo; piaccia o meno, la storia li ricorderà come coloro che hanno dato inizio al cambiamento del Medio Oriente. Questo non significa, ovviamente, che i problemi siano terminati, anzi, questa guerra potrebbe rivelarsi molto insidiosa; ciò nonostante, il conflitto conferma la centralità statunitense (e israeliana) e la marginalità di un’Europa che non decide mai nulla di rilevante.

Coloro che in Europa attaccano gli USA o Israele ‘per principio’, sono solitamente anche coloro che sono (in varia misura) co-responsabili e conniventi (di fatto) con il regime di Teheran; nessuno afferma di amarlo, ma tutti hanno paura di vederlo crollare, e ci si dovrebbe chiedere la reale ragione di questo atteggiamento. I timori di un’ulteriore escalation e dei costi umanitari sono reali e condivisibili, ma si poteva attendere ancora? No, anzi, l’attacco all’Iran doveva essere portato ben prima del 13 giugno, ma si sperava che la diplomazia riuscisse a risolvere, o perlomeno a porre una pezza sul Medio Oriente.

Si è trattato di un’illusione, e bisogna ammettere che la diplomazia ha fallito, da tempo, e non dal 13 giugno 2025 o dal 7 ottobre del 2023; Trump e Netanyahu sono diventati i cattivi, i folli, le minacce alla stabilità del Medio Oriente, quando è evidente che la sola vera minaccia si chiama terrorismo nelle sue diverse declinazioni. Non era possibile attendere che forze terroristiche disponessero di armi nucleari operative, e l’attacco a Teheran è giunto come un sollievo (insieme a qualche apprensione) per tutti coloro che difendono i valori della democrazia e della pace.

L’Occidente può, tuttavia, ancora riscattarsi, e cogliere questa guerra come l’occasione unica per ricompattarsi e riscoprire che i valori occidentali sono universali, e che si può anche rischiare qualcosa per difenderli. Oppure no. Bisogna decidere e farlo rapidamente, la storia non aspetta e non si ferma.


Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.). Nel 2025 hai iniziato a colloborare con la testata online 'Rights Reporter', per la quale scrive articoli e analisi sull'Islam, la shariah e i diritti umani.

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