L’agenzia di stampa Mehr News Agency riferisce che l’ayatollah Nouri Hamedani ha emesso una fatwa, in cui afferma che
Qualsiasi attacco ai Marja (autorità religiose, ndr) sciiti e ai leader della nazione islamica è considerato un attacco al pilastro dell’Islam e anche alla vita di tutti i musulmani, e riceverà una risposta dura e schiacciante dai popoli in cerca di libertà del mondo e dalla devota nazione dell’Iran islamico.
MEHR NEWS AGENCY, 29 GIUGNO 2025
Allo stesso tempo, un altro ayatollah, Makarem Shirazi
(…) ha emesso una fatwa in cui dichiarava chiunque minacci il Leader e il Marja sciita nemico di Dio, che deve essere combattuto secondo gli insegnamenti islamici
MEHR NEWS AGENCY, 29 GIUGNO 2025
Mehr News Agency, Any threat to Leader by anyone amounts to Enemy of God, 29 Giugno 2025.
Le ‘guide religiose’ sciite, dunque, hanno emesso una fatwa di guerra, che incoraggia i musulmani a prendere le armi contro coloro che attaccano, in qualunque modo, la ‘guida suprema’ dell’Iran e gli esponenti del regime, religiosi, militari o civili.
L’articolo parla anche di ‘amicizia della ummah musulmana’, ovvero della ricerca di alleati da parte di un regime che sembra decisamente isolato; gli Stati del Golfo, Qatar in testa, hanno condannato l’attacco iraniano alla base statunitense nel loro territorio.
Si tratta, dunque, di un ennesimo uso politico della fatwa per cercare di mobilitare un mondo islamico decisamente diviso, ma unito nella condanna alla base qatariota. E’ evidente che gli ‘insegnamenti islamici’ paventati dalle guide sciite si riferiscono alla jihad militare; del resto, la fragile tregua che dura da qualche giorno con Stati Uniti d’America e Israele impone al regime iraniano di trovare dei potenziali alleati nell’eventualità che la guerra riprenda, insieme alle operazioni militari.
Sebbene i danni subiti dalle due parti non siano ancora chiare, è agevole intuire, anche dai primi rapporti che sono stati resi pubblici, che l’Iran ha subito danni ingenti, non solamente alle infrastrutture militari, ma anche civili. La stessa agenzia Mehr, controllata dal regime, riportava una ammissione degli stessi vertici iraniani, come riportato dalle principali testate giornalistiche e agenzie di stampa, come il New York Times.
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha dichiarato giovedì che le strutture nucleari del paese avevano subito “danni significativi e gravi,” il primo riconoscimento ufficiale dell’entità dei danni causati dagli attacchi statunitensi sui tre siti nucleari.
new york times, 26 giugno 2025
Farnaz Fassihi, Iran’s Foreign Minister Says Nuclear Facilities ‘Seriously Damaged’, New York Times, 26 Giugno 2025
Questa valutazione sembra essere condivisa anche dalla AIEA, che ha confermato come le prime analisi supportino in parte lo scenario evocato da Trump.
Il regime iraniano, dunque, si deve confrontare con una crisi economica a cui si associa anche la crisi di immagine, a cui la ‘guida suprema’ ha cercato di rimediare con discorsi, dichiarazioni e eventi propagandistici, come i funerali di Stato per i ‘martiri’ della guerra dei 12 giorni.
Le fatwe dunque in soccorso del decadente e traballante regime iraniano, come è già successo nel corso della storia del Paese; questa volta, tuttavia, il colpo inferto dall’Occidente potrebbe rivelarsi fatale e porre fine al brutale regime degli ayatollah, che dura da oltre 46 anni.