moertopo
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Abstract

Ali Moertopo è stato un abile stratega del regime del Nuovo Ordine, ed ha riconosciuto l’importanza del cambiamento culturale per il regime che si era installato in Indonesia; Moertopo ha posto l’accento sull’importanza del processo culturale. L’obiettivo ultimo era la trasformazione della cultura nazionale indonesiana, grazie a tecniche capaci di plasmare il discorso sull’identità nazionale. Le ideologie di Moertopo sullo sviluppo culturale miravano alla modernizzazione del Paese mediante l’evoluzione della sua cultura, oltre sulla ‘forza nazionale’. Il regime di Suharto, effettivamente, si è concentrato sullo sviluppo economico, ed ha adottato un approccio aziendale all’evoluzione culturale; per questa ragione, è stato centralizzato il concetto di sviluppo, che ha legittimato la governance autoritaria. Secondo Moertopo, il processo di trasformazione culturale sotto la leadership di Moertopo avrebbe dovuto creare cittadini moderni ed ideali, che, coerentemente con gli standard internazionali, avrebbero contribuito al progresso ed alla stabilità nazionale. In questo senso, il pluralismo è stato rappresentato mediante opportune rappresentazioni culturali, esemplificate dal parco tematico Taman Mini Indonesia Indah, usato come strumento per promuovere l’unità nazionale e proporre un modello di diversità culturale all’interno di un quadro ideologico che enfatizzava l’uniformità rispetto alla diversità.


Introduzione

L’abilissimo stratega dell’Orde Baru di Soeharto (Suharto), è stato Ali Moertopo, ed egli, che ha elaborato le prime iniziative politiche e sociali del regime del Nuovo Ordine, ha riconosciuto l’importanza della cultura e del cambiamento culturale per il regime che si era installato nel Paese. Moertopo, effettivamente, parla di processo culturale, riferendosi al Nuovo Ordine. Il cambiamento della cultura era dunque considerato un aspetto auspicabile, ed inevitabile, delle sue politiche, che avevano come obiettivo ultimo la trasformazione culturale della nazione; ciò nonostante,
il regime non poteva esercitare un controllo completo sui processi culturali dell’Indonesia.

La cultura nazionale indonesiana, in effetti, non era certamente costituita da un insieme pre-esistente di caratteristiche, ma si è continuamente evoluta nel corso del tempo; Philip Kitley osserva, a tale proposito, che il cambiamento del ‘progetto culturale nazionale’ dalla Democrazia Guidata di Sukarno all’era del Nuovo Ordine dovrebbe essere compreso come

tre processi intrecciati di negazione culturale, affermazione e invenzione, che insieme hanno tentato di mappare un’identità culturale unitaria e unificante attraverso [l’Indonesia]

(Kitley, P. (2000). Television, nation, and culture in Indonesia (Vol. 104). Ohio University Press, pp. 5-7)

Altri autori, poi, hanno posto l’accento sui processi di dispiegamento e soppressione (o cancellazione) di diversi ‘elementi’ nella loro discussione sull’invenzione di ‘Singapore’ e dei cittadini di questo Paese; essi, sottolineano come alcuni elementi della cultura vengano soppressi o marginalizzati, mentre ad altri venga assegnata una maggiore importanza o preminenza. In generale, si sottolinea che l’identità nazionale è il risultato del dibattito che si verifica in diverse aree della società, e che crea gli elementi del profilo identitario di una nazione.


Contestualizzazione Storica

Il nucleo dell’élite politica del Nuovo Ordine di Suharto era costiuito da una potente fazione militare, che aveva stretto diverse alleanze con gruppi civili anti-comunisti negli ultimi anni del regime di Sukarno nei mesi successivi al tentato colpo di stato del 1 ottobre 1965. In questo modo, si era formata una ampia coalizione di gruppi che aveva sofferto le conseguenza della polarizzazione politica che aveva caratterizzato la Democrazia Guidata di Sukarno, e che ha sostenuto la gestione dell’esercito del Partito Comunista Indonesiano, PKI. Una particolare importanza deve essere ascritta a due formazioni sociali, ovvero la classe media urbana e le organizzazioni di massa islamiche; furono molti, in effetti, gli studenti universitari, gli esponenti del mondo accademico ed i professionisti che decisero di unirsi all’esercito nazionale.

Inizialmente, il fronte d’azione degli studenti e degli accademici si agitò contro il PKI, e successivamente contro Sukarno, fornendo un supporto cruciale alle manovre politiche di Suharto; le organizzazioni islamiche più influenti, ovvero Muhammadiyah e Nahdlatul Ulama, hanno apertamente sostenuto l’esercito. Nahdlatul Ulama, in particolare, sembra essere stato particolarmente attivo nella repressione dei comunisti che vivevano nelle campagne; non sorprende, dunque, che il regime di Suharto dipendeva dal sostegno di tali gruppi per mantenere il potere. Tale dipendenza, del resto, si rifletteva nel modo in cui il regime rispondeva ai problemi di governance che ha dovuto affrontare nei momenti iniziali.

La fazione che sosteneva Suharto, del resto, era composta da ufficiali di età simile, e, soprattutto, da esperienze simili della Guerra d’Indipendenza e del periodo che ha preceduto il fallito Colpo di Stato del 1965. I militari, in effetti, erano stati coinvolti in maniera crescente nella sfera politica nei quindici anni precedenti al 1965; di conseguenza, essi avevano sviluppato legami significativi con diversi gruppi politici, e detenevano sostanziali interessi commerciali. All’inizio del 1965, pertanto, i militari erano parte integrante dell’élite politica, ed erano profondamente coinvolti nello scenario politico, nell’amministrazione civile e nella gestione economica. Al momento di prendere il potere, Suharto ed i suoi sostenitori, tuttavia, avevano come obiettivo primario il consolidamento del potere, e non il cambiamento sociale.

Questo obiettivo diventerà evidente, in seguito alle contestazioni al regime del 1977-1978, quando, dopo una serie di proteste, il governo reagì con arresti di massa dei dissenzienti; un altro fattore rilevante per il dominio dell’Orde Baru, poi, è stata la repressione del comunismo. In questo modo, Suharto è riuscito ad eliminare un avversario influente come il Partito Comunista Indonesiano, e, allo stesso tempo, a dare un segnale preciso a possibili ed aspiranti dissidenti politici.


La cultura nel Nuovo Ordine di Suharto

La governance del Nuovo Ordine è stata caratterizzata da una varietà di narrative governative, strategie e tecniche; emerge, a tale proposito, l’importanza fondamentale del discorso sullo sviluppo, pembangunan; quest’ultimo, effettivamente, esercitò la maggiore influenza sull’articolazione della cultura in questo periodo. Alcuni autori hanno, effettivamente, identifica proprio nel pembangunan una delle due parole chiave più significative del linguaggio caratterizzante dell’era dell’Orde Baru; lo sviluppo, dunque, era altamente indicativo del pensiero che si è sviluppato sotto la guida autoritaria di Suharto.

Lo sviluppo, dunque, diventa una ratio dell’azione di governo di Suharto, e, di conseguenza, pembangunan veniva prontamente adottata all’interno dello Stato autoritario, ed è servita a legittimare fornito una giustificazione per le politiche adottate. Il tema dello sviluppo, del resto, era stato usato a più riprese per giustificare l’intervento di Stati ‘più sviluppati’ rispetto ad altri considerati bisognosi di un intervento. La centralità di pembangunan nel regime del Nuovo Ordine può quindi essere compresa attraverso il modo in cui ha fornito sia una giustificazione, nonché legittimazione, delle metodologie autoriarie dell’Orde Baru.

Le origini del pembangunan, del resto, risiedevano nelle alleanze tra il regime del Nuovo Ordine con due gruppi indonesiani, oltre che con la comunità internazionale; tale strategia permise a Suharto di prendere saldamente il potere nel Paese asiatico e di consolidarlo. Uno di questi gruppi, chiamato ‘intellettuali modernizzatori’ da alcuni autori, era composto da intellettuali e studenti dei fronti d’azione, che furono tra i principali responsabili di una tendenza che dominò il dibattito pubblico tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta del secolo scorso. Tali gruppi, che erano stati marginalizzati durante la Democrazia Guidata di Sukarno, sostennero attivamente la transizione ad un sistema politico che si concentrava esclusivamente sulla modernizzazione e minimizzava le divisioni presenti all’interno della società indonesiana. Non sorprende, dunque, che molti tra questi intellettuali modernizzatori siano diventati figure di spicco del Partito del Presidente (e tuttora operante ed attivo), GOLKAR.

Il secondo gruppo rilevante era quello dei conosciuto come i ‘tecnocrati’, un gruppo di economisti che si erano formati negli Stati Uniti, e che operavano presso l’Università dell’Indonesia, e che Suharto convocò per affrontare i problemi economici della fine degli anni Sessanta del secolo scorso. I tecnocrati, in effetti, adottarono un approccio orientato al mercato ed aperto rispetto all’ambiente esterno’, ed includeva molti elementi della prospettiva liberale ortodossa in ambito economico.
Le loro politiche, di conseguenza, hanno ricevuto l’approvazione della comunità internazionale, che ha concesso all’Indonesia la possibilità di ristrutturare il proprio debito; a questo evento, si è accompagnato l’aumento delle donazioni a scopo di aiuto internazionale.

Si osserva, a tale proposito, che le tecniche e tecnologie del pembangunan furono applicate attraverso le riforme macroeconomiche proposte dai tecnocrati, i programmi previsti dai pacchetti di aiuti, ed i progetti di sviluppo del Nuovo Ordine. Nel 1969, il pembangunan venne confermato come concetto ed obiettivo centrale del regime, grazie al primo dei Piani di Sviluppo Quinquennali, noti come ‘Rencana Pembangunan Lima Tahun – Repelita’.


Ali Moertopo e le Politiche Culturali

Il tenente generale Ali Moertopo è stato uno degli ideologi e operatori politici più influenti del regime di Suharto, ed ha giocato un ruolo di primo piano nel porre le basi della concezione di pembangunan che divenne centrale nella governance dell’Orde Baru. Moertopo era nato nel 1924 a Blora, ed iniziò la sua carriera militare nelle forze militari informali, note come laskar, che combatterono per l’indipendenza dal regime coloniale. La sua carriera si è svolta, prevalentemente, nell’ambito dell’intelligence militare, e, in quanto membro delle forze regolari che si erano appena formate, il TNI, divenne prossimo a Suharto nel corso degli anni Cinquanta.


Moertopo è stato un consigliere privato del Presidente Suharto dal 1966 al 1974, ed ha ricoperto diversi ruoli nell’intelligence; tra questi, si segnala la responsabilità per la marginalizzazione e repressione dei partiti politici di opposizione, la costruzione di GOLKAR, e la sua schiacciante vittoria elettorale nel 1971. La sua carriera politica accelerò ulteriormente nel 1974, anno in cui divenne Vice Capo del Badan Koordinasi Intelijen Negara – BAKIN, ovvero l’Organismo Statale per il Coordinamento dell’Intelligence, mentre tra il 1978 ed il 1983 è Ministro per l’Informazione. Considerando le importanti cariche ricoperte, non sorprende che Moertopo abbia esercitato una considerevole influenza anche sul Ministero della Cultura e dell’Istruzione, allora detenuto da Daoed Yoesoef.

Le idee di Moertopo sullo sviluppo, in particolare, si sono concretizzate mediante la sua leadership, prima rispetto all’Operasi Khusus – Opsus, l’Unità delle Operazioni Speciali, e successivamente del Centro per gli Studi Strategici e Internazionali (CSIS) che ha contribuito a fondare nel 1971. I membri chiave di Opsus in seguito divennero prominenti in CSIS, ed entrambe le organizzazioni furono importanti centri di formazione delle politiche dell’Orde Baru. Attraverso il ruolo dei tecnocrati, Moertopo e Opsus, il regime del Nuovo Ordine accolse la logica corporativista proposta dalla teoria della modernizzazione; secondo questa visione, la società era depoliticizzata. Insieme al ragionamento tecnocratico, queste due logiche divennero ideali per una rapida modernizzazione del Paese, e venne adottato un approccio che legittimava l’esistenza di uno Stato ‘forte’, ovvero autoritario. Moertopo, in effetti, pubblicò diversi libri tra gli anni Settanta ed Ottanta, in cui venivano elaborate le sue idee sul pembangunan; il primo di essi fu la Akselerasi Modernisasi Pembangunan 25 Tahun, ovvero la Modernizzazione Accelerata in 25 anni, del 1973. Il secondo, invece, risale al 1978, ed è noto come Strategi Kebudayaan, ovvero Strategie Culturali, in cui viene posto l’accento sul ruolo della cultura rispetto allo sviluppo.

Strategie Culturali, in effetti, viene considerata come l’articolazione di

una teoria completa dell’evoluzione culturale, che colloca il developmentalismo dello stato indonesiano del Nuovo Ordine … come la realizzazione teleologica di un processo di evoluzione culturale che ha caratterizzato la società indonesiana dai suoi inizi arcaici

(Acciaioli, G. (2001). Archipelagic culture’ as an exclusionary government discourse in Indonesia, in JournalThe Asia Pacific Journal of Anthropology, 2(1), p. 8).

Il fulcro di Strategie Culturali era la pianificazione dei futuri cambiamenti della cultura indonesiana, allo scopo di sviluppare la capacità umana e la forza nazionale necessarie: del resto, la definizione di cultura di Moertopo era legata allo sviluppo evolutivo dell’umanità. Per questa ragione, egli ha definito la cultura come una forma di ‘forza’ che ha in seguito indicato come ‘potenziali delle risorse umane’; questa opera, in definitiva, si configura come il tentativo di indicare gli elementi della cultura indonesiana che dovevano essere ‘culturalizzati’ e necessariemente adottati per il futuro svilluppo del Paese asiatico.


Il ruolo del Nuovo Ordine

Moertopo ha indicato le mancanze a cui si doveva rimediare, quando afferma che,

Orde Baru harus mampu menyelesaikan tugas besar yang menghadapinya, yaitu
membuat Indonesia menjadi subyek yang mantap, subyek yang kuat, di dalam
ukuran perkembangan dunia. Orde Baru harus mampu melaksanakan tugas
kulturil yang sangat berat, melaksanakan akulturasi di dalam perkembangan
sejara dunia dewasa ini dan di masa mendatang. Inilah inti sebagai budaya yang
harus kita rumuskan dewasa ini. Ini meliputi pemikiran dan penataan yang
berkenaan dengan pengembangan pengetahuan dan teknologi, pembangunan
ekonomi, pembangunan sistem kemasyarakatan … pengembangan bahasa,
kesenian dan pembangunan yang berkaitan dengan agama.

Il Nuovo Ordine deve capace di portare a termine il grande compito che gli è stato assegnato, ovvero trasformare l’Indonesia in un soggetto stabile, un soggetto forte, secondo gli standard dello sviluppo mondiale. Il Nuovo Ordine deve essere in grado di eseguire compiti culturali molto importanti, eseguendo il prestito culturale (acculturazione) nello sviluppo attuale e futuro della storia mondiale. Questo è il nucleo culturale che dobbiamo formulare ora. Questo include pensieri e pianificazione collegati al progresso scientifico e tecnologico, allo sviluppo economico, allo sviluppo dei sistemi sociali … al progresso nella lingua e nelle arti ed allo sviluppo collegato alla religione.

(Moertopo, A., Strategi Kebudayyan, Jakarta Centre For Strategic and International Studies(CSIS), 1978, p. 36)

Moertopo sosteneva, in effetti, che gli indonesiani non fossero sufficientemente sviluppati nelle aree dell’economia, della tecnologia e dell’informazione e che queste aree dovessero essere il fulcro dell’‘acculturazione’ che avrebbe portato gli indonesiani al livello di ‘umanità’ richiesto dal clima internazionale e domestico. Del resto, secondo Moertopo l’obiettivo ultimo dello sviluppo culturale era la creazione di cittadini moderni idealizzati, capaci di contribuire economicamente al futuro del Paese asiatico. Non sorprende, dunque, che le priorità economiche dello Stato abbiano prevalso sulle altre e possibili considerazioni, come l’identità culturale, le conoscenze e gli stili di vita tradizionali e le considerazioni di equità. Allo stesso tempo, si comprende senza difficoltà che sia stato il peggioramento dello scenario economico nazionale nel 1998 a decretare la fine di un regime che sembrava eterno ed intoccabile.


Il Pluralismo secondo il Nuovo Ordine – Il Taman Mini

La diversità dell’Indonesia, con i suoi molteplici potenziali di conflitto e differenze irrisolvibili, ha presentato un problema particolarmente difficile per il nuovo regime; si trattava di riconoscere l’evidente pluralismo del Paese, evitando, allo stesso tempo, il disaccordo e l’emergere di poteri regionali basati su raggruppamenti culturali. Alcuni autori sostengono, a tale proposito, che il termine ‘regione’ sia stato incorporato nella cultura nazionale mediante un uso opportuno delle tradizioni visive e decorative, allo scopo di ‘dimostrare’ l’essenziale armonia tra le culture ‘nazionali’ e quelle ‘regionali’.

La rappresentazione del pluralismo attraverso le tradizioni decorative ha assolto due importanti funzioni, di cui la prima consiste nel fatto che tale processo rimuove il pluralismo dal campo politico e lo colloca nell’ambito culturale. Il pluralismo, in questo modo, viene privato del contenuto politico, e, di conseguenza, si riduce la possibilità di una mobilitazione sociale per questo motivo; inoltre, il processo di rappresentazione costituiva una metodologia efficace per inculcare la concezione del regime di pluralismo. Le istituzioni culturali, mediante le rappresentazioni proposte della diversità della cultura indonesiana, hanno insegnato a generazioni di indonesiani il significato dell’identità nazionale del Paese asiatico sotto il regime del Nuovo Ordine.

Un esempio molto interessante di questo approccio è rappresentato dal ‘Taman Mini Indonesia Indah – Taman Mini’, ovvero il Parco Tematico noto come ‘Meravigliosa Indonesia in Miniatura’; esso venne inaugurato il 20 Aprile del 1975. Il Taman Mini è stato oggetto di proteste da parte degli studenti, che contestavano la stravaganza di un’opera costruita in un’era caratterizzata da una profonda crisi economica. Suharto disse, in tale occasione, che

By visiting this park we will know ourselves better, we will know our nation
better and we will love our motherland more. Therefore the ‘Beautiful Indonesia’
Park is also a real effort to strengthen national development, now and in the
future.

Visitando questo parco conosceremo meglio noi stessi, conosceremo meglio la nostra nazione e ameremo di più la nostra patria. Pertanto, il Parco ‘Meravigliosa Indonesia’ è anche uno sforzo legittimo per rafforzare lo sviluppo nazionale, adesso ed in futuro.

Riportato da Acciaioli, G. (1996). Pavilions and Posters: Showcasing Diversity and Development in Contemporary Indonesia, in Eikon ,1, p. 39.

Il Taman Mini è stato analizzato a più riprese per dimostrare la costruzione della cultura nazionale da parte del Nuovo Ordine, con conclusioni simili; l’articolo di Acciaioli ‘Padiglioni e Manifesti, da cui è stata tratta la citazione di Suharto, fornisce un’analisi approfondita delle rappresentazioni delle culture regionali nel parco. Da una rappresentazione relativamente vicina alle forme regionali di Giava, Sumatra e Bali, le rappresentazioni diventano sempre più omogenee man mano che il gruppo etnico si trova più lontano dal ‘centro culturale’. Quest’ultimo, nel Taman Mini, coincide con la sua posizione geografica del gruppo etnico più lontano dal centro del parco; per questa ragione, è stato affermato che

[Taman Mini] constructs the generic Indonesian, and presents all the local variety
of Indonesian cultures as regional variations, defined by administrative divisions
in matters of detail, upon basic shared themes, the purported ‘local genius’ or
basic cultural substratum of Indonesianness. What diversity is evident is generated
centrally, permitted embroidery upon an homogenised broadcloth dictated by government officials bent on constructing a generic type, whether of abode or
costume, promulgating the message of sameness rather than difference.

[Taman Mini] costruisce (propone) l’indonesiano generico e presenta tutta la varietà locale delle culture indonesiane come variazioni regionali, definite da divisioni amministrative nei dettagli, su temi di base condivisi, il presunto ‘genio locale’ o substrato culturale fondamentale dell’indonesianità. Quella che è evidente come diversità è generata centralmente, un ricamo permesso su un tessuto omogeneizzato dettato da funzionari governativi intenti a costruire un tipo generico, sia di abitazione che di costume, promulgando il messaggio di uniformità piuttosto che di differenza.

(Acciaioli, G. (1996). Pavilions and Posters: Showcasing Diversity and Development in Contemporary Indonesia, in Eikon ,1, p. 39).

Il vero pluralismo, dunque, viene sterilizzato e, al suo posto viene proposta una versione ad hoc, a cui gli indonesiani, ma anche gli stranieri, devono credere ed internalizzare; in altre parole, viene proposto un modello culturale di pluralismo che permette al Nuovo Ordine di prosperare.


Conclusioni

Il Nuovo Regime è riuscito a prosperare nonostante le difficoltà incontrate in 32 anni di dominio assoluto sulla vita sociale, politica ed economica indonesiana, grazie ad un’attenta pianificazione delle politiche di sviluppo. L’accento posto sulla cultura e sul cambiamento culturale, poi, a cui ha dato un contributo fondamentale Ali Moertopo, figura chiave del regime, ha consentito di proporre un’idea di cittadino e di cultura a cui si dovessero uniformare sia gli indonesiani che gli stranieri.

Tuttavia, i risultati economici, su cui si basava il regime, ne hanno da ultimo decretato la fine nel 1998, in occasione della crisi economica che ha costretto Suharto a dimettersi dopo quasi 32 anni di regno incontrastato.



Letture Consigliate

  • Jones, T. (2013). Culture, power, and authoritarianism in the Indonesian state: Cultural policy across the twentieth century to the reform era (Vol. 287). Brill.
  • Suryadinata, L. (2022). Indonesia’s foreign policy under Suharto: Aspiring to international leadership. ISEAS-Yusof Ishak Institute.
  • Lukito, Y. N. (2022). Historical and cultural negotiations in Taman Mini Indonesia Indah: Beyond the utopia of ‘unity in diversity’. Journal of Southeast Asian Studies53(4), 762-785.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

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