Abstract
In India, la stampa coloniale della metà del XIX secolo presenta una discreta varietà, e le pubblicazioni, in generale, servono a giustificare la creazione e l’espansione degli imperi britannico e portoghese; una parziale eccezione è costituita, in questo senso, dal Foro Indiano, che, specialmente dopo l’inaugurazione della Repubblica Portoghese, diventa portavoce degli interessi e delle preoccupazioni della comunità Hindu. Invece, periodici come il The Indian Mail, offrono una panoramica della vita nelle colonie indiane e asiatiche.
In India, the colonial press of the mid-19th century presents a considerable variety, and publications, in general, serve to justify the creation and expansion of the British and Portuguese empires; a partial exception in this sense is the Indian Forum, which, especially after the inauguration of the Portuguese Republic, becomes the spokesperson for the interests and concerns of the Hindu community. Instead, periodicals like The Indian Mail offer an overview of life in the Indian and Asian colonies.
Introduzione – Origini della Stampa in India
Il primo quotidiano stampato in India, anche se la Compania delle Indie aveva installato i macchinari per la stampa dal 1674, è stato il Bengal Gazette, nel 1780, che pubblicava notizie legate alle vite private dei funzionari della Onorevole Compania, ma non ebbe un grande successo. I suoi attacchi ad alti funzionari, incluso il governatore generale, Warren Hastings, attirararono le antipatie verso il suo fondatore, James Augustus Hicky. Quest’ultimo, dunque, venne privato del privilegio di far circolare il suo quotidiano mediante i canali ufficiali del General Post Office; Hicky fu anche imprigionato per un periodo, in seguito ad un processo perso per diffamazione. Dopo aver pagato una sanzione pecuniaria, egli si lanciò in ulteriori attacchi, che valsero l’intervento di un mini esercito, inviato per assicurare il suo arresto; dopo un’ulteriore comparizione in tribunale, egli dovette pagare una seconda sanzione, che però non riuscì ad onorare. Seguì un altro periodo di prigionia, e, una volta riacquistata la libertà fu ridotto in povertà, e dovette rinunciare al suo progetto.
Successivamente, seguirono altre iniziative editoriali, come il Calcutta Chronicle, del 1786, ed il India Gazette; a Madras, il primo quotidiano fu stampato nel 1785 (Madras Courier), ed era un organo ufficiale del governo coloniale. A Bombay, invece, la prima pubblicazione, nel 1789, fu il Bombay Herald, mentre la Bombay Gazette seguì nel 1791; la loro fusione, nel 1792, fece diventare questo quotidiano un organo ufficiale del governo.
Il Ruolo della Stampa a Goa
Il ruolo della stampa, a Goa, non può essere ridotto a quello di aiuto ai missionari e ai funzionari coloniali, come sembravano suggerire gli studi svolti negli anni Sessanta del secolo scorso; al contrario, le élite di questo centro hanno dato un contributo fondamentale da questo punto di vista. Analogamente a quanto accade nelle Indie Orientali Olandesi, anche i funzionari locali lottavano per il potere con i funzionari portoghesi. Gli studi esistenti si sono focalizzati sulla stampa in portoghese, ma non nelle lingue native, che pure hanno avuto un impatto significativo, analogamente alle pubblicazioni realizzate nelle lingue locali nell’arcipelago indo-malese.
Del resto, la rilevanza dei linguaggi nativi, per il Sud Est asiatico in generale, viene sottolineata dagli studiosi che si occupano della storia di questa area geografica, in quanto tali lingue esprimevano le preoccupazioni e le tematiche più rilevanti per le comunità coinvolte. Nel caso di Goa, ma anche di Bombay (attuale Mumbai), il Konkani è stata, e rimane tuttora per circa 2 milioni di persone, la lingua in ciu si articolava il dibattito su temi religiosi, economici e sociali.
La stampa in Konkani, dal 1890 al 1960, si è rivolta e ha rappresentato gli interessi della classe cattolica lavoratrice, ovvero le persone che, nonostante il cambiamento di regime dopo il 1948 (indipendenza indiana) hanno preservato la loro identità. In un contesto dominato dalla casta, capace di definire l’identità delle persone, sembra interessante notare che l’occupazione ed il livello di istruzione, in questo caso, sembrano prevalere.
Nel resto dell’India, si nota la prevalenza di pubblicazioni in Hindi o Inglese, specialmente a partire dagli ultimi due decenni del XIX secolo; oltre alle gazzette ufficiali dei governi locali, si possono trovare altre pubblicazioni, come il ‘East India Colonial Magazine, stampato a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento.
Una Pubblicazione Particolare – Il Foro Indiano
A differenza delle altre pubblicazioni, O Foro Indiano si distingue per il suo taglio giudirico, ed ha lasciato una profonda impronta a Goa; questo settimanale, in effetti, si proponeva di essere (o diventare) il difensore della classe giuridica ed amministrativa della colonia portoghese. Si tratta di una rivista particolare, che rappresenta una minoranza, ovvero quella degli Hindu di Goa, e la sua vita relativamente lunga, dal 1909 al 1915 rende il Foro un esempio molto interessante di pubblicazione coloniale.
La vita del quotidiano, del resto, può essere divisa in due periodi, quello che precede e quello che segue l’instaurazione della Repubblica portoghese, il 5 ottobre del 1910; nella prima fase, il Foro si presenta con una funzione essenzialmente legale, che si traduce nelle diverse sezioni del giornale. Si tratta degli Echi Giudiziari (Echos judiciaes), dei Tribunali (Tribunaes), della Legislazione (Legislacao), della giurisprudenza e di altre sezioni che configurano questa pubblicazione come legale. L’aspetto legale, tuttavia, era accompagnato da un’altra funzione, che diventa evidente dalla lettura del periodico coloniale, ovvero la difesa della comunità Hindu e dei suoi interessi.
Dopo l’inaugurazione della Repubblica del Portogallo, invece, il Foro Indiano si orienta maggiormente sugli interessi della repubblica e della comunità Hindu, che sembrano coincidere, sostituendosi al taglio prettamente giuridico che aveva caratterizzato la fase precedente. Il primo numero stampato dopo l’instaurazione della forma repubblicana di governo, effettivamente, si apre con un articolo che esalta ed elogia la Repubblica e la libertà. Quest’ultima non viene intesa solamente con riferimento ai portoghesi della madrepatria, ma soprattutto agli Hindu che vivevano sotto il giogo coloniale; in altre parole, la rivoluzione avvenuta in Portogallo viene considerata come benefica per gli interessi della popolazione locale nella colonia.
Una Visione delle Colonie Britanniche – The Indian Mail
Una pubblicazione che emerge nel panorama coloniale indiano, ma che veniva stampata a Londra, è il The Indian Mail, che, nel primo numero, il 9 maggio del 1843, esplicita la sua funzione nell’editoriale,
THE motive which induced the Proprietors of the
ASIATIC JOURNAL to detach from that work and to
publish separately, in the form now before the reader,
its miscellaneous intelligence from the East , has been
fully explained in a Circular ;-it is, in short, a desire
to study the convenience and to meet the exigencies
of the Public . With very great exertions, and
at no inconsiderable sacrifice, since the establishment
of a monthly overland mail from India, they have
succeeded in bringing out the entire work, consisting
often of more than 200 octavo pages, in the short
space of two days after the arrival of each mail .
The quick circulation of such a volume, however, was
not to be easily accomplished ; there is, indeed, no mode
of affording to their subscribers the full benefit of the
rapid transit of intelligence, besides that which the
Proprietors have now adopted, of employing the ” broad
sheet” and communicating to it the locomotive property
which it acquires from a government stamp.
Il motivo che ha indotto i Proprietari dell’ASIATIC JOURNAL a staccarsi da quel lavoro e a pubblicare separatamente, nella forma ora davanti al lettore, le sue notizie varie dall’Est, è stato pienamente spiegato in un Circolare; in breve, è un desiderio di studiare la convenienza e di soddisfare le esigenze del Pubblico. Con grandi sforzi, e non senza un considerevole sacrificio, dall’istituzione di una corrispondenza mensile via terra dall’India, sono riusciti a pubblicare l’intero lavoro, spesso composto da più di 200 pagine in ottavo, nel breve lasso di due giorni dopo l’arrivo di ogni posta. La rapida circolazione di un tale volume, tuttavia, non era facile da realizzare; non c’è, infatti, modo di offrire ai loro abbonati il pieno beneficio del rapido transito delle notizie, oltre a quello che i Proprietari hanno ora adottato, cioè l’uso del “broadsheet” e la comunicazione della proprietà che esso acquisisce da un timbro governativo.
(The Indian Mail, 9 May 1843, p. 1)

In aggiunta a ordini e dispacci vari, il The Indian Mail contiene anche numerose notizie che riguardano le Indie Orientali Olandesi, l’attuale Indonesia (chiamata Dutch India), e testimoniano la concorrenza, ma anche cooperazione tra le potenze coloniali nella prima metà del XIX secolo. In un articolo del 7 Novembre del 1843, si può leggere,
Dutch India
By the following extract from the Java Courant of the 24th June, it will be seen that the Dutch government have been very active against the pirates, and that their operations have been attended with success. A few such systematic efforts on the part of the Dutch and British governments would go far to repress piracy in the archipelago, and would soon leave the trade at a discount. The Dutch deserve great praise for the liberal scale on which the expedition was fitted out, and the manner in which the whole affair was carried through.
India Olandese
Dal seguente estratto dal Java Courant del 24 giugno, si vedrà che il governo olandese è stato molto attivo contro i pirati e che le loro operazioni hanno avuto successo. Alcuni sforzi sistematici da parte dei governi olandese e britannico andrebbero lontano per reprimere la pirateria nell’arcipelago e presto lascerebbero il commercio a un prezzo scontato. Gli olandesi meritano grandi elogi per la scala liberale con cui l’espedizione è stata allestita e per il modo in cui l’intera faccenda è stata portata a termine.
(The Indian Mail, 7 November 1843, p. 201)
L’Indian Mail, in generale, offre una panoramica veloce, ma significativa, degli eventi che riguardano le principali città indiane (Madras, Calcutta, Bombay e Ceylon) ma anche di altri Paesi asiatici, come Singapore, Cina, Australia, Capo di Buona Speranza, e anche le Indie Olandesi. Per questa ragione, questo periodico può essere considerato come una fonte di informazioni molto interessanti per la metà del XIX secolo.
In queste pagine si trovano anche le cronache di alcune rivolte dei sepoy, che in questo periodo storico vengono impiegati dai britannici come truppe indigene; solamente più tardi, essi diventeranno sinonimo di ribellione ai colonizzatori britannici. Si consideri questo passaggio, tratto dal Mail del 9 maggio 1843,
I ought to have observed in the body of this despatch that I had the night before the action, detached Major Outram in the steamers, with 200 sepoys, to set fire to the wood, in which we understood the enemy’s left flank was posted. This was an operation of great difficulty and danger, but would have been most important to the result of the battle. However, the enemy had moved about eight miles to their right during the night, and Major Outram executed his task without difficulty at the hour ap ointed, viz. 9 o’clock, and from the field we observed the smoke of the burning wood arise. I am strongly inclined to think that this circumstance had some effect on the enemy ; but it deprived me of the able services of Major Outram, Capt. Green, and Lieuts. Brown and Wells, together with 200 men, which I much regretted for their sakes and my own, for I much wanted the officers; and here I hope your lordship will pardon me for saying that the want of European officers in the native reg. at one period endangered the success of the action . The sepoyis a brave and excellent soldier, but, like all soldiers, he expects to be led on in certain moments, and as he looks to his European officer, it he misses him, the greatest danger arises -three times I saw them retreat, evidently because the officers had fallen, and when another appeared and rallied them, they at once followed him boldly. This, my lord, accounts for the great number of European officers killed and wounded in proportion to the whole. I am sure that in observing a defect in the formation of the Company’s troops, the effect of which might have been so serious, I shall not be deemed presumptuous or impertinent.
Avrei dovuto osservare nel corpo di questo dispaccio che la notte prima dell’azione, avevo distaccato il Maggiore Outram sulle navi a vapore, con 200 sepoy, per dare fuoco al bosco, in cui capivamo che il fianco sinistro del nemico era schierato.Questa era un’operazione di grande difficoltà e pericolo, ma sarebbe stata molto importante per il risultato della battaglia.Tuttavia, il nemico si era spostato di circa otto miglia verso destra durante la notte, e il Maggiore Outram eseguì il suo compito senza difficoltà all’ora stabilita, ovvero le 9, e dal campo osservammo alzarsi il fumo del legno in fiamme.Sono fortemente incline a pensare che questa circostanza abbia avuto qualche effetto sul nemico; ma mi ha privato dei preziosi servizi del Maggiore Outram, del Capitano Green e dei Tenenti Brown e Wells, insieme a 200 uomini, cosa di cui ho molto rammarico per loro e per me stesso, poiché avevo molto bisogno degli ufficiali; e qui spero che la vostra signoria mi perdonerà per aver detto che la mancanza di ufficiali europei nel reggimento nativo in un certo periodo ha messo in pericolo il successo dell’azione.Il sepoy è un soldato coraggioso ed eccellente, ma, come tutti i soldati, si aspetta di essere guidato in determinati momenti, e poiché guarda al suo ufficiale europeo, se non lo vede, sorge il pericolo maggiore – tre volte li ho visti ritirarsi, evidentemente perché gli ufficiali erano caduti, e quando un altro ufficiale apparve e li riorganizzò, loro lo seguirono subito con coraggio.Questo, mio signore, spiega l’elevato numero di ufficiali europei uccisi e feriti in proporzione al totale.Sono sicuro che osservando un difetto nella formazione delle truppe della Compagnia, il cui effetto potrebbe essere stato così grave, non sarò considerato presuntuoso o impertinente.
(The Indian Mail, 8 May 1843, p. 6)
I sepoy, dunque, erano inquadrati come soldati a servizio dei britannici, ed erano considerati come coraggiosi; il loro impiego in azioni militari come quella appena riportata conferma che tali figure erano impiegati dalle autorità coloniali quando se ne ravvisava la necessità, come la difesa della residenza del maggiore Outram. Ciò nonostante, la loro fedeltà non sarà sempre uniforme, e il giudizio su di loro cambia nel corso del tempo; del resto, sono proprio loro ad aver fomentato una significativa rivolta nel 1857, ponendo a rischio la stabilità dei possedimenti britannici in India.
Conclusioni
Nel XIX secolo, la stampa indiana, presenta diversi elementi di interesse, e, dopo un inizio incerto nel XVIII secolo, vengono pubblicati diversi periodici degni di essere ricordati; a Goa, possedimento portoghese, si nota il ruolo identitario delle pubblicazioni in lingua konkani e quello di difesa degli interessi della comunità Hindu del Foro Indiano. Rispetto, invece, alla stampa britannica, si osserva che il The Indian Mail forniva una panoramica molto interessante della vita nelle principali città indiane, ma anche nei Paesi e possedimenti asiatici, come Singapore.
In generale, la stampa coloniale indiana, sia britannica che portoghese, aveva l’importante funzione di delimitare, simbolicamente, i confini di un impero, la cui legittimità non viene mai posta in dubbio; al contrario, pagine come quelle del Mail offrono una rappresentazione dei possedimenti e della legalità britannica, che si contrappone ai ribelli che cercano di sovvertire tale ordine.
Letture Consigliate
- Natarajan, J. (1955/2017). History of Indian journalism. Publications Division Ministry of Information & Broadcasting.
- Kaul, C. (2003). Reporting the Raj: The British Press and India, C. 1880-1922 (Vol. 48). Manchester University Press.
- Green, N. (2021). Print and the Urdu Public: Muslims, Newspapers, and Urban Life in Colonial India by Megan Eaton Robb. Technology and Culture, 62(3), 914-915.