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Abstract

Negli Stati Uniti d’America, il salafismo emerge come tentativo di contrastare altri gruppi e movimenti islamici che non sarebbero conformi ad un modello ideale e auto-referenziale; la prima ondata di salafismo fallisce a causa del dissenso interno al movimento ed alla eccessiva sudditanza rispetto ai sapienti sauditi, considerati (di fatto) infallibili. Da questa lotta è sorto un altro movimento, il TAM, che però non propone una visione moderata di Islam, ma una via statunitense al salafismo.


In the United States of America, Salafism emerges as an attempt to counter other Islamic groups and movements that would not conform to an ideal and self-referential model; the first wave of Salafism fails due to internal dissent within the movement and excessive subservience to Saudi scholars, who are considered (in fact) infallible.From this struggle, another movement emerged, the TAM, which, however, does not propose a moderate vision of Islam, but an American way to Salafism.


Introduzione – Il Salafismo negli Stati Uniti d’America

Negli Stati Uniti d’America, le diverse categorie di salafismo (quietista, politico e jihadista) si sono manifestate sia mediante organizzazioni-ombrello che mediante una serie di attivisti e di influencers carismatici. In alcuni casi, persone che sono partite da una posizione quietista (rifiuto della politica e della lotta armata) hanno cambiato opinione, e dopo essere stati attivisti politici sono diventati sostenitori della jihad.

Da questo punto di vista, si osserva che uno dei pionieri del salafismo statunitense è Muhammad Syed Adly, mentre una delle prime (e più influenti) organizzazioni salafite, di stampo quietista, è costituita dalla Quran and Sunnah Society (QSS). A questo movimento, si deve agguingere anche la Islamic Assembly of North America, IANA, che, pur non essendo salafita, è stata influenzata dalle idee salafite; in effetti, entrambe le organizzazioni hanno avuto un impatto considerevole sul salafismo statunitense.

Il salafismo è dunque riuscito a radicarsi anche negli Stati Uniti d’America, introducendo nella società americana un elemento di potenziale destabilizzazione che non può essere sottovalutato; per questa ragione, in questo articolo cercherò di analizzare questo fenomeno e i suoi principali protagonisti.


Il Pioniere del Salafismo Statunitense – Muhammad Syed Adly

Una delle prime guide religiose islamiche a predicare un Islam puritano è stato Muhammad Syed Adly, fondatore del Islamic Center of Columbia, nella Carolina del Sud; probabilmente, si tratta di uno dei primi imam ad aver operato ufficialmente negli Stati Uniti d’America. Adly, tuttavia, non ha mai accettato l’etichetta di salafi, e ha sempre affermato di non predicare il salafismo; ciò nonostante, egli può essere collocato all’interno di questa corrente islamica, a ragione della prossimità dei suoi insegnamenti con la comprensione salafita dell’Islam.

Per questa ragione, Adly viene generalmente riconosciuto come un predicatore salafita, e viene associato ad altri esponenti della galassia ultra-conservatrice negli USA, riconosciute come salafite; inoltre, sono diversi gli imam a considerare Aly come salafita e come uno degli iniziatori di questo movimento nel territorio statunitense. Egli, tuttavia, non soddisfa pienamente i requisiti per un salafita, e preferisce considerarsi come un predicatore indipendente, piuttosto che accettare di essere inserito all’interno di sigle e contenitori predefiniti.

Adly è nato in Egitto, e la sua educazione islamica ha avuto inizio verso la fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, presso un’organizzazione islamica conservatrice nota come ‘Jamaah al sharia’; nel 1970, egli si trasferì a Mecca nel 1970, dove ricevette la sua formazione come guida religiosa islamica. In questi anni, egli divenne noto per il suo livello di conoscenza e per la sua capacità di raggiungere un pubblico ampio. Adly, formatosi in ambienti wahabbiti/salafiti, divenne sospettoso degli insegnamenti impartiti da altre organizzazioni islamiche sufi, come l’università egiziana di Al Azhar.

Nel 1973 Adly incontra Hasina Umm Khalil, una convertita statunitense di New York, che lo convinse a recarsi negli USA per diffondere la religione islamica, nella versione ‘corretta’, ovvero salafita; Adly accetta la sfida, e nel 1975 inizia ad operare insieme a Hasina presso la American Muslim Mission di Brooklyn, nota come ‘ State Street Mosque’. Si trattava di un centro islamico retto da un immigrato Marocchino-Caraibico, Babar Sheikh Dawud, che aveva fondato la moschea nel 1928. Adly considerava i suoi insegnamenti come eretici, in quanto Babar apparteneva alla Nation of Islam, una setta islamica statunitense che considerava il suo fondatore (Wallace Fard Muhammad) come un vero e proprio profeta.

Altri gruppi, come dar ul Islam, erano visti come maggiormente ‘ortodossi’, ma presentavano insegnamenti che Adly riteneva eretici; per questa ragione, egli avvertì la necessità di creare una realtà che fosse più corrispondente alla sua formazione salafita. Nel 1989, egli riuscì a costruire una moschea e un centro islamico, grazie alle donazioni dei suoi correligionari; si tratta del centro che costituisce, ancora oggi, la sua base, da dove predica la sua versione dell’Islam. Adly, inoltre, pubblica diversi libri per la sua casa editrice, la Adly Publications.


Adly e la Società

Al pari di altri salafiti quietisti, Adly ritiene che sia corretto rispettare le indicazioni del governo del Paese in cui si risiede; tuttavia, la sua posizione sulla Costituzione Statunitense sembra contraddire questa affermazione. La Costituzione, secondo Adly, non è la legge suprema degli Stati Uniti d’America, ma il Corano, e chi ritiene il contrario, secondo questa visione, non è (più) musulmano; per questa ragione, egli ritiene che i musulmani americani non dovrebbero partecipare attivamente alla vita politica del Paese. Si tratta di una visione classica del quietismo salafita, che però non è sempre condivisa (o applicata) da coloro che si riconoscono in questa visione dell’Islam, e che conferma il carattere separatista del salafismo.

Secondo Adly, dunque, ai musulmani americani sarebbe proibito svolgere incarichi militari, politici o di polizia; si tratta di posizioni lavorative che sarebbero incompatibili con il ‘vero Islam’, e che, dunque, devono essere evitate. La sola eccezione, in questo senso, sarebbe la jihad, un preciso dovere dei musulmani, che però sarebbe impraticabile nel mondo odierno; si tratta di una posizione simile a quella di al Qaradawi, che tuttavia ammette come unica eccezione la lotta armata per la Palestina. La legalità della jihad, secondo Adly, dovrebbe essere confermata da uno ‘stato islamico’, che non esisterebbe nel mondo odierno.

In altre parole, pur essendo un obbligo, non esisterebbero autorità islamiche legittime per iniziare un’azione del genere; per questa ragione, i musulmani (secondo questa visione) sarebbero esclusi da qualunque incarico militare, islamico o meno. L’idea di Adly, e di chiunque adotta la sua visione religiosa, è quella di creare una comunità che segua un ‘Islam puro’, scevro da interpretazioni filosofiche o da aggiunte ‘posteriori’, che avrebbero contaminato il messaggio originale.


Quran and Sunnah Society – La Prima Organizzazione Salafita

La prima organizzazione (1995) dichiaratamente salafita ad aver operato negli Stati Uniti d’America è la Quran and Sunnah Society, QSS, che ha sede in Ohio, ma possiede anche ‘uffici’ in California, Pennsylvania e Kentucky. Le principali attività di questa organizzazione erano conferenze, incontri e conventions che riunivano i salafiti provenienti dagli USA; in questo modo, si sono create delle vere e proprie reti (e comunità) salafite.

Il fondatore della QSS era un salafita libanese, discepolo del noto predicatore al Albany, Muhammad al-Jibaly; fu quest’ultimo a fondare la Quran and Sunnah Society, allo scopo di soddisfare le esigenze di un numero crescente di studenti arabi che vivevano nella Costa Occidentale degli USA. La QSS, tuttavia, divenne presto uno strumento per la predicazione islamica negli Stati Uniti d’America; i primi aderenti, in effetti, erano convertiti afro-americani che vivevano a New York o nel New Jersey. Si trattava di persone convertite, inizialmente, grazie al loro incontro con la Nation of Islam, un’organizzazione che puntava sull’empowerment della popolazione afro-americana, e adotta(va) concetti di Islam considerati eterodossi.

Le attività del centro erano orientate alla pubblicazione e discussione delle opere di al Jibaly, mentre la politica o i problemi sociali non venivano affrontati; si nota, a tale proposito, la forte influenza del madkalismo e dei predicatori sauditi. Per questa ragione, si parla di ‘nazionalismo saudita’, in riferimento alle pubblicazioni di gruppi legati alla QSS; per questa ragione, tale organizzazione è sempre stata sospettosa di coloro che criticavano le scelte (anche politiche) del Regno Saudita, e non supportavano gruppi islamisti come la Fratellanza Islamica e Jamaat e Islami.

In definitiva, il movimento salafita (quietista) emerge negli Stato Uniti d’America per due principali ragioni, ovvero il risveglio della coscienza razziale degli afro-americani negli anni Novanta del secolo scorso, e il flusso di denaro proveniente dall’Arabia Saudita, che finanziò centri islamici e moschee di orientamento salafita, sia negli USA che in altre parti del mondo. Anche in questo caso, come avviene in Indonesia, è centrale la creazione dell’Istituto di Scienze Arabe e Islamiche in Virginia, presso Fairfax; si tratta di una scuola di livello universitario che rilascia (tuttora) attestati rrconosciuti nel Regno Saudita.


Il Fallimento del Primo Movimento Quietista

Negli USA, al pari di quanto succede in altre realtà, i salafiti vengono incoraggiati a limitare le interazioni sia con coloro che non sono musulmani che con chi adotta una visione differente dell’Islam; si tratta di un modello vulnerabile, nonostante un certo successo iniziale. La visione proposta è infatti rigida, e non consente alle comunità salafite alcuna possibilità di adattamento ed evoluzione; la dottrina salafita, in effetti, oltre ad essere confinata a questioni (quasi esclusivamente) dottrinali, non concede nessuno spazio per il dibattito.

Si suppone, e ci si aspetta, che il salafita obbedisca e accetti senza discutere o dibattere, secondo la massima ‘abbiano ascoltato e abbiamo obbedito’; tale impostazione, evidentemente, garantisce una disciplina militare, ma respinge la stragrande maggioranza di coloro che, pur essendo interessati alle argomentazioni salafite, non accettano questo modello marziale. Di conseguenza, coloro che osavano porre dei dubbi sugli insegnamenti dei sapienti sauditi venivano (e vengono) dichiarati eretici, innovatori, e a volte, anche ‘infedeli’.

In altre parole, la dottrina salafita determina in maniera rigida e non negoziabile il confine tra il ‘vero Islam’ e ‘gli altri’; non soprende, dunque, che tale impostazione non sia sostenibile nel lungo periodo, specialmente con la crescita della comunità. Di fatto, le comunità salafite tendono ad essere di dimensioni ridotte, e il tentativo di estendere questo modello ad un pubblico più ampio è destinato a fallire; tale dinamica, in effetti, si osserva proprio per il primo movimento quietista statunitense, che implode letteralmente su sè stesso.


Salafiti o Musulmani?

A partire dagli anni Novanta, viene ordinato l’uso del termine ‘salafi’, mentre ‘musulmano/a’ non viene più ritenuto sufficiente dalla gerarchia salafita; in questo modo, i puristi dell’Islam hanno introdotto una vera e propria innovazione. La dottrina islamica classica non prevede alcuna attestazione di fede nella salafiyah, e nemmeno una dichiarazione con cui si supporta questa impostazione; invece, i salafiti furono (e sono) costretti ad adottare il ‘titolo’ di salafi, che comporta il rigetto (anche in questo caso assoluto e senza possibilità di dibattito) di tutte le persone e dottrine che sarebbero ‘devianti’ rispetto alla ‘corretta via’.

Nel contesto statunitense (ma non solo), poi, l’accezione ‘salafi’ assume delle caratteristiche particolari, e si riferisce quasi esclusivamente ai quietisti che seguono in maniera indefessa gli insegnamenti dell’imam saudita al Madhkali e altri sapienti quietisti (al Fawzan, ecc). Queste persone ritengono che ad al Madhkali sia stato concesso un particolare carisma per valutare e interpretare correttamente l’Islam nei tempi moderni; per questa ragione, i suoi insegnamenti sono considerati come un assoluto, ‘verità indiscutibile’ da seguire, obbedendo ai suoi insegnamenti ‘ac cadaver’.

Secondo questa impostazione, la corretta interpretazione della dottrina islamica si ritrova solamente negli insegnamenti di qualche sapiente saudita, in possesso di un carisma o di una comprensione che fonderebbero la loro autorità. Invece, le altre dottrine e sapienti sono considerati come ‘deviati’, ‘eretici’, e i loro insegnamenti non possono essere seguiti; al contrario, secondo questa visione, si ritiene un preciso dovere del salafita avvisare gli altri del carattere deviato di persone e dottrine.


Dissenso e Scissione

Verso la fine degli anni Novanta, il movimento salafita americano, guidato dalla QSS, è stato caratterizzato da notevoli scontri interni; questi ultimi, in particolare, si sono concentrati sulla necessità di dichiararsi salafiti e sul fatto che il movimento statunitense aderissero in maniera eccessiva agli insegnamenti sauditi, senza la possibilità di rielaborarli per le necessità locali. Non vi era alcun spazio per un seppur minimo pensiero indipendente rispetto a quanto affermato dai sapienti sauditi; coloro che dissentivano rispetto a questa impostazione abbandonarono la Quran and Sunnah Society, e fondarono il ‘The Reign of Islamic Daawah’, TROID, ‘Il Regno della Predicazione Islamica’, i cui membri si discostarono dalla linea salafita di QSS.

La missione del nuovo organismo era, appunto, dare spazio al dissenso emerso, e consentire un dibattito dottrinale su questioni che ammettevano, nell’Islam ‘classico’ diverse e legittime interpretazioni, e non solamente la versione saudita, proposta come unica, indiscussa e universale verità. Per questa ragione, il TROID denunciò l’inquisizione salafita, che poneva al bando tutto quello che non si adeguava alla sua rigida linea interpretativa; fondamentale, a tale proposito, risultò il sito web dell’associazione, che pubblicò lunghe e approfondite confutazioni degli insegnamenti sauditi, e della necessità di seguire alla lettera la loro interpretazione dell’Islam.

Il TROID, dunque, propone una via mediana, che ammette un certo dibattito e una pluralità di opinioni, al contrario della rigida visione del salafismo quietista, dominato dal pensiero unico; la frustrazione per la rigida impostazione dei primi gruppi salafiti statunitensi, viene espressa, tra gli altri, da Jamaal Zarabozo, uno dei predicatori considerati salafiti in senso ampio.

Salafiyyah is not a group. Some mistakenly think this. The Salafiyyah is not a group. Though you may find groups that say, ‘We are the Salafis’ and they have a group and its an exclusive group and if you don’t toe their line, as they see it, then you know, as one brother calls it Offtheminhaj.com. This is the approach and if you don’t toe their line… so, yeah, so you become kind of an exclusive, and they are attacking everybody else but that is not Salafiyya.

La Salafiyyah non è un gruppo.Alcuni lo pensano erroneamente.La Salafiyyah non è un gruppo.Anche se puoi trovare gruppi che dicono: “Noi siamo i Salafiti” e hanno un gruppo ed è un gruppo esclusivo e se non segui la loro linea, come la vedono loro, allora sai, come un fratello lo chiama Offtheminhaj.com. Questo è l’approccio e se non segui la loro linea… quindi, sì, diventi un po’ esclusivo, e attaccano tutti gli altri, ma questo non è Salafiyya.

(Bilal Philips, ‘The Difference Between Salafiyyah and the Neo-Salafis’, riportato da Meleagrou-Hitchens. A. Salafism in America. History, Evolution, Radicalization. The George Washington University, p. 55)

Non sorprende, dunque, che sia nato un nuovo movimento salafita, il cui obiettivo è combattere le posizioni estremiste della prima ondata salafita, noto come Tashih ul-Afkar al-Mutatarrifah (TAM), che si può tradurre come ‘rettificazione delle ideologie estremiste’. Esponenti di questa corrente sono figure come Tahir Wyatt e Bilal Philips, che propongono una via statunitense (e non necessariamente moderata) di salafismo, in opposizione al madhkalismo saudita.


Conclusioni

La storia del salafismo negli Stati Uniti dimostra la competizione tra vari gruppi e organizzazioni, che cercando di accreditarsi come rappresentanti del ‘vero Islam’; alla rigida impostazione del Quran and Sunnah Society si sostituice il TAM, che critica la sudditanza dal pensiero saudita, ma che non propone certamente un Islam moderato. La proposta del TAM, semmai, è un tentativo di accreditarsi come sapienti americani, ovvero come persone competenti e legittimate ad interpretare determinate questioni islamiche rispetto alla comunità islamica.

Il salafismo, dunque, nelle sue diverse versioni, si presenta sempre come un movimento estremista, che cerca di riformare visioni e posizioni considerate non allineate con un modello di ‘vero Islam’, a cui si deve uniformare il credente musulmano.


Letture Consigliate

  • Meleagrou-Hitchens. A. Salafism in America. History, Evolution, Radicalization. The George Washington University,
  • Elmasry, S. (2010). The Salafis in America: The rise, decline and prospects for a Sunni Muslim movement among African-Americans. Journal of Muslim Minority Affairs30(2), 217-236.
  • Evstatiev, S. (2021). Salafism as a contested concept. In Knowledge, Authority and Change in Islamic Societies (pp. 172-201). Brill.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

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