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Abstract

Il potere detenuto degli olandesi nelle Indie Orientali da parte dei protestanti olandesi si basava anche su un discorso religioso che era parte integrante del progetto coloniale; a tale proposito, sembra interessante osservare che la prima traduzione integrale della Bibbia in portoghese avviene verso la metà del XVII secolo da parte di un Ferreira Almeida, un lusitano convertito alla religione riformata. La sua opera si inserisce in un contesto segnato dal Concilio di Trento, che riafferma i dogmi cattolici messi in discussione dalla riforma protestante.


The power held by the Dutch in the East Indies by Dutch Protestants was also based on a religious discourse that was an integral part of the colonial project; in this regard, it seems interesting to observe that the first complete translation of the Bible into Portuguese occurred around the mid-17th century by a Ferreira Almeida, a Lusitanian converted to the Reformed religion. His work fits into a context marked by the Council of Trent, which reaffirms the Catholic dogmas questioned by the Protestant Reformation.


Introduzione – Cattolici vs. Protestanti

L’idea alla base della Compagnia delle Indie Orientali era quello di perseguire un ‘commercio tranquillo’, ma la realtà si rivelò differente; tale conflitto si rese evidente in ambito religioso, in cui esisteva una significativa competizione tra gli ordini religiosi che cercavano di evangelizzare le popolazioni pagane o islamiche dell’arcipelago. Non era chiaro, in effetti, quali e quale portata dovessero assumere le concessioni rispetto alle credenze locali, descritte dai primi missionari, come Francesco Saverio, che parla di terre in cui gli abitanti adottano strani rituali.

La presenza dei protestanti e dei cattolici, poi, concorreva ad arroventare il clima, in quanto queste due confessioni religiose, nel corso del XVI-XVII secolo, si contrapponevano duramente anche in Europa, e non solamente nelle colonie. I riformati si rivolgevano ai cattolici con formule poco lusinghiere, come ‘kruisvaarders’ (crociati), oppure ‘papen’ (papisti); la controparte cattolica, invece, etichettava i protestanti come ‘eretici’, ‘nemici della fede’, e ribelli’. In definitiva, tale clima non dovrebbe sorprendere, considerando che la divisione interna al cristianesimo era ancora relativamente recente, al pari delle guerre e dei massacri che avevano contrapposto le due fazioni.

In effetti, i portoghesi espulsero gli olandesi ‘eretici’ dai loro territori, accusandoli di spionaggio, anche quando essi svolgevano ruoli commerciali utili e si erano assimilati nelle confraternite locali, come dimostrano i casi di Ferdinand Cron di Augusta e dei fratelli Coutre fiamminghi. Non sorprende, dunque, che i cattolici cercarono di impadronirsi delle navi olandesi quando se ne presentava l’opportunità, come nel caso di Cleen Zeelandt del 1624. La diversità religiosa, nel corso del XVII secolo, era dunque usata come un’arma politica per colpire gli avversari e legittimare le loro azioni; un altro evento celebre, in questo senso, è l’omicidio di Pieter van Regesmortes e del suo seguito in Cambogia, nel1643.

Ancora, si possono ricordare l’assassinio di Isaac Moerdijck, opperhoof’d (responsabile) della fabbrica olandese ad Ayutthaya, nel 1646; a questo atteggiamento, gli olandesi risposero con ripetute espulsioni dei portoghesi dai territori che sarebbero diventati le Indie Orientali Olandesi. Nel corso della conquista della colonia, in effetti, spesso le navi dei portoghesi non venivano distrutte, ma sequestrate dagli olandesi, che le esponevano come una testimonianza della loro supremazia. I rari accordi che venivano stipulati, poi, erano siglati con estrema riluttanza, e solamente per evitare danni maggiori; una parte della popolazione cattolica, in altre parole, non veniva espulsa poiché serviva come forza lavoro per servizi essenziali (agricoltura, commercio al dettaglio, ecc.).


Opposizione Cattolica al Dominio Olandese

E’ nello scenario descritto in precedenza che si inseriscono le norme volte a vietare le attività missionarie e pastorali dei cattolici, considerate come manifestazioni politiche avverse; per questa ragione, nel XVII secolo i cattolici presenti negli insediamenti, come Batavia, assunsero un basso profilo, e tendevano a rimanere nascosti, evitando di palesare la loro appartenenza religiosa. Ovviamente, non era loro possibile svolgere apertamente i rituali religiosi, che avvenivano in segreto, da parte di sacerdoti di passaggio.

Evidentemente, la scoperta dello svolgimento di tali rituali avrebbe comportato pesanti sanzioni da parte delle autorità olandesi, come le sanzioni pecuniarie, detentive e spesso anche la deportazione; a Malacca, area in cui i cattolici erano stati attivi nel XVI secolo, i fedeli erano costretti a ricevere i sacramenti nei boschi, nel timore di essere scoperti e denunciati dai pastori protestanti.

Si tratta di eventi noti grazie alla corrispondenza di Padre Manuel Soares, un gesuita nato in Portogallo, a Portalegre, nel 1614, ed entrato nella Compagnia di Gesù nel 1630; il suo arrivo nelle Indie risale al 1655, tre anni dopo aver emesso i suoi voti nell’ordine di S. Ignazio di Loyola. Originariamente, egli venne inviato in Giappone, ma nel 1660 si imbarcò per Makassar, anche se non è certo se egli sia stato assegnato come missionario o se vi abbia semplicemente risieduto per qualche tempo. Di fatto, egli si trovava a Makassar all’inizio del 1660, ed un anno dopo si trovava ancora in questo luogo; nel mese di agosto, poi, accompagnò un confratello esiliato, che si imbarcò su una nave olandese a Batavia. Da qui, essi si diressero nel Siam, ma Soares venne inviato a Tenasserim, tra il 1666 ed il 1688. A questo punto, egli fece ritorno nel Siam, dove fu nominato superiore, morendo nella seconda metà del 1692.

Il Padre Soares testimonia anche la sua apprensione, quando, imbarcatosi su una nave olandese, teme di essere fatto prigioniero;

E posto que hiamos e chegamos com temor e arreceo os que eramos sacerdotes, que vinhamos a ser tres por ir mais connosco hum clerigo do Macaçar4 natural de Malaca, posto que timiamos que por seremos sacerdotes nos nao deixariäo desem barcar, por nao faltar exemplos doutros nossos Padres que, le vados de Malaca e doutras partes a Jacatrá, lhes deräo por prisäo as naos sem os deixarem sair em terra 5, do mesmo modo pois cuidavamos nos que se usaria tambem connosco. Mas quis Deos que näo usassem connosco estes rigores e apertos, o que parece fiseräo por verem ou saberem que nao eramos prisioneiros senäo passageiros, a quem pellas capitulaçöes que com o rei do Macaçar fiseräo estaväo obrigados a dar boa passagem e bom trato, o que na verdade fiseräo do Macaçar até Jacatrá.

E em Jacatrá ainda muito milhor, porque logo que constou ao General6 de nossa chegada àquelle porto, nos mandou sair em terra e agasalhar em humas grandes e fermosas casas que ficaväo quasi no meio da cidade, mas com obrigaçäo que todos tres ali morassemos e que quando saissemos fora polla cidade näo fossemos se näo acompanhados com hum de dous olandeses que pera isso foräo nomeados, os quais moraväo рèгto de nos afim de estarem prestes pera nos acompanharem todas as veses que algum de nos queria ir fora pella cidade a algum negocio.

Relazione di alcune cose che del servizio di Dio si fecero in Jacatrá nell’anno 1661 e per alcune circostanze di una breve sosta che vi fecero il P. Manoel de Miranda e il P. Manoel Soares, religiosi della Compagnia di Gesù, per il nostro molto desiderato ritorno da Macassar il 16 agosto dell’anno presente, e ci imbarcammo su una caracca olandese che da Amboynoc era venuta per prendere i cristiani che vi volessero andare, essendo tutti obbligati a partire secondo le capitolazioni che gli olandesi avevano fatto con il re di Macassar.

E in 12 giorni arrivammo a Jacatrá nel giorno del glorioso padre S. Agostino, giorno ben segnato in verità e in cui potevamo confidare molto nel Santo, che ci avrebbe ottenuto da Dio molti favori per fare a lui alcuni servizi nella conversione e salvezza delle anime a Jacatrá. 2. E benché andassimo e arrivassimo con timore e trepidazione, noi che eravamo sacerdoti, che eravamo in tre e che con noi veniva un chierico di Macassar, nativo di Malacca, benché temessimo che, essendo sacerdoti, non ci avrebbero lasciato sbarcare, non mancavano esempi di altri nostri Padri che, portati da Malacca e da altre parti a Jacatrà, furono tenuti prigionieri sulle navi senza essere lasciati sbarcare, così temevamo anche noi che sarebbe stato usato lo stesso trattamento con noi. Ma Dio volle che non usassero con noi questi rigori e strettezze, il che sembra che fecero vedendo o sapendo che non eravamo prigionieri ma passeggeri, ai quali per le capitolazioni che con il re di Macaçar avevano fatto erano obbligati a dare buona passaggio e buon trattamento, il che in verità fecero da Macaçar fino a Jacatrá.

3. E a Jacatrá aandò ancora meglio, perché non appena il generale seppe del nostro arrivo in quel porto, ci ordinò di scendere a terra e di sistemarci in alcune grandi e belle case che si trovavano quasi nel mezzo della città, ma con l’obbligo che tutti e tre vi abitassimo e che quando uscissimo dalla città non fossimo se non accompagnati da uno dei due olandesi che per questo furono nominati, i quali abitavano vicino a noi affinché fossero pronti a accompagnarci ogni volta che uno di noi voleva uscire dalla città per qualche affare.

(Hubert Jacobus SJ, The Jesuit Makasar documents (1615 – 1682) FR. MANUEL SOARES SJ TO FR. GIOVANNI PAOLO OLIVA, GENERAL, ROME, Jesuit Historical Institute, Rome, 1988, pp. 211-212).

I sacerdoti, dunque, potevano essere oggetto di abusi da parte delle autorità olandesi, ma in questo caso, il Padre Soares, insieme ai suoi confratelli, riceve un trattamento adeguato, e la sua condizione di missionario cattolico non diventa pregiudizievole. Notare anche l’uso di ‘Jacatra’, e non ‘Batavia’, la designazione olandese, che testimonia l’opposizione a coloro che controllavano questi territori; il missionario, in effetti, dichiara una volontà politica, e non solamente religiosa di resistere al dominio degli olandesi.


Una Graduale Distesa

Il trattamento dei cattolici, e dei sacerdoti e religiosi in particolare, dipendeva dall’atteggiamento dei governatori generali delle Indie Orientali; di fatto, a partire dalla seconda metà del XVII secolo, le relazioni con i protestanti diventano più distese. Le cause di questo cambiamento sono molteplici, ma quella principale, probabilmente, deve essere attribuita alla potenza emergente degli inglesi, che minacciava il dominio di portoghesi e olandesi. Per questa ragione, i direttori della VOC nei Paesi Bassi rimossero i governatori che facevano della guerra continua la loro politica, allo scopo di salvaguardare i profitti. Secondo i dirigenti della Compagnia delle Indie, era necessario superare la politica dei mercanti-guerrieri, per sostenere la crescente competizione con i britannici.

Oltre all’ascesa degli Inglesi, esistevano altre motivazioni per il mutato atteggiamento verso i cattolici/portoghesi, come la consapevolezza che la politica basata sulla segregazione non funzionava; anche la promozione dell’olandese come lingua ufficiale, del resto, era inefficace. Le lingue realmente usate erano una sorta di portoghese ‘locale’, ed il malese; questa nuova apertura, tuttavia, non si spinse al punto di permettere la costruzione di luoghi di culto cattolici, come era successo nel Tranquebar danese.

Tale situazione, tuttavia, si evolse nel corso del tempo, e nel 1673 venne costruita una chiesa in legno per la popolazione di Batavia, mentre una seconda venne costruita nel 1695, per i portoghesi, ma non nel centro di Batavia. La qualità di questi luoghi di culto cattolici, costruiti dalle autorità olandesi, tuttavia, era deliberatamente bassa, in contrasto all’opulenza ed alla grandiosità delle chiese calviniste; ad ogni modo, la supervisione di questi luoghi venne concessa ad un sacerdote portoghese, ex-calvinista convertitosi al cattolicesimo. Lo stesso governatore, Camphuys, donò la dotazione necessaria per la celebrazione della Messa. La sua generosità verso i cattolici ispirò Thomas Anthonitis, che nel 1720 donò una fontana battesimale in argento dalle dimensioni generose.

Venne anche revocato il divieto che sanciva la Chiesa Riformata come solo culto cristiano ammesso nei territori d’oltremare; un altro problema, tuttavia, iniziò ad affliggere le autorità portoghesi, ovvero il ‘renegadismo’. In tale contesto, questo fenomeno assunse una natura religiosa, e si manifestò nella conversione dal cattolicesimo alla religione calvinista, ed assunse una dimensione ampia, tale da essere indicata da un termine specifico ‘overloopers’, ‘disertori‘. Ancora una volta, l’appartenenza politica e religiosa si sovrappongono e si confondono; per questa ragione, il cambiamento di religione non rimane un evento personale, ma ha conseguenze sociali più ampie.


La Prima Traduzione Portoghese della Bibbia

Nel XVII secolo, la Bibbia, per i cattolici, era quella latina della Vulgata di S. Gerolamo, e le sue traduzioni in altre lingue non erano frequenti, come invece si osserva in ambito protestante; la Riforma Protestante, del resto, sottolineava proprio la possibilità per i fedeli di poter leggere e conoscere i testi sacri nella loro lingua. La tradizione cattolica, invece, era sospettosa delle traduzioni, legate all’ortodossia della dottrina che sarebbe stata posta in pericolo; per questa ragione, le tipografie vennero assoggettate, nei Paesi cattolici, ad un sistema di licenza ecclesiastica, nota come ‘Imprimatur’, l’autorizzazione alla stampa da parte delle autorità ecclesiastiche. Da notare che l’imprimatur non si applicava solamente per le eventuali traduzioni della Bibbia, ma anche per le opere religiose in generale; in questo modo, la Chiesa cercava di controllare e garantire l’ortodossia religiosa.

L’organo deputato al controllo ed all’esecuzione di questa politica, poi, era l’Inquisizione, dotata dei poteri necessari per proibire un’opera, è noto, a tale proposito, l’Index Librorum Proibitorum, l’Indice dei Libri Proibiti, che conteneva l’elenco delle opere vietate dalla Chiesa, tra cui compaiono anche le traduzioni spagnole e portoghesi della Bibbia. Non sorprende, dunque, che la prima traduzione integrale della Bibbia sia avvenuta in maniera tardiva, e in un contesto coloniale; probabilmente, fu proprio la necessità ‘pastorale’ a determinare questa necessità. Sorprende, invece, che tale opera sia stata concepita in un possedimento olandese, e non di un Paese cattolico.

Traduzione del Nuovo Testamento in Portoghese (1681)

Si tratta di un’idea concepita da Joao Ferreira de Almeida, un ministro della Chiesa Riformata delle Indie Orientali; di conseguenza, si tratta di un progetto delle autorità coloniali, e non di quelle portoghesi, che avevano già tradotto e diffuso alcuni passaggi della Bibbia, ovvero il tetravangelo, gli Atti degli Apostoli, e le Epistole (1505). Le versioni che si potevano usare in maniera (più o meno) ufficiale, invece, erano state stampate 5 anni più tardi.

Nonostante il divieto generale di traduzione della Bibbia, alcune traduzioni erano già presenti in francese (1530), spagnolo (1569), e altri linguaggi meno diffusi, come lo sloveno (1584); i portoghesi, invece, erano refrattari ad una traduzione totale del testo sacro, che invece venne completata successivamente nelle Indie Orientali. De Almeida vide la pubblicazione del suo lavoro nel 1681, quanto venne stampata la prima traduzione completa del Nuovo Testamento; invece, per il Vecchio Testamento si dovette attendere più a lungo, ed in particolare il 1753, in due tomi.

Il Reverendo Almeida, del resto, non si è occupato solamente della traduzione della Bibbia, ma ha anche prodotto opere con cui ha cercato di confutare i dogmi proclamati dal Concilio di Trento; ancora, egli ha tradotto in portoghese il catechismo di Heidelberg e la Liturgia della Chiesa Riformata. Insomma, questo predicatore protestante ha rivoluzionato l’approccio dei cattolici portoghesi alle scritture ed alla tradizione cattolica.


Conclusioni

La traduzione della Bibbia da parte dei cattolici è stata oggetto di contese, specialmente dopo il Concilio di Trento, che ha cercato di riaffermare i dogmi cattolici, anche allo scopo di contrastare la diffusione della riforma protestante. La prima traduzione portoghese della Bibbia, da parte di Joao Ferreira de Almeida, rappresenta una novità; il suo traduttore, in effetti, non era cattolico, ma calvinista, e compone opere con cui cerca di dimostrare la fallacia dei dogmi cattolici.


Letture Consigliate

  • Malekandathil, P. (Ed.). (2016). The Indian Ocean in the Making of Early Modern India. Taylor & Francis.
  • Smith, S. H., & Fernandes, L. H. M. (2015). The unquiet religious backdrop to European East Indies trade: Christian polemical literature and the first Portuguese translation of the Bible, 1642-1694. e-Journal of Portuguese History13(2), 56-79.
  • Cavaco, T. (2023). Almeida Bible—Keeping a Heritage Alive: The Historical Path and Current Challenges of a Seventeenth-Century Translation. The Bible Translator74(1), 148-161.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

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