Abstract
Dopo la caduta del regime di Ben Ali nel 2011, nel corso della Primavera Araba, la Tunisia ha intrapreso una complessa transizione democratica; le elezioni del 2011 e l’adozione di una nuova Costituzione nel 2014 hanno rappresentato importanti successi. Il Paese, tuttavia, si è confrontato con sfide significative, come l’elevata disoccupazione giovanile e le tensioni politiche tra i partiti religiosi e quelli laici. La società civile, attraverso il Quartetto del Dialogo Nazionale, ha svolto un ruolo cruciale nel mantenere la stabilità e nella promozione del dialogo politico. Tuttavia, il cammino verso una democrazia consolidata resta lungo, con persistenti difficoltà sociali ed economiche.
Introduzione
La Primavera Araba, un fenomeno di mobilitazione popolare che ha attraversato il mondo arabo a partire dal 2010, ha avuto un impatto significativo sulla Tunisia, il Paese di origine di questo movimento; l’inizio delle proteste tunisine, nel dicembre del 2010, sono state innescate dall’autoimmolazione di Mohamed Bouazizi. Nel mese di gennaio del 2011, il lungo regime di Ben Ali è caduto, ed ha segnato un punto di svolta fondamentale nella storia del Paese; questo evento, effettivamente, ha segnato l’avvio di una transizione democratica, caratterizzata da sfide politiche, economiche e sociali che si sono inserite in un contesto caratterizzato dalla fragilità delle istituzioni. Questo articolo intende analizzare la transizione democratica in Tunisia dopo la Primavera Araba, con particolare attenzione per i cambiamenti politici, le riforme istituzionali, e le sfide affrontate.
Il Contesto della Primavera Araba in Tunisia
La Primavera Araba, un movimento di proteste che ha avuto inizio nel nord Africa, è stata alimentata da una complessa interazione di fattori socio-economici e politici; in particolare, si nota che una delle principali cause del malcontento popolare era costituito dall’elevata disoccupazione giovanile. Tale situazione, evidentemente, ha colpito duramente una generazione di giovani tunisini, molti dei quali si trovavano in una situazione di significativa precarietà e di disagio economico. La mancanza di opportunità lavorative e di stabilità ha reso insostenibile la situazione per molti cittadini, ed ha alimentato un crescente senso di frustrazione e di impotenza.
Le proteste del 2010 e 2011 hanno rappresentato un momento di svolta fondamentale nella storia della Tunisia; tali eventi, in effetti, sono stati caratterizzati da una considerevole partecipazione da parte di cittadini di diverse estrazioni sociali. Allo stesso tempo, le proteste hanno anche riunito i differenti gruppi della società tunisina, inclusi giovani attivisti, organizzazioni giovanili, movimenti per i diritti civili e sindacati. Si tratta di una coalizione che ha attuato diversi atti di disobbedienza civile, allo scopo di contestare le ingiustizie radicate da decenni di cattiva gestione, ed a ripristinare i diritti fondamentali.
Il Ruolo della Società Civile
Uno degli aspetti distintivi della transizione tunisina è stato, indubbiamente, il ruolo attivo e propositivo della società civile; mentre in molte altri Paesi della regione il malcontento popolare si è spesso tradotto in violenze e scontri sanguinosi, in Tunisia la società civile ha dimostrato una certa maturità, unita ad una capacità di interazione che hanno precluso esiti drammatici.
Potenti gruppi come l’Unione Generale dei Lavoratori Tunisini (UGTT), un sindacato di primaria importanza in Tunisia, e il Quartetto del Dialogo Nazionale, un’alleanza di organizzazioni della società civile, hanno svolto un ruolo fondamentale nella mediazione dei conflitti e nel promuovere il dialogo tra le differenti fazioni politiche.
Si tratta di gruppi che hanno fornito una preziosa piattaforma per il confronto tra le parti in causa, e che, allo stesso tempo, hanno promosso la creazione di un clima di fiducia e di collaborazione tra fazioni che originariamente erano nettamente contrapposti tra di loro.
L’approccio adottato era fortemente orientato all’inclusione, essenziale per garantire che tutte le componenti della società, comprese le minoranze e le fazioni più vulnerabili, fossero ascoltate e considerate nel processo decisionale. Questo slancio verso un dialogo costruttivo ha reso possibile una capacità di negoziazione, che in momenti critici ha evitato la degenerazione e la destabilizzazione, caratteristiche di altre nazioni della regione, come la Libia o l’Egitto.
Grazie a questi sforzi coordinati, uniti alla volontà di lavorare insieme e di superare le divergenze ideologiche, la Tunisia è riuscita a sviluppare un modello di transizione pacifica; la partecipazione attiva della società civile ha dunque rappresentato un fattore determinante per il mantenimento della stabilità e per la costruzione di un sistema politico più democratico e rappresentativo. Questo obiettivo è stato favorito da un clima di rispetto reciproco e di cooperazione, fondamentale per il consolidamento della democrazia nel Paese.
I Passi Verso la Democrazia
Le Elezioni del 2011
Dopo la caduta del regime di Ben Ali nel gennaio del 2011, la Tunisia ha avviato un processo di transizione verso la democrazia, che ha portato alle prime elezioni libere e democratiche nel mese di ottobre dello stesso anno. Tali elezioni rivestono una portata storica, in quanto hanno rappresentato una svolta fondamentale nella vita politica tunisina, ed hanno segnato la fine di decenni segnati dalla dittatura e dalla repressione.
La Consulta Nazionale Costituente, a tale proposito, è stata istituita ad uno scopo cruciale, quello di redigere una nuova Costituzione che potesse riflettere i valori democratici, e garantire il rispetto deii diritti fondamentali di tutti i cittadini. Mediante l’adozione di un approccio partecipativo, la Consulta ha cercato di coinvolgere i rappresentanti dei differenti della società, come le donne, i giovani e le diverse etnie e comunità religiose, per assicurare che la nuova Carta Costituzionale fosse rappresentativa della diversità del Paese.
Ennahda, un movimento e partito islamista moderato, ha ottenuto una percentuale significativa di voti, conquistando un ruolo di primo piano nel nuovo panorama politico della Tunisia; nonostante il successo elettorale ottenuto, Ennahda ha mostrato una consapevolezza fondamentale delle sfide che il Paese stava affrontando. Si tratta di un approccio che ha comportato la necessità di formare alleanze con altri partiti politici, compresi quelli laici; l’obiettivo, evidentemente, era quello di promuovere un clima di reale stabilità e coesione sociale. Si sperava, in questo modo, di riuscire a rispondere alle esigenze di tutti i cittadini, evitando le divisioni che avevano caratterizzato il passato recente della Tunisia.
In questa fase delicata, la Tunisia ha dovuto affrontare una serie di sfide economiche e sociali, tra cui gli elevati tassi di disoccupazione ed una crescente insoddisfazione popolare. Si nota, a questo proposito, che la capacità di Ennahda (e degli altri attori politici) di lavorare in maniera concertata e di trovare soluzioni efficaci è diventata fondamentale per il successo della transizione democratica.
La Costituzione del 2014
La promulgazione della Costituzione nel mese di gennaio del 2014 ha effettivamente rappresentato un punto di svolta essenziale per la transizione democratica tunisina; si tratta di un vero e proprio evento storico , che ha segnato la fine di un periodo di instabilità e di incertezze politiche. Allo stesso tempo, la promulgazione della Carta Costituzionale ha fornito una base normativa fondamentale per la creazione di uno Stato autenticamente democratico. La nuova Costituzione, in effetti, ha introdotto una serie di principi essenziali che hanno trasformato il panorama politico e sociale del Paese.
Tra di essi se ne possono menzionare alcuni di particolare importanza, come la separazione dei poteri, che ha garantito, almeno teoricamente, un bilanciamento del potere dentenuto tra la sfera esecutiva, legislativa e giudiziaria. Questo approccio, evidentemente, risulta fondamentale per prevenire l’abuso di potere, oltre che per promuovere una governance segnata da una maggiore equità e trasparenza.
La Costituzione del 2014, inoltre, ha dedicato particolare attenzione ai diritti delle minoranze, riconoscendo e tutelando la diversità culturale e religiosa della Tunisia; si tratta di un passo significativo e fondamentale verso una reale inclusione e per il rispetto dei diritti di tutti i cittadini.
Un altro aspetto importante introdotto dalla nuova Carta Costituzionale, poi, è costituito dalla libertà di espressione, un elemento essenziale per qualunque democrazia; tale diritto, come noto, permette ai cittadini di esprimere le proprie opinioni, di esprimere critiche al governo, e di partecipare attivamente al dibattito pubblico.
Anche la questione della parità di genere è stata affrontata nella nuova normativa, che ha stabilito il principio dell’eguaglianza tra uomini e donne; si tratta di un impegno per la parità di genere che riqualifica positivamente la posizione delle donne nell’ambito della società tunisina. Al contempo, questo principio rappresenta un segnale forte di progresso, in una regione che spesso affronta sfide significative in questo ambito.
Grazie a questi elementi innovativi, la Tunisia ha guadagnato riconoscimenti a livello internazionale, ed è diventata un esempio concreto di democrazia emergente nella regione del Nord Africa e del Medio Oriente. La transizione democratica, sebbene non priva di difficoltà e di sfide, ha tracciato un percorso di speranza per altri Paesi che aspirano a sviluppare e consolidare i propri sistemi democratici. In questo ambito, la nuova Costituzione non può essere considerata solamente un testo giuridico, ma anche, e soprattutto il simbolo della volontà collettiva di costruire una società più giusta, inclusiva e democratica.
Le Sfide Politiche e Economiche
Nonostante i significativi progressi registrati nel processo di democratizzazione, la Tunisia ha dovuto affrontare una serie di sfide complesse ed interconnesse durante tale transizione; in effetti, la crescita economica del paese ha mostrato segnali di stagnazione, ed il maggiore sviluppo economico non ha pienamente soddisfatto le aspettative. Tale situazione, evidentemente, ha avuto un impatto diretto sulla qualità della vita dei cittadini, contribuendo a creare un senso di insoddisfazione diffusa.
Un aspetto particolarmente preoccupante, da questo punto di vista, è rappresentato dal tasso di disoccupazione, che continua a rimanere elevato, specialmente tra i giovani, ed ha generato frustrazione ed un senso di impotenza tra le nuove generazioni. Queste ultime, in effetti, incontrano notevoli difficoltà a trovare opportunità lavorative adeguate nelle loro comunità; è agevole osservare, a tale proposito, che la disoccupazione giovanile, oltre ad alimentare l’emarginazione sociale, può anche portare a tensioni e conflitti, con ripercussioni negative sulla stabilità a lungo termine del Paese.
In aggiunta alle problematiche a cui si è accennato in precedenza, si nota che la Tunisia deve affrontare la minaccia dei gruppi estremisti; la loro presenza, effettivamente, ha sollevato legittime e serie preoccupazioni rispetto alla sicurezza nazionale, all’integrità dello Stato ed alla reale coesione della società. Questi gruppi, come noto, cercano di sfruttare le vulnerabilità esistenti per esercitare un’influenza indebita sulla popolazione e sulle istituzioni; l’instabilità regionale, poi, complica ulteriormente la situazione, rendendo più difficile la creazione di un ambiente sicuro e prospero.
In sintesi, è agevole osservare che, mentre i progressi nella transizione democratica della Tunisia sono indiscutibili, le sfide persistenti legate alla stagnazione economica, alla disoccupazione giovanile ed alla sicurezza rappresentano ostacoli significativi. Pertanto, è necessario ed urgente prestare attenzione a queste problematiche ed adottare strategie efficaci per garantire un futuro migliore e più stabile per tutti i tunisini.
Fratture Politiche
Le tensioni tra i diversi partiti politici, in particolare tra quelli di ispirazione religiosa e quelli laici, sono emerse come un problema significativo e sempre più preoccupante nell’arena politica della Tunisia. Si nota, in particolare, che la coalizione formatasi tra Ennahda, ed i partiti laici, che spesso difendono valori più secolari e liberali, si è rivelata fragile e caratterizzata da disaccordi su diverse questioni fondamentali.
Si tratta, evidentemente, di un’alleanza fragile, che ha messo in evidenza le divergenze ideologiche presenti nel panorama politico tuinsino; le tensioni esistenti, in particolare derivano sia da differenze di visione e valori, ma anche dalla necessità di trovare un terreno comune per affrontare le sfide economiche e sociali del Paese. La polarizzazione politica che ne risulta, ha creato, evidentemente un clima di instabilità, ed ha compromesso l’elaborazione di politiche efficaci e la realizzazione delle necessarie riforme.
Le frequenti crisi di governo che ne sono derivate hanno comportato un ciclo di instabilità dello scenario politico, con conseguenze dirette e negative sul funzionamento delle istituzioni statali, oltre che sulla qualità della governance. In tale ambito, si nota che la fiducia del pubblico nelle istituzioni democratiche è stata seriamente compromessa, ed ha alimentato un senso di disillusione e di sfiducia generalizzate. Molti cittadini, effettivamente, percepiscono la loro lontananza rispetto alle decisioni politiche, e tale distacco concorre a creare un pericoloso clima di incertezza e risentimento.
La Questione Economica
Le aspettative dei cittadini rispetto ai benefici economici derivanti dalla transizione democratica sono rimaste largamente insoddisfatte; il fenomeno della disoccupazione, in particolare, si è rivelato un problema persistente e preoccupante. Tale problematica, come osservato in precedenza, ha colpito in modo drammatico i giovani, che rappresentano una fascia della popolazione altamente vulnerabile e desiderosa di opportunità professionali e di sviluppo. Anche nelle aree rurali, poi, dove le tradizionali attività agricole ed artigianali non riescono a generare sufficienti posti di lavoro, si manifesta una crescente frustrazione per l’assenza di reali prospettive occupazionali.
La sostanziale inefficacia delle politiche economiche adottate viene poi amplificata dall’implementazione di alcune riforme da parte del governo, che, sebbene presentate come strumenti per stimolare la crescita e migliorare il benessere sociale, sono state frustrate dalla resistenza delle forze politiche interne, oltre che dall’opinione pubblica. Tale opposizione ha fatto emergere le problematiche strutturali,a cui si devono aggiungere le considerevoli diseguaglianze economiche che persistono nel tessuto sociale. Una situazione del genere, evidentemente, ha ulteriormente complicato la possibilità di realizzare risultati tangibili nel breve termine.
Si nota, ancora, che il malcontento sociale si manifesta attraverso manifestazioni, proteste ed una crescente indifferenza verso le istituzioni democratiche; non sorprende, dunque, che una parte della popolazione esprima la propria frustrazione attraverso il disinteresse o il rifiuto di partecipare attivamente alla vita politica. Si è dunque creato uno scenario complesso e problematico, che evidenzia la necessità di un approccio maggiormente inclusivo e l’adozione di meccanismi di partecipazione più efficaci, allo scopo di restituire fiducia ai cittadini e, allo stesso tempo, favorire un clima di collaborazione tra il governo ed i diversi segmenti della società.
La Risposta della Società Civile
La società civile tunisina ha continuato a svolgere un ruolo critico ed indispensabile nel panorama politico e sociale del Paese; si considerino, in particolare, le organizzazioni non governative (ONG) ed i movimenti sociali. Tali attori hanno assunto una crescente importanza, e si sono attivati in maniera incessante per far sentire la propria voce e quella dei cittadini che rappresentano; tali realtà, in effetti, hanno messo in atto una costante pressione sul governo. Lo scopo è quello di richiedere riforme significative, oltre che di garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini.
Attraverso attività di sensibilizzazione, campagne informative ed azioni di advocacy, le ONG hanno contribuito a creare una maggiore consapevolezza su questioni fondamentali come la giustizia sociale, i diritti umani e la partecipazione alla vita politica. Il loro impegno si è rivelato dunque essenziale per stimolare il dibattito pubblico, oltre che per costringere le istituzioni a prendere in considerazione le istanze della popolazione.
I movimenti sociali, inoltre, mediante le manifestazioni, i sit-in ed altre forme di protesta pacifica, hanno dimostrato la loro capacità di mobilitazione e di coesione, e sono riuscite ad unire le diverse posizioni ed interessi presenti nella società tunisina. L’adozione di questa strategia, in effetti, ha rivestito un ruolo fondamentale nel mantenere vive le aspirazioni democratiche del popolo tunisino, promuovendo valori essenziail come la libertà, la giustizia e l’uguaglianza.
La resilienza e la determinazione della società civile tunisina rappresentano quindi un elemento-chiave nella lotta per creare una Tunisia maggiormente democratica ed inclusiva. Nonostante le difficoltà e le resistenze, tali organizzazioni e movimenti continuano a lavorare per costruire un futuro migliore, e dimostrano che la partecipazione attiva, unita al coinvolgimento della comunità, sono elementi imprescindibili per il progresso e la stabilità del Paese.
Il Dialogo Nazionale
Nel 2013, la Tunisia ha attraversato un cruciale e significativo processo di dialogo nazionale, un’iniziativa che ha coinvolto le principali forze politiche, e, allo stesso tempo, un’ampia gamma di attori provenienti dalla società civile. Tale dialogo, poi, si è rivelato fondamentale per la costruzione di un terreno comune, in un periodo caratterizzato da intensa incertezza e tensione sociale, dopo gli eventi della Primavera Araba. Le parti coinvolte, in particolare, hanno dimostrato la capacità di lavorare insieme per trovare un accordo che fosse accettabile per tutti, con importanti e positivi sviluppi politici.
Uno dei risultati principali di questo processo è stata la decisione di sostituire il governo in carica, una decisione che cercava di rispondere alle crescenti richieste di cambiamento e di rinnovamento da parte della popolazione. Sono state adottate, inoltre, delle misure specifiche per garantire che le elezioni future fossero libere e giuste, un passo fondamentale per promuovere la democrazia e la partecipazione dei cittadini nel processo politico.
Il dialogo nazionale ha avuto, pertanto, un impatto positivo e significativo sulla stabilità della Tunisia, e nel 2015, il Quartetto che ha promosso questa iniziativa è stato insignito del prestigioso Premio Nobel per la Pace. Si tratta di un riconoscimento che ha fatto emergere l’importanza del dialogo tra le istituzioni e del compromesso politico per la preservazione della pace e della coesione sociale; al contempo, il prestigioso premio ha sottolineato il ruolo della Tunisia nella risoluzione pacifica dei conflitti e nella costruzione della democrazia. Si ricorda, a tale proposito, che il contesto regionale è spesso caratterizzato da conflitti ed instabilità. Grazie a questi sforzi, la Tunisia è riuscita a mantenere una certa stabilità ed a porsi come un modello di transizione democratica nell’area del Medio Oriente e del Nord Africa.
Le Elezioni del 2014 e il Consolidamento Democratico
Le elezioni parlamentari e presidenziali del 2014 rappresentano un momento cruciale e significativo nella storia recente della Tunisia, ed hanno segnato un ulteriore progresso verso il consolidamento della democrazia nel Paese. Si tratta di eventi elettorali che sono stati attesi con significativo interesse e speranza, specialmente in seguito alle tumultuose rivoluzioni e cambiamenti politici che avevano caratterizzato la Tunisia a partire dal 2011.
Ad ottenere una vittoria significativa è stato il partito Nidaa Tounes, ‘Appello della Tunisia’, che si è presentato come una formazione politica capace di unire diverse forze e settori della società tunisina; tale risultato, effettivamente, ha dimostrato il sostegno popolare nei confronti del partito, unitamente ad un rinnovato desiderio di stabilità e progresso dopo un periodo di incertezza politica. Ennahda, al contempo, per lungo tempo al centro del dibattito politico tunisino, ha scelto di assumere un ruolo di opposizione. Tale decisione, del resto, ha rappresentato una strategia mirata a rafforzare la democrazia, consentendo una maggiore pluralità e diversità di voci all’interno del sistema politico tunisino.
L’alternanza di potere tra Nidaa Tounes e Ennahda è stata un elemento chiave che ha contribuito a dimostrare i progressi nella maturazione del panorama politico tunisino; si tratta, di una transizione pacifica del potere. Questa caratteristica, effettivamente, è rara rispetto alla maggioranza dei contesti politici del mondo arabo ed ha indubbiamente rappresentato un importante progresso verso la creazione di una democrazia solida e funzionante. La capacità di queste forze politiche di sostenere un dibattito democratico e di operare all’interno di un sistema di checks and balances rappresenta, evidentemente, un segnale positivo per il futuro della Tunisia.
In sintesi, le elezioni del 2014 non hanno solamente segnato un nuovo capitolo nella governance tunisina, ma hanno anche gettato le basi per una cultura politica più dinamica e partecipativa; in particolare, è stato promosso un clima di rispetto e di tolleranza tra le diverse ideologie e correnti politiche del Paese. La Tunisia, dunque, si trova in una posizione privilegiata rispetto al percorso verso una democrazia consolidata, capace di rispondere alle sfide sia interne che esterne.
Il Governo di Unità Nazionale
Nel 2016 il governo tunisino ha intrapreso un’importante iniziativa, rappresentata dalla creazione di un governo di unità nazionale; l’obiettivo era quello di affrontare le significative sfide economiche e sociali del Paese. Si tratta di una decisione strategica, concepita per promuovere la stabilità politica e sociale in un contesto in cui le tensioni interne e le difficoltà economiche diventavano sempre più pressanti; l’idea alla base di questo approccio, in particolare, era quella di raccogliere un ampio consenso attorno a misure economiche fondamentali. Queste ultime, in effetti, si rendevano necessarie per il rilancio dell’economia tunisina, oltre che per per garantire un miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini.
Il governo di unità nazionale, in effetti, ha cercato di integrare ed armonizzare diverse visioni politiche, provenienti da differenti gruppi e partiti, nella governance nazionale; tale inclusività era fondamentale, del resto, per superare le divisioni politiche esistenti, oltre che per creare un clima di cooperazione tra i diversi partiti capace di facilitare l’adozione di riforme economiche cruciali. Tale approccio, inoltre, cercava di stabilire un dialogo costruttivo tra le diverse fazioni politiche, incoraggiando la partecipazione attiva della popolazione, e garantendo che le decisioni prese tenessero in considerazione le esigenze e le aspettative dei cittadini tunisini.
In tale ambito, il governo ha avviato una serie di riforme economiche e sociali, concentrandosi in particolare su aspetti come l’occupazione, l’accesso ai servizi di base, il supporto alle piccole e medie imprese e la promozione degli investimenti stranieri. Si tratta di misure che miravano a stimolare la crescita economica ed a rafforzare il tessuto sociale, mediante la riduzione delle disparità tra le diverse regioni del Paese. Si consideri, in particolare, il gap presente tra il litorale e l’interno, in cui le condizioni di vita risultavano maggiormente problematiche.
In sintesi, l’istituzione di un governo di unità nazionale nel 2016 da parte del governo tunisino rappresenta un tentativo significativo, ed in una certa misura efficace, di rispondere ad una serie di sfide complesse. L’obiettivo era, e rimane, quello di costruire un futuro più stabile e prospero per la nazione, mediante un dialogo aperto tra gli attori principali dello scenario politico e sociale, e sulla cooperazione tra le differenti forze politiche.
Conclusioni
In conclusione, si osserva che la transizione democratica in Tunisia, avvenuta dopo la Primavera Araba, rappresenta un’esperienza unica ed altamente significativa per la regione mediterranea; negli anni seguenti alle proteste del 2011, il Paese ha intrapreso un percorso profondo e radicale di cambiamento. Nonostante le numerose sfide affrontate, sia sul piano politico che su quello economico, è innegabile che la Tunisia ha compiuto notevoli progressi verso la costruzione di un sistema democratico più solido ed inclusivo.
Uno degli aspetti più significativi di tale transizione è rappresentato dal ruolo attivo della società civile, che ha svolto una funzione fondamentale nel promuovere un’effettiva partecipazione dei cittadini ai processi politici, e nel garantire la responsabilità delle istituzioni. Le organizzazioni non governative, i sindacati ed i movimenti giovanili, poi, hanno mobilitato l’opinione pubblica ed hanno contribuito a mantenere vivo il dibattito democratico, ed hanno spesso agito come mediatori tra il governo ed i diversi gruppi della società.
In aggiunta, le riforme costituzionali introdotte dopo la caduta del regime di Ben Alì, come la redazione di una nuova Costituzione nel 2014, rappresentano pietre miliari del processo di democratizzazione; la nuova Carta Costituzionale, in effetti, ha garantito diritti fondamentali e libertà civili, ed ha posto le basi per uno stato di diritto più robusto ed un maggiore pluralismo. Il dialogo nazionale, promosso dalle diverse forze politiche e sociali, ha permesso di creare una cultura del compromesso, necessaria per superare le divisioni e le tensioni esistenti nel Paese.
Nonostante questi progressi, il cammino verso una democrazia consolidata è ancora lungo, e la Tunisia si deve ancora confrontare con problematiche significative, come la fragilità economica, l’instabilità politica e le pressioni sociali che minacciano di frustrare i successi ottenuti.
Letture Consigliate
- McCarthy, R. (2022). Transgressive protest after a democratic transition: The Kamour Campaign in Tunisia. Social Movement Studies, 21(6), 798-815.
- Aloui, C., Hamida, H. B., & Hkiri, B. (2021). Democratic transition, political risk, economic instability, and tourist inflows: The case of Tunisia. Tourism Economics, 27(5), 1157-1165.
- Nugent, E. R. (2020). After repression: How polarization derails democratic transition (Vol. 15). Princeton University Press.