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Abstract

Il Movimento Nazionalista Indonesiano è stato animato da diverse componenti, e Sarekat Islam rappresenta una delle anime più rilevanti per l’indipendenza dell’Indonesia; in effetti, il sentimento nazionalista, caratteristico di diversi Paesi nel XX secolo, ha riguardato anche le Indie Orientali Olandesi. In questo caso, gli amministratori coloniali hanno fallito nel loro compito di rendere Sarekat Islam compatibile con le politiche e gli interessi coloniali olandesi. La politica coloniale, basata sull’assimiliazione e la cooptazione di elementi indigeni, non è riuscita a controllare il sentimento ed i movimenti nazionalistici.


Introduzione

Il XX secolo è noto come il secolo del nazionalismo, o come il secolo in cui è emersa una coscienza nazionali nei Paesi che appartengono al cosiddetto ‘Terzo Mondo’, di cui faceva parte anche l’Indonesia; in altre parole, è sorta la consapevolezza, oltre che della necessità di affrancarsi da secoli di dominazione coloniale europea. In Indonesia, il nascente nazionalismo si è subito abbinato all’Islam, che in questo caso non deve essere considerata come una semplice religione, ma come vera e propria forza sociale, capace di mobilitare le masse e spingerle a combattere per la libertà.

Si nota, a tale proposito, che l’espressione ‘movimento’ indica una realtà differente dalla semplice lotta, e, in effetti, il movimento nazionale può essere considerato come una lotta organizzata e sistematica, ovvero qualcosa che non ha un carattere sporadico, ma continuo, ed è finalizzato ad un obiettivo preciso, la liberazione dell’Indonesia dal giogo coloniale. La lotta, invece, possiede un significato ampio, in quanto gli eroi regionali di quel tempo hanno portato avanti la lotta, come il Principe Diponegoro, Imam Bonjol, Hasananuddin ed altri. Si è trattato, però, di sforzi che si configurano come resistenze locali moderne e non organizzate, ma non hanno direttamente creato le condizioni per l’unità del Paese.

Da questo punto di vista, la nascita del movimento nazionalista indonesiano viene fatto risalire alla creazione di Boedi Oetomo (pronunciato Budi Utomo) il 20 maggio del 1908; il 17 Agosto del 1945 si conclude l’esperienza di questa organizzazione, e inizia una nuova fase per l’ex colonia. Molti articoli e contributi sono stati scritti su questo periodo contemporaneo; invece, un’attenzione ancora scarsa viene rivolta all’era che ha preceduto la proclamazione dell’indipendenza nel 1945. Una scarsa attenzione, poi, sembrano ricevere le fonti olandesi, quelle dei colonizzatori, che possono aiutare a comprendere le complesse dinamiche di questo periodo.


Il Nazionalismo

La questione del nazionalismo era evidente a partire dal suo inizio, e la prestigiosa (e ancora stampata) rivista olandese, De Gides (La Guida), nel numero 78, ovvero quella del 1914, dedica ben due articoli a questa tematica. Nel primo, che cerca di analizzare il Nationalisme (nazionalismo) si nota immediatamente che

De wind van ‘t nationalisme is plots fel opgestoken.

Il vento del nazionalismo si è alzato con forza.

(Nationalisme, De Gids, n. 78, 1914, p. 189)

Il nazionalismo, dunque, era già nel 1914 una forza che non si poteva evitare, e che, anzi, stava dispiegando la sua forza, proprio nell’anno in cui scoppia il Primo Conflitto Mondiale, che oppone diversi nazionalismi in maniera drammatica su scala globale.

Come osservato nell’articolo precedente, la politica etica, implementata dal 1900, ha esteso il sistema educativo a moltissimi indonesiani, e, in questo modo, si è formata una classe di persone istruite, che ha preso coscienza della propria posizione di subordinazione e ha cercato di lottare per ottenere l’indipedenza dai Paesi Bassi.

Il primo movimento nazionalista, o comunque uno dei primi, oltre o Boedi Oetomo, è proprio Sarekat Islam, di cui si è già discusso su questa rivista; a tale proposito, in un articolo intitolato ‘De Inlandsche beweging op Java’, ‘Il movimento nativo di Giava’, apparso su De Gids, n. 79 del 1914, p. 214, ricorda che

De belangstellende lezer zal zich uit het vorig artikel herinneren, dat de weigering der Regeering om de Sarekat Islam als rechtspersoon te erkennen in zoodanigen vorm gehuld was, dat die weigering slechts als een voorloopige kon worden aangemerkt totdat het door de Regeering aangegeven plan van organisatie zou zijn gevolgd. De Regeering heeft de daad bij het woord gevoegd en geheel in overeenstemming met den welwillenden toon waarin hare verklaring gesteld was, is zij bij het oprichten der plaatselijke vereenigingen helpend opgetreden. Zij heeft daardoor elken twijfel aan hare goede bedoelingen weggenomen. Zij verleende steun door haren adviseur voor Inlandsche Zaken, dr. Rinkes en zijn staf er op uit te zenden om bij het organiseeren der plaatselijke vereenigingen raad en bijstand te verleenen. 

Il lettore interessato ricorderà dall’articolo precedente che il rifiuto del governo di riconoscere Sarekat Islam come entità giuridica era tale che tale rifiuto poteva essere considerato solo provvisorio finché non fosse stato attuato il piano organizzativo indicato dal governo . Il Governo ha messo in pratica le sue parole e, in pieno accordo con il tono benevolo con cui è stata espressa la sua dichiarazione, ha contribuito alla creazione di associazioni locali. Ha così fugato ogni dubbio sulle sue buone intenzioni. Ha fornito supporto inviando il suo consulente per gli affari nativi, il dottor Rinkes, e il suo staff per fornire consulenza e assistenza nell’organizzazione delle associazioni locali. 

(De Gids, De Inlandsche beweging op Java’, ‘Il movimento nativo di Giava’, apparso su De Gids, n. 79 del 1914, p. 214)

Il governo coloniale non si è dunque opposto al progetto di fondare Sarekat Islam nelle Indie Orientali Olandesi, ma, al contrario, ha facilitato questo movimento, inquadrandolo, però, nella legge olandese; in altre parole, gli amministratori coloniali, mediante il supporto fornito per il riconoscimento della personalità giuridica a SI, ha cercato di rendere questo progetto indigeno compatibile con lo sviluppo della colonia.

In effetti,

Hoort ge de goede bedoelingen van het Gouvernement door Ardiwinata direct aan het volk uitleggen, dan kunt gij een oogenblik den indruk nìet van u afzetten, dat het Gouvernement door dezen tengeren Inlander veel mooier vertegenwoordigd wordt dan door menigen ongenaakbaren gezagsvertegenwoordiger met vergulde distinctieven.

 Quando si sente spiegare direttamente al popolo da Ardiwinata le buone intenzioni del Governo, non si può scuotere per un momento l’impressione che il Governo sia rappresentato molto più bellamente da questo snello Indigeno che da tanti inavvicinabili rappresentanti dell’autorità con distinzioni placcate d’oro.

(De Gids, De Inlandsche beweging op Java’, ‘Il movimento nativo di Giava’, apparso su De Gids, n. 79 del 1914, p. 215)

Tale osservazione dimostra la strategia del governo coloniale, che ha cercato di co-optare Sarekat Islam agli interessi coloniali, allo scopo di ottenere l’obbedienza dei suoi aderenti alle autorità coloniali; per questa ragione, erano molti i funzionari locali che cooperavano con gli olandesi, e che erano una sorta di canale di mediazione tra l’élite dei colonizzatori, da una parte, e i colonizzati, dall’altra.


La Strategia Governativa rispetto a Sarekat Islam

Il governo coloniale, in effetti, è intervenuto su alcuni aspetti di Sarekat Islam che non erano compatibili con l’ordinamento giuridico coloniale; gli statuti di SI imponevano ai suoi aderenti una sorta di giuramento segreto e illimitato ai responsabili dell’organizzazione islamica. Evidentemente, questa disposizione contrastava con gli interessi degli amministratori coloniali, e, per questo motivo, essi hanno imposto il rispetto delle leggi e dei regolamenti della colonia.

De statuten omschrijven dan ook thans den van de toetredende leden gevorderden eed als de belofte in te houden om, met inachtneming van de landswetten en de bevelen der overheid, 1o zich te houden aan het doel der vereeniging ingevolge hare statuten; 2o zich tot bereiking daarvan in te spannen; 3o zich stipt te gedragen naar de bepalingen der statuten en van het huishoudelijk reglement. En uit een bijlage bij de statuten gevoegd blijkt, dat, alvorens deze eed wordt afgelegd, aan den candidaat wordt afgevraagd of hij met zuivere bedoelingen tot de Sarekat Islam toetreedt, niet bijv. om met behulp van de S.I. een hangende zaak te beëindigen of om wraakgevoel te bevredigen.

Gli statuti pertanto ora descrivono il giuramento richiesto agli aderenti come la promessa di, nel rispetto delle leggi del paese e degli ordini del governo, 1o aderire allo scopo dell’associazione in conformità con i suoi statuti; 2o compiere ogni sforzo per raggiungere questo obiettivo; 3o tenere un comportamento rigorosamente conforme a quanto previsto dallo statuto e dai regolamenti interni. E da un’appendice aggiunta allo statuto risulta che, prima di prestare questo giuramento, viene chiesto al candidato se aderisce a Sarekat Islam con intenzioni pure, non, ad esempio, per chiudere una causa pendente con l’aiuto di SI o per soddisfare un senso di vendetta.

(De Gids, De Inlandsche beweging op Java’, ‘Il movimento nativo di Giava’, apparso su De Gids, n. 79 del 1914, p. 215)

A questo punto, il candidato veniva istruito sui suoi obblighi, che prevedevano di astenersi da qualunque azione che potesse essere contraria agli interessi e al decoro del governo e dei suoi funzionari; in altre parole, gli olandesi cercano di costruire un’associazione che, pur essendo islamica e locale, avrebbe dovuto essere rispettosa delle leggi e degli interessi, anche economici, degli amministratori coloniali. Tale promessa era resa solenne dal giuramento sul Corano, che obbligava la coscienza della persona a rimanere fedele a quanto promesso. In altre parole, gli olandesi creano un sistema, rafforzato da funzionari indigeni conniventi con il governo coloniale, che avrebbe assicurato un funzionamento ordinato della colonia, mediante l’adesione dei colonizzati alle leggi dei colonizzatori.

A tale proposito, si ricorda che erano vietate le associazioni e riunioni politiche formate da indigeni, secondo quanto previsto dall’articolo 111 della normativa della colonia; si tratta di un divieto criticato anche da alcuni esperti giuristi olandesi, come si evince dal dibattito riportato da De Gids.

Want men vergete niet dat nog altijd artikel 111 deel uitmaakt van het regeeringsreglement voor Indië, hetwelk vereenigingen en vergaderingen van staatkundigen aard onvoorwaardelijk verbiedt, een verbod dat door Thorbecke ‘onredelijk’ werd genoemd en dat Prof. Kleintjes niet aarzelt als een voor Nederland ‘onwaardig verbod’ te brandmerken.

Perché non bisogna dimenticare che fa ancora parte della normativa governativa per le Indie l’articolo 111, che vieta incondizionatamente associazioni e riunioni di carattere politico, divieto che Thorbecke definì “irragionevole” e che il prof. Kleintjes non esita a definire un “divieto indegno” per i Paesi Bassi.

(De Gids, De Inlandsche beweging op Java’, ‘Il movimento nativo di Giava’, apparso su De Gids, n. 79 del 1914, p. 218)

Si trattava di un articolo definito ambiguo dagli esperti olandesi, che ricordavano l’assenza di una chiara definizione di ‘natura politica’ o di ‘ordine pubblico’; in altre parole, le forze di polizia coloniali (e le autorità in generale) erano libere di interpretare la norma e di intervenire per sopprimere qualunque minaccia all’ordine costituito, che ovviamente non poteva essere accettato dalla popolazione indigena. Si sperava, dunque, di evitare che associazioni come Sarekat Islam potessero assumere un carattere politico e diventare una minaccia per il governo coloniale. Si tratta, dunque, dell’aspetto repressivo della politica olandese, che, insieme a quello educativo e di cooptazione, costituiva una strategia per mantenere il controllo della colonia.


Repressione o Cooperazione?

Come noto, Sarekat Islam è diventato uno dei cardini della resistenza indigena alla colonizzazione olandese; il governo coloniale, tuttavia, avrebbe potuto negare la personalità giuridica a questa associazione, dichiarandola illegal dall’inizio, come riporta De Gids,

Niets ware gemakkelijker geweest dan de volksbeweging dood te drukken. Weigering der rechtspersoonlijkheid gepaard aan een wenk van boven af ware daartoe voldoende geweest. De wenk zou gevolgd zijn door het verbod van bijeenkomsten en vergaderingen, het interneeren van de leiders, het straffen op de politierol van de bezoekers der vergaderingen. En het Gouvernement beschikt over een groot aantal soldaten, over moderne wapenen, over snelle verkeersmiddelen, over geld, over een overweldigende macht waarmede elke tegen-actie van de zijde der bevolking vernietigd, elk protest gesmoord had kunnen worden.

Niente sarebbe stato più facile che schiacciare a morte il movimento popolare. A questo scopo sarebbe bastato il rifiuto della personalità giuridica abbinato ad un accenno dall’alto. A questo suggerimento sarebbe seguito il divieto di assembramenti e riunioni, l’internamento dei leader e la punizione da parte delle forze di polizia per coloro che si recavano alle riunioni (dell’associazione, Sarekat Islam). E il Governo dispone di un gran numero di soldati, di armi moderne, di mezzi di trasporto veloci, di denaro, di uno strapotere con il quale si sarebbe potuto reprimere ogni reazione della popolazione, soffocare ogni protesta.

(De Gids, De Inlandsche beweging op Java’, ‘Il movimento nativo di Giava’, apparso su De Gids, n. 79 del 1914, p. 221)

Le proteste, dunque, potevano essere soffocate sul nascere, e Sarekat Islam non sarebbe diventata, probabilmente, una delle forze trainanti del successivo movimento nazionalista; la politica olandese, tuttavia, non era basata sulla semplice repressione. Una scelta del genere non sarebbe stata coerente con la politica liberale olandese, e non sarebbe stata nemmeno efficace, come dimostrano altri contesti coloniali. L’Italia, da questo punto di vista, rappresenta un esempio di gestione delle colonie basato spesso, se non prevalemente, sulla repressione e sulla coercizione; si ricordano, a questo proposito, gli esempi della Libia, della Somalia e dell’Etiopia. Mussolini e i suoi collaboratori sembravano scarsamente interessati all’assimilazione dei soggetti coloniali, che venivano costantemente repressi con la forza militare e delle forze di sicurezza. Si tratta di una strategia miope, che ha funzionato nel breve termine, ma che nel lungo termine ha causato risentimento e tensione verso i colonizzatori.

Gli olandesi, al pari dei britannici (con qualche eccezione) erano consapevoli che la cooptazione delle elites locali era essenziale per una politica coloniale efficace, e per evitare che aumentasse il risentimento verso i colonizzatori.

Nota a tale proposito, De Gids,

Maar dan zou tegelijk met dat zoogenaamd ‘krachtig beleid’, door zoovelen verlangd, tegelijk met het oogenblikkelijk succes een donkere schaduw aan den hemel zijn afgeteekend geworden, voor de geheele Inlandsche bevolking het sombere teeken, dat het Gouvernement de ontwikkeling van den Inlander niet wilde, dat de Inlander moet achterstaan bij Europeanen en Chineezen, dat hij de minderwaardige moet blijven. Dan zou, wat nu nog wantrouwen is, omgezet zijn in haat, in intensen haat, die alle samenwerking onmogelijk maakt, die elke kleine grief tot een rassenquaestie opblaast, in geheimen haat, die een man er toe brengt om zijn kleed te verkoopen, ten einde er een zwaard voor te koopen. Dan zouden bittere verrassingen bereid zijn geworden, niet als gevolg van ‘het verraderlijk Aziatisch karakter’, maar omdat de menschelijke natuur, die zich altijd en overal gelijk blijft, leert, dat vernederde, geslagen, vleugellam gemaakte menschen, die zich wreken willen, naar de middelen van de zwakken grijpen.

Ma poi, contemporaneamente a quella cosiddetta ‘politica forte’, da tanti auspicata, e contemporaneamente al successo immediato, sarebbe apparsa nel cielo un’ombra scura, un segnale cupo per l’intera popolazione nativa, che il governo non voleva lo sviluppo dei nativi, che i nativi dovevano restare indietro rispetto agli europei e ai cinesi, che dovevano rimanere inferiori. Allora quella che è ancora diffidenza si sarebbe trasformata in odio, in odio intenso, che rende impossibile ogni cooperazione, che gonfia ogni piccola lamentela in una questione razziale, in odio segreto che spinge l’uomo a vendere i suoi vestiti per comprare una spada. Allora si sarebbero preparate amare sorprese, non a causa del «traditore carattere asiatico», ma perché la natura umana, che rimane sempre e dovunque la stessa, insegna che gli uomini umiliati, picchiati, paralizzati, che vogliono vendicarsi, si impadroniscono delle risorse dei deboli.

(De Gids, De Inlandsche beweging op Java’, ‘Il movimento nativo di Giava’, apparso su De Gids, n. 79 del 1914, p. 221)

L’analisi svolta dalla rivista olandese nel 1914 è ineccepibile, lucida e precisa, e conferma la consapevolezza della necessità di cooperare, in una certa misura, con la popolazione nativa, allo scopo di evitare che la natura umana segua il suo corso, e si sviluppino tensioni difficili da contenere e controllare. Oltre alla forza delle armi è sempre necessario.

Questo tentativo, del resto, è stato costantemente monitorato grazie al ‘Koloniaal Verslag’, il ‘Rapporto Coloniale che il Ministro delle Colonie presentava annualmente al Re ed al governo della madrepatria, per informarlo sulla situazione delle Indie Orientali. Si tratta di un documento lungo e complesso, replicato con cadenza annuale, che permette di ricostruire le dinamiche della colonizzazione olandese nell’attuale Indonesia. Una sezione interessante del rapporto è quella intitolata ‘Geest van de bevolking jegens het bestuur’, ‘Spirito della popolazione verso il governo’, presente nelle sottosezioni che si riferiscono alle divisioni amministrative della colonia.

Nel Rapporto del 1874, si poteva leggere, rispetto a Giava e Madura,

Geest van de bevolking jegens het bestuur. De rust bleef op Java en Madura ongestoord. Of er het algemeen bestaat onder de verschillende standen der inlandscbe maatschappij tevredenheid en vertrouwen op het Gouvernement en zijne vertegenwoordigers, daar men ondervindt dat aan grieven en klagten gewillig het oor geleend en , waar mogelijk, te gemoet gekomen wordt, dat regt gedaan wordt waar verongelijking aan het licht komt, dat in alles rekening Wordt gehouden met de belangen en behoeften der inlandsche bevolking, en dat de welvaart toeneemt. Tegenover het prijzenswaardig gebruik, ‘t welk gemaakt wordt van de gelegenheid om regt te verkrijgen, valt ongelukkig te wijzen op een misbruik : dikwijls laten zich namelijk vermogende inlanders door Europesche en inlandsche zaakwaarnemers of praktizijns van verdacht gehalte, meestal lieden die uit gouvernements- of particulieren dienst zijn ontslagen, verleiden tot het indienen van requesten en het beginnen van processen, ter zake van meestal uit de lucht gegrepen beweringen of vorderingen, met geen ander gevolg, dan dat zij hun vermogen verliezen.

Spirito della popolazione verso l’amministrazione. La calma rimase indisturbata a Giava e Madura. C’è in generale tra i diversi strati della società indigena soddisfazione e fiducia nel Governo e nei suoi rappresentanti, poiché si osserva che si presta volentieri ascolto ai reclami e alle lamentele e, dove possibile, si cerca di soddisfarli, che si fa giustizia quando emerge un’ingiustizia, che in tutto si tiene conto degli interessi e dei bisogni della popolazione indigena, e che la prosperità aumenta. Di fronte all’uso lodevole che si fa dell’opportunità di ottenere giustizia, sfortunatamente si deve segnalare un abuso: spesso i benestanti indigeni si lasciano infatti sedurre da agenti o praticanti europei e indigeni di dubbia reputazione, solitamente persone licenziate dal servizio governativo o privato, a presentare richieste e avviare processi, riguardo a affermazioni o pretese spesso infondate, con l’unico risultato di perdere il loro patrimonio.

Koloniaal Verslag, Mededeelingen van staatkundigenen algemcenen aard. (Comunicazioni di natura politica), Java en Madoea (Giava e Madura), 1874, p.3

Nelle versioni successive, la sezione Geest van de bevolking jegens het bestuur viene abbandonata, e si preferisce affidarsi ad un resoconto dei fatti politici rilevanti delle diverse divisioni amministrative della colonia. Nel Rapporto del 1908, in effetti, si legge, sempre a proposito di Giava e Madura,

De verhouding tot de Javaansche boven was gunstig. In Djokjakarta badden geen bijzondere gebeurtenissen op politiek gebied plaats. In Augustus 1907 trad de kroonprins in
bet huwelijk met de dochter van Pangeran Adipati Mangkoe-boeini, vollen broeder van den sultan, adjudant in buiten-gewonen dienst van den Gouverneur-Generaal.

La relazione con i nobili giavanesi è stata favorevole. In Djokjakarta non si sono registrati eventi particolari sul piano politico. Nel mese di agosto del 1907, il principe ereditario si è unito in matrimonio con la figlia del Principe Adipati Mangkoe-boeini, fratello del sultano, nonché aiutante al servizio del Governatore Generale.

Koloniaal Verslag, Mededeelingen van staatkundigenen algemcenen aard. (Comunicazioni di natura politica), Java en Madoea (Giava e Madura) 1908, p. 6.

Il rapporto del 1908 si sofferma anche su alcuni incidenti politici e religiosi, su cui non mi dilungo oltre, in quanto gli esempi presentati dovrebbero essere sufficienti a dimostrare quanto affermato in precedenza.


Conclusioni

Dalle fonti coeve olandesi si desume la consapevolezza delle difficoltà e delle problematiche dell’avventura coloniale nelle Indie Orientali, chiamate semplicemente Indie dalle fonti olandesi; la critica per alcuni aspetti della gestione della colonia non proveniva solamente dai nativi, ma anche dalla madrepatria.

Nel caso di Sarekat Islam, poi, si nota il tentativo degli amministratori coloniali di far rientrare il sindacato islamico nell’alveo delle leggi e dei regolamenti delle Indie Orientali Olandesi, imponendo modifiche e limiti agli statuti dell’associazione. Il tentativo, alla fine fallito, di controllare Sarekat Islam, testimonia la strategia coloniale olandese, basata sia sulla repressione che sull’assimiliazione e la cooptazione dei leaders e della popolazione locale.


Letture Consigliate

  • De Gids (1914) De Inlandsche beweging op Java, (Il movimento indigeno a Giava), pp. 214ss.
  • Putra, J. S. (2023). The Dynamics of The National Movement to Indonesian Independence in The 20TH Century. Khazanah: Jurnal Sejarah dan Kebudayaan Islam13(1), 109-126.
  • Fajar, A. (2021). From struggling to maintaining power: Cokroaminoto’s maneuver in political crisis of sarekat islam in 1912-1921. Islah: Journal of Islamic Literature and History2(2), 163-179.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

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