Abstract
Il Pan-Islamismo è un fenomeno che cerca di riunire i musulmani in una sola entità politica, e si oppone, di conseguenza, alle politiche coloniali; nel XIX e XX secolo questo pensiero si è trasmesso nelle Indie Orientali mediante i pellegrini che si recavano alla Mecca, oppure che visitavano le città del Medio Oriente. La reazione del governo olandese è stata principalmente di tipo repressivo, ed è stata criticata da intellettuali come Snouck Hurgronje; quest’ultimo, in base alla sua ampia e diretta conoscenza del mondo islamico, ha suggerito un approccio, che, seppure non tollerasse il fanatismo, era maggiormente aperto alla coesistenza tra gli amministratori coloniali e la popolazione locale.
Introduzione – Un Fenomeno Complesso
Il Pan-Islamismo è un fenomeno complesso, e, per questa ragione, è necessario considerarne gli aspetti principali; si nota, a questo proposito, che nel 1882 un accademico del calibro di Snouck Hurgronje scriveva che il califfo non doveva essere considerato il successore di Maometto. Per questa ragione, non era possibile parlare di un ‘papa musulmano’, al contrario di quanto sostenuto da molte voci occidentali; si pensi, a tale proposito, alla guerra di Aceh, che ha suscitato posizioni contrastanti su questo argomento. Nel 1873, Johannes Nierstrasz, membro del partito conservatore olandese, riteneva che Aceh fosse uno Stato vassallo dell’Impero Ottomano; secondo il politico, i musulmani dell’Indonesia consideravano il sultano ottomano come ‘capo di tutti i credenti’. Altre figure coeve, come il leader del Partito Anti-Rivoluzionario, Abraham Kuyper, riteneva necessario riconoscere ufficialmente il sultano turco come leader spirituale dei musulmani del mondo intero.
Il governo olandese, tuttavia, non concordava su questo giudizio, e si oppose a qualsiasi tentativo del sultano di mediare nel conflitto; allo stesso tempo, si ordinò all’ambasciatore olandese a Costantinopoli, Maurice Heldewier, di comunicare al governo turco che qualsiasi pretesa di ‘supremazia spirituale’ sui musulmani nelle Indie Orientali Olandesi sarebbe stata inaccettabile. Snouck Hurgronje, evidentemente, concordava con il giudizio governativo, anche se probabilmente per ragioni differenti.
Islam e Attivismo Anti-Coloniale
La posizione delle autorità olandesi appare giustificata dai risvolti politici che sarebbero conseguiti da un riconoscimento ufficiale del sultano turco come guida spirituale globale dei musulmani, in quanto avrebbe dato al sovrano dell’Impero Ottomano la giustificazione per intervenire nei conflitti in corso nelle Indie Orientali. La guerra di Aceh, da questo punto di vista, rappresenta un importante caso di attivismo islamico anti-coloniale nelle Indie Olandesi Orientali; si tratta, quella di Aceh, di una minaccia la cui portata è stata inizialmente sottovalutata dalle autorità olandesi.
Questa percezione viene confermata dalle osservazioni che si possono leggere su De Gids, del 1874 (numero 39),
(…) bruikbare kaarten of, beter gezegd, kaarten van het oorlogstooneel, ontbraken geheel, en nagenoeg alle gegevens over Atjeh, die niet verouderd waren, bepaalden zich tot eenige zeer algemeene, voorkomende in het ‘Verhaal eener zending naar dat rijk in 1857’1. Aan dit verhaal, blijkbaar afkomstig uit de onmiddellijke omgeving van generaal van Swieten, toen civiel en militair gouverneur van Sumatra’s westkust, die als buitengewoon gezant Atjeh in 1857 bezocht en met zijn sultan een verdrag sloot van vrede, vriendschap en handelsbescherming, – aan dat verhaal van een lid van ons gezantschap werd echter groote waarde toegekend voor de algemeene waardeering van de tegenpartij. Bij ieder nu die van dat verhaal kennis nam, zal die waardeering wel deze geweest zijn: Atjeh is een rijk zonder kracht, macht of heerlijkheid; eene hut van leem, zooals de muren van den vorstelijken kraton in werkelijkheid van leem heetten te zijn. Immers die ooggetuige schreef o.a. het volgende: ‘uit al hetgeen het gezantschap zag en hoorde, bleek het ten duidelijkste, dat in Atjeh eene volslagen regeeringloosheid heerscht; dat er geen burgerlijk of judicieel bestuur, geen wetgevende of uitvoerende geen politie en geen land- en zeemacht bestaat om de rust van binnen te handhaven of de gevaren van buiten af te weren.’ De tegenstand, zoo redeneerden velen, zou dus gering wezen en tot de onderwerping, die men spoedig te gemoet zag, zou niet eens zulk eene sterke troepenmacht als de uitgezondene zijn noodig geweest. De weinigen, die, indachtig aan het gezegde van een man als Michiels: ‘Atjeh is een wespennest,’ zich in minder optimistischen geest uitlieten, vonden geen gehoor of werden als staatkundige opposanten aangemerkt.
(…) mancavano completamente carte utili o, meglio detto, carte del teatro di guerra, e quasi tutte le informazioni su Atjeh, che non erano obsolete, si limitavano a alcune molto generali, presenti nel ‘Racconto di una missione in quel regno nel 1857’. A questo racconto, apparentemente proveniente dall’immediato entourage del generale van Swieten, allora governatore civile e militare della costa occidentale di Sumatra, che come inviato straordinario visitò Atjeh nel 1857 e concluse con il suo sultano un trattato di pace, amicizia e protezione commerciale, – a quel racconto di un membro della nostra legazione fu tuttavia attribuito un grande valore per la valutazione generale della controparte. Per chiunque ora venisse a conoscenza di quella storia, la valutazione sarebbe stata questa: Atjeh è un regno senza forza, potere o splendore; una capanna di fango, come le mura del palazzo principesco si dicevano essere in realtà di fango. Infatti, quell’osservatore scrisse tra l’altro quanto segue: “da tutto ciò che l’ambasciata vide e udì, risultò chiaramente che ad Aceh regnava un’assoluta assenza di governo; che non esisteva alcuna amministrazione civile o giudiziaria, nessun potere legislativo o esecutivo, nessuna polizia e nessuna forza terrestre o navale per mantenere la pace interna o respingere i pericoli esterni.” La resistenza, così ragionavano molti, sarebbe stata quindi lieve e per la sottomissione, che si prevedeva imminente, non sarebbe stata necessaria nemmeno una forza militare così forte come quella inviata. I pochi che, ricordando il detto di un uomo come Michiels: “Atjeh è un nido di vespe,” si espressero con uno spirito meno ottimista, non furono ascoltati o furono considerati oppositori politici.
(De Gids, Aceh, 38, 1875, pp. 381-382)
La minaccia di Aceh è stata sottovalutata a causa di informazioni incomplete e datate, e le voci olandesi dissenzienti sono state derubricate come non attendibili o come critica politica; per questa ragione, la reale portata di questa minaccia non è stata colta in tempo, e si è trasformata in una guerra molto lunga, protrattasi tra il 1873 ed il 1910. In questo caso, l’Islam politico ha giocato un ruolo di primo piano, e la religione è stata apertamente usata in chiave anti-coloniale e anti-imperialista; da questo punto di vista, è stato fondamentale il pan-islamismo. In realtà, scoppiò un’altra rivolta, a Banten nel 1888, ma tale evento storico non è stato sufficiente per far comprendere la serietà della rivolta che era scoppiata in Aceh.
Pan-Islamismo e Guerra di Aceh
Quando le forze militari olandesi sbarcarono nel marzo del 1873, gli ulama acehnesi assunsero una posizione di leadership, e non di semplice supporto; tra le figure di spicco si possono ricordare Muhammad Saman (Teungku Chik di Tiro) e Syeikh Abbas bin Muhammad al Asyi (Teungku Chik Kutakarang) che elaborarono le strategie della guerra contro gli olandesi. Tali figure predicavano lo spirito del jihad, nel tentativo di persuadere gli acehnesi a combattere una guerra santa contro gli ‘olandesi miscredenti’.
La guerra di Aceh, insieme alla rivolta di Banten del 1888, dimostrano chiaramente il ruolo cruciale dell’Islam e dei leader musulmani nell’arena politica, oltre che l‘attivismo islamico anti-coloniale nel XIX secolo. Questi eventi, ancora, mostrano anche l’importanza della rete con il Medio Oriente che ha contribuito ad aumentare il sentimento anti-coloniale e a dirigere tale sentimento verso movimenti nazionalistici, specialmente nel caso della Guerra di Giava, combattuta tra il 1825 ed il 1830. Gli ulama tornati dalla Mecca divennero i principali agenti che fornirono una pretesa religiosa alle rivendicazioni anti-coloniali, chiedendo, allo stesso tempo, l’implementazione della shariah nella vita socio-religiosa dei musulmani.
Non sorprende, dunque, che i legami con il Medio Oriente divennero una delle fonti principali delle paure coloniali, che costituirono una delle questioni, nonché problematiche principali del colonialismo olandese. Le autorità coloniali, in effetti, consideravano, e non a torto, La Mecca come un centro che alimentava lo spirito anti-colonialista nei Paesi a maggioranza islamica sotto una dominazione straniera. Del resto, la conoscenza della città santa dell’Islam per eccellenza si è sviluppata in un periodo di crescente diffusione di questa religione nelle Indie Olandesi; in tale ambito, si osserva che il sentimento anti-coloniale costituiva una questione importante, e costituisce ancora un aspetto importante dell’Islam indonesiano.
La Mecca della fine del XIX secolo offrì ai Jawi, un gruppo costituito da musulmani che hanno vissuto o hanno visitato la città santa o altri centri islamici del Medio Oriente, l’opportunità di apprendere dagli ulama arabi e vivere in un ambiente islamico cosmopolita. A La Mecca, i Jawi divennero familiari con i musulmani dell’India, dell’Africa e di altri paesi del Medio Oriente, e mediante l’esposizione a questo ambiente, si è intensificato il sentimento anti-coloniale. In questo modo, l’opposizione al colonialismo è diventata una vera e propria ideologia religiosa, che ha alimentato i movimenti di protesta nella colonia tropicale. L’unione tra Islam e nazionalismo, che si osserva tuttora in Indonesia, ha le sue radici proprio in questo periodo, ed è parte integrante dell’identità di questo Paese.
Tale considerazione di La Mecca non era certamente priva di fondamenta, in quanto, verso la fine del XVIII secolo, il principale centro dell’Islam era diventato il bastione di un movimento puritano e violento, quello wahhabita. Quest’ultimo, in effetti, si è arrogato il monopolio di difensore della dottrina islamica ‘pura’, e ha ispirato diverse riforme nel mondo islamico, sia religiose che politiche, a discapito della (relativa) diversità del mondo islamico.
Lo spirito di rinnovamento ispirato dalla riforma puritana de La Mecca si può trovare anche negli ulama di Aceh; il menzionato sapiente Teungku Chik di Tiro, in effetti, non era solamente a conoscenza del nascente movimento anticoloniale in tutto il mondo musulmano, ma lo ha anche preso come fonte ideologica per la guerra di Aceh. In altre parole, la riforma politico-religiosa inauguarata nella Penisola araba è stata usata dai ulama di Aceh per convincere gli acehnesi a combattere contro le forze militari olandesi. In una lettera agli uleebalang acehnesi (che si erano già schierati con gli olandesi), Teungku Chik di Tiro sottolineò la sua intenzione di combattere continuamente contro gli olandesi e i loro alleati acehnesi, conferendo alla sua lotta un evidente significato religioso.
Il Pensiero di Snouck Hurgronje
Le opinioni di Snouck Hurgronje sulla natura pacifica dell’Islam non gli impedirono di essere cauto riguardo al pericolo politico del fanatismo musulmano; a questo proposito, egli fece riferimento al pan-islamismo e ai fanatici locali che si nascondevano negli ordini sufi. Secondo lo studioso olandese, dunque, sarebbero state le tariqah a forgiare dottrine e movimenti politici che avevano per base l’Islam; per questa ragione, egli raccomandò al governo olandese di intraprendere immediatamente, eventualmente anche manu militari, azioni per limitare qualsiasi spazio per la crescita dell’Islam politico nelle Indie Orientali.
Pertanto, alla sostanziale imparzialità che veniva invocata rispetto alla vita religiosa dei musulmani, egli non mostrò alcuna tolleranza per i caratteri politici dell’Islam, da qualunque tendenza provenissero, wahhabiti o sufi.
Per quanto riguarda il pan-islamismo, poi, lo studioso, nella sua opera Mekka, scrisse,
No reader of the above can accept the opinion of many officials who see
in all Hajjis fanatical enemies of the Government; … For the moment one
still finds among these Hajjis scattered over the countryside, inflammable
material not to be underestimated; which can flame up should any rash
man produce a spark. This inflammability is due to the fact that the interest
of the Hajji’s are usually contrary to those of the Government, whilst
many have brought from Mekka pan-Islamic tendencies which can easily
develop into fanaticism. Those who have been a little longer in Mekka
have in part developed into esteemed Qur’an teachers, in part into warm
members of tarīqah which does much more to introduce Islamic ideals
of that kind into the Archipelago than the movement of the pilgrims
masses, for with these one can angle only in cloud waters, whereas theothers exercise a slow but steady influence upon the prevailing sentiments.
These, much more important influence, are only indirect consequences of
the Hajj but nevertheless, consequences, and it is perhaps to be regretted
that in past time, and in regions which had not hitherto sent out pilgrims,
one did nothing to direct the stream into other channels.
Nessun lettore di quanto sopra può accettare l’opinione di molti funzionari che vedono in tutti gli Hajjis fanatici nemici del Governo; … Per il momento si trova ancora tra questi Hajjis sparsi per la campagna, materiale infiammabile da non sottovalutare; che può prendere fuoco se qualche imprudente produce una scintilla. Questa infiammabilità è dovuta al fatto che gli interessi degli Hajji sono solitamente contrari a quelli del Governo, mentre molti hanno portato da Mekka tendenze pan-islamiche che possono facilmente svilupparsi in fanaticismo. Coloro che sono rimasti un po’ più a lungo a Mekka si sono in parte sviluppati in stimati insegnanti del Corano, in parte in ferventi membri della tarīqah, che fa molto di più per introdurre ideali islamici di quel tipo nell’arcipelago rispetto al movimento delle masse di pellegrini, poiché con questi si può solo pescare in acque torbide, mentre gli altri esercitano un’influenza lenta ma costante sui sentimenti prevalenti.Questi, molto più importanti, influssi sono solo conseguenze indirette dell’Hajj, ma pur sempre conseguenze, e forse è da rammaricarsi che in passato, e in regioni che non avevano ancora inviato pellegrini, non si sia fatto nulla per indirizzare il flusso verso altri canali.
(Snouck Hurgorje, Mekka, p. 290, tradotto e riportato da Burhanudin, J. (2014). The Dutch Colonial Policy on Islam. Reading the Intellectual Journey of Snouck Hurgronje. Al-Jāmi‘ah: Journal of Islamic Studies, 52(1), pp. 32-33).
Secondo Snouck Hurgronje, dunque, i pellegrini non erano da considerare automaticamente dei fanatici, ma essi potevano essere esposti a dottrine e idee pericolose per il governo olandese, in quanto antitetiche agi interessi coloniali. La sua richiesta, dunque, è di monitorare il flusso dei pellegrini, per assicurarsi che essi non sviluppino tendenze politiche ribelli all’amministrazione coloniale.
Da questo punto di vista, si osserva che In effetti, Snouck Hurgronje è stato il primo studioso a criticare apertamente la politica olandese del hajj; secondo lui, il titolo di hadji e l’abito quasi-arabo non meritavano una riorganizzazione ufficiale come quella promulgata dal decreto del 1895. Tra le misure previste, rientrava il sistema di permessi e autorizzazioni da ottenere per compiere il pellegrinaggio, ed un monitoraggio preciso dei movimenti dei pellegrini. Allo stesso modo, egi riteneva che qualsiasi restrizione sul pellegrinaggio rituale avrebbe comportato ripercussioni negative.
Le opinioni di Snouck Hurgronje sul hajj rappresentano un modo per conciliare maggiormente il colonialismo olandese e l’Islam nelle Indie Olandesi; sulla scorta della sua ampia conoscenza dell’Islam e della cultura islamica, egli ha posto le basi per migliorare le relazioni tra le autorità olandesi e i musulmani della colonia tropicale. Per questa ragione, egli si concentrò sui leaders locali, che potevano influenzare la percezione della popolazione indigena, e guidarla verso un modello di coesistenza pacifica, e non di ostilità.
Conclusioni
Il Pan-Islamismo, ovvero l’idea di riunire i musulmani sotto una sola egida, a prescindere dalle loro posizioni particolari, ha avuto conseguenze precise per le Indie Orientali, in quanto tale ideologia è stata usata in chiave politica e anti-coloniale. In questo senso, il punto di vista di Snouck Hurgronje appare più liberale, nel suo rifiuto di considerare i pellegrini musulmani a La Mecca come potenziali nemici del governo coloniale.
Lo studioso olandese, al contrario, comprese che erano le idee a cui pellegrini e musulmani delle Indie Orientali erano esposti a La Mecca e nelle altre città del Medio Oriente a poter trasformare le persone in agenti anti-coloniali. Per questa ragione, egli critica apertamente il sistema di controlli e autorizzazioni disposto dal decreto del 1895, allo scopo di cercare modalità più concilianti tra l’Islam e gli interessi coloniali.
Letture Consigliate
- Burhanudin, J. (2014). The Dutch Colonial Policy on Islam. Reading the Intellectual Journey of Snouck Hurgronje. Al-Jāmi‘ah: Journal of Islamic Studies, 52(1), pp. 32-33.
- Yamaguchi, M. (2024). Reconciling Islam with Indonesian Nationalism: Acceptance of the Arab Middle Eastern Influence During the Dutch Colonial Period. Die Welt des Islams, 1(aop), 1-30.
- Rosidin, D. N., Amalia, M., Sa’dudin, I., & Safitri, E. (2022). Muslim Social Movements in Cirebon and the Emergence of National Resistance Movements Against the Dutch Colonial Government in the Early 20th Century Indonesia. Journal of Asian Social Science Research, 4(1), 63-86.