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Abstract

Nelle Indie Orientali Olandesi si sono sviluppati gruppi e movimenti, negli anni Venti del secolo scorso, che rivendicavano migliori condizioni economiche e lavorative; il governo coloniale ha reagito in senso repressivo, mediante leggi che criminalizzavano il dissenso e le proteste. Ciò nonostante, alcuni gruppi hanno continuato a lottare, talvolta usando metodologie terroristiche contro gli amministratori coloniali.


Introduzione – Cause del Nazionalismo Indonesiano

La radicalizzazione e la crescita del sentimento nazionalista, in Indonesia, sono fenomeni la cui accelerazione si deve al peggioramento delle condizioni economiche della popolazione locale in seguito alla Prima Guerra Mondiale. In tale contesto, si nota un aumento dell’inflazione, a cui si aggiunge il problema dell’affitto dei terreni agricoli, affittati a prezzi molto bassi, ma sfruttati per coltivazioni intensive come la canna da zucchero. Il salario corrisposto ai lavoratori, poi, era insufficiente per fare fronte alle necessità di base, mentre il costo della vita tendeva ad aumentare; si creano, in questo modo, condizioni di vita ancora più difficili da sostenere per la popolazione locale. Non sorprende, dunque, che proprio in questo periodo vengono fondati i primi sindacati a Giava, allo scopo di chiedere un aumento dei salari.

Tale situazione ha creato le condizioni per la crescita e diffusione del sentimento nazionalista, le cui richieste iniziali si limitavano ad un miglioramento del salario e delle variabili economiche per la popolazione indigena. Successivamente, le richieste hanno riguardato una progressiva autonomia e indipendenza rispetto agli amministratori coloniali; per questo motivo, sono sorte organizzazioni dal più ampio respiro sociale, e religioso, come Muhammadiyah, Nadlatul Ulama e Sarekat Islam, che condividevano le idee nazionaliste.

In generale, tali organizzazioni, nate nelle Indie Orientali Olandesi, possono essere distinte in base alla posizione assunta nei confronti del governo coloniale; alcune di esse si opponevano esplicitamente agli amministratori coloniali, altre invece scelsero di cooperare con essi, mentre altre ancora rimasero su posizioni neutrali.


Una situazione insostenibile

Si comprende, dunque, che le autorità coloniali avevano il difficile compito di gestire il dissenso che si era creato nella popolazione indigena; il governo coloniale, in altre parole, doveva cercare di evitare che i gruppi dissenzienti si radicalizzassero e potessero rappresentare un serio problema per le autorità.

Del resto, già nel 1922 la prestigiosa rivista olandese De Gids rifletteva sull’autonomia delle Indie, anche se non certamente su una possibile indipendenza, rivelando una capacità di auto-critica e auto-analisi, contrariamente a quanto si potrebbe pensare. Nell’articolo, Autonomie voor Indië, Autonomia per le Indie, si afferma,

Gij beseft wel dat er in uw oppermacht over Indië een dreigend gevaar is. Een voogd, die van de zaken van zijn pupil niet afweet; – het is iets, dat met de eischen eener goede voogdijschap spot. Indië was minderjarige wees en behoefde een voogd; – maar hoe als de minderjarigheid ten einde spoedt, en de voogd een veelhoofdig monster geworden is, niet in staat, van zijne voogdij rekenschap af te leggen?

Voi siete consapevoli che nella vostra supremazia sull’India c’è un pericolo imminente. Un tutore che non conosce le questioni del suo pupillo; – è qualcosa che deride le esigenze di una buona tutela. L’India era un orfano minorenne e aveva bisogno di un tutore; – ma cosa succede quando la minorità sta per finire, e il tutore è diventato un mostro a molte teste, incapace di rendere conto della sua tutela?

De Gids, Autonomie voor Indië, (Autonomia per l’India), n. 86, 1922, p. 266

Esisteva, dunque la consapevolezza, almeno in una parte della società olandese, del pericolo rappresentato dalla sostanziale incuria della madrepatria per la colonia tropicale, sfruttata e lasciata all’arbitrio delle autorità coloniali.

Lavoratori indigeni costruiscono una strada a Flores, 1920 ca.

In realtà, questo genere di sistemi viene spesso accettato dagli stessi colonizzati, fino a quando le condizioni di vita diventano inacettabili e nasce la consapevolezza delle necessità di un cambiamento radicale. Evidentemente, questa affermazione, secondo cui gli interessi della popolazione locale venivano considerati, rimane un lontano ricordo;

si presta volentieri ascolto ai reclami e alle lamentele e, dove possibile, si cerca di soddisfarli, che si fa giustizia quando emerge un’ingiustizia, che in tutto si tiene conto degli interessi e dei bisogni della popolazione indigena, e che la prosperità aumenta

Koloniaal Verslag, Mededeelingen van staatkundigenen algemcenen aard. (Comunicazioni di natura politica), Java en Madoea (Giava e Madura), 1874, p.3

Anche nell’eventualità che il Rapporto Coloniale del 1874 fosse stato veritiero, sembra interessante notare che la crisi economica del 1882-1885 ha fatto emergere le difficoltà e le contraddizioni del modello coloniale olandese. Dopo la Prima Guerra Mondiale, la situazione era diventata insostenibile e si avvertiva la necessità di cambiamenti rapidi e sostanziali.


L’Opposizione al Governo Coloniale

Come accennato in precedenza, alcune organizzazioni native si opposero frontalmente al governo coloniale, accusato di aver causato perdite umane ed economiche ingenti per la popolazione e l’economia indigena. In effetti, il sistema elaborato dagli amministratori coloniali prevedeva diversi elementi come

  • Il permanere di una sostanziale discriminazione razziale tra l’élite dei colonizzatori e la stragrande maggioranza dei colonizzati
  • Le barriere educative (nonostante i miglioramenti apportati dalla politica etica),
  • I salari eccessivamente bassi per i lavoratori indigeni (sia nelle fabbriche che nelle piantagioni)
  • L’agricoltura intensiva per beni destinati ad essere esportati
  • Una forte limitazione dei diritti politici.

Non sorprende, dunque, che questo sistema diventa insostenibile dopo la Grande Guerra, e porta alla creazione di movimenti e organizzazioni con cui si cercava di migliorare le condizioni dei nativi; tra di essi, si segnalano

  • Nederlandsch-Indisch Onderwijzers Genootschap (1894.: Associazione degli insegnanti delle Indie Orientali Olandesi.
  • Staatsspoor Bond (1905). Sindacato per i lavoratori delle ferrovie statali.
  • Suikerbond (1907) e Cultuurbond (1907). Sindacati legati alle piantagioni di zucchero e altre coltivazioni.
  • Perkoempoelan Boemipoetra Pabean (1911). Unione doganale per i Boemipoetra (indigeni).
  • Perserikatan Goeroe Hindia Belanda (1912). Alleanza degli insegnanti delle Indie Olandesi.
  • Persatoean Goeroe Bantoe (1912). Unione degli insegnanti assistenti.
  • Pandhuisbond (1913.: Sindacato legato ai dipendenti della bottega di pegni.

Le problematiche sociali, dunque, si manifestano in seguito alla depressione economica, a cui si aggiunge una sostanziale assenza di garanzie sociali per i lavoratori; queste organizzazioni, tuttavia, non sono riuscite ad ottenere quanto sperato. Il fallimento di questi progetti, in realtà, sembra essere stato determinato da un lavoro sporadico e non sistematico di queste organizzazioni, che non sono riuscite a consolidarsi e diventare una minaccia per il governo coloniale.

Il fallimento di questi esperimenti, tuttavia, non deve far ritenere che tali organizzazioni siano state inutili, in quanto esse hanno ispirato altri movimenti e realtà nazionalistiche che in seguito si sono rivelate fondamentali per la futura indipendenza del Paese asiatico.


Leggi a Presidio del Governo Coloniale

Nelle Indie Orientali Olandesi vigeva una normativa che intendeva preservare il decoro e la legittimità dell’amministrazione coloniale; si nota, a tale proposito, la presenza di disposizioni sulla stampa, contenute nel Reglement op de Drukwerken in Nederlandsch-Indie (Regolamento della stampa nelle indie olandesi), risalente al 1856. A partire da questo momento, si susseguono una serie di leggi con cui le autorità possono censurare, anche preventivamente, quanto stampato nelle Indie Orientali; le regole, in effetti, prevedevano l’approvazione dei funzionari governativi.

Nel 1914, il governo pubblicò nel Staatsblad van Nederlandsch Indie (Gazzetta Ufficiale delle Indie Orientali Olandesi) due disposizioni che proibivano e sanzionavano le crescenti critiche contro l’amministrazione coloniale olandese. In questo modo, viene modificato il Codice Penale (Strafwetboek), mediante gli articoli 66a e 66b; secondo il primo articolo,

Artikel 66a: Hij die door woorden of door teekens of vertooningen of op andere wijze
gevoelens van vijanschap, haat of minachting tegen de regeering van Nederland of
van Nederlandsch-Indie opwekt of bevordert, wordt gestraft met dwangarbeid in de
ketting van vijf tot tiet jaren.

Articolo 66a: Colui che mediante parole o segni o manifestazioni o in altro modo mostra, provoca o promuove sentimenti di ostilità, odio o disprezzo nei confronti del governo dei Paesi Bassi o delle Indie sarà punito con lavori forzati in catena (per un perido compreso tra) cinque e dieci anni.

L’articolo successivo, il 66b, poi, sanziona

Artikel 66b: hij die door woorden of door teekens of vertooningen of op andere wijze gevoelens van vijanschap, haat of minachting tusschen verschillende groepen van Nederlandsch onderdanen of van ingezetenen van Nederlandsch-Indie opwekt of bevordert, wordt gestraft met dwangarbeid buiten de ketting van ten hoogste vijf jaren.

Articolo 66b: Chi con parole o segni o manifestazioni o in qualsiasi altro modo (esprime, provoca o promuove) sentimenti di inimicizia, odio o disprezzo tra gruppi diversi di sudditi olandesi o residenti olandesi delle Indie Orientali Olandesi sarà punito con i lavori forzati fuori dalla catena per un massimo di cinque anni. Anche il tentativo di commettere questo reato è punibile.

L’articolo 66a del Codice Penale Olandese, dunque, sanzionava coloro che, risiedendo nella Indie Orientali Olandesi, insultavano e facevano propaganda verso il governo usando immagini e parole (letteratura, articoli/pubblicazioni, discorsi), imprigionadoli e costringendoli ai lavori forzati per 5-10 anni, in funzione della gravità dell’offesa commessa. L’articolo 66b è stato concepito, invece, per rafforzare una sezione dell’articolo 66a, ovvero per minimizzare e contenere le azioni di coloro che hanno pronunciato discorsi d’odio, fatto insulti, agitazioni, oppure propaganda e azioni offensive contro cittadini o abitanti olandesi delle Indie Orientali Olandesi, non solo usando immagini o parole ma anche attraverso segni. Coloro che hanno tenuto queste condotte erano puniti con lavori forzati per almeno 5 anni, ma senza catena.

Una pari importanza, poi, deve essere riconosciuta agli articoli 63a e 63b del Codice Penale Olandese,

Artikel 63a: Hij die door woorden of door teekens of vertooningen of op andere wijze
gevoelens van vijanschap, haat of minachting tegen de reegering van Nederland of
van Nederlandsch-Indie opwekt of bevordert, wordt gestraft met tuchthuisstraf van vijf
tot tien jaren.

Articolo 63a: Colui che mediante parole o segni o manifestazioni o in altro modo provoca o promuove sentimenti di ostilità, odio o disprezzo nei confronti del governo dei Paesi Bassi o delle Indie Olandesi, è punito con una pena di detenzione compresa tra cinque e dieci anni.

Il successivo articolo, il 63b, poi, dispone che

Artikel 63b: Hij die door woorden of door teekens of vertooningen of op andere wijze gevoelens van vijanschap, haat of minachting minachting tusschen verschillende groepen van Nederlansche onderdanen of van ingezetenen van Nederlandsch-Indie opwekt of bevordert, wordt gestraft met gevangenisstraf van zes dagen tot tien jaren.

Articolo 63b: Colui che attraverso parole o segni o manifestazioni o in altro modo provoca o promuove sentimenti di ostilità, odio o disprezzo disprezzo tra diversi gruppi di sudditi olandesi o di residenti delle Indie Orientali Olandesi, è punito con una pena detentiva da sei giorni a dieci anni. Anche il tentativo di commettere questo reato è punibile.

La riforma del Strafwetboek del 1914, dunque, cercava di reprimere e persino di censurare preventivamente qualunque tipo di critica considerata offensiva dal governo coloniale; nel breve periodo, questa legislazione sembra efficace, e il fallimento dei sindacati che sorgono in questo periodo potrebbe dipendere proprio da questa stretta decisa dal governo. Nel lungo periodo, tuttavia, questo approccio da parte del governo e delle autorità coloniali ha alimentato ulteriormente il sentimento e la coscienza nazionalista, favorita anche dalle critiche interne, sia in Olanda che tra i funzionari coloniali.


Repressione delle Proteste

Gli scioperi e le proteste di questo periodo (1921-1923) miravano a riprendere il conrtrollo e mitigare gli effetti della crisi economica per la popolazione indigena, modificando le politiche coloniali che avevando determinato tale situazione. Il Governatore Generale Dirk Fock reagì alle ondate di proteste con una dura repressione, che portò anche ad un licenziamento di massa dei lavoratori che avevano preso parte ai disordini; sembra interessante notare, a tale proposito, che il dissenso non venne espresso solamente con azioni concrete, ma anche mediante la stampa.

Per questa ragione, nel maggio del 1923 il Governo emanò l‘articolo 161bis del Codice Penale, concepito per limitare e circoscrivere lo spazio di azione dei movimenti dissidenti rispetto alla possibilità di fornire opinioni, criticare e protestare contro le decisioni del governo e delle autorità coloniali.

Butir 1: Barang siapa menyiarkan, mempertunjukkan atau menempelkan di muka
umum tulisan yang menghasut supaya melakukan perbuatan pidana, menentang pen-
guasa umum dengan kekerasan, atau menentang sesuatu hal lain seperti tersebut
dalam pasal di atas, dengan maksud supaya isi yang menghasut diketahui atau lebih
diketahui oleh umum, diancam dengan pidana penjara paling lama empat tahun atau
pidana denda paling banyak empat ribu lima ratus rupiah.

Comma 1. Art. 1: Chiunque diffonda, mostri o affigga sul viso scritti di carattere generale che incitino ad atti criminali, si oppongano al potere con la forza, o contro qualcos’altro di simile a quello
nell’articolo di cui sopra, con l’intenzione di rendere noto o più noto al pubblico il contenuto infiammatorio, rischia la reclusione fino a quattro anni o una multa massima di quattromilacinquecento rupie.

Si cercava, dunque, di preservare in qualunque modo la stabilità del governo coloniale, prevenendo e censurando i possibili atti che potevano essere usati a questo scopo.

Le notizie pubblicate dal giornale Sinar-Hindia, del 31 maggio 1923, affermavano che c’erano prominenti figure appartenenti al sindacato dei ferrovieri e tramvieri (VSTP), come Semaoen, Soemantri, Soendoro, Abdoelrachman, Soedibio, H. Abdoeladjis, Wirosoetikno e Ngadino, che erano state arrestate a causa del loro coinvolgimento in scioperi di massa a Semarang, e sanzionati in base all’articolo 161bis il 14 maggio 1923.

L’articolo 161bis non è sempre servito da deterrente, e, in effetti, in alcune occasioni la repressione governativa ha spinto alcuni gruppi a compiere azioni che potremmo definire terroristiche; un esempio di questa tendenza è costituito dall’incidente del 20 giugno 1923, è avvenuta un’esplosione lungo il percorso ferroviario Purwosari-Wonogiri e nello stesso mese è avvenuta un’altra esplosione, presso a Madiun e Semarang. Durante la celebrazione di Sekaten (14-23 ottobre 1923), poi, qualcuno ha lanciato una bomba sul municipio di Surakarta.


Conclusioni

I movimenti e i gruppi nazionalisti indonesiani si sono sviluppati negli anni Venti del secolo scorso, in parte come risposta alle peggiorate condizioni economiche dopo la Prima Guerra Mondiale; in questo periodo sono sorti diversi sindacati e associazioni professionali che chiedevano agli amministratori coloniali un miglioramento delle condizioni economiche e lavorative.

Il governo ha reagito con una serie di leggi che reprimevano e sanzionavano, anche preventivamente, le critiche e le osservazioni considerate offensive per il governo coloniale; una parte del risentimento della popolazione indigena si è poi riversata nella stampa. La stretta repressiva del governo non è però riuscita a scoraggiare la dissidenza, che si è espressa anche con azioni e attentati terroristici nei confronti delle autorità delle Indie Orientali Olandesi.


Letture Consigliate

  • Sulton, A., Aini, A. F., Kurniawan, R., & Lionardo, A. (2022). Minimizing Radicalization in Dutch East Indies. KnE Life Sciences, 229-242.
  • Henley, D. E. (2021). Nationalism and regionalism in a colonial context (Vol. 168). Brill.
  • Perdana, Y., Sumargono, S., Pratama, R. A., & Lestari, N. I. (2022). The Gait of Islamic Unions in the Political Stage of the National Movement. Riwayat: Educational Journal of History and Humanities5(2), 269-275.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

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