Ahok
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Abstract

Basuki Tjahaja Purnama, noto come Ahok, è un politico indonesiano nato il 29 giugno 1966 nell’isola di Belitung. Proveniente da un contesto familiare di etnia cinese e cristiana, la sua identità culturale e religiosa ha influenzato profondamente la sua carriera politica. La sua notorietà cresce nel 2012 con la nomina a vice governatore di Giacarta, e nel 2014 diventa governatore, il primo non musulmano in oltre cinquant’anni. La sua amministrazione, caratterizzata da un approccio pragmatista, mira a migliorare le infrastrutture e i servizi pubblici, guadagnandosi così la popolarità tra i cittadini. Tuttavia, il suo successo è ostacolato da crescenti tensioni religiose e sociali, culminate nelle accuse e nella condanna per blasfemia, in seguito a massicce manifestazioni di massa contro di lui, guidate da gruppi islamici radicali, che hanno messo in luce le complessità e le sfide dell’islam politico in Indonesia. La sua vicenda rappresenta un riflesso delle tensioni tra liberalismo, conservatorismo e identità religiosa, segnando un’importante fase di trasformazione sociale e politica nel più grande Paese a maggioranza musulmana del mondo.


Introduzione

La vicenda di Basuki Tjahaja Purnama, noto anche con il soprannome di ‘Ahok’, rappresenta un caso emblematico che offre uno spaccato decisamente interessante delle dinamiche intricate e sfaccettate della politica indonesiana. Questo episodio ha fatto emergere non solamente la complessità delle relazioni di potere all’interno del più grande Paese a maggioranza musulmana del mondo, ma anche l’interazione profonda e spesso conflittuale tra religione e politica. Ahok ha ricoperto il ruolo di governatore di Giacarta dal 2014 fino al 2017, periodo in cui ha affrontato una serie di accese polemiche e controversie che ne hanno minato la figura pubblica.

Il punto culminante di questa controversia è arrivato con la sua condanna per blasfemia, un evento che ha scatenato forti reazioni sia a livello locale che internazionale. Durante il suo mandato, Ahok, di etnia cinese e di religione cristiana, si è trovato a dover fronteggiare un’opposizione politica che ha sfruttato le sue particolarità religiose e culturali per mobilitare l’opinione pubblica contro di lui. Gli avversari politici di Ahok hanno saputo utilizzare l’islam politico come strumento strategico, facendo leva su sentimenti di identità religiosa e nazionalista per delegittimare la sua figura.

Questo saggio si propone di esplorare la vita politica di Ahok, analizzando la percezione delle sue politiche innovative e del suo approccio pragmatico alla governance, in un contesto dominato da una forte identità islamica. Inoltre, verranno esaminati i meccanismi attraverso i quali i suoi oppositori hanno saputo orchestrare una campagna contro di lui, evidenziando il ruolo determinante che la religione ha giocato in questa battaglia politica. Infine, si discuteranno le implicazioni di questa vicenda per il panorama politico indonesiano, considerandone l’influenza sul dibattito attuale riguardo alla tolleranza religiosa, alla diversità culturale ed al potere politico in un Paese che si trova ad un crocevia fondamentale tra la tradizione e la modernità. La storia di Ahok rappresenta dunque non solo un episodio individuale, ma anche e soprattutto un tentativo di comprendere le sfide e le opportunità che caratterizzano la politica indonesiana contemporanea.


Vita e Carriera di Basuki Tjahaja Purnama

Basuki Tjahaja Purnama, comunemente noto con il soprannome Ahok, è nato il 29 giugno 1966 a Belitung, un’isola situata in Indonesia. La sua origine familiare è innegabilmente influente nella formazione della sua identità: Ahok, in effetti, proviene da una famiglia di etnia cinese e pratica il cristianesimo, e tale identità lo ha portato a confrontarsi con le complesse sfide legate alla sua particolarità culturale e religiosa. Si tratta di caratteristiche particolarmente significative in un Paese come l’Indonesia, dove la maggior parte della popolazione è musulmana e le dinamiche religiose e culturali possono spesso creare tensioni.

La carriera politica di Ahok ha avuto inizio nel 2003, quando si è unito al Partai Perhimpunan Indonesia Baru (PPIB) e si è candidato come membro del DPRD (Parlamento Locale) di Belitung Timur nel 2004. Nel 2005, poi, è stato eletto Bupati, ovvero reggente di Belitung Timur. Questo primo passo nella sua vita politica segnò l’inizio di un percorso che lo avrebbe portato a diventare una figura di spicco nel panorama politico indonesiano. Nel 2012, Ahok è salito alla ribalta nazionale quando è stato nominato vice governatore di Giacarta, affiancando il governatore Joko Widodo. Questa nomina ha rappresentato un’importante opportunità per Ahok di dimostrare le sue capacità di leadership e di gestione, che si sarebbero rivelate essenziali nei successivi ruoli di responsabilità da lui ricoperti.

Dopo le dimissioni di Joko Widodo, divenuto presidente, nel 2014 Ahok ha assunto il ruolo di governatore di Giacarta. Tale nomina può essere considerata storica, in quanto Ahok è diventato il primo governatore non musulmano della capitale indonesiana in oltre cinquant’anni. La sua ascesa al potere è stata vista come un segnale di progresso ed inclusione in un contesto politico tradizionalmente dominato da leader musulmani.

La governance di Ahok è stata contraddistinta da un approccio pragmatico e tecnocratico. Ha concentrato i suoi sforzi sul miglioramento delle infrastrutture e dei servizi pubblici, cercando di affrontare problemi cronici come il traffico, la mancanza di acqua potabile e l’inefficienza dei servizi municipali. Le sue iniziative ambiziose e la sua determinazione nel portare avanti riforme significative hanno comportato un aumento della sua popolarità tra molti cittadini di Giacarta.

Tuttavia, nonostante i suoi successi, la crescente popolarità di Ahok ha innescato l’ira di alcuni gruppi islamisti, che lo hanno percepito come una minaccia non solo per i valori religiosi che rappresentano, ma anche per l’identità culturale indonesiana più ampia. La sua etnia cinese e la sua fede cristiana hanno alimentato polemiche e controversie, contribuendo ad una crescente polarizzazione nella società indonesiana. Questa tensione ha portato a manifestazioni di massa contro di lui ed a sfide legali, culminate in un processo che ha attirato l’attenzione internazionale e che ha avuto un impatto significativo tanto sulla sua carriera quanto sulla percezione della diversità religiosa e culturale in Indonesia.


L’Accusa di Blasfemia

La polemica più significativa che ha colpito Purnama è emersa in modo evidente durante la campagna elettorale del 2016 per il governatorato di Jakarta. In un discorso pubblico, l’allora governatore, noto per il suo approccio diretto e per le sue posizioni progressiste, fece riferimento ad un versetto del Corano per illustrare il suo punto di vista, implicando che i suoi avversari politici stavano sfruttando la religione come strumento per manipolare l’opinione pubblica contro di lui. Questa affermazione, nonostante fosse motivata da una volontà di denuncia, fu interpretata da molti come un atto di blasfemia, scatenando un’ondata di indignazione tra vari settori della società.

Di conseguenza, si verificò una serie di manifestazioni di massa contro di lui, guidate in gran parte da gruppi islamici radicali che si sentirono minacciati dalla sua visione moderna e laica della governance. Queste manifestazioni, che presero il nome di “1612” e “Aksi 212”, si trasformarono rapidamente in eventi politici di grande portata, caratterizzati da una mobilitazione senza precedenti da parte di gruppi conservatori musulmani, tra cui il Front Pembela Islam (FPI), un’organizzazione nota per le sue posizioni estremiste, violente ed intimidatorie, e considerata di matrice terroristica.

La reazione pubblica fu immediata e massiccia, e migliaia di persone parteciparono alle proteste, contribuendo a trasformare la vicenda in un vero e proprio movimento politico. Lo scopo di tali proteste non era solamente la condanna di Ahok per le sue affermazioni, ma anche di ampliare la loro influenza politica, utilizzando la religione come un potente strumento di mobilitazione. Attraverso questa serie di manifestazioni, i gruppi conservatori islamici hanno dimostrato la forza e la coesione dell’islam politico in Indonesia, il Paese con la più grande popolazione musulmana del mondo.

La situazione si fece sempre più tesa, intrecciando questioni di libertà di espressione, diritti religiosi e laicità, mentre il dibattito pubblico si amplificava. Ahok si ritrovò non solo a dover difendere le sue posizioni politiche, ma anche a fronteggiare un clima di crescente polarizzazione sociale, in cui la religione divenne un elemento centrale di contesa e divisione. Questa fase della sua carriera non solo influenzò il suo destino politico, portandolo fino a un processo e ad una controversa condanna per blasfemia, ma ebbe anche ripercussioni significative sulla scena politica indonesiana, evidenziando le tensioni esistenti tra liberalismo, conservatorismo e identità religiosa nel contesto di una nazione in rapido cambiamento.


L’Islam Politico in Indonesia

L’uso dell’islam politico in Indonesia ha radici profonde, oltre che una storia complessa che rispecchia l’evoluzione sociale e culturale del Paese. Sebbene l’Indonesia si presenti come una repubblica laica, in cui la separazione tra Stato e religione è teoricamente garantita, nel corso degli anni l’islam politico ha guadagnato un terreno significativo, specialmente dopo la caduta del regime di Suharto negli anni Novanta del secolo scorso. Questo periodo di transizione verso la democratizzazione ha aperto la strada a una pluralità di espressioni politiche, dando spazio ai partiti islamici, che hanno iniziato a farsi notare come attori influenti nel panorama politico nazionale.

Il processo di democratizzazione ha comportato il tentativo, da parte dei partiti islamici di ottenere rappresentanza elettorale, e, allo stesso tempo, di giocare un ruolo cruciale nel delineare l’identità nazionale e nell’influenzare l’etica pubblica del Paese. Questi attori politici, infatti, hanno cercato di integrare i principi islamici nelle politiche pubbliche, promuovendo leggi e normative che riflettono valori religiosi, sostenendo l’idea che l’islam possa fornire una guida morale e sociale per la società indonesiana.

In diverse occasioni, l’Islam politico ha fatto leva su sentimenti contro le minoranze e xenofobi per mobilitare il supporto popolare. Questa strategia si è rivelata efficace, poiché i gruppi islamici hanno saputo capitalizzare le frustrazioni socio-economiche e le percezioni di ingiustizia che hanno alimentato divisioni all’interno della società. In tale contesto, la vicenda di Basuki Tjahaja Purnama, noto anche come Ahok, ha messo in luce come la religione possa essere sfruttata come strumento di lotta politica. Ahok, un politico cristiano di discendenza cinese, è stato oggetto di pesanti critiche e attacchi da parte di gruppi islamici conservatori ed estrenisti, che hanno strumentalizzato l’odio e il risentimento contro i non musulmani per ottenere consenso ed incitare manifestazioni che hanno avuto ripercussioni significative sulla coesione sociale.


La legislazione anti-blasfemia in Indonesia

La legislazione anti-blasfemia in Indonesia è complessa e ha radici storiche profonde. In aggiunta a quanto osservato nel post precedente, si considerino i seguenti elementi:

  • Origini e Base Legale. La legge sulla blasfemia in Indonesia (Undang-undang Penistaan Agama) è stata introdotta nel 1965 durante la presidenza di Sukarno e implementata da Suharto. La legge vieta le interpretazioni devianti degli insegnamenti religiosi e permette al presidente di sciogliere qualsiasi organizzazione che pratichi tali insegnamenti.
  • Codice Penale. L’articolo 156(a) del Codice Penale indonesiano proibisce espressioni pubbliche di ostilità, odio o disprezzo contro le religioni, con l’intento di impedire ad altri di aderire a una religione. La pena per la violazione di questo articolo può arrivare fino a cinque anni di prigione.
  • Applicazione e Critiche. Sebbene la legge sia stata raramente utilizzata nei primi decenni dopo la sua introduzione, le condanne per blasfemia sono aumentate significativamente negli ultimi anni. La legge è stata criticata per essere utilizzata come strumento politico e per colpire minoranze religiose e dissidenti islamici.
  • Casi RecentiUn esempio recente è il caso di Roy Suryo, ex ministro della Gioventù e dello Sport, accusato di blasfemia per un post sui social media considerato offensivo per i buddisti. Questo caso, che si è concluso con la condanna di Suryo, ha evidenziato come la legge possa essere utilizzata per scopi politici e come strumento di repressione del dissenso.
  • Proposte di Riforma. L’amministrazione di Joko Widodo sta lavorando a un nuovo codice penale che prevede di mantenere la legge sulla blasfemia, con l’intenzione di espanderla per coprire anche le credenze oltre che le religioni.

Questa legislazione riflette le tensioni tra religione e politica in Indonesia e continua ad essere un argomento di dibattito e controversia.


Le Conseguenze della Condanna di Ahok

Nel maggio del 2017, l’ex governatore di Giacarta, Basuki Tjahaja Purnama, è stato condannato ad una pena detentiva di due anni per blasfemia. Questo verdetto ha colto di sorpresa un ampio segmento della popolazione, suscitando vive preoccupazioni riguardo alla libertà religiosa ed alla libertà di espressione all’interno del contesto indonesiano, noto per la sua diversità culturale e religiosa. La condanna di Ahok non rappresenta solo un caso giudiziario isolato, ma ha avuto ripercussioni significative e durature sul panorama politico del Paese.

In primo luogo, il caso ha messo in luce la vulnerabilità della posizione dei leaderS e dei politici non musulmani in Indonesia, Paese in cui l’islam politico sta guadagnando un’influenza crescente e pericolosa. La sentenza ha evidenziato come le tensioni religiose possano influenzare le dinamiche politiche, rendendo i rappresentanti delle minoranze religiose particolarmente suscettibili agli attacchi ed alla discriminazione. Questo ha generato un dibattito profondo sulle condizioni delle minoranze religiose nel Paese, oltre che sulla necessità di proteggere i loro diritti in un sistema politico che potrebbe essere o diventare ostile e discriminatorio.

In secondo luogo, la decisione di punire Ahok ha accelerato la polarizzazione della società indonesiana, enfatizzando le divisioni esistenti tra diverse comunità religiose. La sua condanna, effettivamente, non ha ‘solamente’ creato un clima di maggiore tensione, ma ha anche messo in evidenza il potenziale per conflitti interreligiosi, che potrebbero rischiare di destabilizzare ulteriormente la coesione sociale in un Paese già provato da significative tensioni tra le diversità etniche e religiose. In un contesto di crescente radicalizzazione, la vicenda di Ahok ha spinto molti analisti, studiosi e cittadini ad interrogarsi sulle conseguenze della politicizzazione della religione.

La condanna di Ahok ha messo in discussione la natura della giustizia in Indonesia, e, allo stesso tempo, essa ha anche aperto un dibattito cruciale su cosa significhi essere una nazione pluralista in un’epoca in cui le identità religiose diventano sempre più centrali nella vita pubblica. La reazione alla sentenza è stata complessa e variabile, provocando manifestazioni di sostegno per Ahok, ma anche una mobilitazione di gruppi estremisti e violenti che sfruttano la situazione per promuovere una narrazione ostile alle minoranze. Questo scenario ha dunque sottolineato la necessità di riflessioni più profonde sulla tolleranza religiosa e sulla costruzione di un futuro in cui tutte le fedi possano coesistere pacificamente.


Implicazioni per la Politica Indonesiana

La vicenda di Ahok, dunque, ha rappresentato un punto di svolta cruciale con molteplici implicazioni per la politica indonesiana contemporanea. Questo caso ha infatti messo in luce non solo le dinamiche interne del sistema politico del Paese, ma anche le tensioni sociali e culturali che ne caratterizzano il tessuto sociale.

La situazione di Ahok ha messo in evidenza il crescente potere dei gruppi islamisti, e la loro capacità di mobilitare le masse in risposta ad eventi percepiti come minacce alla loro identità e ai loro valori. La manifestazione di questi gruppi durante il processo di Ahok ha dimostrato la loro influenza non solo sul piano sociale, ma anche su quello politico, segnando un cambiamento nel panorama delle forze in gioco nella società indonesiana. Le azioni di questi gruppi hanno attirato l’attenzione sui temi della religione e dell’identità, ed hanno comportato una polarizzazione crescente delle opinioni pubbliche e delle dinamiche politiche.

Inoltre, questo caso ha sollevato interrogativi significativi sulla resilienza della democrazia indonesiana, con particolare attenzione alla protezione dei diritti delle minoranze e alla libertà di espressione. Le ripercussioni della condanna di Ahok hanno reso chiaro che, nonostante gli avanzamenti democratici, esistono ancora profondi squilibri e vulnerabilità nel sistema che possono essere sfruttati per mettere in discussione tali diritti fondamentali.

Ancora, la condanna di Ahok ha avuto ripercussioni dirette sul panorama elettorale indonesiano. Politici di sinistra e progressisti hanno iniziato a perdere terreno di fronte ad un’ala conservatrice ed estremista sempre più influente, che ha sfruttato le paure identitarie per costruire una strategia efficace per accrescere il proprio consenso. In tale ambito, si nota che il processo politico rischia di trasformarsi in un campo di battaglia per le identità religiose e culturali, perdendo di vista l’importanza di un dialogo costruttivo e dell’inclusione delle diverse voci e posizioni presenti nella società.

Tale evoluzione politica si potrebbe riflettere in un ritorno a dinamiche più autoritarie ed intolleranti, con la possibilità di marginalizzare ulteriormente le minoranze e di restringere lo spazio per il dissenso. La società indonesiana si trova, pertanto, di fronte ad un momento cruciale, in cui la capacità di affrontare queste sfide determinerà il futuro della sua democrazia e delle sue istituzioni. Il caso di Ahok è dunque emblematico di un periodo di transizione in cui l’identità, la religione e la politica si intrecciano in modi complessi, e richiedono una profonda riflessione sulla direzione che il Paese intende intraprendere.


Conclusioni

La vicenda di Basuki Tjahaja Purnama, noto anche con il soprannome Ahok, rappresenta un punto di svolta significativo nella storia politica dell’Indonesia e segna un momento cruciale nella comprensione delle dinamiche sociopolitiche del Paese. La sua esperienza da governatore di Giacarta, nonché le controversie legate alla sua condanna per blasfemia, sono emblematiche delle complesse interazioni tra identità religiosa, mobilitazione politica e diritti delle minoranze che caratterizzano il panorama politico indonesiano.

Il caso di Ahok mette in evidenza come l’uso strategico dell’islam politico da parte dei suoi oppositori possa influenzare profondamente il corso della politica nazionale. Questa strumentalizzazione della religione ha rivelato le vulnerabilità di una democrazia che, in diverse occasioni ha faticato a trovare un equilibrio tra le esigenze della maggioranza musulmana ed i diritti delle minoranze religiose e etniche. Il tumultuoso contesto politico in cui emergono tali dinamiche pone interrogativi fondamentali sul funzionamento della democrazia in un paese così diversificato.

La vicenda di Ahok, infatti, offre uno spunto di riflessione profondo sulle sfide che l’Indonesia si trova ad affrontare e sulla necessità di promuovere una cultura di tolleranza e inclusione. In una nazione in cui la diversità etnica, culturale e religiosa è una realtà quotidiana ed innegabile, , l’importanza della coesione sociale diventa ancora più cruciale. La sua vicenda non è solo un caso isolato, ma una rappresentazione simbolica di un arduo viaggio verso una democrazia più matura e rispettosa dei diritti di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa o culturale.

Mentre l’Indonesia continua a navigare in un mare di sfide politiche, sociali ed economiche, è essenziale che la lezione offerta dalla vicenda di Basuki Tjahaja Purnama non venga dimenticata. Solamente attraverso un impegno costante per il dialogo interreligioso e la protezione dei diritti delle minoranze, l’Indonesia potrà aspirare a un futuro politico più giusto e equilibrato per tutti i suoi cittadini.


Letture Consigliate

  • Indrayanti, K. W., & Saraswati, A. A. A. N. (2022). Criminalizing and penalizing blasphemy: the need to adopt a human rights approach in the reform of Indonesia’s blasphemy law. Cogent Social Sciences8(1), 2104704.
  • Peterson, D. (2020). Islam, Blasphemy, and Human Rights in Indonesia: The Trial of Ahok. Routledge.
  • Nuryanti, S. (2021). Populism in Indonesia: Learning from the 212 movement in response to the blasphemy case against Ahok in Jakarta. Populism in Asian democracies.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

Un pensiero su “Basuki Tjahaja Purnama (Ahok) – ingiustizia e populismo religioso”

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