Abstract
Il ritratto della Mecca consegnatoci da Snouck Hurgronje in Mekka rivela un punto di vista particolare, che dipende dalla metodologia adottata dal suo autore, convertitosi all’Islam per poter accedere alla città santa dell’Islam senza problemi. La raccolta di dati da questo centro religioso, effettivamente, sarebbe stata preclusa ad un cristiano, che si sarebbe dovuto limitare al materiale già raccolto da altre persone; invece, l’osservazione diretta della vita meccana ha permesso a Hurgronje di restituire un’opera molto interessante.
Introduzione – Un Punto di Vista Particolare
Nell’ottobre del 1888, all’età di 31 anni, Christiaan Snouck Hurgronje era decisamente felice del giudizio di Theodor Nöldeke sulla sua opera, ‘Mekka’, definita un lavoro accurato, completo e affidabile sulla popolazione orientale. La fine del XIX secolo, del resto, testimonia anche la formazione degli studi accademici sull’Islam, un ambito di ricerca che viene riconosciuto come solido e rispettabile; da questo punto di vista, nel lavoro di Hurgronje si ritrovano diversi elementi moderni ed attuali, come l’approccio storico-critico alla religione.
A partire dalla sua pubblicazione in due volumi, nel 1888-89, i lettori di questa monografia sono stati favorevolmente colpiti dai risultati del relativamente breve periodo di ricerca di Christiaan Snouck Hurgronje nella Città Santa dell’Islam. Degno di particolare attenzione, in realtà, è il secondo volume, che ritrae la vita quotidiana a La Mecca negli anni Ottanta del XIX secolo, e che incorona Hurgronje come studioso eccezionale e un uomo dal coraggio non comune. Lo studioso olandese, del resto, ha offerto una descrizione di La Mecca che si inserisce in una lunga tradizione di viaggiatori in Arabia; per questa ragione, si ritrovano tematiche come la minaccia percepita della penisola arabica, che in questa epoca storica era ancora praticamente sconosciuta. In aggiunta, si consideri che il divieto formale (che sussiste ancora oggi) per qualsiasi non musulmano di entrare nella città santa hanno reso la descrizione dettagliata della vita quotidiana un aspetto inatteso ed eccezionale.
Il carattere accademico dell’opera, del resto, risulta evidente dalla prefazione, in cui Hurgronje ricorda che,
Die Bearbeitung der Ergebnisse meines einjährigen Aufenthalts in Djiddah und Mekka (1884—5) hat vorzüglich aus zwei Gründen eine unerwünschte Verzögerung erlitten. Meine plötzliche Austreibung aus dem heiligen Gebiet verhinderte mich daran, die unter verhältnissmässig günstigen Umständen angefangene Erforschung ruhig abzuschliessen und das gesammelte Material gleich unversehrt mitzuführen. Zweitens erschien es mir immer mehr als nothwendig, den Skizzen aus dem heutigen Leben der Mekkaner, welche der zweite Band dieses Werkes bringen wird, eine zusam menfassende Darstellung der Geschichte der heiligen Stadt voraus zuschicken ; eine derartige Arbeit erfordert aber, wenn sie nicht gar zu oberflächlich sein will, viel Zeit.
L’elaborazione dei risultati del mio soggiorno di un anno a Gedda e La Mecca (1884-5) ha subito un ritardo indesiderato principalmente per due motivi. La mia improvvisa espulsione dal territorio sacro mi ha impedito di concludere tranquillamente l’indagine iniziata in condizioni relativamente favorevoli e di portare via intatto il materiale raccolto. In secondo luogo, mi è sembrato sempre più necessario precedere gli schizzi della vita attuale dei Meccani, che saranno pubblicati nel secondo volume di quest’opera, con una sintesi della storia della città sacra; un lavoro di questo tipo richiede però, se non si vuole che sia troppo superficiale, molto tempo.
(Snouck Hurgronje, Mekka, Vol I, Die stadt und ihre herren, (La città e i suoi signori), Martinus Nijhoff, 1888, p. 3)
Un’opera dunque che intende essere accademica, puntuale, secondo i canoni dell’epoca, ma che, allo stesso tempo, cerca di indirizzarsi ad un pubblico più ampio rispetto al mondo accademico strictu sensu. Per questa ragione, Hurgronje ha organizzato il suo materiale sotto forma di tour immaginari attraverso lo spazio pubblico e privato, e in diversi mesi dell’anno islamico. Il lettore di quest’opera monumentale ha dunque l’occasione di incontrare persone reali, come commercianti e studiosi, non solamente arabi, ma anche indonesiani e ottomani. Le descrizioni proposte sono volutamente personali, vivide e con occasionali commenti poco politicamente corretti, su questioni che suggerivano una conoscenza piuttosto intima e diretta della realtà meccana della fine del XIX secolo.
I Viaggi a Gedda e Mecca
Il successo della sua opera si deve alla profonda conoscenza non solamente teorica del mondo islamico, ma anche pratica, che Snouck Hurgronje ha maturato durante i viaggi intrapresi a Gedda e La Mecca; evidentemente, la vita nelle librerie e nelle aule universitarie non era abbastanza soddisfacente per il giovane dottore, laureatosi nel 1880 con la tesi dottorale dal titolo ‘Het Mekkaansche Feest’, ‘La Festa Meccana’, sul pellegrinaggio rituale nella città santa dell’Islam. Per questa ragione, egli cercò di viaggiare in Arabia, ma inizialmente il Ministero delle Colonie non era propenso a finanziarie una missione accademica. Per questa ragione, egli venne patrocinato dal (Koninklijk Instituut voor Taal-, Land- en Volkenkunde van Nederlandsch-Indië (Istituto Reale per le Lingue, Geografia e Etnologia delle Indie Orientali Olandesi).
Lo scopo ufficiale del viaggio era quello di ottenere una migliore comprensione delle attività dei pellegrini dell’arcipelago indonesiano, che all’epoca erano soggetti coloniali olandesi, che visitavano e talvolta risiedevano anche per diversi anni a La Mecca. Snouck Hurgronje non era quindi in missione di spionaggio per conto del governo olandese, ma si dedicava a un’indagine accademica, che tuttavia poteva produrre conoscenze utili sia per il governo coloniale che per quello della madrepatria. Il rapporto con le autorità governative olandesi, nondimeno, fu segnato da evidenti tensioni, e Hurgronje evitò di interagire direttamente con esse. In questo modo, egli mantenne una posizione di sostanziale indipendenza rispetto al governo olandese, e questo approccio gli permise una maggiore obiettività delle sue analisi e studi, che furono di grande interesse per la colonia tropicale, oltre che per i Paesi Bassi.
Dopo alcuni mesi trascorsi a Gedda, Snouck Hurgronje si mostrò favorevole all’idea di continuare il suo lavoro sul campo a La Mecca; i suoi amici musulmani lo incoraggiarono ad andarci, come scrisse a De Goeje. La città santa rappresentava, in effetti, il centro stesso dell’Islam, e la sua visita era dunque imprescindibile per comprendere questa religione e chi la praticava; Snouck Hurgronje decise, addirittura, di convertirsi formalmente all’Islam, probabilmente allo scopo di poter entrare a La Mecca. Dopo i necessari preparativi, lo studioso si trasferì nella città santa verso il 21-22 febbraio del 1885, e vi rimase per circa 6 mesi, durante i quali raccolse i dati necessari alle sue ricerche. Tuttavia, il console francese riuscì a convincere le autorità ottomane ad espellere lo studioso, e una scorta militare lo portò a Gedda, dove aspettò invano di essere riammesso nella Città Santa. Finalmente, lasciò Jeddah il 19 settembre 1885, il giorno della Grande Festa, per non tornare mai più.
L’Osservazione della Vita Quotidiana
Il carattere duraturo del successo delle opere di Snouck Hurgronje, e di Mekka in particolare, deriva proprio dalla consapevolezza che una ricerca basata sulle tradizioni testuali avrebbe quasi inevitabilmente portato a un quadro idealizzato, dominato da norme e valori normativi. Snouck Hurgronje si rese conto che la ricerca basata sulle tradizioni testuali avrebbe quasi inevitabilmente portato a un’immagine idealizzata, dominata da regole e valori normativi. A suo avviso, era necesssaria una ricerca a lungo termine sul campo, allo scopo di ottenere una visione delle pratiche quotidiane e del contesto sociale dell’Islam. Nel 1884 Snouck Hurgronje partì per Gedda per prepararsi a un periodo di completa immersione nel mondo musulmano, come scrisse nella prefazione al primo volume di Mekka,
Für mich liegt das Hauptresultat meiner Reise nicht sosehr in dem Zustandekommen dieses Buches, als in dem dauernden Einfluss meines Aufenthalts im geistigen Centrum des Islands auf
meine ferneren Islamstudien. Es war die lebhafte Empfindung eines Mangels, die bei mir den Wunsch erregte, mich einige Zeit völlig in die muslimische Welt hineinzuleben. Wie dem Orientalisten in
Europa die von ihm studierten Sprachen meistens nicht recht zum Eigenthum werden, weil er sie nur mit dem Auge beobachtet und nicht mit dem Ohre, so bleibt seine Vorstellung von dem geistigen
und gesellschaftlichen Leben der Orientalen gewöhnlich lückenhaft solange ihm nur die Bücher als Zeugen dienen.
Per me, il principale risultato del mio viaggio non risiede tanto nella realizzazione di questo libro, quanto nell’influenza duratura che il mio soggiorno nel centro spirituale dell’isola ha avuto sui miei futuri studi sull’Islam. Era la vivida sensazione di una mancanza che suscitò in me il desiderio di immergermi completamente nel mondo musulmano per un certo periodo. Come all’orientalista in Europa le lingue che studia di solito non diventano veramente sue, perché le osserva solo con l’occhio e non con l’orecchio, così la sua concezione della vita spirituale e sociale degli orientali rimane di solito lacunosa finché gli servono solo i libri come testimoni.
(Snouck Hurgronje, Mekka, Vol I, Die stadt und ihre herren, (La città e i suoi signori), Martinus Nijhoff, 1888, p. XIX).
Fondamentale risultò la sua rete di conoscenze e amicizie, che gli consentirono di osservare direttamente aspetti della vita quotidiana molto interessanti; tra questi, si consideri questo episodio, relativo ad una festa organizzata da una donna che viveva non lontana dall’ambasciata olandese,
In the evening, a Turkish woman … who lives on the second floor of a
neighbouring house, held a party. She treated a number of her friends to
music (drums and singing by two apparently famous singers). As they
were sitting, unveiled, with windows open in a room with the lights on,
we had an excellent view of this from the office of the consul, with our
lamps unlit.
La sera, una donna turca … che vive al secondo piano di una casa vicina, ha organizzato una festa. Ha deliziato alcuni dei suoi amici con della musica (batteria e canto di due cantanti apparentemente famosi). Mentre erano seduti, senza veli, con le finestre aperte in una stanza con le luci accese, avevamo una vista eccellente di questo dall’ufficio del console, con le nostre lampade spente.
MS Leiden Or. 7112, 18, tradotto in inglese da Jan Just Witkam, e riportato in Buskens, L., et al (2021). Scholarship in Action Essays on the Life and Work of Christiaan Snouck Hurgronje (1857-1936). Brill. Leiden, p. 194.
Si potrebbero citare altri esempi, ma ritengo importante portare l’attenzione sul metodo di raccolta dei dati di Hurgronje, che teneva sempre ad essere un osservatore senza essere osservato, o perlomeno senza disturbare la scena a cui assisteva. L’accademico, dunque, cercava sempre di integrarsi con l’ambiente circostante, allo scopo di non contaminare le sue osservazioni; del resto, egli non era una spia che agiva sotto una sorta di copertura. Al contrario, Hurgronje ha scelto di assumere una seconda identità, agendo da musulmano che viveva in una città cosmopolita abituata alla presenza di stranieri. Ai suoi colleghi europei sottolineava sempre che adottava i segni esteriori dell’Islam per motivi di studio, ma potrebbe non essere stata tutta la verità.
L’interesse principale di Snouck Hurgronje, in effetti, era l’etnografia, con la vita quotidiana, l’Islam e i legami tra Arabia e Indonesia;
When, now slightly more than two years ago, I went to Arabia, I did not intend to occupy myself with linguistic studies, but rather with the observation of the private and public life as dominated by Islam, and to do that in a place where Muslim culture was least touched by European influences and not at all controlled by Europe. At the same time, I wished to see with my own eyes, what the effect of Islam in this centre was on the countries from where pilgrims flock together, and more in particular in relation to the world of the East Indian archipelago.
Quando, poco più di due anni fa, andai in Arabia, non intendevo occuparmi di studi linguistici, ma piuttosto dell’osservazione della vita privata e pubblica dominata dall’Islam, e farlo in un luogo dove la cultura musulmana era meno toccata dalle influenze europee e non controllata affatto dall’Europa. Allo stesso tempo, desideravo vedere con i miei occhi quale fosse l’effetto dell’Islam in questo centro sui paesi da cui affluiscono i pellegrini, e in particolare in relazione al mondo dell’arcipelago indiano orientale.
Snouck Hurgronje, Verspreide geschriften vol. V (1925), 3, tradotto da Jan Just Witkam, e riportato in Buskens, L., et al (2021). Scholarship in Action Essays on the Life and Work of Christiaan Snouck Hurgronje (1857-1936). Brill. Leiden, p. 197
L’eroe orientalista
Nel corso degli anni, è stata dedicata molta attenzione all’entità e alla metodologia del lavoro ‘sotto copertura’ di Snouck Hurgronje, presentato da Anton Blok come un ricercatore che avrebbe nascosto la sua ‘vera identità’ durante il suo soggiorno a La Mecca, configurando il suo lavoro sul campo come una sorta di attività di spionaggio. In realtà, Hurgronje si inserisce in una tradizione ben precisa, che prevedeva l’uso di una sorta di travestimento per compiere missioni pericolose o comunque in ambienti ostili o potenzialmente pericolosi, allo scopo di raccogliere informazioni autentiche e preziose. Non sorprende, dunque, che questo modello fosse riconosciuto e rispettato ancora nel XX secolo; per questa ragione, i lettori delle opere di Hurgronje consideravano questi lavori come parte integrante di tale tradizione, e, per questa ragione, quanto riportato viene percepito come ‘eroico’ e ‘unico’.
Furono molti viaggiatori, prima che Snouck Hurgronje intraprendesse il suo viaggio verso l’Arabia, a nascondere la loro identità per osservare luoghi ed eventi che altrimenti sarebbero stati inaccessibili, in quanto proibiti dalle leggi o dalle norme sociali. Il loro travestimento si inseriva in una lunga tradizione nella scrittura di viaggi, che presentava l’osservazione in modo discreto come uno degli ideali classici; mediante la partecipazione a episodi della vita sociale, i viaggiatori cercavano di ‘confermare’ la validità delle loro osservazioni, ritenendo che questo approccio avrebbe ridotto al minimo l’impatto della presenza dello straniero. Si tratta di una tradizione che, evidentemente, è sempre stata sottoposta a critiche, e nel XVIII secolo i viaggiatori erano spesso considerati come delle spie per conto dei governi europei.
Pertanto, l’opera ‘Mekka’ di Snouck Hurgronje, al pari delle reazioni e recensioni di questa monografia, dovrebbero essere comprese in questa lunga tradizione di viaggiatori in Arabia, nei cui racconti i temi dei pericoli e del travestimento giocano un ruolo cruciale e imprescindibile. Uno dei suoi primi predecessori fu Carsten Niebuhr (1733-1815), che arrivò a Gedda il 29 ottobre 1762; secondo Hogarth, che pubblicò una panoramica classica dell’esplorazione araba all’inizio del ventesimo secolo, Jeddah era considerata una città nota per il suo astio verso i cristiani, ma Niebhur non osservò né incontrò alcun pericolo o ostilità durante il suo viaggio.
Nel marzo del 1889 Snouck Hurgronje scrisse un articolo in cui recensiva tre recenti studi sull’Islam, opere di Wellhausen, Goldziher e Doughty; in tale occasione, egli criticò la trascuratezza di molti dei suoi colleghi e ri-affermò la necessità di un approccio storico serio all’Islam, dimostrando en passant le proprie conoscenze e abilità oltre a fare riferimento ai suoi due volumi su Mekka. Snouck Hurgronje considerava il libro di Doughty l’opera di un ‘eroe’ che soffre e affronta pericoli per raccogliere dati essenziali per la sua ricerca.
Conclusioni
L’opera nota come ‘Mekka’, composta da Snouck Hurgronje in due volumi, rappresenta uno dei contributi più interessanti di una lunga tradizione letteraria in cui l’autore doveva agire sotto una sorta di copertura, assumendo anche una seconda identità per raccogliere dati che altrimenti sarebbero stati inacessibili. L’accesso a molte città arabe, come La Mecca, erano (e sono ancora) riservate ai musulmani, e, per questa ragione, la sua conversione potrebbe essere stato uno strumento per poter testimoniare in prima persona la vita quotidiana nella città santa dell’Islam.
La lunga tradizione letteraria che assimila il viaggiatore ad una spia, poi, ha trasformato Snouck Hurgronje in un eroe, come accaduto per gli europei che si erano recati in Arabia prima di lui; in questo modo, si è formata una tradizione che assimila lo studioso sul campo in un personaggio sotto copertura, che deve nascondere la sua vera identità per non inficiare la valdità delle sue osservazioni e dei dati raccolti.
Letture Consigliate
- Buskens, L., et al (2021). Scholarship in Action Essays on the Life and Work of Christiaan Snouck Hurgronje (1857-1936). Brill. Leiden.
- Armayanto, H., Suntoro, A. F., Basyari, Z. A. S., & Zain, N. A. M. (2023). Snouck Hurgronje and the Tradition of Orientalism in Indonesia. Tasfiyah: Jurnal Pemikiran Islam, 7(2), 263-287.
- Omer, S. (2022). Christiaan Snouck Hurgronje on Makkah as a Centre of Pan-Islamism and Anticolonialism. IIUM Journal of Religion and Civilisational Studies, 5(1), 66-97.