suharto
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Abstract

L’Orde Baru, Ordine Nuovo, rappresenta un’era caratterizzata da una certa crescita economica nel breve periodo; agli iniziali successi in ambito economico, tuttavia, il regime ha costruito una struttura di potere caratterizzata dalla repressione dei dissidenti politici, dalla corruzione endemica e dalla restrizione della libertà di espressione. La crisi economica della fine degli anni Novanta, da ultimo, ha creato un clima di malcontento generale che ha costretto Suharto a dimettersi dalla guida del Paese dopo quasi 32 anni di governo. Le problematiche del suo regime continuano a segnare l’Indonesia, che deve ancora portare a compimento la transizione democratica.


Introduzione

L’Ordine Nuovo, o “Orde Baru”, rappresenta un periodo fondamentale per la storia dell’Indonesia, ed ha avuto inizio nel 1966 per poi terminare nel 1998; per quasi trentadue anni il Paese asiatico è stato guidato da un regime autoritario, dominato dal generale Suharto. Quest’ultimo, come noto, ha deposto il presidente Sukarno, che aveva guidato il Paese dal 1945, anno dell’indipendenza, grazie ad un colpo di Stato, noto come “Tragedia di Settembre”. Questo evento ha segnato l’inizio di un’era di profonda trasformazione, che ha avuto un impatto duraturo sulla società indonesiana.

La figura di Suharto è centrale in questo periodo, e, dopo aver preso il potere, egli ha rapidamente consolidato il suo controllo, ponendo fine ad un’epoca caratterizzata da instabilità politica e sociale; sotto il suo regime, l’Indonesia ha avuto un apparato statale centralizzato, in cui il dissenso politico veniva severamente represso, mentre l’opposizione non aveva alcuna visibilità nello spazio pubblico. Da questo punto di vista, si osserva che le forze armate e la polizia hanno giocato un ruolo cruciale nel mantenere dell’ordine e la stabilità, anche ricorrendo alla violenza ed alla violazione dei diritti umani.

Parallelamente alla repressione politica, Suharto ha anche implementato una serie di politiche economiche e sociali che hanno esercitato una profonda influenza sullo sviluppo dell’Indonesia; mediante il sostegno di organizzazioni internazionali e governi stranieri, Stati Uniti in primis, Suharto ha avviato un programma di liberalizzazione economica che ha inizialmente determinato una crescita economica sostenuta. Le nazioni occidentali, in effetti, ritenevano che l’Indonesia costituisse un baluardo contro la diffusione del comunismo in Asia. Tali politiche, tuttavia, hanno anche contribuito alle diseguaglianze sociali; la corruzione endemica, inoltre, ha frustrato le riforme economiche, che hanno beneficiato un’élite ristretta, mentre gran parte della popolazione rimaneva in condizioni di povertà.

In questo articolo, mi concentrerò sulle complesse dinamiche del regime di Suharto, mediante l’analisi del contesto storico che ha portato alla sua ascesa, le politiche attuate durante la sua lunga Presidenza, e le conseguenze durature del regime sull’Indonesia. L’analisi proposta si focalizzerà anche sugli aspetti più oscuri, quali le violazioni dei diritti umani e la repressione del dissenso politico, elementi che hanno segnato questo periodo della storia indonesiana.


Contesto Storico

L’Indonesia ha proclamato l’indipendenza dai Paesi Bassi nel 1945, ma l’effettiva indipendenza è stata ottenuta solamente nel 1949, ed il Paese ha attraversato un periodo complesso dal punto di vista sia politico che sociale. La neo-costituita nazione venne guidata da Sukarno, un leader carismatico il cui stile di governo comportò una grande speranza per il futuro, ma anche una maggiore instabilità politica ed economica. Sukarno, in effetti, cercò di unire un Paese decisamente eterogeneo dal punto di vista etnico e culturale, ma le sue politiche non riuscirono a risolvere le crescenti tensioni interne.

Negli anni Sessanta del secolo scorso, l’Indonesia affrontò una grave crisi economica che comportò un diffuso impoverimento diffuso ed un notevole malcontento tra la popolazione; seguirono poi numerosi conflitti sociali e tensioni politiche, che sembravano aumentare in maniera esponenziale. La situazione è rapidamente degenerata in un clima di violenza e conflitto, in cui diversi gruppi rivali lottavano per il controllo politico e sociale del Paese.

Il 30 settembre del 1965, ci fu un tentativo di rovesciare il governo, orchestrato da un gruppo militare noto come ‘movimento del 30 settembre‘, che comportò eventi tragici, segnati dalla morte di sei generali. Il tentato golpe scatenò una drammatica reazione all’interno dell’esercito, così come tra le élite politiche, ed ha posto le premesse per una decisa risposta militare. In seguito a questo avvenimento, il generale Suharto emerse come una figura chiave, ed approfittò della situazione per prendere il controllo del Paese.

Suharto giustificò la sua presa di potere con la necessità di reprimere in maniera violenta i comunisti e coloro che simpatizzavano con la loro causa; in seguito, si verificarono diversi massacri, in cui sarebbero morte centinaia di migliaia di persone. La transizione del potere, da Sukarno a Suharto, non ha vuto solamente effetti politici, ma anche economici e sociali; si è infatti instaurato un regime che ha governato per decenni, ricorrendo talvolta alla repressione violenta del dissenso.


La Consolidazione del Potere di Suharto

Dopo aver preso il controllo dell’Indonesia, Suharto ha iniziato a consolidare il suo potere in maniera strategica e sistematica; nel marzo del 1966 il presidente Sukarno venne costretto a trasferire i poteri al generale Suharto. Quest’ultimo proclamò la nascita dell’orde baru, ovvero il “Nuovo Ordine”, che ha segnato l’inizio di una nuova era per il Paese asiatico.

L’avvento di Suharto non fu certamente indolore, ma, al contrario, il passaggio da Sukarno al secondo Presidente indonesiano venne accompagnata da una brutale campagna, diretta principalmente contro i partiti comunisti e gli avversari politici, considerati una minaccia al suo potere. Tale campagna di repressione comportò una violenza diffusa che, causò la morte di un numero considerevole di persone; in effetti, furono migliaia gli individui ad essere arrestati, torturati o uccisi. Questa reazione del regime, evidentemente, ha creato un clima di terrore che avrebbe caraterizzato anche gli anni successivi.

Si trattò di una sorta di ‘purga’, che ha eliminato i potenziali oppositori del regime, e che configurò l’Ordine Nuovo come un governo autoritario, basato sulla repressione dei dissidenti e su un controllo politico totale. Non sorprende, dunque, che le libertà civili vennero significativamente limitate, mentre qualunque forma di opposizione o critica al governo venne repressa con la forza. Suharto, inoltre, ricorse alla censura dei media, oltre che ad un sistema di sorveglianza intensiva per mantenere il potere e consolidare il suo ruolo di leader indiscusso.

In tale contesto, si osserva che la legittimità del regime di Suharto venne sostenuta da un significativo sostegno internazionale, specialmente da parte degli Stati Uniti d’America e di altre potenze occidentali, che consideravano Suharto una garanzia contro la diffusione del comunismo nel Sud-Est Asiatico. Tale sostegno ha ulteriormente contribuito alla stabilizzazione del suo governo, anche se sono state commesse gravi violazioni dei diritti umani nel corso del suo mandato.

In definitiva, si osserva che il periodo successivo all’ascesa di Suharto fu contrassegnato da una signifivativa trasformazione della società; si insediò, effettivamente, un regime alimentato dalla paura e dalla repressione. In questo modo, il Presidente dell’Indonesia è riuscito a reprimere le voci dissenzienti e ad esercitare un controllo sistematico e totale sul Paese; non sorprende, dunque, che il suo mandato sia durato per oltre tre decenni.


Struttura del Potere

Il regime di Suharto è stato caratterizzato da un forte accentramento del potere, sostenuto da un sistema politico che treava la sua forza dal potere militare; in questo periodo, nel Paese asiatico l’autorità governativa spesso si sovrapponeva e, in molti casi, annullava le normali strutture democratiche.

Uno degli organismi chiave della governance durante l’era di Suharto fu il Komando Operasi Pemulihan dan Pembangunan (Kopkamtib), o Comitato di Sicurezza Nazionale, composto da membri appartenenti alle forze armate. Tale organismo venne istituito nel 1965, in seguito agli eventi del 1965, in cui erano stati repressi i movimenti comunisti; la sua influenza, del resto, si estendeva oltre le questioni legate strettamente alla sicurezza. In effeti, il Kopkamtib ha avuto un ruolo dominante nell’amministrazione dello Stato, oltre che nelle decisioni politiche. Questo comitato, in altre parole, non si limitava alla gestione delle crisi connesse alla sicurezza, ma si occupava anche di questioni civili e governative. Era evidente, dunque, che lo spazio pubblico indonesiano è stato sottoposto ad una crescente militarizzazione.

Suharto, inoltre, ha implementato un sistema basato sui rapporti familiari e di amicizia, che favoriva le nomine politiche di alleati militari e di persone che appartenevano alla cerchia ristretta di conoscenze del Presidente. Tale approccio, evidentemente, ha contribuito a creare una vera e propria rete di fedeltà e di coinvolgimento diretto tra il governo e le forze armate; il potere di Suharto, di conseguenza, si è ulteriormente consolidato, ed ha ostacolato qualunque forma di opposizione interna. Gli incarichi pubblici, in effetti, erano spesso assegnati a persone fidate; pertanto, l’amministrazione del Paese rifletteva le priorità e gli interessi del regime, e non quelli della popolazione e della società indonesiana.

L’ideologia ufficiale dell’Ordine Nuovo, che il regime di Suharto usò ai propri scopi, si basava sul principio della Pancasila; si tratta di una dottrina filosofica che pone l’accento sull’unità nazionale e sul pluralismo, allo scopo di integrare la diversità culturale e religiosa dell’Indonesia in una sola identità nazionale. Suharto, tuttavia, utilizzò la Pancasila come uno strumento per giustificare e legittimare la repressione di dissidenti, oltre che per esercitare un controllo totalitario su una popolazione che rimase in gran parte silenziosa. Le libertà civili, in effetti, furono sistematicamente ristrette, mentre le critiche al governo venivano spesso represse, sia mediante l’intimidazione che la violenza; in tale contesto, l’ideologia che avrebbe dovuto consentire una maggiore inclusione ed armonia divenne uno strumento di oppressione e controllo sociale. Le supposte esigenze di sicurezza, dunque, furono agitate per mascherare vere e proprie violazioni dei diritti umani ed una restrizione indebita della libertà di espressione che era formalmente garantita dalla Costituzione del 1945.


Politiche Sociali, Culturali ed Educative

Suharto adottò misure significative in ambito sociale e culturale, nel tentativo di promuovere l’unità nazionale e la stabilità del Paese mediante un uso distorto della Pancasila, una serie di principi fondamentali che avrebbero dovuto dirigere la vita politica e sociale indonesiane. La Pancasila proponeva l’unione dei numerosi gruppi etnici e culturali dell’Indonesia, e, allo stesso tempo, di creare un’identità nazionale condivisa. Il regime di Suharto, tuttavia, ricorse a metodi autoritari per realizzare questo obiettivo, come il rigido controllo sull’informazione e sulla libertà di espressione, due problematiche che caratterizzano ancora l’Indonesia in una certa misura.

Suharto, in realtà, ha imposto significativi vincoli ai media, ed ha adottato una censura rigorosa per le pubblicazioni ed i canali di comunicazione che criticavano le scelte del governo, oppure il suo operato; i giornali che esprimevano opinioni contrarie a quelle governative vennero chiuse. Inoltre, gli intellettuali ed i giornalisti dissidenti furono sottoposti a vere e proprie persecuzioni e pene severe, come arresti e detenzioni dalla chiara connotazione politica. Tale clima di terrore e repressione determinò un’informazione parziale, controllata sistematicamente dal governo, che decideva la circolazione e la diffusione delle narrazioni pubbliche e dei messaggi culturali che dovevano essere veicolati.

Dal punto di vista educativo, Suharto ha attuato delle riforme significative, che cercavano di creare una società leale al regime, mediante un insegnamento mirato, e distorto, della Pancasila; le scuole divennero veri e propri strumenti di propaganda, e servirono a formare generazioni di sudditi fedeli. Di conseguenza, il risultato fu quello di formare giovani che presentavano una scarsa inclinazione al dissenso o alla critica. Si cercò, in altri termini, di ridurre le differenze etniche e culturali che caratterizzavano l’Indonesia, mediante la promozione di un modello di unità nazionale che spesso marginalizzava le molteplici identità e tradizioni locali che arricchivano il tessuto sociale indonesiano.

Suharto, dunque, cercò di costruire un’immagine di stabilità ed unità nazionale mediante la Pancasila, ma in realtà, il suo governo fu caratterizzato dalla repressione della dissidenza, dal controllo dell’informazione e da una certa omologazione culturale. Si tratta di elementi che hanno esercitato un’influenza duratura sulle dinamiche sociali e culturali dell’Indonesia.


Corruzione e Nepotismo

Un aspetto critico del regime di Suharto furono il nepotismo e la corruzione endemica, due problematiche che hanno esercitato un profondo impatto sulla società indonesiana; nel corso dei quasi 32 anni in cui è stato Presidente, Suharto, i membri della sua famiglia, ed un ristretto gruppo di fedeli, hanno accumulato somme di denaro e partrimoni straordinari grazie al potere da essi detenuto nel Paese asiatico. Si tratta di una appropriazione di risorse e ricchezza da parte di un’elite privilegiata, che ha determinato un considerevole gap tra le élite al potere e la popolazione comune. Questa situazione, evidentemente, ha innescato un significativo e pericoloso malcontento tra le masse.

Del resto, le diseguaglianze generate dal regime di Suharto hanno acquisito un’evidenza crescente, e le politiche che avrebbero dovuto concorrere alla modernizzazione del Paese spesso ignoravano le necessità delle comunità locali e delle classi più svantaggiate, alimentando ulteriormente la percezione di ingiustizia e frustrazione.

Suharto era inizialmente riuscito a mantenere una certa stabilità economica, unita ad una significativa crescita dell’economia, ma la scarsa trasparenza nella gestione del denaro pubblico, unitamente, all’assenza di giustizia sociale, hanno significativamente compromesso il consenso al regime. La crescita economica, non si è dunque tradotta in miglioramenti equi, ed ha comportato crescenti richieste di riforme e cambiamento. Si è creato un clima di generale insoddisfazione, che ha contribuito alla caduta del regime, seguito dall’emersione di nuove forze politiche che promettevano una maggiore equità e giustizia del sistema politico e sociale indonesiano.


Crisi e Caduta dell’Ordine Nuovo

Il regime di Suharto è stato caratterizzato da successi economici iniziali, ma il governo indonesiano è stato costretto a confrontarsi con una serie di crescenti pressioni, sia interne che esterne; negli anni Novanta del secolo scorso, in Indonesia si iniziarono a percepire gli effetti della crisi finanziaria asiatica. Si tratta di un fenomeno che si è tradotto in ripercussioni di particolari gravità per l’economia indonesiana; la rupia indonesiana, effettivamente, ha subito una drammatica svalutazione, che ha gravemente compromesso il potere d’acquisto. Allo stesso tempo, la povertà è aumentata in maniera considerevole, al pari della disoccupazione, che ha esposto milioni di persone agli effetti della crisi economica.

Il progressivo aggravarsi della crisi dell’economia, unitamente alle tensioni sociali, iniziarono ad aumentare in maniera esponenziale; le contestazioni del regime di Suharto divennero sempre più diffuse ed articolate. La mobilitazione coinvolse studenti, operai, ed attivisti, che cominciarono a mobilitarsi per chiedere riforme politiche ed una maggiore democratizzazione del Paese; allo stesso tempo, le richieste riguardavano la giustizia sociale, un ideale che sembrava difficile da raggiungere. Tali richireste erano poi sostenute da un generale e crescente malcontento, alimentato da un senso di ingiustizia e da una crisi economica dai caratteri preoccupanti.

Le manifestazioni di massa del 1998, dunque, culminarono in un evento decisivo, quando, nel mese di maggio dello stesso anno, una serie di proteste pacifiche si trasformò rapidamente in un movimento violento. Le forze dell’ordine non riuscirono a gestire questa situazione, e si verificarono diversi episodi drammatici che segnarono un punto di svolta rispetto alla relazione tra Suharto e la popolazione generale. Tale clima di conflitto ed instabilità sociale costrinse Suharto a dimettersi, nel corso di una breve, ma significativa conferenza stampa, in cui il leader fino ad allora indiscusso dell’Indonesia passava i propri poteri ad Habibie, che all’epoca era vice presidente del Paese.

Dimissioni di Suharto

Conclusione

L’Ordine Nuovo di Suharto ha lasciato un’impronta indelebile sull’Indonesia, ed è stato caratterizzato da una certa crescita economica e stabilità politica, ma anche, e soprattutto, dalla repressione, dalla corruzione e dalla violazione dei diritti umani. Il regime di Suharto, instaurato dopo un tentato colpo di stato nel 1965, ha ridefinito l’assetto politico e sociale del paese.

Durante gli anni del suo mandato, il Paese asiatico ha vissuto un notevole sviluppo economico, alimentato da investimenti esteri e da politiche industriali che però hanno beneficiato una parte ristretta della popolazione. Suharto, in effetti, ha promosso una rapida industrializzazione rapida, allo scopo di modernizzare la nazione ed aumentare il tenore di vita della popolazione; si tratta del periodo compreso tra gli anni Settanta e l’inizio degli anni Novanta, caratterizzato da una crescita sostenuta che ha permesso all’Indonesia di emergere come uno dei protagonisti economici del Continente asiatico.

Tuttavia, i successi iniziali sono stati compromessi dalle numerose problematiche che hanno caratterizzato il regime di Suharto; la repressione della dissidenza politica, unita all’intimidazione di qualunque tipo di opposizione, hanno creato un clima di terrore. Pertanto, moltissime persone sono state costrette esposte ad ingiustizie ed all’arbitrio delle autorità; la corruzione, poi, è diventata sistemica, e furono diversi i membri del regime che si arricchirono grazie alle risorse pubbliche. In questo modo, si è generato un considerevole aumento delle diseguaglianze sociali ed una crescente insoddisfazione popolare, culminata con la caduta del regime di Suharto nel maggio del 1998.

In definitiva, sembra ragionevole affermare che l’eredità di Suharto è allo stesso tempo complessa e controversa; il suo governo ha permesso un certo sviluppo economico nel breve periodo, ma ha lasciato un’eredità segnata dalla violazione dei diritti umani e dalla corruzione. Si tratta di problematiche che affliggono ancora la società indonesiana; queste dinamiche, in effetti, continuano ad influenzare la politica e l’economia del Paese. Per questi motivi, il regime di Suharto rappresenta sia un dibattito ed una riflessione per le generazioni future.


Letture Consigliate

  • Gazali, E. (2002). The Suharto regime and its fall through the eyes of the local media. Gazette (Leiden, Netherlands)64(2), 121-140.
  • Aspinall, E. (2005). Opposing Suharto: Compromise, resistance, and regime change in Indonesia. Stanford University Press.
  • McGregor, K. (2013). Mass Violence in the Indonesian Transition from Sukarno to Suharto. Global Dialogue15(1).

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

6 pensiero su “Suharto e l’Ordine Nuovo – Un Periodo Controverso”
  1. […] Dopo il crollo del regime trentennale di Suharto, ad Aceh si svolse una serie di manifestazioni che chiedevano un referendum per la secessione dalla Repubblica Indonesiana, come era stato giò chiesto a Papua, Banten, Riau e Maluku. Si formò, dunque, un gruppo separatista, noto come Gerakan Aceh Merdeka, o ‘GAM’, ovvero ‘Movimento per la Liberazione di Aceh’, che diventò rapidamente popolare; a partire dal 1998, anno in cui inizia la ‘reformasi’, la Riforma che conduce al regime democratico, il GAM moltiplica le sue attività in molte parti di Aceh.In una situazione di questo genere, evidentemente, i membri del movimento secessionista hanno cercato di capitalizzare l’instabilità politica della nazione. […]

  2. […] Gli altri partecipanti all’incontro non avevano sospettato che Yafie avrebbe dato un consiglio del genere, in quanto Suharto aveva un buon rapporto con il MUI; Nurcholish Madjid, ‘Cak Nur’, il portavoce del gruppo, ha trasmesso la dichiarazione ai giornalisti, agli attivisti e anche a coloro che manifestavano fuori dal Palazzo del governo. Di conseguenza, si ritenne che gli esperti islamici invitati all’incontro con Suharto sostenevano il movimento di riforma proposto dagli studenti indonesiani. La dichiarazione di Yafie, tuttavia, ha deluso Probosutedjo, il fratello minore di Suharto nonché una delle persone più ricche dell’Indonesia, che si è sentito tradito dalla posizione del MUI. A seguito di questo incontro controverso, Suharto si è finalmente dimesso dalla sua presidenza, con… […]

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