Abstract
Il processo di indipendenza indonesiano è stato tutt’altro che indolore, ma ha plasmato l’identità dell’Indonesia, attraverso decenni di lotta nazionalista ed una devastante guerra di indipendenza, combattuta contro gli olandesi tra il 1945 ed il 1949. In questo periodo, sono sorte diverse pubblicazioni olandesi che dipingevano un Soekarno, ribelle, astuto, estremista e inaffidabile, allo scopo di preservare l’ordine che si era costituito nei secoli.
The process of Indonesian independence was anything but painless, but it shaped Indonesia’s identity through decades of nationalist struggle and a devastating war of independence fought against the Dutch between 1945 and 1949. During this period, various Dutch publications emerged that portrayed Soekarno as a rebellious, cunning, extremist, and unreliable figure, with the aim of preserving the order that had been established over the centuries.
Introduzione – Controversie
Il processo che ha portato all’indipendenza ufficiale dell’Indonesia, nel dicembre del 1949, è stato lungo e doloroso; si tratta di un cammino complesso, che ha comportato una cesura netta con secoli di colonizzazione, oltre che con la breve ma significativa occupazione delle forze giapponesi. Non sorprende, dunque, che Soekarno, il primo Presidente e fautore della Proclamazione di Indipendenza del 17 agosto del 1945, sia stato oggetto di numerose critiche, sia interne che esterne.
Si considerano spesso i dissidi interni al fronte nazionalista indonesiano, che certamente esistevano e sono stati rilevanti, ma una scarsa attenzione viene rivolta al punto di vista dei colonizzatori, come se fossero irrilevanti da un punto di vista storico. Eppure, la mole di informazioni disponibili su questo argomento sono numerose, e sono spesso disponibili online; di conseguenza, la marginalità di tali argomentazioni dipende da altri fattori. Tra le motivazioni che possono spiegare questa mancanza di attenzione è certamente possibile menzionare la critica al periodo coloniale, che spesso diventa un alibi nel censurare le posizioni dei protagonisti di tale processo.
Rinunciando a dare un giudizio morale sugli eventi che si riferiscono al colonialismo, ritengo che sia necessario recuperare una visione storica più ampia di eventi che hanno contribuito a formare il mondo odierno. Lascio dunque le polemiche per concentrarmi sugli aspetti storici, che sono centrali per un’analisi quanto possibile imparziale, e completa, di quanto avvenuto tra il 1945 ed il 1949 nell’attuale Indonesia; il medesimo discorso, ovviamente, potrebbe essere proposto per altri contesti, come il periodo fascista in Italia.
Il Diritto dei Colonizzatori
Generalmente, viene riconosciuto, ai popoli soggetti alla colonizzazione, un diritto a resistere e ad auto-determinarsi; al contrario, ai colonizzatori non viene riconosciuto nessun diritto, ma viene loro imputata la causa di tutte le problematiche. Una prospettiva di questo genere, evidentemente, non aiuta a comprendere le complesse dinamiche del colonialismo, e crea, implicitamente, due categorie di soggetti; la prima è quella dei colonizzati, a cui si riconoscono diritti ma non doveri. La seconda è quella dei colonizzatori, a cui, al contrario, non si riconosce alcun diritto, ma solamente doveri e colpe; si tratta di una prospettiva che, se può essere sensata e comprensibile da un punto di vista politico, non si adatta ad un’analisi storica che si vorrebbe quanto più possibile imparziale.
Invece, i colonizzatori hanno diritto a resistere, almeno idealmente, ai tentativi dei popoli sottomessi di emanciparsi; in altre parole, non si comprendono le motivazioni per cui i colonizzatori dovrebbero rinunciare a diritti acquisiti mediante secoli di battaglie. Gli olandesi non avevano nessuna motivazione razionale per riconoscere la sovranità dell’Indonesia, fino a quando non è diventato evidente che perseverare in questo atteggiamento sarebbe stato contro-produttivo per i loro stessi interessi. Per queste ragioni, propongo un resoconto degli eventi della lotta per l’indipendenza, tra il 1945 e il 1949, che tenga in considerazione il punto di vista degli olandesi.
La perdita di sovranità sull’ex-colonia è stata, comprensibilemente, percepita come un’ingiustizia, un male necessario, e questo atteggiamento è assolutamente razionale, e riflette i costi sostenuti dagli olandesi (non solamente economici) per conquistare, espandere e mantenere il loro controllo (diretto e indiretto) sull’attuale Indonesia. Per questa ragione, sono state scelte due pubblicazioni coeve, in olandese, in cui viene espresso, a volta in maniera esasperata, il diritto degli olandesi a mantenere, anzi a riprendere il controllo della colonia, dopo l’occupazione del Giappone.
En Soekarno Lacht… (E Soekarno ride…)
Questo era il titolo di una pubblicazione olandese del 1946, scritta da Alfred Van Sprang, in cui vengono sottolineate le dinamiche interne agli olandesi; si tratta di un’opera che ricorre spesso al sarcasmo per sottolineare il sentimento degli olandesi in questo periodo storico.

Nella terza di copertina, si trova un riassunto efficace di questo libro, ma anche della complessità di questo periodo storico.
En Soekarno lacht… Ver in de veiligheid van een ont-wricht binnenland. Een grijns van ingenomenheid als goedgeloovige lieden weer waarde hechten aan ijdele be-loften. Een duivelsche lach als brandstichters woonsteden in de asch leggen. Een lach van sadisme als weerlooze burgers in handen van laffe moordenaars vallen. Een sluwe lach van den dictator wiens mond een andere taal spreekt dan diens hart. En de lach van een verrader, die niet de eene hand neemt wat hij met de andere verstoot. En Soekarno lacht… Een lach, welks galm weerkaatst tegen de wanden van de Foedsji en in zoete muziek ver-andert. Een lach welke een wederlach toovert op de donkere gezichten van verwante buren. En Soekarno lacht… In de gore kampen vol Nederlanders. In de nachten van beslissende machtsgrepen. Achter de starre maskers van Japansche verraders. Boven de strijd-kreten van ordelooze benden. Naast de lijken van jonge strijders. In de opzweepende woorden van Soetomo. En achter de schuchtere stem van Sjahrir. En de wereld lacht mee in domme onwetendheid.
E Soekarno ride… Lontano nella sicurezza di un paese disintegrato. Un sorriso di compiacimento quando i creduloni tornano a dare valore a vane promesse. Una risata diabolica quando gli incendiari riducono in cenere le città. Una risata di sadismo quando cittadini indifesi cadono nelle mani di assassini vigliacchi. Una risata astuta del dittatore la cui bocca parla una lingua diversa dal suo cuore. E la risata di un traditore, che non prende con una mano ciò che respinge con l’altra. E Soekarno ride… Una risata, il cui eco rimbalza contro le pareti del Foedsji e si trasforma in dolce musica. Una risata che fa apparire un sorriso sui volti scuri dei vicini parenti. E Soekarno sorride… Nei luridi campi pieni di olandesi. Nelle notti di decisive prese di potere. Dietro le maschere rigide dei traditori giapponesi. Sopra i gridi di battaglia di bande disordinate. Accanto ai corpi dei giovani guerrieri. Nelle parole esaltanti di Soetomo. E dietro la timida voce di Sjahrir. E il mondo ride insieme in stupida ignoranza.
(Albert van Sprang, En Soekarno Lacht…!, Gravenhage, Netherlands, 1946)
Soekarno viene dunque presentato come un affabulatore, che illude il suo stesso popolo, mentre il caos domina incontrastato; il primo presidente dell’Indonesia viene dunque etichettato come ‘dittatore’, ‘sadico’ e ‘astuto’, reo di aver tradito i Paesi Bassi con la complicità del Giappone. L’autore, evidentemente, rivendica il diritto di ristabilire l’ordine, ponendo fine al decadimento ed alle distruzioni che erano seguite alla Dichiarazione di Indipendenza di Soekarno. Si tratta, evidentemente, di una caricatura, che però si contrapponeva a quella degli olandesi da parte dei nazionalisti indonesiani; si dimentica spesso che la storia viene insegnata, e compresa, in maniera unilaterale, e non si concede alla parte opposta alcun diritto di replica o di esistenza.
Per questa ragione, la rappresentazione caricaturale di Soekarno, proposta in un contesto di guerra civile, può e deve essere compresa come il tentativo degli olandesi di ricostruire, anche simbolicamente, un mondo e un ordine che la guerra aveva cancellato, ma che, nelle speranze degli olandesi, poteva., e soprattutto doveva essere rispristinato. Si tratta di un punto di vista complementare e imprescindibile per comprendere quanto successo in questo periodo turbolento, che ha comportato un cambiamento non solamente delle mappe, ma anche delle coscienze e dell’immaginario collettivo. Evidentemente, è in questo periodo che si costruisce l’identità collettivo sia dei Paesi Bassi (e dell’Occidente in generale) e dell’Indonesia e dei popoli che in precedenza erano considerati ‘non civilizzati’.
La Responsabilità dei Colonizzatori
Gil olandesi sentivano la responsabilità, specialmente dopo l’inaugurazione della politica coloniale, di condurre le popolazioni locali verso la prosperità; in altre parole, essi ritenevano che questo compito fosse stato loro affidato dalla storia, e che non potesse essere delegato a nessun’altro. Tale retorica si esprime e si concretizza in modo particolare con la questione del ‘Irian Occidentale’, ‘Papua Ovest’, che rimane una colonia olandese fino al 1961.
In una pubblicazione olandese del 1955, dedicata proprio alla Nuova Guinea Olandese (attuale Papua Ovest), compare un articolo dal titolo evocativo, ONZE VERANTWOORDELIJKHEID (La Nostra Responsabilità).
Er zijn er nog altijd onder ons, die zich afvragen welke „voor-delen” Nieuw-Guinea nu eigenlijk voor ons oplevert. Ook in het Voorlopig Verslag betreffende de begrotingen van Nieuw-Guinea is deze vraag ge-steld. De Regering heeft er o.a. het volgende op geantwoord: Met zeer vele andere leden is de Regering van oordeel, dat men een overdreven beeld van de situatie geeft, wanneer men zou stellen, dat de positie van Nieuw-Guinea geheel beheerst wordt door de wereldpolitiek in het algemeen en de Aziatische en Pacificpolitiek in het bijzon-der. De Regering kan dan ook niet toegeven, dat het meer zou liggen op de weg van Australië, de landen van het Anzus-pact en die van het Zuid-Oost Azië-pact om zich . interesseren voor de status van Nieuw-Guinea dan op de weg van Nederland. Door de loop der historie rust op Nederland met betrekking tot de ontwikkeling van land en volk van Nieuw-Guinea – onaf-hankelijk van de in het Voor-lopig Verslag gestelde vraag, welke Nederlandse belangen ge-diend zijn met het handhaven van een positie, welke Neder-land zonder voordeel te bieden betrekt in de Aziatische conflic-ten – een eigen verantwoorde-lijkheid, die niet met anderen kan worden gedeeld en ook niet op anderen kan worden afge-wenteld.
Ci sono ancora tra noi coloro che si chiedono quali siano i “vantaggi” che la Nuova Guinea ci offre realmente. Anche nel Rapporto Provvisorio riguardante i bilanci della Nuova Guinea è stata posta questa domanda. Il Governo ha risposto tra l’altro quanto segue: Con molti altri membri, il Governo è dell’opinione che si stia dando un’immagine esagerata della situazione, quando si afferma che la posizione della Nuova Guinea è completamente dominata dalla politica mondiale in generale e dalla politica asiatica e del Pacifico in particolare. Il Governo non può quindi ammettere che sia più compito dell’Australia, dei paesi del patto ANZUS e di quelli del patto del Sud-Est asiatico interessarsi alla situazione della Nuova Guinea piuttosto che dei Paesi Bassi. Attraverso il corso della storia, l’Olanda ha una responsabilità propria riguardo allo sviluppo della terra e del popolo della Nuova Guinea – indipendentemente dalla questione posta nel Rapporto Provvisorio, quali interessi olandesi siano serviti mantenendo una posizione che l’Olanda occupa nei conflitti asiatici senza offrire alcun vantaggio – una responsabilità che non può essere condivisa con altri e nemmeno trasferita ad altri.
(Nederlands Nieuw Guinea, January 1955, p. 7)

La coscienza collettiva di avere diritto alla colonizzazione, dunque, persiste ancora dopo il riconoscimento formale (1949) dell’Indipendenza del resto dell’Indonesia; come noto, Soekarno arriva a minacciare il conflitto armato, e dopo l’intervento delle Nazioni Unite ed un referendum, questo territorio diventa una provincia indonesiana, Papua Ovest.
Soekarno – Amico degli Estremisti
Soekarno viene rappresentato, nel periodo in esame, ma anche dopo, come una persona inaffidabile, portatore di posizioni estremiste e amico degli estremisti; si tratta di una retorica costruita intorno all’amicizia e cooperazione tra Soekarno e due realtà, il progetto della ‘Grande Asia’, e la nota simpatia per i comunisti. Queste due preferenze sono considerate dalla stampa olandese come il segnale dell’inaffidabilità di Soekarno, che, ancora, una volta, diventa un pericoloso estremista da combattere; un’altra pubblicazione, del 1946, inizia con questa riflessione.
Ook hetgeen hierbij aangeboden wordt is, al neemt het
door het wat grootere volume dan het vorige vlugschriftje
den schijn daarvan aan, geen lang en geleerd betoog.
Het is niet meer dan een gecoördineerde samenvatting van
citaten uit Indonesische bladen, en dan weer in hoofdzaak
alleen uit de Asia Raya, het groote Japansch-indonesische dagblad,
dat gedurende de Japansche bezetting op Java dezelfde
taak vervuld heeft als hier in ons land de Deutsche Zeitung für
die Niederlände.
Uit deze citaten moge blijken, dat Soekarno cs. ten opzichte
van ‚Indonesia denzelfden rol gespeeld hebben als Mussert
en de zijnen hier in Nederland, d.i. dat, evenals Mussert en
trawanten dat deden ten detrimente van Nederland in het belang
van Groot-Nazi-Duitschland, Soekarno en zijn lotgenooten
al hun krachten gaven tot schade voor „Indonesia ten
faveure van een fascistisch Groot-Japan.
Verder moge daaruit duidelijk uitkomen, dat een afdoende
bestrijding van de door Japan uitgelokte en voorbereide extremistisch-
nationalistische uitspattingen niet slechts een noodzakelijkheid
is in het belang van de goedwillende inheemsche
en overige bevolking van Ned. Indië, en van Nederland zelf,
maar in niet mindere mate de geallieerden raakt, waar „Java
slechts een schakel is in den Groot-Aziatischen keten door
sjen gesmeed’, en Japan zich slechts tijdelijk uitgeschakeld
acht.
Quello che viene qui offerto, anche se ha un volume un po’ più grande rispetto al precedente libretto, non è un lungo e dotto discorso. Non è altro che un riassunto coordinato di citazioni tratte da giornali indonesiani, e in gran parte solo dall’Asia Raya, il grande quotidiano giapponese-indonesiano, che durante l’occupazione giapponese a Giava ha svolto la stessa funzione che qui nel nostro paese ha avuto il Deutsche Zeitung für die Niederlande.
Da queste citazioni appare chiaro che Soekarno e i suoi compagni hanno svolto nei confronti dell’Indonesia lo stesso ruolo che Mussert e i suoi hanno avuto qui in Olanda, ossia, così come Mussert e i suoi consanguinei hanno agito a danno dei Paesi Bassi nell’interesse della Grande Germania nazista, Soekarno e i suoi compagni hanno messo tutte le loro forze a disposizione a danno dell’Indonesia a favore di un fascistico Grande Giappone.
Inoltre, da ciò deve risultare chiaro che una lotta efficace contro le esplosioni estremiste e nazionaliste sollecitate e preparate dal Giappone non è solo una necessità nell’interesse della popolazione locale benintenzionata e degli altri abitanti delle Indie Olandesi, e del Paesi Bassi stesso, ma tocca non meno i nostri alleati, poiché “Giava non è che un anello nella grande catena asiatico
(DE „GROOT AZIATISCHE GEMEENSCHAPPELIJKE WELVAARTSSFEER” EN HET EXTREMISTISCHE STANDPUNT VAN SOEKARNO c.s., LA ‘GRANDE COMUNITÀ ASIATICA DEL BENESSERE’ E IL PUNTO DI VISTA ESTREMISTA DI SOEKARNO E SOCI.”, P. 1)

La lotta di Soekarno, dunque, viene considerata una minaccia non solamente per i Paesi Bassi e per la colonia in rivolta, ma anche per l’assetto mondiale; l’ascesa di una potenza asiatica nel panorama mondiale, il Giappone, minacciava l’ordine che si era formato nel corso dei secoli, in cui era l’Europa ad essere protagonista. Per questa ragione, è il Giappone ad essere ritenuto il vero colpevole delle agitazioni nazionalistiche e per la richiesta di indipendenza, sebbene esista una ampia letteratura coeva che conferma come la nascita del movimento nazionalista indonesiano abbia ben altre cause e sia sorto decenni prima rispetto all’occupazione giapponese del 1943-1945.
Certamente, l’ascesa del Giappone, e la sua sconfitta nel 1945, sono stati elementi catalizzatori per l’indipendenza indonesiana, ma non è possibile ritenere che il nazionalismo indonesiano sia dipeso, in maniera fondamentale, dagli eventi della Seconda Guerra Mondiale. Del resto, erano diversi i leaders nazionalisti a voler dichiarare l’indipendenza prima che il Giappone fosse sconfitto, ma Soekarno si rifiutò di farlo. La sua strategia, basata su una nominale cooperazione con la potenza occupante, alla fine è stata vincente, ed è stata ottenuta l’indipendenza dopo secoli di dominio coloniale.
Conclusioni
La stampa olandese della seconda metà degli anni Quaranta del XX secolo presenta una caricatura di Soekarno, presentandolo come una persona pericolosa, ribelle ed estremista, e, dunque, non adatta a guidare il Paese. I Paesi Bassi, nel corso della guerra civile (1945-1949) cercano di screditare Soekarno e di proteggere un ordine mondiale che ormai superato; la pubblicazione di diverse opere nel corso di questo periodo, tuttavia, ha influenzato a lungo l’immagine di Soekarno, non solamente nei Paesi Bassi, ma anche nel resto del mondo.
Letture Consigliate
- Hering, B. (1992). Soekarno: The man and the myth: Looking through a glass darkly. Modern Asian Studies, 26(3), 495-506.
- Alrianingrum, S., Wisnu, W., Suprijono, A., Nasution, N., Mastuti, S., Trilaksana, A., … & Yazid, A. M. (2024, December). Activities Of Japanese Traders In The Dutch Indies Period. In 4th International Conference on Social Sciences and Law (ICSSL 2024) (pp. 646-652). Atlantis Press.
- Protschky, S., & Keo, B. Z. (2023). Revolution, Race and Citizenship in Press Representations of Indonesians of the Dutch Colonial Army (KNIL) Interned in Australia, 1945–47. Australian Historical Studies, 54(2), 247-273.