in
  Reading time 19 minutes


Abstract

In Indonesia si assiste alla competizione di due modelli di Islam, di cui uno è tipico dell’Indonesia, l’Islam Nusantara o moderato, e l’altro è ‘importato’ e radicale, ovvero il salafismo; quest’ultimo è stato e viene diffuso (e finanziato) dal LIPIA, un centro culturale e educativo saudita. Alcuni dei suoi membri hanno fondato o fatto parte di organizzazioni radicali e/o terroristiche, come Front Pembela Islam e Laskar Jihad. L’attivismo nel mondo dei mass e social media, poi, rende questi gruppi particolarmente pericolosi e insidiosi; la matrice ideologica, tuttavia, è la medesima, e viene tradotta in contesti e forme differenti, ma che hanno lo stesso obiettivo, diffondere una versione ‘puritana’ e settaria dell’Islam, in una nazione che si basa sul pluralismo religioso e culturale.


In Indonesia, there is a competition between two models of Islam, one being typical of Indonesia, the moderate Islam Nusantara, and the other being ‘imported’ and radical, namely Salafism; the latter has been and continues to be spread (and funded) by LIPIA, a Saudi cultural and educational centre. Some of its members have founded or been part of radical and/or terrorist organisations, such as Front Pembela Islam and Laskar Jihad. Activism in the world of mass and social media, then, makes these groups particularly dangerous and insidious; the ideological matrix, however, is the same, and is translated into different contexts and forms, but with the same goal: to spread a ‘puritan’ and sectarian version of Islam in a nation that is based on religious and cultural pluralism.


Introduzione – Islam Nusantara o Salafismo?

L’Islam indonesiano ha dei tratti unici, che non si ritrovano ad altre latitudini, e tale particolarità ha conferito alla religione dominante in Indonesia un carattere che non è né radicale né liberale; del resto, le due organizzazioni islamiche principali del Paese, Nadaltul Ulama e Muhammadiyah, esprimono un Islam moderato. A tale modello si è dato il nome di Islam Nusantara, che esprime perfettamente un modello consolidatosi nel corso dei secoli dall’incontro tra la religione islamica e le tradizioni locali; sebbene la scuola giuridica più diffusa sia quella shafii, i suoi insegnamenti sono stati modificati dai costumi e dalle tradizioni indonesiane.

Il salafismo, invece, è stato introdotto nell’arcipelago a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, e si è subito scontrato con il modello dominante; i seguaci di questa corrente radicale, in effetti, chiedono spesso di evitare le ‘innovazioni’, considerando eretici i musulmani che seguono il modello dominante. Ovviamente, gli esponenti dell’Islam maggioritario hanno sempre contrastato il salafismo, come risulta evidente dagli anni Settanta fino ad oggi.

Non sorprende, dunque, che alcuni esponenti di NU abbiano dichiarato che

“Yang paling bertanggung jawab terhadap lahirnya teorrisme adalah salafisme,”

“Il principale responsabile della nascita del terrorismo è il salafismo”

(NU Online, Hati-hati, Teroris Telah Berubah Penampilan untuk Mengelabui, Attenzione, i terroristi hanno cambiato il loro aspetto per ingannare, 24 Maggio 2018)

La lotta per la supremazia nel dibattito e nella vita pubblica indonesiana, si avvale anche di iniziative concrete, tese a rafforzare l’idea di un Islam moderato, che non segue le tendenze più conservatrici o liberali, ma che si pone come via mediana, proposta e accettata dalla stragrande maggioranza dei musulmani indonesiani.


L’Islam moderato in Indonesia

Il termine ‘Islam moderato’ viene adottato per opporsi alle metodologie radicali (e talvolta violente) del salafismo, oltre che ad alcune correnti sufi particolarmente liberali, che accettano alcuni principi del libero pensiero. L’idea di un Islam moderato, tuttavia, non riguarda solamente l’Indonesia, ma anche la Malesia, che accetta i valori della tolleranza, compassione, giustizia e pace; tuttavia, il concetto di ‘moderazione’ non corrisponde al concetto liberale occidentale, ma ad una nozione islamica, che in Occidente potrebbe apparire radicale in alcuni tratti.

In effetti, spesso l’Islam moderato viene connesso al pensiero di Yusuf Qaradawi, l’ideologo della jihad e del terrorismo palestinese; si tratta di un esempio che dimostra l’ambivalenza del concetto di ‘moderazione’. In un’opera nota, il teologo egiziano afferma

‘Moderation, or balance, is not only a general characteristic of Islam, it is a
fundamental landmark. The Quran says: “Thus we have made you an
umma [community] justly balanced, that you might be a witness over the
nations, and the Messenger a witness over yourselves” (Quran 2:143). As
such, the Muslim umma is a nation of justice and moderation […] Islamic
texts call upon Muslims to exercise moderation and to reject and oppose all
kinds of extremism.’

La moderazione, o equilibrio, non è solo una caratteristica generale dell’Islam, è un
punto di riferimento fondamentale. Il Corano dice: “Così vi abbiamo fatto una
umma [comunità] giustamente equilibrata, affinché possiate essere testimoni sulle
nazioni, e il Messaggero testimone su di voi stessi” (Corano 2:143). Come
tale, la umma musulmana è una nazione di giustizia e moderazione […] I
testi islamici invitano i musulmani a esercitare la moderazione e a rifiutare e opporsi a tutti i
tipi di estremismo.’

(Yusuf al Qaradawi, Islamic Awakening between Rejection and Extremism, Il Risveglio Islamico tra Rigetto e Estremismo, Herndon (VA): International Institute of Islamic Thought (IIIT), 1991, p. 21)

Altre affermazioni di Qaradawi, come quelle sulla jihad palestinese, evidentemente, appaiono meno moderate, ma non ritengo che lo studioso abbia mentito o intendesse ingannare le persone; semplicemente, il concetto di moderazione, nel mondo islamico, è differente da quello occidentale, e può variare tra le diverse scuole di pensiero e interpretazioni teologiche. Tale osservazione la si deve applicare anche ad altre nozioni, come quella di ‘diritti umani’, ‘tolleranza’, ‘pace’ e altri concetti che sono compresi in maniera differente dai musulmani (o dalla maggioranza di essi perlomeno).

Per questa ragione, risulta sempre fondamentale comprendere questi concetti nel contesto degli ambienti che li hanno generati; di particolare interesse, a tale proposito, è il mondo accademico e religioso indonesiano, che hanno ben espresso questi concetti. Del resto, l’Islam moderato si traduce e si articola nei due principali movimenti islamici indonesiani, Nahdlatul Ulama e Muhammadiyah, che rappresentano 140 milioni di musulmani, la metà della popolazione del Paese asiatico.


Il Movimento Salafista in Indonesia

La diffusione del movimento salafista in Indonesia è legato alla competizione tra i centri ‘educativi’ di Al Azhar, in Egitto, e Medina, in Arabia Saudita; la madrasah (non la chiamo università perché non corrisponde, nella sostanza, ai canoni occidentali) saudita, in effetti, è stata fondata per contrastare l’Islam sufi egiziano, e diffondere la versione salafita. Nel corso degli anni Settanta, la crisi petrolifera conferisce al regno saudita una ricchezza enorme; per questa ragione, parte del denaro che affluisce nelle casse dei sauditi viene usata per finanziare istituzioni ‘educative’ capaci di diffondere la visione salafita dell’Islam nel mondo intero.

Nel 1974 è stato fondato, in Arabia Saudita, la ‘Imam Muhammad Ibn Saud University’, e altre cinque branche sono state fondate in altri Paesi, ovvero gli Emirati Arabi Uniti, Djibouti, lndonesia, ma anche gli Stati Uniti d’America e il Giappone. La ‘filiale’ indonesiana è nota come LIPIA, Lembaga Ilmu Pengetahuan Islam dan Arab, la Madrasah per la Conoscenza dell’Arabo e dell’Islam; si tratta, probabilmente, del progetto più importante di questo genere, come riconosciuto dagli osservatori.

‘LIPIA (Institute for Islamic Knowledge and Arabic) is the first and the
largest Saudi project in Indonesia. It was founded in 1980 in Jakarta. This
institute is extremely important since it shapes the subsequent transmission
of Salafism to Indonesia. This can be seen in the fact that most of the
Indonesian Salafi leaders previously studied at this institute. They are credited with transforming Islamic movements of the 1970s and 1980s and
linking them to transnational and global organizations.’

‘LIPIA (Istituto per la Conoscenza Islamica e l’Arabo) è il primo e il
il più grande progetto saudita in Indonesia. È stata fondata nel 1980 a Giacarta. Questo
istituto è estremamente importante poiché modella la successiva trasmissione
del salafismo in Indonesia. Questo può essere visto nel fatto che la maggior parte dei
leader salafiti indonesiani hanno precedentemente studiato presso questo istituto. Sono accreditati di aver trasformato i movimenti islamici degli anni ’70 e ’80,
collegandoli a organizzazioni transnazionali e globali.’

(Jahroni, J. (2012). The Political Economy of Knowledge: Shari’ah and Saudi Scholarship in Indonesia. The 12th Annual International Conference on Islamic Studies (AICIS), the Ministry of Religious Affairs and the State Institute of Islamic Studies (IAIN) Sunan Ampel.)

Il LIPIA, in altre parole, è stato (e rimane) lo strumento con cui la visione politico-religiosa saudita viene diffusa in Indonesia; in effetti, nel Paese asiatico era già diffuso un altro modello di madrasah, quello del pesantren, che tradizionalmente rappresenta l’Islam indonesiano. Di conseguenza, la concorrenza tra i due modelli diventa palese, ed esemplifica questa lotta per il monopolio della verità.

Il progetto saudita di esportazione del suo modello in Indonesia è in realtà rivolto a tutti i musulmani del sud-est asiatico; non sorprende, dunque, che le attività del LIPIA seguano strettamente lo stile di vita saudita. Si nota, in particolare, l’assenza di televisione, musica o altri strumenti di intrattenimento, mentre il vestiario, sia per gli uomini che per le donne, deve imitare lo stile saudita; si tratta di un modello radicale di esportazione della cultura saudita, che non può essere sottostimato. L’ideologia salafita, in effetti, viene esportata in Indonesia, e potenzialmente in tutti i Paesi in cui viene stabilito un istituto simile al LIPIA.


Il Fronte di Difesa dell’Islam

Il Front Pembela Islam, di cui si è già discusso su questa rivista, è stato fondato da un ex alunno del LIPIA, Rizieq Shebab; la fondazione del FPI è avvenuto nel 1987 a Jakarta, presso il pesantren Al-Um. Lo scopo dichiarato del gruppo era (e rimane) quello di lottare contro le ‘attività immorali’ e i gruppi che, secondo questa visione, si opporrebbero al ‘vero Islam’; il FPI, inoltre, chiede che l’Indonesia sia retta dalla shariah, e diventi uno Stato islamico.

Per queste ragioni, il FPI è stato accostato al fenomeno del vigilantismo e alla ‘polizia islamica’, come la hisbah di Aceh, che agisce nel quadro di un ordinamento giuridico islamico; il gruppo ha avuto una crescita significativa, e si è rapidamente diffuso in tutta l’Indonesia. Le sue attività erano legate ai raids illegali condotti contro gruppi o persone che non rispettavano la legge islamica; la legge nazionale, con la sola eccezione di Aceh, permette invece la maggior parte delle attività colpite dal FPI. Bar, ristoranti e pub possono operare legalmente, anche durante il mese di Ramadan, ma questa situazione non è mai stata accettata da FPI, che ha iniziato ad arrogarsi prerogative che non le spettavano.

Il FPI ha anche fatto ricorso alla violenza, ma mai (sembra) ad attentati terroristici veri e propri, e ha chiesto al governo centrale di applicare la cosiddetta ‘Carta di Jakarta’, che obbligherebbe i musulmani a rispettare la shariah. Il vero problema del FPI, per il governo centrale, era la loro volontà di sostituire la shariah alla Pancasila, agendo al di fuori della legge secolare e di qualsiasi accordo che garantisca concessioni speciali, come avviene nella provincia di Aceh. Dal punto di vista ideologico, la vicinanza al salafismo saudita è evidente, e deriva dalla formazione del suo fondatore, che per anni ha appreso l’ideologia dei sauditi.


Laskar Jihad

Anche Laskar Jihad, un gruppo terroristico noto e (si spera) debellato, è stato fondato da un ex alunno del LIPIA; LI viene considerato più pericoloso del FPI, a ragione dell’addestramento militare dei suoi membri, ricevuto principalmente in Afghanistan. L’influenza wahhabita è indubbia, e si esprime nell’attacco violento alle minoranze, come avvenuto durante la guerra che ha contrapposto cristiani e musulmani nelle Molucche Orientali. Umar Tahalib, il suo fondatore, è stato discepolo di diversi sapienti salafiti in Arabia Saudita e Yemen.

Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, Laskar Juhad e Majelis Mujahidin sono state sospettate di avere legami con al Qaeda e Osama bin Laden; nel 2002 il gruppo si è sciolto spontaneamente, ma alcuni dei suoi membri continuano ad operare in altri movimenti salafiti. Anche in questo caso, dunque, la matrice ideologica è chiara, ma si esprime in modo differente rispetto a FPI; tale osservazione sembra confermare l’ipotesi secondo cui le categorie di salafiti sono fluide, e il passaggio dalla predicazione radicale alla lotta armata è sempre possibile quando le circostanze lo permettono o lo suggeriscono.


Pesantren Salafiti

Alcuni ex alunni del LIPIA hanno poi scelto di fondare dei pesantren salafiti, allo scopo di diffondere questa ideologia; il numero delle madraseh salafite non è ufficialmente noto, ma alcune stime parlano di 36 scuole islamiche che adottano o si ispirano a questa ideologia. Non si tratta di un numero esiguo, considerando che l’ideologia seguita è radicale e potenzialmente destabilizzante per l’Indonesia; in queste scuole, lo si ricorda, gli studenti vivono a tempo pieno, e ricordano, da questo punto di vista, i collegi occidentali.

In queste istituzioni si formano persone che vengono istruite a considerare eretiche le due principali organizzazioni islamiche del Paese, NU e Muhammadiyah, secondo quanto previsto dai curricola sauditi, in cui viene presentato un Islam ‘puro’ o ‘ideale’ a cui fare riferimento. Il sufismo, che è la forma più diffusa di Islam in Indonesia, viene considerata ‘errata’, e le tradizioni indonesiane sono soggette al medesimo giudizio.


Attivismo nei Mass Media

L’ideologia salafita viene infine diffusa attraverso i mass media, come ‘Sabili’, ‘La Mia Strada’, attivo dal 1988 al 1993, nato da discussioni e dibattiti nelle università; lo scopo era di creare una sorta di movimento ‘educativo’, ispirato agli ideali del salafismo. Si tratta di una rivista che ha venduto circa 60,000 copie durante la sua vita, e che ha dovuto chiudere per mancanza di una licenza, richiesta invano negli anni successivi.

Oltre alle riviste, esistono anche canali televisivi e radiofonici, come Rodja TV, Wesal TV e Insan TV, che contribuiscono a diffondere il salafismo nel Paese asiatico; in questo modo, vengono diffuse dottrine come il tawheeh (nella sua interpretazione radicale) e altre idee radicali. L’attivismo sui social media, poi, è indubbio, e concorre ad amplificare questo fenomeno che non è solamente religioso, ma soprattutto politico.


Conclusioni

La diffusione del salafismo, in Indonesia, segue il modello saudita, ed è alimentato dalle attività del LIPIA, fondato nel 1980 a Jakarta; si tratta di un istituto che ha ispirato diversi leaders e membri di gruppi radicali e terroritstici. Si tratta, dunque, di un fenomeno che non può essere sottovalutato, ma che deve essere costantemente monitorato; del resto, le manifestazione dell’Islam radicale sono molteplici, e non è semplice contrastare questi fenomeni, percepiti dalle persone come un ‘ritorno alla purezza originaria’.

Tale narrativa deve essere contrastata energicamente, allo scopo di evitare che si sviluppi un vero e proprio separatismo, ora latente, ma che potrebbe diventare palese se le circostanze lo consentissero e/o suggerissero.


Letture Consigliate

  • Febriansyah, D., & El-Alami, D. S. (2021). Moderate Islam vis-a-vis Salafism in Indonesia: An Ideological Competition. Walisongo: Jurnal Penelitian Sosial Keagamaan29(1).
  • Setiawati, R., Hidayat, R., & Mukri, M. (2024). Radicalism and Salafism in Indonesia: Development and Movement of Transnational Ideology. Analisis: Jurnal Studi Keislaman24(2), 227-256.
  • Muthohirin, N., Kamaludin, M., & Mukhlis, F. (2022). Salafi madrasas: Ideology, transformation, and implication for multiculturalism in Indonesia. Fikrah: Jurnal Ilmu Aqidah dan Studi Keagamaan10(1), 81-100.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.). Nel 2025 hai iniziato a colloborare con la testata online 'Rights Reporter', per la quale scrive articoli e analisi sull'Islam, la shariah e i diritti umani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *