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Abstract

I Fratelli Musulmani, un movimento riformatore nato in Egitto nella prima metà del XX secolo, non è stato trapiantato direttamente in Indonesia, ma ha influenzato alcuni movimenti religiosi e politici; la Tarbiyah, da una parte, e il PKS dall’altra rappresentano la traduzione dei prinicipi della Fratellanza in Indonesia. Si è creato, in questo modo, uno scenario unico, in cui sono presenti evidenti tensioni tra i valori democratici sanciti dalla Costituzione e dalla Pancasila e il desiderio di una maggiore integrazione tra la sharia e le leggi statali.


The Muslim Brotherhood, a reformist movement that originated in Egypt in the first half of the 20th century, was not directly transplanted to Indonesia, but it did influence some religious and political movements; The Tarbiyah, on the one hand, and the PKS, on the other, represent the translation of the Brotherhood’s principles in Indonesia. This has created a unique scenario, where there are evident tensions between the democratic values enshrined in the Constitution and Pancasila and the desire for greater integration between Sharia law and state laws.


Introduzione – I Fratelli Musulmani

La Fratellanza Musulmana (al Ikhwan al Muslimun), fondata da Hasan al Banna in Egitto nel 1928, costituisce una delle esperienze politiche e religiose più significative (e controverse) del mondo musulmano contemporaneo. Si tratta di un’organizzazione che, a partire dal Novecento, ha esercitato una capacità di attrazione che ha travalicato i confini mediorientali, irradiandosi verso l’Africa subsahariana, l’Asia meridionale e anche Sud-orientale. L’Indonesia, primo paese musulmano per popolazione, non poteva restare immune a questo influsso, ma l’assorbimento delle idee ikhwanite nell’arcipelago non ha mai assunto le forme di un trapianto diretto e organizzato. Invece, le idee dei Fratelli Musulmani sono state oggetto di un adattamento progressivo, filtrato dal contesto socio-culturale indonesiano, dai vincoli politici e dalla peculiare architettura pluralista sancita dalla Pancasila, la filosofia di Stato.

Questo saggio analizza la ricezione e l’evoluzione delle idee della Fratellanza in Indonesia, ricostruendo le fasi storiche della loro diffusione, i canali attraverso cui esse si sono radicate, le forme associative e partitiche che hanno assunto e, infine, il rapporto non sempre lineare con le minoranze religiose, che spesso risente delle tensioni interne tra identità islamica e pluralismo nazionale.


Le Prime Influenze – Modernismo, Tradizione e Riformismo

Nei primi decenni successivi all’indipendenza (1945-49), l’Islam indonesiano appariva già diviso in due grandi famiglie intellettuali e sociali; da una parte, i tradizionalisti rappresentati da Nahdlatul Ulama (NU), che custodivano la continuità con le confraternite sufi e con l’Islam popolare radicato nelle comunità rurali. Dall’altra parte, i modernisti di Muhammadiyah, movimento che aveva fatto proprie le idee riformiste di Muhammad Abduh e Rashid Rida, e che insisteva sulla necessità di liberare la fede da pratiche considerate superstiziose e di reinterpretare l’Islam alla luce delle esigenze moderne.

Fu proprio in tale contesto che le opere di Hasan al Banna, e successivamente quelle di Sayyid Qutb cominciarono a circolare, sebbene in forma limitata e non sempre pubblicamente accessibile; in effetti, elementi come la retorica sulla rinascita morale della comunità musulmana, la centralità dell’educazione e la costruzione di una società islamica erano argomenti sensibili tra studenti e intellettuali. Tuttavia, le possibilità di tradurre queste suggestioni in strutture organizzate erano ostacolato dalla repressione dell’Islam politico operata da Sukarno prima e da Suharto poi; in tale contesto, le idee della Fratellanza divennero soprattutto una fonte primaria di ispirazione intellettuale, capace di plasmare le menti di giovani che, spesso mutuavano la loro conoscenza religiosa dal Cairo o a da Medina.


Gli Anni Settanta – Reti Transnazionali e Fermento Studentesco

Gli anni Settanta del secolo scorso rappresentarono il punto di svolta nel corso del Nuovo Ordine, che continuava a sorvegliare strettamente l’Islam politico e perseguiva una modernizzazione rapida che paradossalmente creava spazi di ricerca identitaria tra i giovani. Gli studenti indonesiani che avevano studiato all’estero rientravano con testi, metodi pedagogici e una visione dell’Islam più politicizzata, che si innestava sul malcontento verso l’autoritarismo di Suharto.

Il movimento Himpunan Mahasiswa Islam (HMI) si rivelò un terreno fertile per l’assimilazione delle idee ikhwanite; non vi fu mai un legame organico con l’Ikhwan egiziano, ma la somiglianza nelle pratiche educative e nell’organizzazione interna era evidente. In parallelo, prese forma il movimento Jemaah Tarbiyah, che adottava il metodo delle halaqah, piccoli circoli di studio e discussione, mutuato dall’esperienza della Fratellanza. La disciplina, l’attenzione alla formazione individuale e l’idea di trasformare la società partendo dall’educazione morale e religiosa erano tratti distintivi che ricalcavano, con gli opportuni adattamenti, il modello egiziano.

In questa fase, l’ikhwanismo indonesiano non era tanto un’organizzazione, quanto un insieme di pratiche e riferimenti simbolici che circolavano nel sottobosco studentesco e intellettuale, preparando il terreno per sviluppi più visibili nella fase successiva.


Dopo Suharto – La Nascita del PKS

La caduta di Suharto nel 1998 aprì scenari completamente nuovi, e, per la prima volta dopo decenni, l’Islam politico poteva esprimersi senza repressioni sistematiche; si nota, in particolare, che gli attivisti di Jemaah Tarbiyah colsero l’occasione con la fondazione del Partai Keadilan (Partito della Giustizia), presto ridenominato Partai Keadilan Sejahtera (PKS, Partito della Giustizia e della Prosperità). Il PKS incarnava l’ibrido indonesiano della Fratellanza: un partito disciplinato, moralizzatore, centrato sulla lotta alla corruzione, sulla difesa della famiglia e sulla promozione di un’etica islamica della vita pubblica.

Il partito riuscì ad attrarre il sostegno di ampi strati urbani, in particolare della classe media musulmana istruita, offrendo una narrazione di rinnovamento politico che combinava fede, integrità e modernizzazione. Come l’Ikhwan in Egitto, il PKS insisteva sulla gradualità del cambiamento: non rivoluzioni improvvise, ma riforme progressive attraverso la conquista delle coscienze e la costruzione di un tessuto sociale alternativo.

Tuttavia, il contesto indonesiano imponeva limiti strutturali, a partire dalla Pancasila, che agiva come principio fondativo dello Stato, il peso delle grandi organizzazioni come NU e Muhammadiyah, e la necessità di competere in un’arena politica pluralista costringevano il PKS a moderare le proprie rivendicazioni e a presentarsi come forza compatibile con la democrazia.


Rapporti con le Minoranze Religiose

Il nodo più delicato riguarda i rapporti con le minoranze religiose, e, a questo proposito, si nota che, formalmente, il PKS e i movimenti ispirati alla Fratellanza ribadiscono fedeltà alla Pancasila, che riconosce la diversità religiosa come fondamento dell’unità nazionale. Nella pratica, però, il discorso risulta più articolato, e i diritti delle minoranze, al pari della loro concezione, risentono dell’impostazione ideologica della Fratellanza.

Per quanto riguarda le comunità cristiane e induiste, l’approccio è stato perlopiù pragmatico, e il PKS non ha mai teorizzato apertamente discriminazioni, ma ha spesso sostenuto campagne politiche incentrate sulla difesa dell’identità islamica. Pertanto, questo atteggiamento ha determinato episodi di discriminazione verso i cristiani che costituiscono discriminazione;

L’episodio più emblematico è la mobilitazione del 2016 contro il governatore di Jakarta, Basuki Tjahaja Purnama (Ahok), di fede cristiana, accusato di blasfemia, di cui si è già discusso su questa rivista; Le manifestazioni, che mobilitarono centinaia di migliaia di persone, videro la partecipazione attiva di gruppi ispirati all’ikhwanismo, dimostrando come l’uso politico della religione potesse mettere in tensione il principio pluralista.

Verso le minoranze interne all’Islam, come gli sciiti e gli ahmadiyah, l’atteggiamento si è rivelato spesso più deciso; non sono mancati, del resto, episodi di esclusione, campagne di delegittimazione e pressioni affinché lo Stato limitasse le loro attività. Questi atteggiamenti mostrano la persistenza di un paradigma confessionale che fatica ad accettare la pluralità intra-islamica, riflettendo una tensione presente anche all’interno della Fratellanza in Medio Oriente.

Eppure, non mancano contraddizioni. In alcune circostanze, i movimenti ikhwaniti indonesiani hanno partecipato a iniziative di dialogo interreligioso o hanno preso posizione contro atti di violenza settaria perpetrati da correnti più radicali, come i salafiti jihadisti. Ciò dimostra che la declinazione indonesiana della Fratellanza non è un monolite, ma un campo variegato dove pragmatismo politico e convinzioni dottrinali si intrecciano.


Il PKS – Il Partito della Prosperità

Confrontata con l’esperienza egiziana o giordana, la Fratellanza indonesiana appare profondamente diversa; si osserva, in via preliminare, che manca una struttura centralizzata, e che, dunque, non esiste un ‘ramo’ ufficiale dell’Ikhwan, bensì una costellazione di gruppi, associazioni e partiti che si ispirano al suo metodo.

Si inserisce in tale ambito il PKS (Partai Keadilan Sejahtera), il Partito della Giustizia e della Prosperità, un partito islamista che, pur non adottando retoriche radicali, insiste sull’identità islamica del Paese; il suo elettorato è dunque composto da musulmani che desiderano un ruolo maggiore della sharia nello Stato, ma non uno Stato islamico vero e proprio. I risultati ottenuti alle elezioni nazionali lo pongono all’8% delle preferenze, e attualmente fa’ parte della grande coalizione del governo Prabowo.

Logo del PKS indonesiano

La vera forza di questo partito, tuttavia, è il radicamento locale, e, in effetti, alcune province o comuni sono attualmente governati da esponenti di questa forza politica; la sua posizione non consente di adottare politiche radicali, in quanto essa deve sempre trovare un compromesso con altri partiti. La sua presenza, tuttavia, testimonia la volontà (di una parte significativa del Paese) di abbracciare l’identità islamica come parte di quella indonesiana. La Pancasila, in effetti, non è mai stata posta in dubbio dagli esponenti del PKS, che si confermano pienamente all’interno del perimetro costituzionale indonesiano.

In altre parole, il contesto pluralista ha costretto anche le forze politiche e sociali che si ispirano alla Fratellanza Musulmana ad un adattamento pragmatico, che ha reso impossibile qualsiasi progetto di islamizzazione diretta dello Stato. Infine, l’esistenza di Nadhlatul Ulama e Muhammadiyah ha fatto da contrappeso, garantendo la prevalenza di un Islam moderato e radicato nelle tradizioni locali, anche se non mancano le tensioni verso forme più radicali o quantomeno esplicite di Islam nel funzionamento delle istituzioni.

Queste differenze rendono l’ikhwanismo indonesiano un fenomeno ibrido, che non si configura come una mera replica del modello egiziano, ma come una sua reinterpretazione creativa che cerca di conciliare islamismo e democrazia.


Tarbiyah

A differenza del PKS, la Tarbiyah non è un partito, bensì una confrartenita islamica che si ispira ai Fratelli Musulmani; il suo scopo è quello di educare i musulmani secondo quella che viene percepita come ‘corretta metodologia’. La Tarbiyah, dunque, costituisce una guida educativa piuttosto che sociale, e le sue attività si concentrano attorno alla recitazione del Corano e all’approfondimento dei testi fondativi della Fratellanza, con particolare attenzione per al Banna.

Tarbiyah, dunque, cerca di formare musulmani disciplinati che agiscono secondo la ‘corretta etica islamica’, e che, dunque, siano un modello da imitare per i musulmani ‘devoti’; per questa ragione, tale organizzazione non si è mai posta in una posizione di scontro diretto con i governi, sia nazionali che locali.

Su sito ufficiale si trovano testi e suggerimenti su argomenti spirituali, come la preghiera o il digiuno di Ramadan, ma anche tematiche politiche, come la Palestina; la formazione offerta, dunque, non sembra dimenticare anche gli aspetti concreti della vita, sia privata che sociale, e non si limita alle tematiche spirituali. In realtà, alcuni studenti della Tarbiyah hanno fondato il PKS, di cui si è discusso in precedenza, e, dunque, il legame con la politica non dovrebbe sorprendere.

Lo stesso termine (Tarbiyah) del resto, avrebbe tre significati fondamentali, ovvero, crescita, sviluppo e miglioramento, e su queste tre assi si concentra l’azione di questa confraternita indonesiana, ispirata ai Fratelli Musulmani.


Sfide Contemporanee

Nel passato recente, l’ikhwanismo indonesiano si trova stretto tra due dinamiche opposte, ovvero, da un lato, la crescente influenza di correnti salafite e wahhabite, più rigide e meno disposte al compromesso con il pluralismo. Dall’altro, la vitalità di NU e Muhammadiyah, che difendono un Islam tollerante e inclusivo, radicato nel concetto di Islam Nusantara. In questo quadro, il PKS rischia di perdere consensi, in quanto, se si mostra troppo moderato, viene accusato di tradire i principi islamisti. La radicalizzazione, invece, potrebbe comportare il tradimento della Pancasila su cui si basa la vita politica, e (idealmente) sociale della nazione. Il PKS, in altri termini, potrebbe diventare un altro fallimento come HTI, organizzazione vietata dal governo nel 2017 per incomatipibilità con la Pancasila e la Costituzione indonesiana.

Il rapporto con le minoranze continua a rappresentare un banco di prova, in quanto misura la reale capacità del PKS e dei movimenti affini di rispettare la Pancasila, garantendo la convivenza e la tolleranza tra le diverse tradizioni religiose e spirituali presenti nell’arcipelago. Si osserva, allo stesso tempo, che la loro base militante esercita pressioni per difendere con maggiore forza l’identità islamica, generando un’ambivalenza che caratterizza tuttora l’esperienza ikhwanita.


Conclusione

La Fratellanza Musulmana in Indonesia non è mai stata un soggetto organizzato con strutture centrali e riconosciute, ma ha esercitato un’influenza profonda e duratura; attraverso studenti, reti educative, associazioni e il PKS, le sue idee hanno plasmato segmenti consistenti dell’Islam politico indonesiano. Ciò che ne emerge è un esperimento originale, costituito da un islamismo adattato ad un contesto democratico e pluralista, sospeso tra aspirazioni identitarie e necessità di compromesso con l’ordinamento democratico dello Stato indonesiano.

La vicenda indonesiana mostra come l’ikhwanismo non sia un modello monolitico esportato meccanicamente, ma un linguaggio politico-religioso che assume forme diverse a seconda del contesto in cui viene applicato. In Indonesia, esso è diventato una delle tante voci che compongono il variegato panorama dell’Islam nazionale, che oscilla tra spinte settarie e ambizioni riformatrici, tra il desiderio di influenzare lo Stato e necessità di convivere con un pluralismo che rappresenta, per milioni di indonesiani, il vero fondamento della loro identità collettiva.


Letture Consigliate

  • Kusuma, A. R., & Monika, E. (2024). The Relationship Between Islam and Political Influence in Indonesia Hasan Al-Banna’s Perspective. Maklumat: Journal of Da’wah and Islamic Studies2(4), 224-240.
  • Hidayah, H., Sa’ad, S., & Rosa, A. (2024). Transnational Islamic Movements In Indonesia. Profetika: Jurnal Studi Islam25(01), 55-66.
  • Hamdi, A. Z. (2023). The radicalization of contemporary educated Indonesian: A case study of university students in Yogyakarta. Kasetsart Journal of Social Sciences44(1), 155-162.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.). Nel 2025 ha iniziato a colloborare con la testata online 'Rights Reporter', per la quale scrive articoli e analisi sull'Islam, la shariah e i diritti umani.

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