front no terrorism
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Abstract

Il Front Pembela Islam (FPI) è emerso come un attore cruciale nella radicalizzazione e nel terrorismo in Indonesia. Fondata nel 1998, l’organizzazione s’impegna attivamente nella vigilanza morale e nella protezione dei valori islamici. Si mobilita attraverso manifestazioni di massa e social media, contribuendo alla normalizzazione della violenza come strumento ideologico. La risposta del governo e della società civile riveste un’importanza cruciale nel contrastare questo fenomeno complesso. Tuttavia, con il FPI bandito nel 2020, è fondamentale monitorare attentamente l’evoluzione di movimenti radicalizzati in Indonesia, considerando il ruolo fondamentale del contesto socio-politico, dei media e delle insicurezze economiche.


Introduzione

Il fenomeno della radicalizzazione e del terrorismo in Indonesia è un argomento di rilevanza internazionale e nazionale, un tema complesso che è stato influenzato da un continuum di eventi storici, politici e sociali che hanno plasmato il paese nel corso degli anni. L’Indonesia, la nazione musulmana più popolosa al mondo, ha una storia sociale e culturale ricca, ma ha anche dovuto affrontare sfide significative legate all’estremismo religioso e al terrorismo. Tale contesto è caratterizzato da una serie di fattori, tra cui tensioni inter-etniche, disuguaglianze socioeconomiche e una crescente polarizzazione politica.

In questo scenario, il Front Pembela Islam (FPI) emerge come un attore significativo. Fondato nel 1998, all’indomani della caduta del regime di Suharto, il FPI ha cercato di promuovere un’interpretazione rigorosista dell’Islam, che si concentra sulla legalità islamica (Shari’ah) e su questioni di moralità pubblica. La nascita del FPI è avvenuta in un contesto di crescente disillusione nei confronti delle istituzioni governative e di una domanda popolare di una più forte associazione tra religione e politica. La sua ideologia si basa su una visione ultra-conservatrice della società, in cui la legge islamica deve governare non solo le pratiche religiose, ma anche molti aspetti della vita quotidiana.

Questo saggio si propone di analizzare il ruolo del FPI nella radicalizzazione e nel fenomeno del terrorismo in Indonesia. Verranno esaminati i fattori che alimentano la sua ideologia, le sue attività e le ripercussioni sulla società indonesiana. L’analisi considererà il modo in cui il FPI ha mobilitato il sostegno popolare attraverso il suo discorso che cavalca le paure e le frustrazioni della popolazione, promuovendo un’interpretazione dell’Islam che giustifica l’uso della violenza contro coloro che vengono etichettati come infedeli o contrari alla loro visione del mondo.

Inoltre, si esplorerà come le azioni del FPI abbiano avuto un impatto sul tessuto sociale dell’Indonesia, generando divisioni e conflitti tra gruppi religiosi diversi e instillando timori di violenza e radicalizzazione tra i giovani musulmani. Le ripercussioni delle loro attività si estendono oltre il settarismo, influenzando anche le politiche governative e il modo in cui lo Stato affronta il terrorismo e la radicalizzazione, portando a misure di sicurezza più severe e a un aumento della sorveglianza nelle comunità.

Infine, il saggio cercherà di delineare possibili vie per affrontare la radicalizzazione e il terrorismo in Indonesia, considerando il ruolo della società civile, l’importanza del dialogo interreligioso e la necessità di affrontare le cause profonde della violenza e dell’estremismo. Concluderemo con una riflessione sulle sfide future per l’Indonesia nel cercare di costruire una società coesa e pacifica, in equilibrio tra diverse tradizioni culturali e religiose, per evitare che la radicalizzazione prenda piede in un contesto già complesso.


Contesto storico e politico dell’Indonesia

Per comprendere appieno l’emergere del FPI, Front Pembela IslamFronte di Difesa dell’Islam, e la sua influenza nel contesto indonesiano, è cruciale esaminare il background storico e politico che ha caratterizzato il paese negli anni successivi alla caduta del regime di Suharto nel 1998. Questo evento segnò un cambiamento fondamentale nella governance dell’Indonesia, avviando una transizione verso la democrazia che prometteva maggiore libertà e partecipazione politica. Tuttavia, nonostante le speranze iniziali, questo periodo di transizione si rivelò complicato e spesso tumultuoso.

L’Indonesia, un arcipelago composto da migliaia di isole e abitato da un’ampia gamma di gruppi etnici e religiosi, ha dovuto affrontare una serie di sfide significative. Tra queste, l’instabilità politica è emersa come uno dei problemi più critici, con frequenti cambiamenti di governo e conflitti interni che hanno messo a dura prova la coesione sociale. Le disuguaglianze economiche, amplificate dalla corruzione e dalla cattiva gestione amministrativa, hanno alimentato il malcontento tra diverse fasce della popolazione, lasciando molti cittadini insoddisfatti e frustrati.

Inoltre, l’emergere di sentimenti nazionalistici e religiosi ha iniziato a polarizzare ulteriormente la società indonesiana. Diverse comunità religiose hanno sperimentato tensioni reciproche, creando un terreno fertile per il risentimento e il conflitto. In questo contesto complesso, il fervore religioso ha cominciato a manifestarsi come una forma di risposta collettiva a queste frustrazioni e all’insicurezza percepita. Gruppi come il FPI hanno saputo capitalizzare questo clima di insoddisfazione, presentando un’ideologia che prometteva di restituire dignità e protezione ai musulmani indonesiani, in un periodo in cui molti sentivano di essere trascurati o minacciati.

Questo scenario ha visto il FPI crescere in popolarità, con la sua retorica infiammata e le sue azioni spesso combinate con una buona dose di violenza, attirando tanto simpatizzanti quanto critiche. Le sue attività e i suoi obiettivi sono diventati una manifestazione visibile delle tensioni religiose e politiche esistenti, facendo del FPI un attore cruciale nel panorama politico e sociale dell’Indonesia contemporanea. Pertanto, analizzare l’ascesa del FPI richiede non solo attenzione alle sue azioni dirette, ma anche una comprensione più profonda del contesto storico e delle dinamiche sociali che continuano a influenzare il paese.


Fondazione e ideologia del Front Pembela Islam

Il Fronte dei Difensori dell’Islam (FPI) è un’organizzazione estremamente influente in Indonesia, fondata da Habib Rizieq Shihab, un noto predicatore carismatico che ha conquistato una significativa audience grazie alla sua retorica ed ai suoi collegamenti con l’Islam radicale. A partitre dalla sua creazione, il FPI si è posto come obiettivo primario la difesa dell’Islam in tutte le sue forme, cercando di promuovere e proteggere i valori islamici all’interno della società indonesiana.

Muhammad Rizieq Shibab, fondatore del FPI

Il FPI non si limita solamente a predicare l’importanza della fede, ma si impegna attivamente in una serie di attività rivolte alla vigilanza morale. Queste attività possono includere la sorveglianza di comportamenti che l’organizzazione considera contrari alla religione, come l’uso di alcol, la prostituzione e altre pratiche culturali che non rientrano nella loro visione dell’Islam. In questo contesto, il FPI assume un ruolo quasi di polizia morale, portando avanti campagne di sensibilizzazione e, in occasioni più estreme, organizzando manifestazioni o azioni dirette contro coloro che percepiscono come trasgressori.

La resistenza del FPI non si limita a questioni morali, ma si estende anche a quelle politiche e sociali. L’organizzazione è nota per la sua opposizione a leggi e normative che non rispecchiano la propria visione dell’Islam, rifiutando qualsiasi forma di compromesso con le autorità statali qualora queste non si allineino con la loro interpretazione della fede islamica. Questo atteggiamento li ha spesso messi in conflitto con il governo indonesiano, creando tensioni significative all’interno della società e del panorama politico del paese.

La loro ideologia è fortemente radicata in una forma di islamismo politico che enfatizza la purezza della fede e la necessità di una società in cui i principi islamici siano rispettati e applicati alla lettera. All’interno di questo quadro, il FPI cerca costantemente di mobilitare i propri sostenitori e di espandere la propria influenza, attingendo a un bacino di iscritti e simpatizzanti che condividono la loro visione per un’Indonesia più conforme ai principi islamici e devota alla lotta contro ciò che considerano la degradazione dei valori familiari e religiosi. In questo modo, l’organizzazione continua a svolgere un ruolo controverso e di grande impatto nel dibattito sulla religione, la moralità e la politica in Indonesia.


Radicalizzazione e mobilitazione sociale

IlFront Pembela Islam ha utilizzato una retorica focalizzata sulla protezione dell’Islam come strumento principale per mobilitare le masse. Questa strategia retorica si basa sull’idea che la religione e i suoi valori debbano essere difesi da ciò che viene percepito come minacce esterne e interneLe campagne pubbliche promosse dal FPI contro quelli che considera ‘peccati’ sociali, quali la prostituzione, il consumo di alcol e altre pratiche ritenute immorali, hanno trovato un riscontro significativo e un ampio consenso tra i settori più conservatori e tradizionalisti della società indonesiana.

L’efficacia di queste campagne risiede nella loro capacità di toccare temi e valori fondamentali per molti cittadini, creando un’istantanea di allerta contro l’erosione dei costumi e della moralità, spesso considerati a rischio a causa dell’influenza crescente della cultura occidentale. Con una narrativa che propone il FPI come custode della moralità e della religione, l’organizzazione è riuscita a guadagnarsi la fiducia di una parte della popolazione che si sente vulnerabile e oppressa da fenomeni sociali percepiti come negativi.

Inoltre, questo approccio ha facilitato la radicalizzazione di molti giovani, che trovano nel FPI non solo un movimento politico, ma anche un riferimento etico e morale. A fronte di un contesto socioe-conomico complesso, caratterizzato da ingiustizie e disuguaglianze, i giovani spesso vedono nel FPI una risposta alle loro frustrazioni e preoccupazioni. L’invocazione di valori religiosi e la denuncia dell’ingiustizia sociale si intrecciano tra di loro, offrendo una visione che galvanizza e motiva all’azione, in contrapposizione a quelle che vengono percepite come le oppressioni della cultura occidentale.

In questo modo, il FPI si presenta come un’alternativa a un ordine sociale percepito come decadente, rappresentando una causa per cui combattere, sostenuta da ideali di purità e giustizia che attraggono i giovani, spingendoli a partecipare attivamente alle manifestazioni e alle azioni del gruppo. Inoltre, l’organizzazione è riuscita a costruire un’immagine di riscatto e dignità, alimentando un sentimento di appartenenza e identificazione con la causa islamica.


Attività e metodologie del FPI

Le attività del Front Pembela Islam (FPI) si estendono a un ampio spettro di azioni e manifestazioni, molte delle quali destano preoccupazione per le loro implicazioni sociali e culturali. Tra queste, si annoverano imponenti manifestazioni di massa in cui i membri del gruppo si riuniscono per esprimere le proprie convinzioni religiose e ideologiche. Tuttavia, tali eventi non sono privi di controindicazioni, poiché spesso si traducono in attacchi diretti contro minoranze religiose, come i cristiani, e nei confronti di gruppi che vengono considerati ‘anti-islamici’, tra cui la comunità LGBTQ+. Questi episodi di intolleranza e violenza non rappresentano solo atti isolati, ma si inseriscono all’interno di una strategia più ampia sviluppata dal FPI.

Nel corso del tempo, le azioni del FPI hanno mostrato un’evoluzione preoccupante, con un incremento significativo della loro aggressività. Inizialmente, il gruppo si limitava a esprimere le proprie idee in manifestazioni pacifiche, ma questa dinamica è mutata, dando luogo a scontri violenti che testimoniano un crescente grado di tolleranza verso l’uso della violenza nelle loro attivitàQuesta escalation nel comportamento del FPI evidenzia una strategia deliberata, in cui l’uso della forza viene considerato un mezzo legittimo per perseguire gli obiettivi prefissati, ponendo in discussione la sicurezza e l’integrità delle comunità coinvolte.

Un elemento distintivo della metodologia del FPI è rappresentato dall’uso strategico dei social media. Attraverso queste piattaforme, il gruppo è in grado di diffondere la propria agenda, aumentando la visibilità delle proprie idee e attività. Non solo i social media servono per comunicare con i membri già attivi, ma fungono anche da potentissimo strumento di reclutamento, facilitando l’attrazione di nuove adesioni. Questa capacità di mobilità e diffusione delle proprie ideologie ha trasformato il FPI in un fenomeno trasversale, rendendolo una delle forze più influenti nel panorama del radicalismo religioso e dell’intolleranza nella regione. In questo modo, il gruppo non rappresenta solo un pericolo per le minoranze, ma diventa anche un soggetto di studio importante per comprendere le dinamiche del radicalismo contemporaneo e dell’uso della tecnologia nella propaganda e nel reclutamento.


Eredità della radicalizzazione: dal FPI al terrorismo

Mentre il Fronte Popolare dell’Islam (FPI) si è concentrato in misura preponderante, ma non esclusiva, su attività di vigilanza sociale e moralizzazione, il legame con il fenomeno del terrorismo risulta essere più evidente e documentato in altri gruppi radicali presenti in Indonesia, come ad esempio Jemaah Islamiyah (JI) e il gruppo fondato da Abu Bakar Bashir, di cui si è parlato su questo blog (Jamaah Islamiyah in Indonesia, di Salvatore Puleio). Questi gruppi non solo professano ideologie estremiste, ma sono anche implicati in attività di violenza diretta, inclusi attacchi terroristici di ampia scala. In effetti, i morti causati dalle attività del FPI sono in numero minore, e le loro azioni vengono raramente considerate come terrorismo vero e proprio (ma di fatto lo sono), in quanto appaiono legittimate e meno allarmanti rispetto agli attacchi portati da altri movimenti operanti nell’Arcipelago.

Tuttavia, è fondamentale sottolineare che il clima socioculturale generato dal FPI ha avuto un impatto significativo sulla narrazione e l’accettazione della violenza all’interno della società indonesiana. La retorica aggressiva e divisiva del FPI ha, infatti, contribuito a creare un ambiente che ha reso più tollerante la società nei confronti di manifestazioni di violenza e delle ideologie estremiste. Questa situazione ha facilitato la transizione del terrorismo da un fenomeno isolato, che prima veniva percepito come un’eccezione, a una problematica ben più riconosciuta e assimilata a livello nazionale.

In questo scenario, è possibile osservare come il continuo incitamento all’odio e alla violenza portata avanti da gruppi come il FPI possa avere ripercussioni dirette sulla crescita e l’affermazione di gruppi terroristici più strutturati e organizzati. Di conseguenza, l’aumento della legittimazione sociale di ideologie radicali può, a sua volta, incoraggiare individui e reti a perpetuare atti di terrorismo, amplificando così la paura e l’insicurezza in tutta la nazione. Pertanto, è essenziale analizzare non solo le azioni manifeste dei gruppi terroristici, ma anche il contesto più ampio in cui si collocano, per comprendere appieno la dinamica complessa della radicalizzazione e del terrorismo in Indonesia.


Reazioni della società civile e del governo

La risposta del governo indonesiano alla radicalizzazione e alle attività del Front Pembela Islam (FPI) è stata caratterizzata da una certa ambivalenza e complessità. Da un lato, il governo ha riconosciuto l’importanza di contrastare l’estremismo religioso e di garantire la sicurezza nazionale. Tuttavia, questo riconoscimento è stato accompagnato da una certa riluttanza a intraprendere azioni decisive contro il FPI, un gruppo noto per le sue posizioni radicali e per le sue attività di vigilanza sociale.

Le autorità temevano infatti che un intervento diretto e repressivo potesse inasprire ulteriormente le tensioni sociali esistenti e provocare reazioni violente da parte dei sostenitori del FPI e di altri gruppi estremisti. Questa preoccupazione ha portato il governo a cercare un equilibrio delicato: da un lato, cercando di mantenere l’ordine pubblico e di prevenire la diffusione di ideologie estremiste, dall’altro, evitando misure troppo dure che potrebbero risultare controproducenti.

In questo contesto, la società civile indonesiana ha iniziato a svolgere un ruolo cruciale nella risposta alla radicalizzazione. Diverse organizzazioni non governative e gruppi di attivisti hanno avviato iniziative per promuovere una visione più moderata dell’Islam, cercando di contrastare le narrazioni estremiste attraverso la diffusione di messaggi di tolleranza, inclusione e dialogo. Questi sforzi mirano non solo a educare la popolazione su un’interpretazione più pacifica e pluralista della fede, ma anche a creare spazi di dialogo interreligioso, in cui diverse comunità possano confrontarsi e lavorare insieme per superare le divisioni.Si colloca in tale contesto la diffusione dell’Islam Nusantara, una forma di Islam più tollerante ed aperta al pluralismo ed alle diversità religiose e culturali. (Vedi Islam Nusantara e Salafismo in Indonesia: un’analisi Comparativa, di Salvatore Puleio).

Inoltre, vari eventi e forum pubblici sono stati organizzati per facilitare il dialogo tra diverse fedi, incoraggiando la comprensione reciproca e la cooperazione tra le diverse comunità religiose presenti in Indonesia. Questa risposta attiva della società civile rappresenta una forma di resilienza e un tentativo di costruire una base di pace e stabilità, resistendo alle influenze radicali e promuovendo valori di armonia e consapevolezza sociale.

In conclusione, mentre il governo indonesiano si trova in una posizione complicata per affrontare le sfide poste dal radicalismo e dal FPI, la risposta della società civile sta emergendo come un elemento fondamentale nella lotta contro l’estremismo, offrendo speranza e alternative a una narrazione basata sulla paura e sull’odio.


Il futuro del FPI e della radicalizzazione in Indonesia

Il futuro del FPI (Front Pembela Islam) appare sempre più incerto, specialmente a seguito della sua interdizione formale nel 2020, quando le autorità indonesiane decisero di sciogliere l’organizzazione a causa delle sue attività giudicate estremiste e della sua crescente influenza nello scenario politico del paese. Tuttavia, nonostante questa misura restrittiva, le idee propugnate dal FPI e la sua capacità di attrarre e mobilitare consenso continuano a persistere. Questo fenomeno è motivo di preoccupazione, poiché ha il potenziale di alimentare la radicalizzazione di nuovi gruppi ed individui, i quali si sentono attratti dalle narrazioni promosse dal FPI.

È quindi di fondamentale importanza seguire con atttenzione l’evoluzione di tali movimenti, poiché rappresentano una sfida significativa per la stabilità e la coesione sociale. Comprendere come le dinamiche socio-politiche influenzino la nascita e la crescita di questi gruppi radicalizzati è cruciale per elaborare strategie efficaci di prevenzione e intervento. Le tensioni sociali, le ingiustizie percepite e le frustrazioni economiche possono offrire terreno fertile per la diffusione di ideologie estremiste, rendendo imperativo un monitoraggio costante delle situazioni locali e nazionali.

In tale contesto, è essenziale non solo analizzare le motivazioni profonde che spingono le persone a unirsi a tali movimenti, ma anche considerare il ruolo dei social media e di altre piattaforme di comunicazione nella propagazione delle loro idee. Le generazioni future di islamisti radicali potrebbero essere influenzate da una combinazione di fattori, tra cui il contesto culturale, le crisi sociali ed economiche, nonché la narrazione mediatica che circonda il fenomeno stesso della radicalizzazione. Pertanto, un approccio integrato che combini ricerca, dialogo e azioni di sensibilizzazione potrebbe rivelarsi fondamentale per affrontare questa questione in maniera pro-attiva e costruttiva.


Conclusione

In conclusione, sembra ragionevole affermare che il Front Pembela Islam (FPI) ha svolto un ruolo di notevole importanza nella radicalizzazione e nel clima di terrorismo che ha caratterizzato l’Indonesia negli ultimi anni. Questo gruppo ha messo in evidenza l’importanza della vigilanza morale e della protezione dell’Islam, principi che hanno favorito la creazione di un ambiente propizio all’estremismo. Attraverso una mobilitazione sociale ben organizzata, il FPI ha contribuito a un’evoluzione della violenza, alimentando sentimenti di intolleranza e divisione.

La loro retorica e le loro azioni hanno spesso portato a conflitti inter-religiosi e tensioni all’interno della società indonesiana, creando non solo un clima di paura, ma anche una normalizzazione della violenza come mezzo per perseguire obiettivi ideologici. È dunque essenziale che ulteriori studi e ricerche continuino ad indagare questo fenomeno complesso e sfaccettato, al fine di ottenere una comprensione più profonda delle dinamiche che guidano la radicalizzazione. Solo attraverso un’analisi dettagliata delle cause e delle conseguenze di tali fenomeni sarà possibile sviluppare strategie efficaci per affrontare in maniera adeguata la radicalizzazione.

Da ultimo, si rileva la necessità di promuovere un modello di società indonesiana che sia inclusivo e pacifico, in cui il dialogo inter-religioso e la comprensione reciproca possano prosperare. La lotta contro il terrorismo e l’estremismo non può limitarsi a risposte repressive, ma deve includere un approccio globale e multidimensionale, come è stato più volte ricordato su questo blog e non solo. Tale approccio, in effetti, deve considerare non solo gli aspetti religiosi, ma anche le disuguaglianze socio-economiche e le dinamiche culturali che possono contribuire alla radicalizzazione. Solamente affrontando le radici profonde di questi problemi si potrà costruire una società più resiliente e armoniosa, capace di resistere alle tentazioni della violenza e dell’intolleranza.


Letture Consigliate

  • Facal, G. (2020). Islamic Defenders Front Militia (Front Pembela Islam) and its impact on growing religious intolerance in Indonesia. TRaNS: Trans-Regional and-National Studies of Southeast Asia8(1), 7-20.
  • Nuryana, A., & Narwaya, S. T. G. (2023). Discourse on the Disbandment of Front Pembela Islam and Renegotiation of Democratic Ideas. Journal Communication Spectrum: Capturing New Perspectives in Communication13(1), 60-71.
  • Woodward, M. et al. (2014). The Islamic Defenders Front: Demonization Violence and the State in Indonesia. In Contemporary Islam.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

3 pensiero su “Front Pembela Islam: Radicalizzazione e Terrorismo in Indonesia”
  1. […] Di conseguenza, si verificò una serie di manifestazioni di massa contro di lui, guidate in gran parte da gruppi islamici radicali che si sentirono minacciati dalla sua visione moderna e laica della governance. Queste manifestazioni, che presero il nome di “1612” e “212”, si trasformarono rapidamente in eventi politici di grande portata, caratterizzati da una mobilitazione senza precedenti da parte di gruppi conservatori musulmani, tra cui il Front Pembela Islam (FPI), un’organizzazione nota per le sue posizioni estremiste, violente ed intimidatorie, e considerata di matrice terroristica. […]

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