- Abstract
- Introduzione
- Il Lembaga Pengkajian Pangan, Obat-obatan dan Kosmetika (LPPOM), (Istituto per la Valutazione di Alimenti, Farmaci e Cosmetici)
- Il Dewan Syariah Nasional (DSN) o Consiglio Nazionale della Sharia
- Il Komisi Hukum dan Perundang Undangan (Commissione per il Diritto e la Legislazione)
- Conclusioni
- Letture Consigliate
Abstract
In questo articolo verranno indagati gli altri tre strumenti o veicoli del Majelis Ulama Indonesia per promuovere la shariatizzazione dell’Indonesia; in effetti, anche se il MUI ha sempre dichiarato il suo rispetto ed impegno verso la Pancasila, il suo sostegno e promozione dell’integrazione della sharia nel sistema legale del Paese asiatico appare evidente.
Il Lembaga Pengkajian Pangan, Obat-obatan dan Kosmetika (LPPOM), l’Istituto per la Valutazione di Alimenti, Farmaci e Cosmetici si configura come un pioniere nell’ambito delle certificazioni dei prodotti (non solamente del cibo) halal consentito ai musulmani. Il Dewan Syariah Nasional, DSN, il Consiglio Nazionale della Sharia, poi, può essere considerato come uno strumento per istituire banche ed istituzioni finanziarie islamiche. Da ultimo, il Komisi Hukum dan Perundang Undangan, la Commissione per il Diritto e la Legislazione, permette al MUI di suggerire ai legislatori progetti di legge che contemplino o siano ispirate alla legge islamica.
Introduzione
In questo articolo verranno indagati gli altri tre strumenti che il Majelis Ulama Indonesia usa per perseguire la sua politica di shariatisation dell’Indonesia; si tratta del Lembaga Pengkajian Pangan, Obat-obatan dan Kosmetika (LPPOM), l’Istituto per la Valutazione di Alimenti, Farmaci e Cosmetici, del Dewan Syariah Nasional, DSN, il Consiglio Nazionale della Sharia, e del Komisi Hukum dan Perundang Undangan, la Commissione per il Diritto e la Legislazione.
Insieme alla Commissione per la Fatwa, analizzata nell’articolo precedente, questi tre veicoli rappresentano il tentativo del Majelis Ulama Indonesia di introdurre nell’ordinamento dello Stato repubblicano le regole della legge islamica. In questo modo, si spera di dare un quadro di insieme completo di un aspetto della realtà indonesiana che solitamente rimane appannaggio di esperti e curiosi, ma che non raggiunge il pubblico generale.
Il Lembaga Pengkajian Pangan, Obat-obatan dan Kosmetika (LPPOM), (Istituto per la Valutazione di Alimenti, Farmaci e Cosmetici)
La questione dellao status ‘halal’, liceità di cibi e merci in generale, rappresenta uno dei veicoli più importanti e strategici per promuovere la shariatisation dell’Indonesia; in effetti, le problematiche legate a questo tema sono molteplici, e non si limitano ad un discorso teologico, ma si estendono anche al piano politica ed economico. Non sorprende, dunque, che il Majelis Ulama Indonesia si senta responsabile di richiedere allo Stato la regolamentazione di questo problema; si nota, in particolare, che nel corso dell’ultimo decennio, il MUI ha iniziato a adottare un approccio proattivo rispetto al governo. In altre parole, il Consiglio sta cercando di fare pressione sull’esecutivo, affinché adotti una bozza di legge sui prodotti halal.
Questo impegno del MUI, che opera in Indonesia, in realtà rappresenta una problematica che sta
emergendo in tutto il mondo islamico; si consideri, a tale proposito, che Mustafa Ceric, il gran muftì della Bosnia-Erzegovina, ha pubblicamente affermato che i musulmani potrebbero conquistare il mondo attraverso il movimento halal. Ceric ha esortato la comunità islamica a prendere il comando dell’economia mondiale mediante la promozione del movimento halal, in quanto il cibo rappresenta una necessità fondamentale per tutti gli esseri umani. Si tratta di un appello che si inserisce in un contesto segnato da una significativa presenza di consumatori musulmani, pari a oltre 1.8 miliardi di persone, per un potenziale controvalore di mercato pari a 2.3 trilioni di dollari statunitensi.
Si comprende, dunque, il fermento su questa tematica in Indonesia, il Paese che ospita la comunità islamica più numerosa al mondo; in effetti, il LPPOM, o Lembaga Pengkajian Pangan, Obat-obatan dan Kosmetika (LPPOM), l’Istituto per la Valutazione di Alimenti, Farmaci e Cosmetici, rappresenta il primo ente indonesiano a cui è stato affidato il compito di certificare lo status halal per alimenti, cosmetici e farmaci. La creazione di questo istituto non deriva solamente dalla sua rilevanza per la legge islamica, ma anche dalla controversia del 1988, riguardo all’utilizzo del grasso di maiale in alcuni prodotti commerciali.
Il ‘Canopy’, il bollettino interno della facoltà di agraria dell’Università di Brawijaya, presso Malang, nella regione di Giava Orientale, ha pubblicato un articolo, firmato da Tri Susanto, in cui si rivelava che alcuni alimenti e bevande vendute nei mercati pubblici contenevano materiali illeciti per i musulmani. Questo articolo, ampiamente diffuso presso il pubblico, ha suscitato la reazione stizzita dei consumatori musulmani, causando una diminuzione di cibo e bevande pari all’80%; un’ulteriore riduzione dei consumi, inoltre, avrebbe avuto effetti disastrosi sul sistema economico del Paese asiatico.
Per queste ragioni, il 1 dicembre del 1988, il MUI, insieme ai rappresentanti del governo indonesiano, ha cercato una soluzione a questa problematica; nel corso di un incontro di alto livello, emersero delle potenziali vie d’uscita. Si raccomandò, in effetti, che il MUI istituisse un ente a cui affidare la revisione di alimenti, farmaci e cosmetici; il 6 gennaio del 1989, venne poi creato il LPPOM, allo scopo di proteggere i consumatori musulmani dall’acquisto, dalla vendita e dal consumo di beni illeciti. Allo stesso tempo, il nuiovo organismo avrebbe dovuto garantire la stabilità politica ed economica dell’Indonesia, in cui oltre l’85% della popolazione si dichiara musulmana.
I pionieri del nuovo ente, parte integrante del Majelis Ulama Indonesia, sono stati Hasan Basri, il Presidente Generale del MUI tra il 1985 ed il 1998), Amin Aziz, il primo direttore esecutivo di LPPOM (1989-1994), Aziz Darwis, in qualità di direttore aggiunto, e Peunoh Daly, con la stessa carica.
Compiti e organizzazione
Al Lembaga Pengkajian Pangan, Obat-obatan dan Kosmetika il MUI ha affidato una serie di compiti:
- classificare e studiare i cibi, i farmaci e i cosmetici disponibili nella comunità musulmana
- condurre ricerche e formulare concetti riguardanti la produzione, la commercializzazione e l’utilizzo di cibi, farmaci e cosmetici affinché questi prodotti siano conformi agli insegnamenti islamici
- studiare e formulare regolamenti per ristoranti, hotel, strutture di produzione animale e simili, riguardo all’uso di ingredienti e processi per la preparazione dei prodotti
- presentare i risultati di questi studi al Consiglio Esecutivo del MUI affinché i dati possano essere utilizzati come riferimento nella determinazione della politica dell’organizzazione sulla lavorazione e la commercializzazione di alimenti, farmaci e cosmetici
- organizzare attività insieme al governo e ai gruppi imprenditoriali privati
Il LPPOM, lo si ricorda, è un ente istituzionale all’interno del Majelis Ulama Indonsia, e possiede un proprio esecutivo, composto da un Dewan Penasehat , il Consiglio di amministrazione, il Dewan Pembina (consiglio consultivo) e il Dewan Pelaksana, il Consiglio Esecutivo. A differenza del MUI, il LPPOM include ancora funzionari statali di alto rango nella sua struttura, e sono almeno quattro i ministri che siedeono nel suo consiglio di amministrazione. Si tratta del ministro degli Affari Religiosi, della Salute, del Commercio e dell’Industria; si tratta di incarichi probabilmente assegnati a ragione della loro stretta relazione tra i loro incarichi governativi e le competenze del LPPOM.
La presenza di diversi funzionari di alto livello del governo, poi, potrebbe essere spiegata dalla necessità di avere un forte sostegno da parte dello Stato, in quanto il processo di rilascio della certificazione halal coinvolge più livelli e diverse parti, quali aziende nazionali e internazionali, associazioni islamiche ed altri portatori di interesse. Inoltre, sia il Consiglio di Amministrazione che quello Esecutivo hanno anche rappresentanti di diverse organizzazioni islamiche, con particolare attenzione per Nadlatul Ulama e Muhammadiyah, esperti e professionisti.
Il Dewan Syariah Nasional (DSN) o Consiglio Nazionale della Sharia
La shariatisation del settore economico e finanziario indonesiano è diventata un percorso strategico attraverso il quale il Majelis Ulama Indonesia sta cercando di promuovere l’integrazione della sharia nella sfera pubblica del Paese asiatico. Maruf Amin ha ammesso di perseguire questo obiettivo, ed ha affermato che il potenziamento del settore economico e finanziario della comunità islamica avrebbe un forte impatto sullo stesso movimento islamico. Per questa ragione, il sapiente islamico ha suggerito l’opportunità di creare un ‘haraka’, o movimento, allo scopo di stabilire un nuovo orientamento per la comunità islamica indonesiana. In particolare, egli ha sostenuto l’emancipazione e la shariatisation dell’economia popolare come metodo alternativo per il movimento islamico, sotto la guida del Majelis Ulama Indonesia.
Dal punto di vista storico, si osservano, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, diversi movimenti che cercano di shariatizzare l’economia del Paese, ed il settore finanziario in particolare; si pensi, in questo senso, all’istituzione della ‘Bank Muamalat Islam’, o BMI, la prima banca islamica indonesiana. Tra il 19 ed il 22 agosto del 1990, poi, il MUI ha tenuto, presso Bogor, un seminario sugli interessi bancari e sul sistema bancario in generale. A tale evento hanno partecipato 165 partecipanti, tra cui membri del consiglio centrale del Majelis Ulama Indoneisa, delle filiali provinciali e distrettuali, appartenenti ad organizzazioni islamiche, accademici, professionisti e imprenditori.
I relatori invitati erano quattro;
- un rappresentante della Banca Centrale dell’Indonesia
- Ibrahim Hosen (Commissione Fatwa del MUI)
- Karnaen Purwataatmadja (ex direttore esecutivo della Banca Islamica di Sviluppo, IDB)
- Dawam Rahardjo (un intellettuale musulmano di Muhammadiyah specializzato nei movimenti economici, sociali e islamici).
Si è trattato di un workshop organizzato dal Majelis Ulama Indonesia, che ha suggerito la possibilità di creare una banca che non fosse basata su un sistema di interessi, ma rispettasse le norme economiche islamiche. I risultati di questo workshop hanno ricevuto ulteriore attenzione durante il Congresso Nazionale, tenutosi nella capitale dal 15 al 22 agosto del 1990; dal congresso è emerso un documento, in cui si raccomandava la creazione di un Team Bancario MUI, con il mandato di istituire una banca islamica e condurre consultazioni con un certo numero di attori e esperti rilevanti per il settore.
Nello stesso periodo, del resto, stava emergendo un movimento basato sull’Islam politico, come indica la fondazione del IKN,l’Ikatan Cendekiawan Muslim Indonesia, o Associazione Indonesiana degli Intellettuali Musulmani, con il sostegno del governo di Suharto. Il MUI, evidentemente, colse l’occasione per accelerare il processo di creazione di una banca islamica; il 1 novembre del 1991, il Team Bancario del Majeils Ulama Indonesia ottenne il supporto legale per la creazione di Indonesia Muamalat Bank Ltd.
Il team è stato anche sostenuto da una risposta positiva degli organi esecutivi e legislativi del governo, come stabilito nella legge n. 7 del 1992 sulle questioni bancarie; si considerino, in particolare, gli articoli 6 e 13.
Si tratta di norme che prevedono la possibilità di costituire una banca in base al principio del ‘bagi hasil’, un’espressione che in Indonesia indica il principio di condivisione dei profitti della legge islamica; rilevante, poi, è il decreto governativo n. 72 del 1992, che si riferisce, appunto, al sistema di profit sharing. Di particolare interesse è l’articolo 5(1), secondo cui
Bank berdasarkan prinsip bagi hasil wajib memiliki Dewan Pengawas Syari’at yang mempunyai tugas melakukan pengawasan atas produk perbankan dalam menghimpun dana dari masyarakat dan menyalurkannya kepada masyarakat agar berjalan sesuai dengan prinsip Syari’at
Le banche che si basano sul principio della condivisione degli utili sono obbligate ad avere un consiglio consultivo sharia, che ha il compito di supervisionare i prodotti della banca nella raccolta dei fondi dalla comunità e nella loro distribuzione, al fine di garantire che ciò avvenga in conformità con il principio della sharia
(PERATURAN PEMERINTAH REPUBLIK INDONESIA, NOMOR 72, TAHUN 1992, TENTANG BANK BERDASARKAN PRINSIP BAGI HASIL, Pasal 5(1))
Il paragrafo successivo, il secondo, precisa poi le modalità da seguire per nominare il Consiglio di Supervisione (della) Sharia;
Pembentukan Dewan Pengawas Syari’at diiakukan oleh Bank yang bersangkutan berdasarkan hasil konsultasi dengan lembaga yang menjadi wadah para ulama Indonesia
la costituzione del consiglio consultivo sharia è effettuata dalla banca interessata dopo aver consultato un’istituzione che funge da forum per gli ulama indonesiani
(Pasal 5(2))
Anche se l’Articolo 5 non si riferisce esplicitamente al MUI, la frase “un’istituzione che funge da forum per gli ulama indonesiani” è stata interpretata come un riferimento al Majelis Ulama Indonesia; si tratta di un’interpretazione, che, del resto, al momento in cui questa legge è entrata in vigore, il MUI esisteva da circa due decenni, ed era il solo forum degli ulama indonesiani. Inoltre, altre organizzazioni musulmane come Nadlatul Ulama e Muhammadiyah hanno accettato la nomina del MUI come organo consultivo e di supervisione per le banche e le istituzioni finanziarie islamiche. Ciò nonostante, questa interpretazione non è affatto universale, e, di conseguenza, si osservano diversi gruppi che protestano per le modalità con cui il Majelis Ulama Indonesia ha rivendicato questo ruolo.
Il Komisi Hukum dan Perundang Undangan (Commissione per il Diritto e la Legislazione)
Il Komisi Hukum dan Perundang Undangan (Commissione per il Diritto e la Legislazione) è stato istituito dopo l’era della riforma, ma la sua formulazione indica l’intenzione sistematica del MUI di introdurre (norme del) la legge islamica nell’ordinamento giuridico indonesiano. Come è stato precisato in un articolo precedente, la Commissione della Fatwa assume un ruolo importante nel fornire argomentazioni islamiche per perseguire questo obiettivo.
Il Majelis Ulama Indonesia, tuttavia, ha bisogno anche di una commissione speciale che possa concentrarsi sulla legislazione nazionale; la sua funzione, in effetti, è quella di approfondire e allineare le fatawa del MUI rispetto all’agenda della legislazione nazionale. Secondo Wahiduddin Adams, un alto funzionario del Ministero della Legge e Diritti Umani, nonché Vice-Presidente della Commissione del Diritto e della Legislazione del MUI,
Questo organismo (il Komisi Hukum dan Perundang Undangan) è stato creato come parte dell’agenda del MUI per prendere l’iniziativa nella shariatizzazione della legge nazionale, che è uno degli obiettivi del Consiglio.
Il compito principale della Commissione per la Legge e la Legislazione del MUI è innanzitutto rispondere a tutti i progetti di legge preparati dai legislatori indonesiani e in secondo luogo proporre progetti di legge nazionali che riguardano la sharia.
(Riportato da Syafiq Hasyim. (2023). The shariatisation of Indonesia: The politics of the Council of Indonesian Ulama (MUI). Leiden: Brill, p. 152)
L’istituzione della Commissione per il Diritto e la Legislazione è coeva, del resto, al fenomeno nazionale dei regolamenti islamici che vengono emessi da diverse amministrazioni provinciali e distrettuali in tutta l’Indonesia. Dopo aver cambiato la sua ideologia dalla Pancasila all’Islam, il Majelis Ulama Indonesia non ha mai menzionato esplicitamente l’idea di uno Stato islamico; in una serie di dichiarazioni e pubblicazioni, il Majelis Ulama Indonesia ha sostenuto che il impegno ed accettazione del concetto di unità nazionale, uno dei punti fondanti della Pancasila, non è negoziabile.
Un discorso differente, invece, riguarda la shariatisation dell’Indonesia, un fenomeno più ampio rispetto alla nozione di Stato islamico; sono diversi i leaders del MUI ad aver ripetutamente dichiarato la loro fedeltà alla Pancasila. Secondo tale visione, poi, si ritiene possibile accogliere la legge islamica, o alcune norme di essa, senza creare un conflitto con la dottrina di Stato, che sarebbe palese nel caso in cui l’obiettivo sarebbe la sostituzione (esplicita) della Pancasila con la Sharia. Viene altresì raccomandato di implementare gradualmente il processo di shariatisation del sistema legale indonesiano.
Una posizione più evidente a favore della shariatizzazione può essere ravvisata nelle dichiarazioni di un’altra figura di spicco del Majelis Ulama Indonesia, Maruf Amin; quest’ultimo, in effetti, sostiene che l’incorporazione della sharia nella legislazione nazionale non è contraria alla Costituzione dell’Indonesia, in quanto l’ordinamento giuridico consentirebbe l’adozione di norme legali provenienti da varie tradizioni. Le fonti giuridiche, in effetti, possono, e di fatto provengono sia dalla tradizione occidentale che dalla tradizione islamica; Amin, poi, si spinge oltre, e sostiene che tutti le componenti della società indonesiana hanno il diritto di contribuire alla formazione di una tale legge. Di conseguenza, appare comprensibile, da questo punto di vista, che alcune associazioni islamiche sia stiano sforzando di incorporare le norme della sharia nella legge statale.
L’islamizzazione del diritto indonesiano, secondo Amin, potrebbe essere svolta mediante la formalizzazione della legge islamica come parte del diritto positivo; alternativamente, si potrebbe cercare di integrare nell’ordinamento giuridico i principi della sharia, quali la giustizia e la consultazione dei sapienti (ulama). Secondo la ricostruzione di Amin, il MUI avrebbe scelto, fino a questo momento, la seconda opzione. Anche se i punti di vista di Amin e Mahfudh non sono particolarmente insoliti, ma sono condivisi da molti studiosi musulmani in tutta l’Indonesia, essi sono stati criticati da figure prominenti del Paese. Si pensi, in questo senso, a Hasyim Muzadi, il presidente generale di Nadlatul Ulama dal 199 al 2010, che ha categoricamente rifiutato l’istituzione di uno Stato islamico nel 2009; tale rifiuto, tuttavia, non comportava anche il rifiuto di disposizioni ispirate alla sharia nel sistema giuridico indonesiano.
La shariatizzazione del diritto indonesiano, del resto, non viene promossa solamente dagli studiosi di MUI, Nadlatul Ulama e Muhammadiyah, ma anche da organizzazioni musulmane più radicali, ed in alcuni casi terroristiche, come Hizbut Tahrir Indonesia (HTI), Majelis Mujahidin Indonesia (MMI), Jamaah Anshorut Tauhid (JAT), e molte altre. Questi gruppi radicali richiedono l’implementazione della legge islamica attraverso l’istituzione formale di uno Stato islamico, utilizzando l’Islam come fondamento legale e politico dell’Indonesia, a cui si accompagna insieme il sistema di giustizia penale previsto dalla sharia.
Conclusioni
Dalle osservazioni svolte in precedenza, sembra evidente il ruolo del Majelis Ulama Indonesia di guida del processo di shariatisation dell’Indonesia; mediante l’istituzione di organismi come la Commissione delle Fatwa (discussa nel saggio precedente), dell’Istituto per la Valutazione di Alimenti, Farmaci e Cosmetici, del Consiglio Nazionale della Sharia, e della Commissione per il Diritto e la Legislazione.
Questi quattro istituti si configurano come veri e propri strumenti per promuovere l’integrazione della normativa islamica nella sfera pubblica del Paese asiatico, e non solamente nell’ordinamento giuridico della nazione. Di conseguenza, il Majelis Ulama Indonesia si conferma come un vero e proprio attore politico, sebbene esso non svolga esplicitamente attività politiche; il MUI, in effetti, può essere considerato un attore sociale e politico di primaria importanza, ed alimenta la narrazione che abbina nazionalismo ed Islam come elementi imprescindibili dell’identità indonesiana.
Letture Consigliate
- Syafiq Hasyim. (2023). The shariatisation of Indonesia: The politics of the Council of Indonesian Ulama (MUI). Leiden: Brill.
- Raisqi, N. R. (2022). Implementasi Sertifikasi Halal pada Produk Pangan dalam Rangka Perlindungan Konsumen (Studi Kasus Dominos Pizza). (Implementazione della Certificazione Halal sui Prodotti Alimentari nell’ambito della Protezione dei Consumatori (Studio del caso di Dominos Pizza), Al-Iqtishadiyah: Ekonomi Syariah dan Hukum Ekonomi Syariah, 8(1), 38-51.
- Asa, R. S. (2019). An overview of the developments of halal certification laws in Malaysia, Singapore, Brunei and Indonesia. Jurnal Syariah, 27(1), 173-200.
[…] Ulama Indonesia – Mobilitazione e Congresso Nazionale MUI e Shariatisation – Gli Altri Strumenti La Commissione della Fatwa del MUI Shariatisation e MUI – Strumenti Ideologici Il MUI […]
[…] Shariatisation in Indonesia Majelis Ulama Indonesia – Mobilitazione e Congresso Nazionale MUI e Shariatisation – Gli Altri Strumenti La Commissione della Fatwa del MUI Shariatisation e MUI – Strumenti […]