Suharto_with_military_uniform
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Abstract

Il Majelis Ulama Indonesia, MUI, creato nel 1975 sotto la leadership di Suharto, è stato guidato, prima della fine del regime autoritario dell’Orde Baru, da tre figure che hanno interpretato in maniera diversa le aspirazioni e le funzioni dell’organizzazione islamica. Il primo presidente generale (1975-1980), Abdul Malik Karim Amrullah, noto come ‘Hamka’, si è dimostrato un abile intellettuale, ma anche un fervente anti-comunista, al pari di Suharto.

Il secondo presidente generale (1981-1984), Syukri Ghozali, un esperto in giurisprudenza e teoria legale islamica, ha cercato di dare al MUI una propria agenda, e, a tale scopo, egli ha promosso una maggiore partecipazione dei capitoli provinciali rispetto alle attività nazionali, ed ha cercato di instillare un sentimento più pronunciato di fratellanza islamica.

Il terzo ed ultimo presidente generale (1984-1998) dell’era di Suharto è stato Hasan Basri, considerato compromesso con il regime al potere, e, dunque, poco rispettato dai musulmani, che si riferivano al MUI come ‘Majelis Ulama Istana’, ovvero ‘Consiglio degli Ulama di Palazzo’, per sottolineare la stretta dipendenza del MUI dal governo dominato da Soeharto.


Introduzione

Secondo quanto previsto dai suoi statuti, il MUI dovrebbe essere guidato da ulama credibili ed esperti, per essere rispettato dalle altre organizzazioni islamiche, oltre che dallo Stato; per questa ragione, i suoi presidenti devono riflettere queste caratteristiche, allo scopo di rappresentare al meglio gli interessi del Majelis Ulama Indonesia.

Nei prossimi paragrafi, verrà presentata l’attività del MUI durante il regime di Suharto, che, come precisato nel precedente articolo, ha ufficialmente fondato l’organizzazione islamica; in effetti, si possono notare differenze significative tra il periodo di Suharto e quello successivo. Il secondo Presidente dell’Indonesia, come noto, ha usato il MUI come strumento per controllare con maggiore efficacia le organizzazioni islamiche. Di conseguenza, le dinamiche che sono state osservate differiscono notevolmente da quelle che caratterizzano l’epoca successiva.


Gli inizi

Nei primi cinque anni di attività (1975-1980), Abdul Malik Karim Amrullah, noto come ‘Hamka’, è stato scelto come primo Presidente della neonata organizzazione; Hamka è nato il 17 febbraio 1908 a Maninjau, a Sumatra occidentale, e fu cresciuto in una famiglia musulmana devota. Il padre, Haji Rasul, fu riconosciuto come un primo riformista musulmano dopo essere tornato dalla Mecca nel 1906; Hamka stesso studiò l’Islam e la lingua araba a Sumatera Thawalib. Quest’ultima è stata una delle prime organizzazioni islamiche di massa in Indonesia, ed è stata fondata il 15 gennaio 1919. Localizzata a Sumatra Occidentale, questa scuola aveva un’impostazione modernista, e promuoveva una riforma islamica con un forte accento sul Corano, gli hadith, l’educazione scientifica moderna e l’abolizione delle pratiche non ortodosse.

Egli iniziò a lavorare come insegnante di materie islamiche nel 1927 a Perkebunan Tebing Tinggi, un’area nota per la presenza di varie piantagioni (caffé, cacao, ecc.) e nel 1929 si trasferì a Padang Panjang, una piccola regione di Sumatra Occidentale, per insegnare. Hamka è stato attivo in Muhammadiyah dal 1925 e nel 1928 è diventato responsabile della sede presso Padang Panjang. Nel 1953, egli fu nominato membro del consiglio consultivo di Muhammadiyah, ma Sukarno lo imprigionò dal 1964 al 1966 a causa di presunti atteggiamenti filo-Malesi e di una presunta cospirazione contro il governo. Questo periodo di reclusione venne usato per scrivere il ‘Tafsīr al-Azhar’, uno dei commentari più noti del Quran in Indonesia.

Abdul Malik Karim Amrullah, noto come ‘Hamka’

Non sorprende, dunque, la sua reputazione di ulama, poeta ed autore di molti libri, a cui si aggiunge l’attività di editore di riviste. Hamka, in effetti, deve la sua nomima come primo presidente del MUI alla sua capacità intellettuale, oltre che alla generale accettazione della sua autorità da parte di altri studiosi musulmani indonesiani. La sua nomina, poi, è stata rafforzata dai suoi noti sentimenti anti-comunisti, che hanno sicuramente favorito la sua ascesa, in un momento storico caratterizzato dalla strenua opposizione al comunismo da parte del regime di Suharto.

Ciò nonostante, in un momento iniziale alcuni dei suoi amici più stretti consigliarono ad Hamka di non accettare la posizione di Presidente del MUI, che era percepito come uno strumento a disposizione del governo. Per questa ragione, l’accettazione della nomina avrebbe potuto comportare una perdita di credibilità per Hamka, che era noto come uno studioso musulmano indipendente. Si temeva, in altre parole, che la posizione di Presidente del MUI avrebbe fatto percepire Hamka come un sostenitore dell’Orde Baru.

Hamka, tuttavia, accettò per due motivi principali, iniziando dal desiderio di proteggere la comunità musulmana dal movimento comunista latente, anche se quasi tutti i comunisti erano stati uccisi e/o imprigionati durante l’era di Suharto. Per mantenere il suo potere, il governo continuò a promuovere l’idea di una minaccia comunista continua attraverso diverse strategie; si insinuò l’idea, in effetti, secondo cui ci sarebbero stati tentativi credibili per resuscitare il defunto Partito Comunista Indonesiano. La minaccia comunista, del resto, continua a rimanere un’idea accettata, ed la diffusione delle idee comuniste sono tuttora sanzionate dal Codice Penale Indonesiano, con pene comprese tra 5 e 10 anni di reclusione, secondo quanto previsto dagli articoli 188(1-5) del Hukum Pidana 2023.

Da questo punto di vista, si nota che, sia Hamka che il regime di Suharto condividevano un interesse comune nel considerare i gruppi comunisti come una minaccia per l’Islam e per l’Indonesia; si pensi, in particolare, al conflitto con i gruppi comunisti a Giava orientale, giustificato con la nozione di jihad, in quanto essi erano (e sono tuttora) considerati avversari dell’Islam. In questo senso, Hamka può essere visto come un alleato naturale del regime di Suharto; esiste, poi, un secondo motivo per cui Hamka accettò il ruolo di leadership del MUI. Si tratta della (presunta) necessità di colmare il divario tra il governo indonesiano e la comunità musulmana dopo le elezioni generali del 1971 ed il processo legislativo della Legge Statale n. 1 del 1974 sul matrimonio. Il MUI, dunque, si configurava come un nuovo meccanismo per i musulmani, che si allineava alla politica di Suharto di fusione dei partiti islamici nel PPP, il Partai Persatuan Pembangunan, o Partito Unito dello Sviluppo.


Prime Politiche

Tale accettazione della neonata organizzazione era il risultato della leadership di Hamka, ma era anche dovuta ad alcune fatawa, che si concentravano sulla giurisprudenza islamica e sulla sua relativa indipendenza dall’intervento statale, aspetti politici che erano stati scarsamente considerati in quell’epoca. Il regime di Suharto, tuttavia, non si fidava completamente di Hamka e lo teneva sotto controllo attraverso membri del suo stesso partito (Golkar), come Kafrawi Ridwan; quest’ultimo venne infatti nominato segretario generale del MUI tra il 1975 ed il 1980. Ridwan era un alto funzionario del Ministero degli Affari Religiosi, e tale nomia si è tradotta in una leadership caratterizzata da due figure importanti, ma con background sociali e politici diversi.


La leadership di Ghozali

Gli sforzi di Hamka per far diventare il MUI un vero e proprio forum degli ulama indonesiani furono portati avanti dal suo successore, Syukri Ghozali; quest’ultimo era nato nel 1906 a Salatiga, Giava Centrale ed aveva ricevuto un’istruzione tradizionale presso madrasah e pesantren. Ha iniziato la sua carriera come insegnante di materie islamiche in una scuola religiosa elementare, per poi recarsi a Malang, dove insegnò presso una scuola superiore dal 1932 al 1945.

Nel 1944 venne nominato come uno dei vicepresidenti del consiglio centrale del Nadlatul Ulama, carica che conservò fino al 1948; fu successivamente responsabile delle attività educative e ricoprì una posizione di alto funzionario presso il Ministero degli Affari Religiosi. La notorietà nazionale è però dovuta alla sua elezione come presidente della Commissione della Fatwa del MUI nel 1975; dal 1981 al 1984, divenne il secondo presidente generale del Majelis Ulama Indonesia.

Syukri Ghozali, secondo Presidente generale del
Majelis Ulama Indonesia

Le sue competenze specifiche erano la giurisprudenza islamica e la teoria legale islamica; non sorprende, dunque che egli scrivesse anche articoli su riviste nazionali, in cui rispondeva a domande dei lettori che riguardavano questioni islamiche.

Nel suo discorso inaugurale per la sua elezione a presidente generale del MUI, Ghozali ha riaffermato il ruolo del Consiglio, sottolineando esso non poteva essere rivendicato da nessun gruppo, come gli ulama. Al contrario, il Majelis Ulama Indonesia apparteneva a tutti i musulmani dell’Indonesia. In tale occasione, egli ha anche riconosciuto il sostegno del governo indonesiano, dal centro fino ai livelli regionali.

Durante la sua leadership, Ghozali ha continuato alcune delle iniziative di Hamka, a cui ne ha aggiunte alcune proprie, allo scopo di stabilire una nuova agenda per il MUI. Durante questa epoca, in particolare, sono state effettuate revisioni mirate a completare il Pedoman Dasar dan Pedoman Rumah Tangga, gli statuti di base del MUI. Nel 1982, inoltre, i capitoli provinciali (le sedi provinciali) del MUI furono invitati per la prima volta a partecipare alla Riunione Nazionale. Ghozali ha anche intensificato la funzione del MUI, per elevare lo spirito di fratellanza tra i musulmani indonesiani, e tale obiettivo era considerato importante a causa dell’alta rivalità tra le organizzazioni islamiche in Indonesia.

Nel corso del mandato di Ghozali, il Majelis Ulama Indonesia ha svolto un ruolo moderato come partner del regime al potere, anche se era il forum degli ulama, a cui era affidato il compito di proteggere la religiosità delle società musulmane in un contesto di politiche considerate ostili da parte del regime di Suharto. In effetti, alcune fatawa emesse dal MUI tendevano a sostenere le politiche e gli interessi del regime; allo stesso tempo, il Consiglio riusciva anche a persuadere il governo indonesiano a non stereotipare i musulmani indonesiani. Nel periodo di Ghozali, le fatawa erano centralizzate, e, di conseguenza, si osserva un rafforzamento della funzione dell’MUI come forum degli ulama. Syukri Ghozali è poi deceduto nel 1984, mentre il suo successore è stato nominato nella personna di Hasan Basri, che è diventato il terzo presidente generale dell’organizzazione islamica, in occasione del terzo Congresso Nazionale (MUNAS III), tenutosi nel luglio del 1985.


Il Terzo Presidente Generale del MUI

Hasan Basri è nato il 20 agosto 1920 a Banjarmasin, nel Sud del Kalimantan, e, a differenza dei suoi predecessori, che avevano ricevuto un’istruzione presso istituzioni islamiche tradizionali, ha ricebuto la maggior parte della sua istruzione presso le scuole gestite da Muhammadiyah. Si tratta di istituti educativi che adottano un’impostazione generalmente più moderna, ed utilizzano un sistema di aula e apprendimento strutturato, combinando materie secolari e studi islamici.

Hasan Basri, Terzo Presidente Generale di Majelis Ulama Indonesia

Per questa ragione, la sua conoscenza dell’Islam era maggiormente legata a questioni generali di fede, piuttosto che a competenze specifiche in ambito islamico; anche se Basri può essere più appropriatamente definito come ‘zuamaʾ, uno dei leader musulmani, e non tanto un erudito islamico, egli era molto rispettato tra gli ulama indonesiani. Questo rispetto, in realtà, era dovuto alla sua calma ed alla sua capacità di raggiungere compromessi tra le diverse organizzazioni islamiche dell’Indonesia.

La leadership di Basri non differiva significativamente da quella del suo predecessore, specialmente per quanto riguarda l’obiettivo di preservare una relazione armoniosa con lo Stato. Al pari di Ghozali, Basri aveva un buon rapporto con il regime al potere, e tale relazione gli ha consentito di poter per lavorare a stretto contatto con le altre organizzazioni musulmane.

La presidenza di Basri, dunque, è stata considerata un successo nel consolidare l’accettazione sociale del Consiglio e nel mantenere una buona relazione con il governo e con le altre organizzazioni musulmane del Paese asiatico. Praticamente tutte le organizzazioni islamiche e gli ulama erano accolti e rappresentati dal MUI; Nadlatul Ulama, tuttavia, il più grande gruppo islamico tradizionalista, non era ben rappresentato nel Consiglio della MUI durante l’era di Suharto.


Evoluzione del MUI

Dal 1985 al 1998, il MUI non ha semplicemente svolto il ruolo di un forum, ma ha anche cercato di rappresentare gli studiosi e le organizzazioni musulmane indonesiane; in particolare, si osserva che il MUI ha guidato lo sviluppo del discorso e della pratica islamica in Indonesia. Tale obiettivo è stato perseguito mediante i frequenti incontri consultivi con studiosi e organizzazioni islamiche, in cui si discuteva per risolvere importanti questioni religiose che avevano un impatto più ampio sulla comunità musulmana. Si pensi, in questo senso, alla determinazione dell’inizio e della fine del mese di digiuno di Ramadan, oppure la data in cui celebrare Eid al-Adha (festa del sacrificio), gestite dal MUI grazie alla cooperazione con il Ministero degli Affari Religiosi. Il regime al potere, di conseguenza, aveva accettato senza particolari problemi che tali pratiche islamiche venissero gestite dal Majelis Ulama Indonesia.


Basri, tuttavia, non è stato capace di far comprendere a Suharto che l’interpretazione dell’Islam non era monolitica, ma diversificata e ((entro certi limiti) differente all’interno della comunità islamica; la sua tendenza a compromettersi con il regime, rispetto a questa problematica, rappresenta un esempio del suo fallimento nel dimostrare l’indipendenza dell’MUI. In questo periodo, dunque, la funzione del Majelis Ulama Indonesia è diventata quella di un forum di leader musulmani, tecnocrati e membri dell’apparato statale, ed il ruolo dei sapienti islamici si restrinse rispetto all’epoca di Ghozali.


Il MUI, poi, ha iniziato ad occuparsi anche di questioni economiche, mediante l’istituzione della Yayasan Dana Dakwah dan Pembangunan, o YDDP, la Fondazione per il Fondo di Propaganda e Sviluppo, creata a Giacarta il 29 gennaio del 1991. Gli obiettivi di questo ente erano tripartiti, ovvero la raccolta e organizzazione di fondi per raggiungere la prosperità per la comunità islamica. Il secondo obiettivo era il sostegno all’implementazione dei programmi dell’organizzazione; da ultimo, si cercava di fornire orientamenti per la propagazione della religione islamica e delle organizzazioni di massa nella ricerca, nello sviluppo e nell’uso dei loro fondi.

La fondazione ha poi sviluppato un modello iniziale per l’istituzione della Bank Muamalat Indonesia (BMI), la cui implementazione, tuttavia, si deve all‘Ikatan Cendekiawan Muslim Indonesia, o ICMI, l’Associazione degli Intellettuali Musulmani Indonesiani, il 30 ottobre del 1991. Tuttavia, la prova della partecipazione del MUI nello sviluppo della BMI può essere vista nel Piagam Pendirian Bank Muamalat Indonesia , la Carta di Fondazione della Bank Muamalat Indonesia. Questo documento fondativo, in effetti, è stato firmato dal Ministro degli Affari Religiosi, in qualità di presidente del consiglio consultivo del MUI, da Basri, come presidente generale, e da Prodjokusumo, che era il segretario generale dell’associazione islamica.

Da ultimo, si consideri che Basri riuscì a promuovere buone relazioni tra lo Stato ed il Majelis Ulama Indonesia, come dimostra il suo triplice mandato, terminato nel 1998; nel corso dei 14 anni di presidenza, si possono notare diversi elementi che indicano uno stretto rapporto tra il MUI ed il governo centrale. Sono numerose, effettivamente, le fatawa e raccomandazioni emesse in questo periodo, e molte di esse sembravano difendere gli interessi del regime di Suharto; per questa ragione, le critiche a Basri non sono certamente mancate. Non sorprende, dunque, che in questo periodo storico, il MUI non godesse di una buona reputazione tra i musulmani, che spesso si riferivano al MUI non come Majelis Ulama Indonesia, ma come Majelis Ulama Istana, ovvero ulama di palazzo, indicando la loro stretta dipendenza dal presidente e dal regime da lui guidato.

Il lungo periodo della presidenza di Basri è terminato nel 1998, anno in cui Suharto ha rassegnato le dimissioni come Presidente dell’Indonesia, avviando il periodo della reformasi, ovvero delle riforme che sono seguite dopo oltre tre decenni di governo autoritario dell’Orde Baru.


Conclusioni

L’epoca di Suharto ha testimoniato la creazione del MUI, ma anche la sua progressiva burocatizzazione ed istituzionalizzazione, diventando uno strumento a disposizione del regime per perseguire le sue politiche di sviluppo ed armonizzazione sociale. L’ultimo presidente generale, Basri, la cui carica è terminata nel 1998, rappresenta molto bene la parabola discendente del MUI, che in seguito alla caduta di Suharto subirà dei cambiamenti significativi, ma sopravviverà al regime.

Si nota, in particolare, che la scelta di nominare burocrati e membri del governo in un organismo religioso non ha sortito i risultati sperati, in quanto la credibilità del MUI era ed è legata alle competenze islamiche delle persone che lo rappresentano e dirigono. Per questa ragione, il Majelis Ulama Indonesia deve rimanere un organismo prettamente religioso, anche se i suoi verdetti e raccomandazioni hanno comunque ripercussioni politiche.


Letture Consigliate

  • Syafiq Hasyim. (2023). The shariatisation of Indonesia: The politics of the Council of Indonesian Ulama (MUI). Leiden: Brill.
  • Achmad, M. (2022). The Indonesian Council Ulama (MUI) and Religious Discourse In Indonesia. Tebuireng: Journal of Islamic Studies and Society2(2), 123-142.
  • Houben, V. (2015). Islam and the perception of Islam in contemporary Indonesia. Heidelberg Ethnology.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

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