Abstract
La storiografia islamica pone sfide uniche a causa della sua dipendenza da testi religiosi come il Corano e gli Hadith, e non permette di riconoscere il confine tra religione e storia; le sue origini possono essere fatte risalire alle prime comunità musulmane, ed in particolare ad opere come “Sirat Rasulullah” di Ibn Ishaq, sulla vita del profeta Muhammad. La subordinazione della narrazione ai testi religiosi, unitamente alla sostanziale mancanza di fonti contemporanee complicano gli sforzi per separare le verità storiche dalle credenze religiose. L’approccio tradizionale alla storiografia islamica risulta incompatibile con il moderno concetto di storia, basato sul metodo scientifico, e non su ideologie politiche o religiose. Il passaggio agli strumenti digitali ed alla ricerca interdisciplinare, tuttavia, apre nuove strade per lo studio della storia islamica, favorendo la comprensione ed il dialogo, e la possibilità di leggere adeguatamente le complessità geopolitiche. Nell’esplorazione della complessa storia islamica, gli storici iniziano ad adottare prospettive critiche, che abbracciano diverse narrazioni; si tratta di un approccio che consente una comprensione più adeguata del passato e della sua influenza sulla società odierna.
Introduzione
La storiografia islamica si configura come un ambito di ricerca particolarmente complesso che presenta sfide difficili da risolvere; a differenza della storiografia occidentale, le cui radici affondano nella civiltà e filosofia greche e cristiane, la storiografia islamica emerge da un contesto caratterizzato dalla profonda influenza del Corano e degli Hadith, le tradizioni attribuite al profeta Muhammad. Questa subordinazione della storiografia dai testi sacri dell’Islam permane tuttora, e, di conseguenza, non è agevole separare la religione dalla storia vera e propria.
La presenza di una storia sacra da difendere, in altre parole, costituisce un ostacolo che appare impossibile da superare, specialmente quando si tratta dell’indagine dell’Islam delle origini; in questo caso, la frammentarietà e la scarsità di fonti coeve ed extra islamiche complica ulteriormente uno scenario solitamente dominato dall’ideologia politica e religiosa.
Questo articolo si configura come il tentativo di contribuire a questo dibattito in maniera costruttiva, evidenziando le problematiche ma anche le opportunità di cambiamento per la storiografia islamica, che può diventare terreno di confronto e di dialogo.
Origini e sviluppo della storiografia islamica
Le origini della storiografia islamica devono essere ricercate nelle prime comunità musulmane, dove la memoria del Profeta e dei suoi successori giocava un ruolo fondamentale; infatti, le prime cronache furono composte per preservare la vita del profeta Muhammad e la storia della sua missione. Le biografie (sira) e le storie delle battaglie, di conseguenza, sono tra i primi esempi di storiografia, come testimoniato da opere come “Sirat Rasulullah” di Ibn Ishaq, compilata nel VII secolo, ma non giunta fino ai giorni nostri. L’opera di Ishaq è ‘nota’ grazie ad una compilazione successiva, da parte di Ibn Isham, che però è vissuto tra l’VIII ed il IX secolo, e non può essere considerato una fonte primaria.
L’espansione dell’Impero Islamico (Califfato) determinò una pressante necessità di registrare eventi storici, e figure come al-Tabari, con la sua “Storia dei profeti e dei re”, fornirono un modello ideale per la storiografia futura. Non si tratta, tuttavia, di storia vera e propria, ma della combinazione tra la narrazione storica con interpretazioni religiose.
La storiografia islamica, nella sua comprensione tradizionale, usa il concetto di verità storica a scopi ideologici; le narrazioni vengono spesso manipolate per sostenere una determinata visione politica o religiosa, come si osserva nel contesto delle divisioni tra sunniti e sciiti. Si tratta di una problematica che rimane attuale e che solleva diversi interrogativi sulla neutralità ed oggettività degli ‘storici islamici’.
Problemi metodologici
Uno dei principali problemi della storiografia islamica, specialmente per l’indagine dell’Islam delle origini, è legato all’affidabilità delle fonti; gli ‘storici’ islamici tradizionali facevano spesso affidamento su narratori per trasmettere i loro racconti. Tale metodologia, che non viene mai posta in dubbio dalla maggior parte dei musulmani, comporta interrogativi sulla veridicità ed accuratezza delle informazioni trasmesse. La catena di trasmissione, nota come ‘isnad’, viene considerata fondamentale nell’analisi critica delle fonti, ma non sempre è possibile verificare la legittimità di queste catene e delle informazioni che vengono veicolate.
La produzione di testi storici si sovrappone poi spesso con la propaganda politica, e si nota, a tale proposito, che sono state diverse le dinastie islamiche ad aver commissionato opere ‘storiche’ allo scopo di legittimare il proprio potere, influenzando la registrazione degli eventi.
La storiografia islamica è caratterizzata da una serie di narrazioni estremamente frammentate, e, in effetti, le diverse scuole di pensiero e tradizioni regionali hanno portato alla nascita di diverse versioni della storia islamica. Diventa difficile, se non impossibile, costruire una narrazione unificata e coerente, un compito che alcuni storici hanno tentato di compiere con estrema difficoltà e risultati ambivalenti.
Un’ulteriore problematica è costituita dalla riconciliazione tra storia e religione, in quanto la storia islamica presenta un legame intrinseco rispetto alla fede islamica; si nota, a tale riguardo, che le vite dei profeti e degli emiri sono spesso narrate come parte integrante della teologia. Si tratta di un’impostazione incompatibile con la necessaria oggettività che deve caratterizzare il lavoro dello storico, in quanto le narrazioni vengono influenzate dal credo religioso.
La natura della storiografia islamica
Il problema principale della comprensione dell’Islam delle origini, dal punto di vista storico, è la mancanza di fonti coeve che possano confermare o smentire la narrazione storica ufficiale a cui, come noto, è abituato il grande pubblico.
Inizierei con due osservazioni che confermano questo problema, e che dovrebbero essere scolpite nel marmo, a caratteri aurei, ad iniziare dalle moschee (e luoghi simili), in cui si pretende di parlare di storia senza conoscere, o ignorando le basi della moderna storiografia. Da notare che queste osservazioni, svolte per la Siria, si possono estendere alla storia dell’Islam primigenio tout court.
Viene osservato, effettivamente, che,
The very nature of the traditional sources and the fragmentary picture of Syria they present form an obstacle that anyone studying early Islamic Syria must surmount
Ovvero
La stessa natura delle fonti tradizionali (islamiche sunnite e posteriori di secoli, ndr), unita al quadro frammentario della Siria che viene presentato, costituiscono un ostacolo che deve essere superato (ma come?, ndr) da chiunque intenda studiare (la storia, ndr) dei primi secoli della Siria Islamica
Cobb, P.M., Community Versus Contention: Ibn ‘Asākir and ‘Abbāsid Syria, in Lindsay, J., et al., Ibn ‘Asākir and Early Islamic History, Darwin Press, Princeton, USA, 2001, p. 100.
Ancora, è stato osservato che
To write seventh- and eighth-century history we must come to terms with our sources . . .this means coming to terms with authors who wrote well after the events they describe
ovvero
(Il compito, ndr) di scrivere la storia del VII ed VIII EV richiede (la capacità, ndr) di tenere in considerazione la natura delle nostre fonti… questo significa tenere in considerazione che gli autori (delle fonti storiche disponibili, ndr) hanno scritto molto tempo dopo gli eventi che (pretendono, ndr) di descrivere
Robinson, C., Empire and Elitesafter the Muslim Conquest, Cambridge University Press, Cambridge, UK, 2000, p. viii.
Quando si parla di storia delle origini dell’Islam, dunque, si deve ricordare che non esistono fonti coeve, e nemmeno fonti che possano aiutare a comprendere se la narrazione islamica è corretta o meno, se non pochi frammenti presenti in altri documenti coevi, che parlano incidentalmente delle prime conquiste islamiche.
Anzi, la presunzione di correttezza di questa narrazione ufficiale sarebbe piuttosto da mettere in dubbio; a suggerire questo atteggiamento di prudenza, in effetti, sono i numerosi studi che hanno dimostrato discrepanze tra la ‘storia ufficiale’ e la ricerca storiografica, anche relativamente ad eventi che si sono svolti nel Medio Evo.
Si ricorda che il Medio Evo segna l’era in cui si sviluppa pienamente la ‘storiografia islamica’, e, dunque, ci si potrebbe aspettare che gli eventi coevi siano descritti con una certa precisione. Tuttavia, anche quando gli scrittori sono coevi (o comunque più prossimi agli eventi che affermano di descrivere), non ci si può attendere un resoconto dei fatti, e nemmeno una loro analisi critica, in quanto lo scopo degli scrittori che la tradizione islamica considera ‘storici’, non era, come noto, quello di ricostruire e comprendere gli eventi.
Una storia sacra
Come è stato ampiamente dimostrato dai numerosi studi svolti, gli autori che la tradizione islamica considera ‘storiografi’ figure come Al Tabari, erroneamente considerato una fonte primaria dell’Islam delle origini. Si tratta di persone che hanno cercato di presentare una ‘storia sacra’, una ‘storia della salvezza’, e le loro opere devono pertanto essere considerate come appartenenti ad un genere letterario, e non alla storia nel senso pieno e moderno del termine.
E’ stato osservato, a tale proposito, che la Khabar,
The purpose of khabar-history would thus be to present history in a form which allows readers to see how the sub-communities had developed their points of law, doctrine, and administrative praxis
ovvero
Lo scopo della storia-Khabar, dunque, è quello di presentare la storia in una forma che permette a chi legge di comprendere in che modo le sotto-comunità avevano sviluppato la loro posizione sulla legge, la dottrina e la prassi amministrativa
Leder, S., The Literary Use of the Khabar: a Basic Form of Historical Writing, in edited by Averil, C., Conrad, L.I., The Byzantine and Early Islamic Near East, Vol. I: Problems in the Literary Source Material, The Darwin Press, Princeton, USA, 1992., p. 315.
In altre parole, quelle che vengono considerate opere storiche, devono invece essere inquadrate correttamente, ovvero come composizioni che avevano uno scopo differente, di tipo religioso e morale, oltre che politico.
Si ricorda, a tale riguardo, che il Khabar si configura come un genere letterario, come è stato osservato da diversi autori, tra cui Juynboll, che ha mostrato l’uso di tale strumento negli Hadith.
Di conseguenza, i due problemi evidenziati, ovvero la mancanza delle fonti primarie (per il periodo dell’Islam delle origini), associato all’assenza di narrazioni storiche nel senso moderno del termine, non permette di comprendere correttamente la storia dell’Islam, ed in particolare modo quella dell’Islam primigenio.
Ciò nonostante, questo discorso viene ignorato oppure rimane pressoché sconosciuto, e questo errore molto grave comporta l’accettazione acritica di componimenti letterari che avevano una funzione ben diversa da quella che dovrebbe avere la ricerca storica moderna. In questo modo, si tramanda una storia che non può essere modificata, in quanto ‘sacra’, ma che rimane
remote from the modern concept of the discipline of history
Ovvero
molto distante dal concetto moderno (che caratterizza) la disciplina storiografica
Tottoli, R., Biblical Prophets in the Qur’an and Muslim Literature, Curzon Press, 2002, p. 129.
Da ultimo, si ricordano i notevoli problemi storiografici presentati dalle Sire, e da quella di Ibn Ishaq in particolare, di cui si è già parlato su questo gruppo, e che ha suscitato l’indignazione dei benpensanti islamici. Anche in questo caso, la validità storica di quanto riportato nelle ‘biografie’ del Profeta Muhammad deve essere messo in dubbio, alla luce della ricerca storica attuale che suggerisce di configurare le Sire come opere epiche e storie ideali, per l’edificazione dei fedeli, e non resoconti della vita del Profeta Muhammad.
La Sira di Ibn Ishaq – un esempio di Epica Islamica
La ‘Sira’, o biografia di Muhammad, di Ibn Ishaq (circa 704-767 EV) è probabilmente quella più conosciuta e letta nel mondo intero; tuttavia, la natura di tale opera viene spesso fraintesa, sia dai suoi detrattori che da coloro che la leggono a scopi di edificazione religiosa. La Sira di Ibn Ishaq, che la maggior parte dei musulmani considera come una sorta di opera sacra, può essere considerata, in realtà, come un esempio di epica. In altre parole, l’intento di Ibn Ishaq non era certamente quello di (cercare di) ricostruire quanto avvenuto nell’Islam primigenio, ma quello di presentare una storia edificante, da cui i fedeli potessero prendere esempio.
Da un punto di vista storico, la Sira di Ibn Ishaq (e anche le altre Sire evidentemente) presenta delle numerose problematiche, che non permettono di considerare storica questa opera, ma letteraria, ascrivibile al genere epico La scelta dei resoconti da includere nella sua opera, effettivamente, è stata dettata dalle visioni religiose di Ibn Ishaq, che può essere considerato, da questo punto di vista, più un editore piuttosto che un autore
Un altro problema significativo, poi, è il fatto che, a parte alcuni frammenti di papiro, non esistono copie originali della Sira di Ibn Ishaq che siano giunte ai giorni nostri . Si osserva, ancora, che non esistono copie complete della Sira derivate dall’opera di Ibn Ishaq; al contrario, esiste un’edizione preparata a distanza di decenni da Ibn Isham, nell’833 EV. Ibn Isham, del resto, ha rimosso alcuni episodi dalla Sira di Ibn Ishaq, in quanto essi erano giudicati non appropriati, e allo stesso tempo, sono state aggiunte altre storie che non erano state originariamente scelte da Ibn Ishaq.
La differenza tra la Sira e le opere storiche moderne, dunque, dovrebbe già essere evidente; di seguito, vengono presentate le principali problematiche che si pongono dal punto di vista storico, e che non permettono di classificare la Sira come un’opera storica. Le scienze storiche moderne, effettivamente, seguono il Metodo Storico Critico, un approccio che richiede di analizzare i resoconti del passato, allo scopo di cercare di ricostruirne gli eventi . In realtà, questa metodologia non si limita a fornire una serie di strumenti, ma costituisce un modo di pensare e concepire la storia. In effetti, il metodo storico critico prevede alcuni approcci di base che determinano l’interazione tra gli storici moderni e le fonti storiche.
Problematiche Storiche della Sira
Da questo punto di vista, la Sira presenta diverse problematiche, e la prima consiste nel fatto che essa non è stata compilata nel corso della vita di Muhammad; Ibn Ishaq, in effetti, ha fissato la sua opera in forma scritta circa un secolo e mezzo dopo la morte di Muhammad . I resoconti che sono confluiti nella forma scritta, inoltre, sono derivati unicamente dalle storie narrate da musulmani, ovvero coloro che formavano la sua comunità, e si tratta di un problema significativo. In effetti, le regole della moderna storiografia richiedono la maggiore prossimità cronologica possibile rispetto agli eventi che vengono descritti; per questa ragione, si accorda la preferenza a fonti coeve e preferibilmente derivanti da testimoni oculari
Allo stesso tempo, bisogna prendere in considerazione le problematiche delle fonti; da questo punto di vista, si osserva che la moderna storiografia ha ereditato il principio della prossimità cronologica dal periodo rinascimentale. Si tratta, del resto, di un criterio razionale, in quanto una maggiore vicinanza temporale rispetto alla fonte garantisce una minore probabilità di errori, dimenticanze o alterazioni rispetto alla fonte originale.
Nel caso della Sira, è noto che Ibn Ishaq non ha fatto affidamento su fonti e materiali cronologicamente prossimi agli eventi che riguardano Muhammad; di conseguenza, non è possibile verificare se le fonti scelte da Ibn Ishaq rappresentino le testimonianze di testimoni oculari, oppure se i resoconti raccolti siano stati trasformati o manipolati dall’autore/editore della Sira. Del resto, nemmeno le testimonianze oculari sono completamente affidabili, in quanto si tratta sempre di percezioni della realtà, che viene interpretata in una certa misura Si tratta di una distorsione che deve essere presa in esame, come richiesto dalle moderne regole della storiografia.
Evidentemente, la storia scritta dai vincitori, dagli arabi/musulmani in questo caso, non può essere la sola fonte di un resoconto storico, ma è necessario integrare anche la visione di coloro che sono stati sconfitti, che però manca completamente nella Sira di Ibn Ishaq.
Il secondo problema della Sira, da un punto di vista storico, è rappresentato dal fatto che la Sira viene considerata una ‘storia sacra’ Di conseguenza, la biografia di Muhammad si affida su proclami e metodi che sono coerenti con la fede religiosa, e non con il metodo storico critico; in questo senso, elementi come la natura profetica di Muhammad, così come l’accettazione della sua missione divina, dipendono dalla fede dei lettori.
La storiografia moderna, invece, si basa sul principio secondo cui la natura e le società umane seguano dei meccanismi propri, che non possono essere violati, o sostituiti da interventi miracolosi. Secondo questa visione, sono le forze naturali e materiali a guidare la storia ed i suoi eventi, e non l’intercessione o intervento diretto di qualche divinità. Per questa ragione, gli storici moderni sono scettici quando vengono posti di fronte a narrazioni che presentano situazioni, persone o società ideali, e li dipingono in maniera significativamente diversa da quanto, razionalmente, ci si attenderebbe.
Non sorprende, pertanto, che i racconti ideali, come le Sire, non possano essere accettate come resoconti storici, ma, al contrario, esse devono essere inquadrate in altri generi letterari, come quello epico, oppure agiografico. Si tratta di un punto di vista differente, ma che può aiutare ad interpretare correttamente gli eventi descritti, che non sono oggetto di fede, ma di indagine storico-critica.
Prospettive future
L’avvento della tecnologia e della digitalizzazione offre incredibili ed innovative opportunità di ricerca per la storiografia islamica; l’accesso alle fonti storiche attraverso archivi digitali e biblioteche online ha reso possibile una ricerca più approfondita. L’uso di strumenti di analisi dei dati e della linguistica computazionale, ancora, può contribuire all’identificazione di modelli e tendenze nella produzione testuale storica.
La digitalizzazione, inoltre, favorisce il dialogo interdisciplinare, e permette a storici, archeologi, linguisti ed esperti di studi religiosi di collaborare tra loro, allo scopo di comprendere e contestualizzare la storia islamica secondo modalità innovative.
L’attuale contesto geopolitico, poi, offre una duplice opportunità e sfida per la storiografia islamica, in quanto, il dialogo interculturale risulta fondamentale per superare stereotipi e pregiudizi; si osserva, da questo punto di vista, che studi approfonditi, accompagnati da una diffusione delle conoscenze sulla storia islamica, possono contribuire ad una maggiore comprensione tra culture.
Si ravvisa, tuttavia, la necessità di evitare la politicizzazione della storiografia islamica, in considerazione del fatto che le narrazioni storiche possono essere strumentalizzate per giustificare conflitti contemporanei. Gli storici, pertanto, musulmani e non, hanno la responsabilità di presentare una visione equilibrata e critica della storia, evitando letture anacronistiche o ideologiche.
Del resto, le nuove generazioni di storici e studiosi musulmani stanno assumendo un ruolo cruciale nel rimodellare il campo della storiografia islamica; si tratta di esperti che mostrano una maggiore apertura i al dialogo ed alla critica, e cercano di superare i limiti delle tradizioni storiche precedenti. La formazione di reti di studiosi e la creazione di forum accademici internazionali hanno aperto spazio per un confronto più globale.
Si osserva, da ultimo, che il crescente interesse per gli studi post-coloniali offre nuove prospettive sulla storia islamica, e pone in discussione le narrazioni dominanti, mediante la rivalutazione dell’eredità culturale delle società islamiche. Questi interventi critici possono portare ad una re-interpretazione della storia islamica, arricchendo il campo di nuovi approcci e metodologie.
Conclusioni
La storiografia islamica è un ambito di studio in continua evoluzione, ed è caratterizzato da una ricca tradizione, oltre che da sfide complesse; anche se le problematiche metodologiche ed emerneutiche rimangono centrali, le prospettive future offrono opportunità per un dibattito fruttuoso. L’influenza della tecnologia, il dialogo interculturale e l’emergere di nuove generazioni di studiosi sono elementi chiave che possono contribuire ad un rinnovato interesse per la storia islamica, oltre che ad una maggiore comprensione del suo impatto sulla società contemporanea. La storiografia islamica, quindi, non può essere considerato solamente un esercizio accademico, ma anche, e soprattutto, un’importante occasione per riflettere sull’identità, sulla storia e sul futuro delle comunità globalizzate.
Letture Consigliate
- Brown, J.A. (2011). Muhammad. A very short introduction. Oxford University Press.
- Juynboll, G. (2020). Hadith and Hadith-related Technical Terminology: khabar in Western Studies and Early Islamic Literature, in Tottoli, R (2020). Studies in Memory of G.H.A. Juynboll, Brill.
- Lawson, T. (2020). Muhammad as educator, Islam as enlightenment, and the Quran as sacred epic. In Knowledge and Education in Classical Islam: Religious Learning between Continuity and Change (2 vols) (pp. 81-97). Brill.
- Tottoli, R. (2002). Biblical Prophets in the Qur’an and Muslim Literature, Curzon Press.