sby
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Abstract

L’Islam, la religione maggioritaria dell’Indonesia, ha giocato un ruolo importante nella politica estera del Paese asiatico; l’influenza della religione maggioritaria, in particolare, diventa evidente rispetto alla posizione assunta nel conflitto tra Israele e la Palestina. In questo caso, il supporto alla seconda è stato costante dalla presidenza di Sukarno, che considerava la questione in termini coloniali, e non propriamente religiosi. La dimensione religiosa è emersa in seguito, durante la presidenza di Susilo Bambang Yudhoyono, che ha promosso il supporto per la Palestina mediante azioni conncrete, basate sul sentimento di solidarietà tra i musulmani.

Invece, la partnership tra il Pakistan e l’Indonesia nel contrasto al terrorismo è stata determinata, principalmente, da obiettivi comuni non religiosi, sebbene l’Islam ha avuto un ruolo anche in questo caso, in quanto entrambe le parti hanno concordato un modello di Islam moderato e non radicale.


Introduzione

Dopo aver vinto le elezioni del 2004, l’ex generale Susilo Bambang Yudhoyono, noto come ‘SBY’ aveva un forte interesse per le questioni internazionali, e la sua politica estera è stata caratterizzata dal tentativo di promuovere una politica estera basata sulla relazione armoniosa tra democrazia e Islam. Si tratta di un concetto da lui stesso introdotto nel 2005 al Consiglio Indonesiano sugli Affari Mondiali (ICWA). Secondo questa prospettiva, l’Islam moderato viene presentato come identità dell’Indonesia a livello internazionale, e dovrebbe essere mostrato attraverso la politica estera, diventando un modello per il resto del mondo.

Sebbene l’Indonesia sia conosciuta come il Paese musulmano più popoloso del mondo, questo fenomeno è stato percepito come nuovo e unico rispetto alle epoche precedenti in cui l’Islam era marginalizzato e tenuto sotto stretto controllo. In seguito agli eventi dell’11 Settembre, si sono verificati dei cambiamenti nella politica estera indonesiana; non sorprende, dunque, il maggiore attivismo del Paese asiatico in seno all’Organizzazione della Cooperazione Islamica, noto come ‘OIC’, oltre nelle questioni islamiche a livello mondiale. Si assiste, inoltre, alla continua promozione di programmi di discussione interreligiosa sia a livello nazionale che internazionale.

Queste iniziative avevano l’obiettivo di ridurre le percezioni negative verso l’Islam, ritratto come la fede dei terroristi da alcuni media occidentali; l’uso dell’Islam nella politica estera indonesiana, tuttavia, è stato messo in discussione riguardo alla sua attuazione sia nella forma che nella sostanza. Di conseguenza,ci si potrebbe chiedere in quale misura la religione maggioritaria sia capace di influenzare le strategie di politica estera dell’Indonesia.


La politica estera indonesiana segue il principio di non interferenza negli affari interni di altri Paesi, ma tale approccio non ha impedito di dare risposte verso questioni umanitarie, specialmente quando sono coinvolti musulmani. La questione palestinese, di conseguenza, che è stata una pietra miliare della politica estera indonesiana a partire da Sukarno, rimane tuttora importante a ragione del principio islamico che incoraggia un’identità musulmana attiva e visibile.


La trasformazione della politica estera durante la Presidenza di SBY

Prima di analizzare il ruolo dell’Islam sulla politica estera nel corso della Presidenza di Susilo Bambang Yudhoyono, sembra interessante introdurre alcuni concetti che vengono solitamente usati dagli esperti per analizzare la politica estera di un Paese.

Si tratta della

  • concezione del ruolo (dichiarata)
  • performance del ruolo (attuata)
  • prescrizione del ruolo (attesa)
  • posizione dello stato.

La teoria del ruolo, composta dai 4 elementi sopra riportati, sottolinea l’importanza della condizione interna di uno Stato e delle percezioni di essa fornite dall’ambiente internazionale; si osserva che, nel contesto indonesiano, la concezione del ruolo formulata da SBY era piuttosto unica.

Il Presidente, in effetti, desiderava stabilire una nuova immagine dell’identità nazionale dell’Indonesia rispetto alle altre nazioni, un’immagine differente dalle epoche precedenti; SBY, effettivamente, ha condotto una politica estera indipendente ed attiva. In tale ambito, l’Indonesia è stata presentata come aperta, sicura, tollerante, moderata ed orientata verso l’esterno; tale concezione è stata espressa in un suo celebre discorso, in cui il Presidente afferma

Siamo la quarta nazione più popolosa del mondo. Siamo la patria della più grande popolazione musulmana del mondo. Siamo la terza democrazia più grande del mondo. Siamo anche un Paese dove democrazia, Islam e modernità vanno di pari passo. Rimarrà il nostro corso con l’ASEAN come pietra angolare della nostra politica estera. E il nostro cuore è sempre con il mondo in via di sviluppo a cui apparteniamo. Queste sono cose che definiscono chi siamo e cosa facciamo nella comunità delle nazioni.

(Bambang Yudhoyono, Susilo. (2005) Speech before The Council on World Affairs
(ICWA)

Questo discorso illustra la volontà di trasformare l’immagine internazionale del Paese, e segnala una distinzione tra la politica estera di SBY e quella dei suoi predecessori, basata sugli eventi politici che si sono verificati sia a livello nazionale che internazionale. Nel 2009, Murphy ha osservato, in effetti, che durante l’era di Soekarno, ‘la legittimità e il ruolo internazionale dell’Indonesia erano basati sul nazionalismo, sulla promozione della solidarietà del terzo mondo, sullo sviluppo economico, e sul suo ruolo rispetto all’ordine regionale’.


Per Soekarno, dunque, l’identità internazionale è stata creata attraverso la relazione con il mondo esterno, mentre il suo successore SBY si è basato sullo sfruttamento dello status di ‘terza democrazia più grande del mondo’, nonchè di ‘più grande nazione musulmana’. Questa nuova immagine, in effetti, derivava dalla trasformazione interna e dalla dotazione dell’l’Indonesia possiede, che viene considerato l’aspetto principale rispetto al ruolo giocato nella comunità internazionale.


Il Ruolo dell’Islam

In Indonesia, l’Islam è stato considerato un vantaggio per il processo di democratizzazione che si è svolto dal 1998 al 2004; secondo le stime più attendibili, una percentuale compresa tra l’85 e l’87% della popolazione indonesiana (283 M) dichiara di professare l’Islam. Si tratta di un dato, ovviamente, che non può essere ignorato, e dimostra l’esistenza di un regime democratico, seppure sui generis, nel mondo musulmano. Per questa ragione, non sorprende che l’Islam abbia guadagnato un ruolo preminente nella conduzione della politica estera indonesiana durante la Presidenza di SBY.

È stato dimostrato, a tale proposito, che il Presidente ha sottolineato, in diversi forum internazionali, la rilevanza dell’Islam rispetto alla politica estera indonesiana; si pensi, in questo senso, al discorso pronunciato a Washington nel 2009. In tale occasione, egli ha affermato che


in un mondo perseguitato da uno scontro di civiltà, l’Indonesia rimane un esempio splendente dove democrazia, islam e modernità prosperano insieme

(Yudhoyono, S.B. (2009). Indonesia and America: A 21 st Century Partnership, speech delivered at a USINDO, Luncheon, Washington DC)

Inoltre, in occasione dell’11° Vertice dell’OIC, il Presidente indonesiano ha affermato che l’Islam e la democrazia non sono solamente compatibili, ma si sviluppano insieme; a dimostrazione di tale affermazione, Bambang sosteneva che tra i principali sostenitori della democrazia ci fossero partiti politici con evidenti e significative piattaforme islamiche. Il Ministro degli Esteri ha anche affermato che ‘sia il governo che i musulmani indonesiani hanno un impegno per rendere l’Islam una misericordia per tutti gli esseri umani.

Si tratta di dichiarazioni importanti in quanto indicano un nuovo sviluppo riguardo al ruolo dell’Islam nella politica estera indonesiana; non sorprende, dunque, che il Presidente abbia nominato un inviato speciale per promuovere la pace e la collaborazione, e, allo stesso tempo, dimostrare ai media occidentali che l’Islam non era, arretrato, violento e contro le donne.

La promozione dell’Islam moderato (moderat Islam) è stata riscontrata sia nella politica indonesiana che nelle più grandi organizzazioni islamiche moderate come Muhammadiyah e Nadlatul Ulama (NU); queste ultime, in particolare, hanno dato un significativo contributo alla diminuzione del numero di gruppi islamisti radicali e del settarismo religioso.

Il sostegno di queste organizzazioni alla Pancasila, oltre che alla Costituzione del 1945, sembra indicare che la maggioranza dei indonesiani preferisce una democrazia secolare, anche se esistono rilevanti settori della popolazione sono contrari al regime democratico. Di conseguenza, esiste una simbiosi tra Islam e democrazia, che però non è priva di tensioni e contraddizioni; ad ogni modo, l’Indonesia viene considerata da molti osservatori come il miglior esempio della compatibilità tra Islam e democrazia.


Il Costante Supporto della Causa Palestinese

Il supporto indonesiano alla causa palestinese risulta costante a partire dall’era del Primo Presidente Sukarno; questo sostegno costante è stato affermato in diversi forum internazionali, come le Nazioni Unite. Non sorprende, dunque che la politica estera indonesiana abbia espresso, principalmente, il sostegno della Palestina ed il risentimento verso Israele: tale supporto, che in Occidente suscita evidenti e comprensibili controversie, viene considerato parte integrante della storia e del sentimento nazionali.

Tuttavia, si è discusso, a partire dall’era di Suharto, sulla natura religiosa o meno di tale sostegno, e sono diversi gli studiosi a ritenere che la decisione di non riconoscere lo Stato di Israele si basi sulla solidarietà percepita con una causa relativa al colonialismo ed alla sua eredità. Altri studiosi, invece, ritengono che l’aspetto religioso, di solidarietà islamica, non possa essere separato dagli altri aspetti, come sembrerebbe dimostrare il coinvolgimento dell’Indonesia nelle altre vicende del Medio Oriente, che non si limitano alla Palestina.

L’autore di questo articolo ritiene che sia più probabile la prima ipotesi, ma è indubbio che l’Islam sia un fattore da prendere in considerazioni; ad ogni modo, appare evidente il costante impegno dei governi indonesiani rispetto alla causa palestinese. Immediatamente dopo aver assunto formalmente i poteri legati alla Presidenza del Paese, SBY ha affermato che l’Indonesia non avrebbe riconosciuto e stabilito relazioni diplomatiche con Israele fino a quando la Palestina non fosse diventata uno Stato indipendente.

Questo supporto è stato confermato in occasione del Summit Asia-Africa, che si è svolto a Giacarta nel 2005; in questa sede, l’Indonesia ha proposto l’adozione della New Asian African Strategic Partnership, NAASP, ovvero la Dichiarazione sulla Nuova Partnership Strategica Asia-Africa. Quest’ultima è stata sottoscritta da 106 Stati, tra i quali figura anche la Palestina.

Il documento afferma il sostegno (incondizionato ed acritico) della Palestina da parte dei Paesi asiatici ed africani,

We remain committed to the principle of self-determination as set forth in the Final
Comminuqué of the 1955 Bandung Conference and in accordance with the Charter of
the United Nations.

In particular, we express our abhorrence that, fifty years since the
1955 Bandung Conference, the Palestinian people remain deprived of their right to
independence. We remain steadfast in our support for the Palestinian people and the
creation of a viable and sovereign Palestinian state, in accordance with relevant United
Nation resolutions.

Rimaniamo impegnati nel principio dell’autodeterminazione così come stabilito nel Comunicato Finale della Conferenza di Bandung del 1955 e in conformità con la Carta delle Nazioni Unite.

In particolare, esprimiamo il nostro orrore che, a cinquant’anni dalla Conferenza di Bandung del 1955, il popolo palestinese rimanga privato del suo diritto all’indipendenza. Rimaniamo fermi nel nostro sostegno al popolo palestinese e alla creazione di uno stato palestinese vitale e sovrano, in conformità con le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite.

(New Asian African Strategic Partnership, 2005, p.1)


Problematiche

Questo tentativo di svolgere un ruolo più incisivo rispetto al processo di pace in Palestina, in realtà, è stato frustrato dall’assenza di relazioni diplomatiche con Israele, che probabilmente non verrà riconosciuto nemmeno dall’attuale Presidente Prabowo. Ad ogni modo, nel 2005 SBY ha dimostrato il suo desiderio e impegno di visitare la Palestina, segnalando la volontà del governo indonesiano di giocare un ruolo più rilevante per la pace in Medio Oriente. Tuttavia, tale intento è stato ostacolato dalla situazione che esisteva (e tuttora permane) in quest’area.

Inoltre, deve essere considerato un altro aspetto, ovvero la necessità, per un reale coinvolgimento dell’Indonesia, di un’offerta da parte degli Stati arabi come l’Egitto e la Giordania, che però appare improbabile. Anche se circolavano indiscrezioni secondo cui l’amministrazione di SBY potesse avere relazioni con Israele, tale possibilità è stata negata, anche se uno dei membri del Parlamento indonesiano ha avanzato una proposta considerata controversa. Quest’ultima prevedeva l’avvio di formali relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele, ed ha suscitato lo sdegno e la rabbia di diverse organizzazioni e partiti islamici.

Allo stesso modo, la visita in Israele da parte del rappresentante di un partito nazionalista indonesiano è stata accolta da una durissima reazione ed è stata percepita come un’offesa nei confronti dei musulmani; questa dura ma comprensibile posizione è stata espressa da parte dei gruppi musulmani, tra cui Muhammadiyah, Nadlatul Ulama, il Forum degli Ulama Indonesiani ed altri partiti e organizzazioni politiche islamiche. Alla fine, il politico si è dovuto scusare pubblicamente, ed ha ribadito il suo sostegno alla causa palestinese.


Le Relazioni Diplomatiche con il Pakistan

Dopo 11 settembre del 2001, l’Indonesia ed il Pakistan hanno intrapreso un percorso per lottare contro il terrorismo, che ha comportato un miglioramento delle relazioni economiche e commerciali; inoltre, la cooperazione nella difesa, poi, è diventata ancora più significativa in seguito agli attentati di Bali del 2002. Questi ultimi, come noto, sono stati condotti dal gruppo terroristico indonesiano Jamaah Islamyiah, di cui si è discusso su questa rivista.

Per questa ragione, il governo centrale ha preso coscienza dell’impatto del radicalismo rispetto alla sicurezza nazionale; in realtà, il numero di militanti islamisti era in aumento in entrambi i Paesi, e, per questa ragione, sono state prese misure anti-terrorismo. In quanto il fattore religioso era coinvolto in questa questione, non si può trascurare il ruolo dell’Islam.


È necessario notare, a tale proposito, che la cooperazione anti-terrorismo tra questi due Paesi è stata raggiunta quando SBY ha assunto la presidenza nel 2004 ed ha visitato Islamabad nel 2005; questo viaggio aveva lo scopo di siglare gli Accordi sul Terrorismo. Questi ultimi, sono poi stati sottoscritti da entrambe le parti il 24 novembre 2005, ed è stato creato un gruppo di lavoro congiunto per il contrasto alle organizzazioni terroristiche. Il Pakistan, in particolare, era un partner importante, in quanto si osservava, in questa nazione, una crescente importanza delle politiche per la sicurezza regionale, minacciata dai gruppi islamisti.

L’allora Ministro degli Esteri indonesiano Hassan Wirayuda, ha affermato, in occasione dell’11° Summit dell’ASEAN, che il Pakistan costituisce un partner vitale per l’Indonesia e per l’ASEAN rispetto alla lotta contro il terrorismo transnazionale. Inoltre, il Pakistan è considerato fondamentale, da questo punto di vista, in quanto tale Paese ha combattuto i terroristi di al Qaeda che operano dai suoi confini con l’Afghanistan.

Il Pakistan ha deciso di adottare, di concerto con l’ASEAN, il Trattato di Amicizia e Cooperazione come base per relazioni più significative e pacifiche; è stato osservato, da questo punto di vista, il ruolo del rafforzamento della cooperazione con il Pakistan contro il terrorismo. Questa collaborazione, in termini di condivisione delle informazioni, può migliorare la politica di sicurezza regionale indonesiana che si concentra su due pilastri, ovvero il Centro per la lotta al terrorismo del Sud-est asiatico e la legislazione predisposta a tale scopo.


Conclusioni

In generale, sembra corretto affermare che l’influenza dell’Islam è stata secondaria rispetto alla politica estera indonesiana; questa influenza, tuttavia, è aumentata nel corso della presidenza di SBY; il consolidamento della democrazia, in effetti, ha conferito all’Islam un maggiore spazio nella politica sia interna che estera. In altre parole, il maggior ruolo dell’Islam rispetto alla politica estera può essere misurato attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni islamiche.

Dai due casi osservati, Palestina e Pakistan, emerge un diverso grado di influenza della religione isamica sulla politica estera; per quanto riguarda la disputa tra i Territori palestinesi ed Israele, si osserva che l’influenza islamica si è tradotta nelle azioni delle organizzazioni islamiche del Paese asiatico. Lo scopo era impedire che il governo stabilisse formali relazioni diplomatiche con Israele, e, allo stesso tempo, portare la questione palestinese al centro dell’agenda del governo centrale di Jakarta; a tale proposito, si sottolinea lo sfruttamento del sentimento di solidarietà tra i musulmani.


La politica estera indonesiana verso il Pakistan, invece, denota un uso più limitato dell’Islam e del sentimento religioso; in effetti, la collaborazione tra i due Paesi era maggiormente orientata da obiettivi economici e da agende politiche secolari. Ciò nonostante, l’Islam ha esercitato una certa influenza, in quanto, secondo gli accordi sottoscritti, entrambe le parti hanno concordato che il vero insegnamento islamico non condona il radicalismo. In questo modo, le madrasse, in cui si adotta un metodo di insegnamento tradizionale dell’Islam, sono state indicate come potenziali luoghi per promuovere la de-radicalizzazione.


Letture Consigliate

  • Murphy, A.M. (2009). Indonesia returns to the international stage: Good news for the United States, Orbis, 65-79.
  • Yudhoyono, S.B. (2009). Indonesia and America: A 21 st Century Partnership, speech delivered at a USINDO, Luncheon, Washington DC.
  • Perwita, A.B. (1999). Islam “symbolic politics”, democratization and Indonesian foreign policy, CentroArgentino de Estudios Internacionales, 1-28.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

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