- Abstract
- Introduzione
- Origini e Fondazione di Hamas
- Crescita e Consolidamento (1987-2000)
- L’Intifada di Al-Aqsa e l’Ascesa di Hamas (2000-2006)
- La Divisione e il Blocco di Gaza (2007-Presente)
- La Strategia di Hamas e il Ruolo Regionale
- Conclusioni: Il Futuro di Hamas e della Questione Palestinese
- Letture Consigliate
Abstract
Hamas è un’organizzazione islamista palestinese che ha avuto un impatto significativo sulla geopolitica della regione mediorientale e sulla questione israeliano-palestinese. Fondata nel 1987, è emersa come un attore chiave nel conflitto israelo-palestinese, rappresentando una delle principali forze politiche e militari nella lotta per uno Stato palestinese. Hamas ha radici negli anni ’60 e ’70, un periodo di crescente risentimento palestinese verso Israele. La sua Carta Fondamentale del 1988 esprime la necessità della Jihad e il rifiuto totale della legittimità di Israele. Hamas ha dimostrato la sua capacità di adattarsi ai cambiamenti geopolitici in cerca di nuove alleanze regionali. Tuttavia, la sua esistenza e le sue azioni sono costantemente messe alla prova da molteplici fattori.
Introduzione
Hamas è un’organizzazione islamista palestinese che ha avuto un impatto significativo sulla geopolitica della regione mediorientale e sulla questione israeliano-palestinese. Fondata negli anni ’80, precisamente nel 1987 durante la Prima Intifada, Hamas è emersa come un attore chiave nel conflitto israelo-palestinese, rappresentando una delle principali forze politiche e militari all’interno della lotta per la costruzione di uno Stato palestinese. Le sue origini affondano in un contesto socio-politico complesso, caratterizzato da profonde tensioni tra le diverse fazioni palestinesi, tra cui Fatah, il principale protagonista della OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina).
Il saggio si propone di fornire un’analisi storica della nascita e dello sviluppo di Hamas, esaminando le sue origini ideologiche, che si radicano nel pensiero islamico, e le sue connessioni con i Fratelli Musulmani, un’importante organizzazione islamista globale. Attraverso questa lente, si potrà comprendere come Hamas si sia posizionata come una risposta sia spirituale che politica alle questioni interpretative dell’identità palestinese e della lotta contro Israele, che viene percepito come il nemico e principale causa dei problemi dei palestinesi.
Inoltre, sarà fondamentale analizzare l’evoluzione di Hamas nel contesto della lotta palestinese. La sua crescente popolarità negli anni ’90, caratterizzata dall’adozione di strategie di resistenza armata e di azioni sociali e di assistenza, ha contribuito a consolidarne il sostegno tra la popolazione palestinese, specialmente nel territorio di Gaza. La vittoria elettorale di Hamas nel 2006 ha rappresentato un momento cruciale nella sua ascesa, portando a un periodo di confronti e divisioni drammatiche all’interno della politica palestinese, tra Hamas e l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) di Fatah.
Il saggio esaminerà anche i rapporti di Hamas con altre fazioni e Stati nella regione. Sarà essenziale considerare la sua relazione con l’Iran, che ha fornito supporto militare e finanziario, e con altri gruppi militanti, come la libanese Hezbollah. La posizione di Hamas è ulteriormente complicata dalla geopolitica regionale, in cui le rivalità tra potenze come l’Arabia Saudita e l’Iran influenzano le dinamiche di sostegno nei confronti del gruppo.
Infine, verrà analizzato il ruolo di Hamas nel conflitto contemporaneo, tenendo in considerazione le sue relazioni con Israele, ed i vari tentativi di negoziazione che si sono verificati nel corso degli anni. L’approccio di Hamas alla resistenza, combinato con le sue azioni militari e diplomatiche, continuerà a influenzare non solo la situazione sui territori palestinesi, ma anche la più ampia stabilità della regione mediorientale. Questo saggio mira a delineare questi aspetti e a mettere in luce le sfide future che Hamas e il popolo palestinese affrontano nella loro continua ricerca di pace e giustizia.
Origini e Fondazione di Hamas
Il movimento che avrebbe dato vita a Hamas affonda le sue radici nel contesto storico degli anni ’60 e ’70, periodo caratterizzato da un crescente risentimento palestinese nei confronti della percepita occupazione israeliana e da un aumento dell’influenza dei movimenti islamici nella regione. Il contesto socio-politico in cui Hamas si sviluppa è segnato dalla fine della guerra arabo-israeliana del 1967, che portò all’occupazione da parte di Israele di territori del Sinai, della Giordania e dei territori palestinesi, e dall’emergere di un sentimento di identità nazionale palestinese.
Hamas nasce ufficialmente nel 1987, in un momento cruciale: l’inizio della Prima Intifada, una rivolta popolare chei intendeva rivendicare i territori palestinesi persi nel corso della guerra del 1967 contro Israele. I fondatori dell’organizzazione erano membri della Fratellanza Musulmana, un movimento islamico sunnita che aveva già una presenza significativa in Egitto e in altri Paesi arabi. In questo contesto, Hamas si distingue per il suo approccio ideologico che combina elementi di nazionalismo palestinese e islamismo.
La Carta Fondamentale di Hamas
Nel 1988, Hamas pubblica la sua Carta Fondamentale (che verrà rivista nel 2017), un documento di grande rilevanza che esplicita in modo chiaro e dettagliato gli obiettivi e i principi fondamentali del movimento. Questa carta è particolarmente significativa perché non solo definisce la visione ideologica di Hamas, ma rappresenta anche un punto di riferimento per le dinamiche politiche e sociali della regione.
Al centro del documento si trova la necessità della Jihad, ovvero una sorta di guerra sacra, vista come strumento indispensabile nella lotta contro la cosiddetta ‘occupazione israeliana’, che viene definita come un atto illegittimo e inaccettabile. Questa posizione è in linea con la narrativa diffusa tra molti gruppi palestinesi che considerano la resistenza contro Israele non solo legittima, ma anche un dovere religioso e nazionale.
Inoltre, la Carta Fondamentale esprime un desiderio forte e chiaro di stabilire uno stato islamico in Palestina, sottolineando l’importanza dell’identità islamica nel contesto della lotta per l’auto-determinazione. In questo senso, il documento non lascia spazio a compromessi riguardo alla supremazia della legge islamica e ai valori che essa rappresenta.
Un altro aspetto cruciale della Carta è il rifiuto totale della legittimità di Israele. Questo rifiuto non è solo un’affermazione politica, ma sembra riflettere un profondo sentire collettivo che permea gran parte della società palestinese e del mondo arabo. Non è chiaro quale sia il reale supporto ad Hamas, ma è indubbio che questa organizzazione goda di un appoggio sostanziale, dettato dalla necessità, secondo una certa interpretazione della legge islamica, di riconquistare un territorio perduto, ovvero la Palestina, e Gerusalemme in particolare. Tale aspirazione, poi, si lega alle rivendicazioni nazionalistiche palestinesi.
In effetti, la Carta si presenta non solo come un manifesto di opposizione contro l’occupazione, ma anche come un appello all’unità dei palestinesi. Essa cerca di unire diverse fazioni e correnti all’interno della società palestinese, promuovendo un senso di solidarietà e di coesione di fronte ad anni di conflitto e divisione. In questo modo, la Carta Fondamentale di Hamas si configura come un documento complesso che riflette le aspirazioni, le paure e le lotte del popolo palestinese in un periodo storico segnato da gravi tensioni e conflitti.
Crescita e Consolidamento (1987-2000)
Negli anni ’90, Hamas inizia a guadagnare una notevole popolarità tra la popolazione palestinese, distinguendosi per i suoi programmi di assistenza sociale e per l’offerta di servizi fondamentali in un contesto difficile, dove l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), istituita in seguito agli Accordi di Oslo, non riusciva a soddisfare le crescenti esigenze della popolazione. In un momento in cui molti palestinesi si sentivano trascurati e abbandonati dalle istituzioni ufficiali, Hamas si presenta, e viene percepito, come un attore significativo impegnato in attività che mirano al benessere della comunità.
L’organizzazione non si limita a operare sul piano politico o militare, ma investe attivamente in iniziative di welfare, aprendo scuole, cliniche e moschee in diverse aree della striscia di Gaza e nei territori occupati. Questi sforzi consentono di stabilire un forte legame con le comunità locali, creando una rete di fiducia e supporto. Grazie alla sua capacità di rispondere concretamente ai bisogni quotidiani delle persone, Hamas si afferma come un’alternativa popolare all’ANP, che molti considerano non solo inefficace, ma anche corrotta e incapace di affrontare le varie problematiche, tra cui quella dell’occupazione e della disoccupazione.
In questo contesto, i servizi forniti da Hamas non solo contribuiscono a migliorare le condizioni di vita della popolazione, ma rafforzano anche la sua posizione politica, incoraggiando una crescente adesione all’organizzazione. La suscettibilità della popolazione palestinese verso Hamas è ulteriormente accentuata da una percezione di diligenza, onestà e dedizione nel servire gli interessi della comunità, in contrasto con l’immagine di inefficienza e fallimento che circonda l’ANP. Pertanto, negli anni ’90, Hamas si afferma non solo come movimento politico ma anche come importante e autorevole attore nella vita quotidiana dei palestinesi.
La Resistenza Armata
Allo stesso tempo, Hamas non rinuncia alla lotta armata, un aspetto fondamentale della sua identità e della sua strategia operativa. La sua ala militare, conosciuta come Izz ad-Din al-Qassam, svolge un ruolo cruciale coordinando attacchi mirati contro le forze israeliane, segnando così un persistente approccio militante nel contesto del conflitto. Per l’organizzazione, l’idea di resistenza armata viene ripetutamente enfatizzata, presentandola come una forma legittima e necessaria di opposizione al nemico di sempre, lo Stato di Israele. Non si limita a considerare la violenza come un mero strumento di lotta; per Hamas, essa assume anche una dimensione di dovere religioso, proponendo una narrativa in cui la difesa della propria terra e popolo è un obbligo sacro. Si tratta di una narrativa pericolosa, e che divide tuttora il mondo islamico, ma che, nondimeno, è riuscita a mobilitare un considerevole supporto.
Questa complessa dualità – la combinazione tra assistenza sociale e resistenza armata – si è affermata come il marchio di fabbrica dell’organizzazione, rendendo Hamas un attore influente non solo sul campo di battaglia, ma anche nei cuori e nelle menti di molti palestinesi. Infatti, attraverso la fornitura di servizi sociali, healthcare e programmi educativi, Hamas riesce a radicarsi ulteriormente nella comunità, guadagnando consensi e legittimità. Nel contesto di un ambiente politico complesso e spesso instabile, la capacità di Hamas di mantenere simultaneamente un profilo militante e un impegno sociale le consente di attrarre e mantenere il supporto popolare, trasformando il suo operato in un elemento centrale della lotta palestinese per l’auto-determinazione.
L’Intifada di Al-Aqsa e l’Ascesa di Hamas (2000-2006)
Con l’inizio della Seconda Intifada, avvenuto nel settembre del 2000, il movimento di Hamas si trova in una situazione particolarmente favorevole e strategica. Questo periodo di intensa agitazione e conflitto rappresenta una svolta significativa per il gruppo, che ha saputo capitalizzare le vulnerabilità e le difficoltà politiche che sta affrontando l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), guidata da Yasser Arafat.
L’ANP, all’epoca, si trova a fronteggiare enormi difficoltà, sia a livello interno che internazionale. La frustrazione e la disillusione dei palestinesi nei confronti dell’Autorità sono palpabili, e la crescente percezione di incapacità nel gestire e contrastare l’occupazione israeliana diventa un fattore chiave. Molti palestinesi, esausti e delusi dagli sforzi diplomatici che non hanno portato ai risultati sperati, cominciano a rivolgersi verso opzioni più radicali, vedendo in Hamas un’alternativa concreta e decisa nella lotta contro l’occupazione.
Le operazioni suicide contro obiettivi israeliani, rivendicate da Hamas, non solo cercano di infliggere danni tangibili al suo nemico, ma servono anche a veicolare un messaggio di resistenza e di lotta armata che non disdegna di ricorrere ad operazioni che spesso colpiscono persone innocenti. Queste azioni, spesso drammatiche e altamente visibili, contribuiscono a incrementare la notorietà di Hamas tra la popolazione palestinese, facendo crescere il suo supporto e la sua influenza a discapito di altri gruppi e fazioni politiche.
In questo contesto, Hamas riesce a posizionarsi come un attore centrale e rispettato all’interno della società palestinese, attirando a sé l’attenzione dei giovani e di coloro che cercano un cambiamento radicale della situazione attuale. La sua capacità di mobilitare le masse e di presentarsi come il baluardo della resistenza rende Hamas una forza di prim’ordine nello scacchiere politico palestinese durante gli anni tumultuosi della Seconda Intifada.
Le Elezioni del 2006
Nel 2006, Hamas partecipa alle elezioni legislative palestinesi con un programma politico che promette cambiamenti significativi e una nuova direzione per il movimento. La sorpresa arriva quando, contro ogni previsione, il gruppo ottiene una vittoria schiacciante, conquistando 74 dei 132 seggi disponibili nell’Assemblea Legislativa Palestinese. Questo successo elettorale non segna solamente un punto di svolta fondamentale nella politica palestinese, ma rappresenta anche una chiara manifestazione della crescente insoddisfazione della popolazione nei confronti dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), guidata da Fatah.
La vittoria di Hamas provoca una reazione immediata e dirompente nelle dinamiche politiche della regione. Si verifica una frattura profonda tra Hamas e l’ANP, con un incremento delle tensioni tra i due gruppi rivali. Fatah, che ha dominato la scena politica palestinese per anni, si trova a dover affrontare una sfida senza precedenti. Le rivalità si intensificano, e le discordie fra le due fazioni portano a scambi di accuse e a un clima di crescente violenza.
Questo conflitto interno culmina nel 2007, quando Hamas, attraverso azioni decisive e ben organizzate, riesce a prendere il controllo della Striscia di Gaza. La situazione sfocia in una vera e propria guerra civile, con confronti armati tra le forze di Hamas e quelle di Fatah. Di fronte all’avanzata di Hamas, Fatah è costretta a ritirarsi e a consolidare la propria presenza in Cisgiordania. Questo aggiornamento della mappa politica palestinese provoca una divisione territoriale e amministrativa che persiste ancora oggi, creando nuove sfide per la governance e la rappresentanza del popolo palestinese in un contesto già complesso e segnato da conflitti con Israele e altre questioni regionali.
La Divisione e il Blocco di Gaza (2007-Presente)
Dopo la presa di potere di Hamas a Gaza, avvenuta nel 2007, Israele e l’Egitto hanno imposto un severo blocco sulla Striscia di Gaza. Questo provvedimento è stato adottato con l’obiettivo dichiarato di contenere le attività militari di Hamas e di impedire l’ingresso di armi e materiali ritenuti pericolosi per la sicurezza della regione. Il blocco, tuttavia, ha avuto conseguenze devastanti per la popolazione di Gaza, che si trova ad affrontare una crisi umanitaria di proporzioni allarmanti. Tale situazione si ripropone, evidentemente, nel conflitto attuale, e dimostra che la strategia di Hamas non tiene in considerazione le ripercussioni che le sue azioni possono avere sul suo stesso popolo.
Le restrizioni imposte alla circolazione di persone e beni hanno portato a una drammatica diminuzione delle risorse fondamentali, come cibo, medicine e acqua potabile. Le condizioni di vita nella Striscia sono progressivamente deteriorate, con un accesso limitato ai servizi essenziali e una crescente disoccupazione. Le strutture sanitarie sono sotto pressione, e molti abitanti soffrono di malnutrizione e malattie.
La comunità internazionale è profondamente divisa riguardo alla questione. Alcuni paesi, in particolare quelli occidentali, considerano Hamas un’organizzazione terroristica a causa delle sue azioni di violenza contro Israele e delle sue dichiarazioni contro il riconoscimento del diritto di esistenza dello Stato israeliano. Altri paesi, invece, vedono Hamas come un attore legittimo sulla scena politica palestinese, sostenendo che il gruppo rappresenta una parte della popolazione e delle loro aspirazioni nazionali. Questa divisione di opinioni, evidentemente, ha complicato gli sforzi per risolvere il conflitto israelo-palestinese e per trovare una soluzione duratura che possa portare pace e stabilità nella regione.
In questo contesto, le conseguenze del blocco e le reazioni della comunità internazionale continuano a generare dibattiti intensi, mentre la situazione a Gaza rimane critica e senza prospettive immediate di miglioramento.
La Guerra di Gaza del 2008-2009, 2012 e 2014
Il conflitto tra Hamas e Israele si manifesta in diverse fasi, esplodendo con particolare intensità nei conflitti principali del 2008-2009, 2012 e 2014. Durante questi periodi, le tensioni tra le due parti si sono trasformate in veri e propri episodi di guerra, caratterizzati da un’impennata di violenza e da un’escalation di attacchi reciproci. Gli intensi bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza hanno spesso avuto come obiettivo le infrastrutture di Hamas, ma hanno colpito anche zone residenziali, creando un numero elevato di vittime tra la popolazione civile e aggravando ulteriormente la già precaria situazione umanitaria. Dall’altra parte, Hamas ha risposto lanciando razzi verso il territorio israeliano, ed in particolare nelle aree residenziali, causando panico tra la popolazione israeliana.
Questi conflitti non solo hanno incrementato il numero di sfollati e profughi all’interno di Gaza, ma hanno anche sollevato gravi preoccupazioni a livello internazionale. Le guerre hanno attirato le condanne di numerosi Paesi, organismi internazionali e attivisti dei diritti umani, i quali hanno criticato sia le operazioni militari di Israele, giudicate eccessive e sproporzionate, sia le tattiche di combattimento di Hamas, viste come una minaccia per la sicurezza dei civili. Le conseguenze umanitarie degli scontri hanno portato a un’attenzione globale rinnovata sulla situazione in Medio Oriente e hanno messo in discussione le politiche e le strategie di entrambe le fazioni.
Il conflitto ha reso evidente l’impasse nei colloqui di pace e ha sollevato interrogativi sulla possibilità di una risoluzione duratura, mentre le violenze continuano a creare cicli di vendetta e disperazione nel territorio. Questi eventi hanno messo in luce le profonde divisioni e le complessità della questione israelo-palestinese, spingendo molti a chiedere nuove iniziative diplomatiche e una riconsiderazione delle strategie attuali da parte della comunità internazionale.
La Strategia di Hamas e il Ruolo Regionale
Hamas ha cercato di adattarsi ai cambiamenti geopolitici nella regione, affrontando una realtà complessa e in continua evoluzione. Inizialmente, l’organizzazione aveva beneficiato di un notevole supporto da parte dell’Iran e di altri stati islamici, i quali fornivano aiuti finanziari e sostegno militare. Tuttavia, nel corso del tempo, le relazioni tra Hamas e l’Iran sono diventate sempre più tese. Questo cambiamento è stato principalmente causato da divergenze politiche che sono emerse, soprattutto in seguito all’inizio della guerra in Siria, dove Hamas ha mantenuto una posizione più neutrale e ha rifiutato di schierarsi apertamente a favore di Bashar al-Assad, un’alleanza che l’Iran invece sosteneva fortemente.
Dopo aver testato i limiti della propria alleanza con Teheran, Hamas si è resa conto della necessità di diversificare le proprie fonti di sostegno e, di conseguenza, ha cercato di stabilire nuove relazioni con altri stati della regione. In questo contesto, l’organizzazione ha rivolto la propria attenzione verso paesi come il Qatar e la Turchia, i quali hanno mostrato interesse nel fornire appoggio politico ed economico a Hamas.
Il Qatar, in particolare, ha assunto un ruolo di primo piano nel sostenere Gaza attraverso aiuti umanitari e finanziamenti, mentre la Turchia ha cercato di rafforzare i legami con Hamas come parte della sua strategia più ampia di influenzare la dinamica politica del Medio Oriente. L’apertura verso questi nuovi alleati rappresenta un tentativo da parte di Hamas di rimanere rilevante e operativa all’interno di un contesto geopolitico in continuo mutamento e complesso, cercando di garantire la propria esistenza e il proprio ruolo nella lotta palestinese.
In sintesi, mentre Hamas si confronta con l’evoluzione delle alleanze regionali, la sua capacità di adattarsi e di cercare nuovi legami è fondamentale per la sua sopravvivenza e per il suo obiettivo di rappresentare gli interessi del popolo palestinese.
Conclusioni: Il Futuro di Hamas e della Questione Palestinese
La storia di Hamas rappresenta non solo una cronaca di eventi, ma anche un’illustrazione dei complessi processi geopolitici e sociali che influenzano profondamente il conflitto israelo-palestinese. Fondata alla fine degli anni ’80, Hamas è emersa come un movimento che combina elementi politici e militari, con l’obiettivo dichiarato di liberare la Palestina dalla supposta occupazione israeliana e di stabilire uno stato palestinese indipendente. Si ricorda, a tale proposito, che lo Stato di Israele è stato creato in seguito alla Risoluzione n. 181 del 1947 delle Nazioni Unite. La medesima risoluzione avrebbe dovuto dare vita anche ad uno Stato Palestinese, ma gli arabi hanno rifiutato questo accordo, pretendendo l’intero territorio.
Attualmente, Hamas si configura come un attore chiave nella politica palestinese, poiché ha ottenuto il controllo della Striscia di Gaza, ma la sua esistenza e le sue azioni sono costantemente messe alla prova da una molteplicità di fattori, sia interni che esterni. Internamente, la sua leadership si trova a fronteggiare sfide significative, come la rivalità con l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e le divisioni politiche tra le varie fazioni palestinesi. Queste tensioni hanno portato a una situazione di stallo politico e alla difficoltà di unire le forze palestinesi a favore di una strategia comune.
Da un punto di vista esterno, la questione della legittimità e della riconoscibilità di Hamas gioca un ruolo cruciale. Molti Paesi e organizzazioni internazionali considerano Hamas un gruppo terroristico, impendendo così il riconoscimento del suo ruolo nella politica palestinese. La questione della cosiddetta ‘occupazione israeliana’, quindi, non è solo una questione territoriale, ma si intreccia con dinamiche di potere e rivendicazioni identitarie.
In questo contesto, Hamas cerca di presentarsi non solamente come movimento di resistenza, ma anche come simbolo della lotta palestinese, il cui destino è profondamente connesso alla sorte e alle decisioni politiche che si prenderanno nel futuro. La sua posizione e le sue azioni saranno pertanto decisive per capire l’evoluzione del conflitto e le possibilità di una pacificazione tanto attesa.
Letture Consigliate
- Greenberg, L. (2018). Hamas: The Islamic Resistance Movement. New York: Random House. In Kindt, M. D. (2018). The World’s Most Threatening Terrorist Networks and Criminal Gangs.
- Roy, S. (2000). Hamas and Civil Society in Gaza. Princeton: Princeton University Press.
- Mishal, S., & Sela, A. (2006). The Palestinian Hamas: Vision, Violence, and Coexistence. New York: Columbia University Press.
[…] di rappresentare adeguatamente gli interessi di tutti i palestinesi. La concorrenza con Hamas (la cui storia è già stata discussa su questo blog) e altre forze politiche ha ulteriormente complicato il panorama, creando una frattura che ha […]
[…] In questo contesto, si sviluppano narrazioni e ideologie che giustificano l’uso della violenza com… Queste ideologie possono anche essere alimentate da frustrazioni socio-economiche, esclusione sociale, oltre che da una rappresentazione negativa della propria religione da parte dei media o di altre forze culturali. […]