Oud Strijders Legioen
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Recentemente, il (presunto) dominio culturale della cultura woke è stato posto in dubbio da movimenti identitari che rivendicano il passato e le radici anche controverse delle società occidentali come punto di riferimento imprescindibile del futuro. Da questo punto di vista, tali movimenti si oppongono alla rimozione di segni (anche visivi, come i monumenti) che rappresentano figure del passato coloniale, o che hanno avuto un ruolo di primo piano in gruppi controversi.

Si tratta di una contro-critica sorta per contrastare una tendenza che sta mostrando derive pericolose, e che alla cultura europea vorrebbe sostituire sensi di colpa e la sensazione di ‘essere dalla parte sbagliata della storia’, a prescindere. Nei Paesi Bassi, la cultura woke si traduce in una serie di gesti, come la critica alle parate storiche (Zwarte Piet) che ricordano il colonialismo e la schiavitù, oppure le ‘scuse’ e ‘riparazioni’ per le ‘vittime’ (i discendenti ovviamente) del colonialismo.

Nel 1958, tuttavia, è sorta un’organizzazione che, pur non intendendo contrastare la cultura woke in quanto non ancora definita, cercava di recuperare il suo passato senza sensi di colpa o negando quanto successo. Al contrario, la Oud-Strijders Legioen (Legione dei Veterani di Guerra), è nata proprio per portare l’attenzione sui veterani di guerra delle Indie Olandesi Orientali, su coloro che avevano combattuto per preservare l’impero olandese nell’attuale Indonesia.

Quando il mondo pone(va) l’accento sulla decolonizzazione e sulle vittime del colonialismo, la OSL cerca(va) di ricordare che esiste anche la parte avversa, coloro che hanno dato la vita per i Paesi Bassi e per le Indie Orientali Olandesi. Attualmente questa organizzazione non esiste più e le sue attività sono confluite nella testata ‘Sta Pal’ (successore della defunta Sta Vast), una rivista online che continua a perseguire gli obiettivi della OSL, ma in maniera più ampia.

Sta-pal is onder meer een voortzetting van het v.m. OSL-Stavast door de voormalige medewerkers van Prosper Ego en auteurs van Sta Vast. In het algemeen staan wij pal voor het behoud van Nederland als een hoogwaardige, vrije en fatsoenlijke samenleving, met een eigen onvervangbare culturele identiteit.

Met deze website willen wij ons actief inzetten voor:

Het behoud en de verdediging van de parlementaire democratie;
De eerbiediging en handhaving van onze rechtsorde;
De bescherming van burgers en hun eigendommen;
Een hecht Atlantisch bondgenootschap;
Een gezond sociaal en economisch klimaat;
Beter gegarandeerde vrijheid van meningsuiting, in het bijzonder voor politici;
Een religieus neutrale staat;
Openbaar onderwijs;
Een ruimhartig toelatingsbeleid voor echte vluchtelingen en een zeer selectief beleid voor landverhuizers (economische asielzoekers).

Sta-pal è, tra l’altro, una continuazione di vm. OSL-Stavast dagli ex dipendenti di Prosper Ego e autori di Sta Vast. In generale, sosteniamo fermamente la preservazione dei Paesi Bassi come società di alta qualità, libera e dignitosa, con una propria insostituibile identità culturale.

Con questo sito web vogliamo impegnarci attivamente a

  • La preservazione e la difesa della democrazia parlamentare;
  • Il rispetto e l’applicazione del nostro ordinamento giuridico;
  • La protezione dei civili e delle loro proprietà;
  • Una stretta alleanza atlantica;
  • Un ambiente sociale ed economico sano;
  • Libertà di espressione meglio garantita, in particolare per i politici;
  • Uno Stato religiosamente neutrale;
  • Istruzione pubblica;
  • Una generosa politica di ammissione per i veri rifugiati e una politica molto selettiva per gli emigranti (richiedenti asilo economico).

Dal sito web di StaPal.nl, Over Sta Pal, (Informazioni su) Sta Pal

Attualmente, questo genere di testate (e di organizzazioni) viene etichettata come ‘estrema destra’, e rappresenta la reazione della cultura woke alla legittima presenza di attori che ne mettono in dubbio il dominio culturale. Ciò nondimeno, Sta Pal, e prima di essa Sta Vast sono una contronarrazione della retorica anti-coloniale, che ha criminalizzato coloro che hanno creduto e credono in una visione del mondo differente.

Si ricorda, a tale proposito, che OSL non ha mai proposto un ritorno all’ordine coloniale, ma ha semplicemente attirato l’attenzione sul fatto che coloro che hanno combattuto per le Indie Orientali Olandesi, e non per l’Indonesia, sono vittime, e meritano riconoscimento e rispetto. Si critica, dunque, la damnatio memoriae che circonda il colonialismo e le persone che lo hanno sostenuto, a favore di una lettura più critica di questo fenomeno e meno orientata in senso ideologico.

Il suo fondatore, Prosper Ego ha deciso di sciogliere l’organizzazione nel 2010, consegnando la documentazione relativa a OSL agli archivi nazionali olandesi; la OLS, comunque, rimane come esempio di opposizione ferma ad una riscrittura unilaterale della storia che colpevolizza il colonialismo a prescindere.

Prosper Joannes Gerardus Antonius Ego (1927-2015)

Recentemente, è apparso un articolo interessante su Sta Pal, che merita di essere preso in considerazione;

De Indonesiërs hebben in de afgelopen zes decennia wel bewezen het een en ander te hebben geleerd van de Nederlanders, of liever: waar de Nederlanders van worden beticht gedurende het tijdperk van het gekoloniseerde Nederlands-Indië: West-Papoea wordt door Indonesië gekoloniseerd en de kolonisator is bepaald geen lieverdje. Integendeel.Indonesië beschouwt West-Papoea weliswaar als Indonesisch grondgebied en de jure is dat ook zo, maar dat is maar een dode letter op papier; de facto wijkt West-Papoea zowel etnisch als cultureel vlak mijlenver af van het gejavaniseerde en geïslamiseerde Indonesië. Dat was met de Molukken overigens ook al het geval.

Negli ultimi sei decenni, gli indonesiani hanno dimostrato di aver imparato una o due cose dagli olandesi, o meglio: ciò di cui gli olandesi sono accusati durante l’era delle Indie orientali olandesi colonizzate: la Papua occidentale è colonizzata dall’Indonesia e il colonizzatore non è certamente un tesoro. Al contrario. L’Indonesia considera la Papua occidentale come territorio indonesiano e de jure lo è, ma questa è solo una lettera morta sulla carta; de facto la Papua occidentale è a miglia di distanza dall’Indonesia giavaizzata e islamizzata, sia etnicamente che culturalmente. Così è stato anche per le Molucche.

Rene Oterdoom, West-Papoea: hoogste tijd voor actie, Papua Occidentale: è arrivato il momento di agire, Sta-Pal, 2 Giugno 2022.

Bandiera (non ufficiale) di Papua Occidentale

Il governo indonesiano viene dunque accusato di adottare politiche coloniali, e di adottare pratiche che vengono contestate agli olandesi nel periodo coloniale; non si tratta di una critica isolata, ma di quanto osservato da diversi attori internazionali su Papua, dove le rimostranze della popolazione locale vengono sistematicamente represse dal governo di Jakarta. Quest’ultimo, tuttavia, mostra di aver appreso dagli olandesi solamente una parte della storia; le ingiustizie commesse non vengono mai dimenticate e sono il terreno fertile per la resistenza. La repressione non ha mai risolto questo genere di problemi, ma li ha alimentati.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.). Nel 2025 ha iniziato a colloborare con la testata online 'Rights Reporter', per la quale scrive articoli e analisi sull'Islam, la shariah e i diritti umani.

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