Abstract
Nella provincia di Aceh, la legge stabilisce la protezione dei cittadini non musulmani, ma, di fatto, essi vengono discriminati, ed anche attaccati nei distretti in cui costituiscono una significativa minoranza, come a Singkil. Questo esempio dimostra l’incapacità delle autorità locali di risolvere il conflitto senza ricorrere ad una massiccia repressione, che ha comportato la distruzione di diverse chiese e la perdita di vite umane. L’emanazione di regole eque per la costruzinone/riparazione dei luoghi di culto cristiani potrebbe far diminuire la tensione, ma questa disponibilità al dialogo ed alla creazione di regole eque è finora mancato.
In the province of Aceh, the law establishes the protection of non-Muslim citizens, but, in practice, they are discriminated against and even attacked in districts where they constitute a significant minority, such as in Singkil. This example demonstrates the local authorities’ inability to resolve the conflict without resorting to massive repression, which has resulted in the destruction of several churches and the loss of human lives. The issuance of fair rules for the construction/repair of Christian places of worship could reduce tension, but this willingness to engage in dialogue and create fair rules has so far been lacking.
Introduzione – Libertà Religiosa ad Aceh
La posizione dei non musulmani rispetto alle regolamentazioni islamiche ad Aceh è stata definita con una certa precisione dalla legge n. 5 del 2000, dedicata, appunto, all’implementazione della sharia; secondo questa norma, ed in particolare, il secondo comma dell’articolo 2,
(2) Keberadaan agama lain di luar agama Islam tetap diakui di daerah ini, pemeluknya dapat menjalankan ajaran agamanya masing-masing.
(2) L’esistenza di altre religioni oltre all’Islam è comunque riconosciuta in questa area, i loro seguaci possono praticare i propri insegnamenti religiosi.
(UU 5/2002, Pasal 2, Ayat 2; legge n. 5/2002, Art. 2, Comma 2)
A prima vista, dunque, sembra che i non musulmani siano riconosciuti, rispettato e protetti, ed abbiano la libertà di seguire gli insegnamenti della loro religione; anche se la norma riportata appare evidente, di fatto l’implementazione della sharia ad Aceh ha un impatto non marginale sul rispetto di tali diritti.
Non si tratta solamente di speculazioni teoriche, ma di questioni pratiche che si possono osservare facilmente, e che derivano dalle leggi in vigore nella provincia di Aceh; si consideri, a tale proposito, la legge n. 11/2006. Tale norma richiede, per la costruzione di un luogo di culto non islamico, l’autorizzazione del governo provinciale, e, allo stesso tempo, quello della città e/o distretto in cui si intende costruire l’edificio.
Secondo il quinto comma dell’articolo 127,
(4) Pendirian tempat ibadah di Aceh harus mendapat izin dari Pemerintah Aceh dan/atau pemerintah kabupaten/kota.
(4) La costruzione di luoghi di culto in Aceh deve ottenere il permesso dal governo di Aceh e/o dal governo dei distretti/città.
(UU 11/2006, Pasal 127, Ayat 4; legge n. 11/2006, Art. 127, Comma 4)
La legge, al comma 5 dell’articolo 127, prevedeva l’emanazione di una legge successiva che avrebbe fornito maggiori dettagli su questa tematica; nel 2007, il governtore di Aceh ha disposto un regolamento, il n. 25 del 2007, dedicato ai luoghi di culto. Secondo il comma 2 dell’articolo 3, la costruzione di una chiesa, o di un tempio buddista, richiede le firme di 150 membri della comunità religiosa interessata, e l‘approvazione da parte almeno 120 residenti del distretto o della città interessata. Il primo comma del menzionato articolo 3, poi, richiede l’osservanza dei requisiti amministrativi e tecnici.
In altre parole, la libertà religiosa ad Aceh è tenuta sotto stretto controllo mediante una pletora di leggi e regolamenti che rimangono abbastanza vaghi, conferendo alle autorità una discrezione decisionale che può influire notevolmente sull’effettiva possibilità di esercitare i diritti religiosi e di cittadinanza che teoricamente sono riconosciuti dalla legge nazionale.
Politica Religiosa
La politica del governo di Aceh è quella di limitare i luoghi di culto non islamici, ed ha un significativo impatto sulla vita di chi non aderisce all’Islam sunnita; risulta estremamente difficile, in effetti, costruire una chiesa o un tempio, sebbene la popolazione non musulamana sia aumentata nel corso del tempo. Si tratta, del resto, di una situazione speculare a quella sperimentata da molti musulmani che vivono in Paesi occidentali. Anche in questi casi, i governi, sia centrali che locali cercano di contenere la diffusione di luoghi di culto islamici; di conseguenza, non ci si dovrebbe stupire della presenza di queste regole.
Queste ultime, al contrario, devono essere interpretate come il tentativo, legittimo, della maggioranza, di mantenere il potere; la religione, in questo senso, appare più un pretesto che una reale ragione, in quanto la religione islamica, unitamente all’applicazione della sharia, costituisce un elemento identitario caratteristico di Aceh, da cui non è possibile prescindere. Si sono verificati casi in cui, effettivamente, i luoghi di culto non islamici siano stati perquisiti, per una presunta o reale mancanca delle licenze necessarie.
Nel 2012 è nota la chiusura di una serie di chiese cristiane, sia cattoliche che protestanti, come riportano i media indonesiani,
Berbagai Macam Cara Penekanan Terhadap Umat Kristen Dan Katolik Kembali Dilakukan Sekelompok Orang Yang Terorganisir Dan Mendapat Dukungan Dari Pemerintah Di Aceh Dari Tingkat Terendah Sampai Tingkat Teratas.Pada Tanggal 3 Mei 2012 Pemerintah Kabupaten Aceh Singkil Melakukan Penyegelan Secara Serentak Terhadapa 16 Greja Antara Lain:
1.Gereja Huria Indonesia Desa Sukamakmur, Kecamatan Gunung Meriah
2.Gereja Katolik Desa Mandupang, Kecamatan Suro
3.Gereja KatolikDesa Nagapuh Kecamatan Danau Paris Gereja
4.Katolik Desa Sukamakmur Kecamatan Gunung Meriah
5.Gereja Kristen Pak Paka Dairi Desa Biskang Kecamatan Nagapuh
6.Gkppd Desa Dea Kutatinggi Kecamatan Simpang Kanan
7.Gkppd Kutarih Siompin Kecamatan Suro
8.Gkppd Desa Mandupang, Kecamatan Suro
9.Gkppd Desa Sangga Berru Silulusan, Kecamatan Gunung Meriah
10.Gkppd Desa Isatas Kecamatan Simpag Kanan
11.Gkppd Desa Tuh Tuhan Kecamaatan Simpang Kanan
12.Gereja Misi Injili Indonesia (Gmii ) Desa Mandupampang, Kecamatan Suro
13.GMII Desa Siompin Kecamatan Siompin
14.JKI Desa Kuta Karangan, Kecamatan Simpang Kanan
15.Gereja Kaholik Desa Lae Mbalno Kecamatan Danau Paris
16.GMII Desa Ujung Sialit, Pulau Banyak
Vari tipi di pressione contro i cristiani e i cattolici sono stati nuovamente esercitati da un gruppo organizzato e sostenuto dal governo di Aceh, dal livello più basso fino al più alto. Il 3 maggio 2012, il governo del distretto di Aceh Singkil ha effettuato la sigillatura simultanea di 16 chiese, tra cui (segue elenco)
(Kompasiana.com, Gereja Disegel dan Dirusak dari Aceh Singkil Sampai ke Banda Aceh (, Chiese sigillate e distrutte da Aceh Singkil a Banda Aceh), 9 Agosto 2012).
Queste azioni sono state possibile grazie alla vaghezza dei regolamenti di Aceh, che permettono un’ampia interpretazione delle norme sui luoghi di culto non islamici; in alcuni casi, le chiese sono state profanate, e la congregazione si è dovuta trasferire a casa del suo leader religioso.
I luoghi di culto non sono gli unici strumenti di pressione della maggioranza islamica, e, in effetti, si deve considerare anche un altro elemento, ovvero il codice per l’abbigliamento; si tratta di un aspetto regolato dalla legge n. 11/2002. Quest’ultimo si riferisce all’abbigliamento che le donne musulmane devono osservare nei luoghi pubblici (scuole, uffici pubblici, etc.); ciò nonostante, ci si aspetta (a volte) che anche le donne cristiane seguano le medesime regole.
Per questa ragione, sono molte le donne musulmane ad indossare l’hijab, nel timore di essere oggetto di una delle retate compiute dalla polizia; la dichiarazione di non essere musulmane, poi, potrebbe non essere creduta, in quanto l’hijab viene indossato anche dalle cristiane.
Il Caso di Aceh Singkil
Aceh Singkil si trova all’estremità Sud-Ovest Aceh, ed è stato creato del distretto di South Aceh nel 1999, mentre dal 2006 il distretto è diventato indipendente da Subulussalam, come si può notare dalla figura riportata. Si tratta di un territorio abitato da diversi gruppi etnici, e tra essi si possono menzionare Aceh, Singkil, Batak, Minangkabau, Nias e alcuni altri gruppi etnici minori come Giavanesi, Bugis, Arabi e Keling; non sorprende, dunque, l’eterogeneità religiosa che si osserva in questa divisione amministrativa della provincia di Aceh.

Nel distretto di Aceh Singkil è presente la popolazione cristiana più rilevante dell’intera provincia. Secondo l’Istituto di Statistica Indonesiano, nel 2024, su 113,000 abitanti, circa 9,200 erano cristiani, di cui la maggioranza protestanti.
La sua posizione geografica, al confine con Sumatra del Nord, rende la vita sociale, soprattutto rispetto ai rapporti tra musulmani e cristiani, piuttosto dinamici. Tensione e armonia, in effetti, hanno caratterizzato le dinamiche della vita religiosa in questa area. Le tensioni tra musulmani e cristiani, poi, sono scoppiate, in tempi relativamente recenti, nel 1979, anno in cui si verificò l’incendio di sei chiese. Le tensioni sono persistite, ancora, fino ai primi anni del decennio successivo, ma il conflitto è riemerso nel 2001, e successivamente nel 2006, quando diverse chiese sono state arse; nel 2012, infine, almeno 20 chiese sono state sigillate e una chiesa nel sottodistretto di Bener è stata oggetto di un tentato incendio.
Nel 1979, secondo Astia Gajah, custode della chiesa di Karangan, il legname che sarebbe stato utilizzato per costruire una Chiesa cattolica a Mandumpang andò perduto, ed il sospetto ricadde sulle autorità di Bulu Duri, a maggioranza musulmana. Si tratta di accuse per cui non esistono prove, e che suscitarono il risentimento della comunità islamica; per questa ragione, un uomo cristiano venne intercettato da vigilantes musulmani e percosso con violenza mentre tornava dal lavoro, presso Lipat Kijang.
Questo episodio di violenaza fu seguito da altri simili, e si creò un clima di guerra aperta tra cristiani e musulmani; pertanto, la maggioranza dei cristiani decise di abbandonare Singkil, per cercare rifugio in varie località di Sumatra Settentrionale. Si trattò di una vera e propria evacuazione, che si rese necessaria in quanto esisteva una lista di cristiani che i musulmani intendevano uccidere; la comunità cristiana, tuttavia, non reagì cercando una vendetta. Questo atteggiamento, tuttavia, non servì a placare la persecuzione islamica, e furono diverse le chiese ad essere bruciate, sia cattoliche che protestanti; a volte le chiese vennero distrutte prima di essere date alle fiamme, ed il legno con cui erano costruite facilitò gli intenti criminali della maggioranza musulmana di questo distretto.
Dopo la mediazione del governo provinciale e regionale, i conflitti ripresero nel 2001 e si protrassero al 2006; questo clima ostile ai cristiani venne alimentato da predicatori musulmani, che non predicavano la coesistenza e il supporto dei cristiani, ma l’esatto contrario. Pertanto, non sorprende che le tensioni siano aumentate, ed hanno portato ad altri incidenti e tentativi di bruciare altre chiese cristiane; nel 2007, il governatore di Aceh emise il Regolamento n. 25/2007, con cui disponeva le linee guida per la costruzione di luoghi di culto, di cui si è discusso in precedenza.
Si tratta di un atto legislativo che ha costretto diverse chiese a chiedere un permesso per continuare ad operare in maniera ufficiale, in quanto molte di esse non erano in possesso dei requisiti richiesti dalla normativa appena emanata. Tuttavia, il clima di ostilità rendeva difficile acquisire le necessarie firme da parte dei musulmani; nel 2012 la situazione peggiorò ulteriormente, a causa della predicazione radicale di orgainzzazzioni islamiche come FPI (Difensori dell’Islam), e del FUI (Forum dei Musulmani). In questo clima venne deciso di formare diversi comitati provinciali ad Aceh per il monitoraggio delle chiese cristiane.
In base alla valutazione svolta, erano diverse le chiese a non avere un permesso o che non rispettavano i requisiti stabiliti dal decreto del governatore del 2007; per questa ragione, molti luoghi di culto vennero chiusi al pubblico, e la loro attività venne interrotta. Queste azioni vennero intraprese o supportate dal governo locale, oltre che da diversi organizzazioni islamiche, come il Forum Consultivo degli Ulema di Aceh (MPU), organismo tuttora esistente.
Un Compromesso tra Cristiani e Musulmani?
Gli scontri tra musulmani e cristiani, di cui abbiamo discusso in precedenza, sono stati preceduti da un tentativo di conciliazione; in effetti, il 13 ottobre 1989, il Governo Locale aveva invitato le due parti a firmare il Patto di Armonia nel tentativo di costruire comprensione e risolvere i conflitti esistenti dopo gli incidenti del 1979. Questo accordo, siglato dalle due parti, non è stato sufficiente, tuttavia, ad evitare gli scontri che si sono verificati dal 2001; secondo quanto sottoscritto, i cristiani si impegnavano a non costruire ulteriori chiese (e luoghi di culto in generale). La sola chiesa consentita sarebbe stata quella di Kuta Kerangan, nel sotto-distretto di Simpang Kanan.
Nel 2001, la chiesa di Kuta effettuò un rinnovo, a causa dell’aumento della comunità cristiana, ma questa azione, debitamente comunicata al reggente venne considerata una violazione degli accordi del 1989, in seguito ad una riunione a cui presero parte solamente i musulmani. I cristiani, evidentemente, furono delusi da questo atteggiamento, che provocò ulteriori tensioni; pertanto, il ruolo degli attori statali è stato determinante per gli scontri che si sarebbero prodotti dal 2006 al 2012.
Si nota, nondimeno, che la disponibilità a dialogare configura un aspetto di sicuro interesse per risolvere le contese tra musulmani e cristiani a Singkil; allo stesso tempo, si potrebbe obiettare che sono state le medesime autorità a consentire la penetrazione e diffusione di predicatori radicali, che hanno aumentato la tensione tra le due comunità religiose. Certamente, la ricerca del dialogo e della risoluzione pacifica è positivo, specialmente nel lungo termine, in quanto costituisce un precedente importante e sanzionato dalle autorità provinciali. Ciò nondimeno, l’atteggiamento delle autorità islamiche appare quantomeno ondivago e gli eventi successivi al 2001 dimostrano una scarsa disponibilità a dialogare.
La Situazione Attuale
Nel 2015 si è verificato un ulteriore incidente tra cristiani e musulmani a Singkil, in cui alcune chiese sono state date alle fiamme ed un uomo cristiano ha perso la vita; di fatto, nessun luogo di culto cristiano è riuscito, fino ad ora, ad ottenere i necessari permessi per operare legalmente, in maniera ufficiale. Del resto, il Qanun del 2016 sulla costruzione dei luoghi di culto non musulmani deriva direttamente dal regolamento del governatore del 2007, alla luce degli scontri che si sono verificati tra il 2001 ed il 2015.
Si tratta di un atto legislativo che configura e sanziona una distanza notevole dalla legge nazionale, che prevede requisiti meno stringenti; rispetto al regolamento del 2006, che regola i requisiti per la costruzione di luoghi di culto di tutte le religioni, Islam incluso, il Qanun di Aceh (4/2016) impone standard rigorosi solamente per i non musulmani. Tra queste, si segnala la presenza di ‘reali necessità considerando la quantità e la percentuale della popolazione’ in una località di Aceh; in altre parole, le disposizioni legali continuano a seguire la politica di limitare e contenere la proliferazione delle chiese cristiane.
Pertanto, in futuro si potrebbero verificare ulteriori scontri, specialmente quando il numero dei cristiani aumenterà, bilanciando o superando quello dei musulmani; i divieti sono raramente efficaci quando si tratta di convinzioni religiose, e la storia coloniale indonesiana dimostra che i tentativi di contenere l’Islam sono falliti. Allo stesso modo, la ricerca di tenere sotto controllo la crescita del cristianesimo è destinata a fallire, se la politica rimane orientata alla repressione del fenomeno; le autorità di Aceh stanno preparando ulteriori scontri, che si potrebbero evitare con una maggiore disponibilità al dialogo.
Conclusioni
La storia, anche recente, del distretto acehnese di Singkil definisce un quadro problematico delle relazioni tra la maggioranza musulmana e la significativa minoranza cristiana (10% circa della popolazione totale); l’atteggiamento repressivo delle autorità islamiche, alimentato ed appoggiato dai sapienti islamici e da predicatori radicali, ha causato numerosi scontri. Molte sono state le chiese distrutte, così come i cristiani uccisi, ma la comunità cristiana continua ad aumentare, e probabilmente le statistiche ufficiali sottostimano questo fenomeno; di conseguenza, le autorità locali dovrebbero prevedere relazioni differenti con la controparte cristiana.
In caso contrario, gli scontri sono inevitabili, e derivano da norme per la costruzione/rinnovo delle chiese che sono difficili da rispettare, e sicuramente più stringenti rispetto a quanto accade nel resto dell’Indonesia.
Letture Consigliate
- Ansor. M. (2014). We Are from the Same Ancestors’: Christian-Muslim Relations in Contemporary Aceh Singkil.’” Al-Albab 3(1).
- Ansor, M., Arrauf, I. F., & Amri, Y. (2016). Under the shadow of sharia: Christian muslim relations from acehnese christian experience. Komunitas, 8(1), 125-134.
- Amri, Y., & Ansor, M. (2022). Shari’a State and the Making of Christian’s Polyphonic Narrations in Contemporary Aceh, Indonesia. Journal of Contemporary Islam and Muslim Societies, 5(2), 250-289.