Nel 1946, il mondo ebraico, e anche arabo, era diviso su una possibile partizione della Palestina Britannica; anche se gli ebrei erano per la maggior parte a favore del piano che in seguito diventerà la Risoluzione n. 181 delle Nazioni Unite l’anno successivo, alcune frange non concordavano con questa soluzione. Esistevano persone che ritenevano dannoso e controproducente disarticolare il protettorato britannico in diversi Stati indipendenti; tale posizione viene sostenuta, tra gli altri, da Alexander Bittelman, su Jewish Life (in seguito ridenominato Jewish Currents) del novembre 1946.
Tale rivista era un organo della Morning Freiheit Association (Associazione della Libertà del Mattino), era schierata a sinistra, e rappresentava (tra le altre) le posizioni socialiste sulla questione palestinese; la loro opposizione al progetto di partizione era netto, al pari degli argomenti che venivano proposti.
Si ricorda, a questo proposito, che Bittelman faceva parte (ed era uno dei fondatori) del Partito Comunista Americano, e che, di conseguenza, è in tale contesto che deve essere compreso il suo intervento. In realtà, si tratta di una posizione interessante, che riflette il pluralismo e la complessità del mondo ebraico; anche se in seguito, le posizioni di tale rivista mutarono, nel 1946 essa era ancora fermamente opposta alla partizione della Palestina Britannica.
Le ragioni di tale opposizione, del resto, sono quelle classiche dei partiti di estrema sinistra, ovvero la lotta all’imperialismo e al colonialismo;
What is the solution for Palestine? Is it to be partition? So-called federalization? Fraudulent independence as in Transjordania? Or is it to be real independence—a free and independent Palestine of Jews and Arabs? Only the blind among us, or such as are ready consciously to turn the Jewish people into a tool of imperialists and warmongers, will agree to support anything else but an independent Palestine in which both Jews and Arabs can live in peace and freedom.
Qual è la soluzione per la Palestina? Si farà la spartizione? La cosiddetta federalizzazione? Indipendenza fraudolenta come in Transgiordania? O si tratta di vera indipendenza: una Palestina libera e indipendente di ebrei e arabi? Solo i ciechi tra noi, o coloro che sono pronti consapevolmente a trasformare il popolo ebraico in uno strumento di imperialisti e guerrafondai, accetteranno di sostenere qualcosa di diverso da una Palestina indipendente in cui ebrei e arabi possano vivere in pace e libertà.
Bittelman, A., Palestine: What is the solution?, Jewish Life, November 1946, p. 1.
Secondo Bittelman, dunque, la Palestina doveva rimanere unita politicamente, e amministrata da ebrei e arabi insieme; si tratta di una soluzione che era stata considerata inapplicabile dalla Commissione Peel nel 1937, in considerazione delle ‘differenze inconciliabili’ tra i due gruppi etnici.

Bittelman, senza intervenire su tale questione, ritiene che una Palestina unitaria sia la sola soluzione possibile per rispettare il diritto di arabi ed ebrei;
Partition would violate every single precept of democracy. It would deny to the peoples of Palestine—Jews and Arabs —the democratic right to determine for themselves, freely and voluntarily, the ways and forms of their national lives and of their state life. It would forcibly impose upon the peoples of Palestine, both Jews and Arabs, new forms of foreign imperialist domination in place of the present, old forms. Where British imperialism now rules singly, the partition plan of the Jewish Agency would open the doors o another foreign oppressor—American imperialism—or to the combined domination of the Anglo-American imperialist bloc.
La partizione violerebbe ogni singolo precetto della democrazia. Negarebbe ai popoli della Palestina – ebrei e arabi – il diritto democratico di determinare da soli, liberamente e volontariamente, le modalità e le forme della loro vita nazionale e della loro vita statale. Imporrebbe con la forza ai popoli della Palestina, sia ebrei che arabi, nuove forme di dominio imperialista straniero al posto delle attuali, vecchie forme. Laddove l’imperialismo britannico ora governa da solo, il piano di spartizione dell’Agenzia Ebraica aprirebbe le porte a un altro oppressore straniero – l’imperialismo americano – o al dominio combinato del blocco imperialista anglo-americano.
Bittelman, A., Palestine: What is the solution?, Jewish Life, November 1946, p. 26.
La partizione viene dunque rigettata in quanto ritenuta anti-democratica, e come una nuova forma di ‘imperialismo’, non più britannico ma statunitense; Truman, in effetti, sosteneva l’idea della partizione, al pari della Jewish National Agency.
In un telegramma spedito da Truman al Primo Ministro britannico del 3 ottobre 1946, il presidente americano chiarisce che
The British Government presented to the Conference the so-called Morrison plan for provincial autonomy and stated that the Conference was open to other proposals. Meanwhile, the Jewish Agency proposed a solution of the Palestine problem by means of the creation of a viable Jewish state in control of its own immigration and economic policies in an adequate area of Palestine instead of in the whole of Palestine. It proposed furthermore the immediate issuance of certificates for 100,000 Jewish immigrants. This proposal received widespread attention in the United States, both in the press and in public forums. From the discussion which has ensued it is my belief that a solution along these lines would command the support of public opinion in the United States. I cannot believe that the gap between the proposals which have been put forward is too great to be bridged by men of reason and goodwill. To such a solution our Government could give its support.
Il governo britannico ha presentato alla Conferenza il cosiddetto piano Morrison per l’autonomia provinciale e ha dichiarato che la Conferenza era aperta ad altre proposte. Nel frattempo, l’Agenzia Ebraica propose una soluzione del problema palestinese mediante la creazione di uno Stato ebraico vitale, in controllo della propria immigrazione e delle proprie politiche economiche in un’area adeguata della Palestina invece nell’intera Palestina. Ha inoltre proposto l’immediata emissione di certificati per 100.000 immigrati ebrei. Questa proposta ha ricevuto ampia attenzione negli Stati Uniti, sia sulla stampa che nei forum pubblici. Dalla discussione che ne è seguita, credo che una soluzione in questa direzione otterrebbe il sostegno dell’opinione pubblica negli Stati Uniti. Non riesco a credere che il divario tra le proposte avanzate sia troppo ampio per essere colmato da uomini di ragione e buona volontà. A una tale soluzione il nostro Governo potrebbe dare il suo sostegno.
Foreign Relations of the United States, 1946, The Near East and Africa, Volume VII, President Truman to the British Prime Minister (Attlee).

Bittelman si pone dunque su una posizione nettamente contraria a questa proposta, adottando la retorica consueta dei partiti comunisti dell’epoca; un punto della sua analisi, tuttavia, merita una particolare attenzione. Egli, infatti, intuisce che una eventuale partizione della Palestina Britannica creerà una considerevole instabilità nella regione negli anni futuri,
Can the Jewish people support a scheme that is antidemocratic and imperialist, that promotes and strengthens national oppression and exploitation, that serves the interests of those who are planning and preparing a third world war by making Palestine and the Middle East one of the jumping-off places?
Il popolo ebraico può sostenere un piano antidemocratico e imperialista, che promuove e rafforza l’oppressione e lo sfruttamento nazionale, che serve gli interessi di coloro che stanno pianificando e preparando una terza guerra mondiale facendo della Palestina e del Medio Oriente uno dei punti di partenza?
Bittelman, A., Palestine: What is the solution?, Jewish Life, November 1946, p. 26.
Si tratta di un’intuizione che si rivelerà corretta, purtroppo, e, anche volendo considerare l’esagerazione delle sue affermazioni, bisogna riconoscere che Bittelman aveva svolto un’analisi geopolitica accurata, inascoltata, o ignorata da coloro che invece sostenevano l’idea della partizione. Il Jewish Life/Currents cambierà la propria opionione in seguito, ma l’opinione espressa nel 1946 appare decisamente lucida e attuale.
Letture Utili
- Cohen, M. J. (1978). Palestine and the Great Powers, 1945–1948. Princeton University Press.
- Kirsch, A. (2018). The Jewish left and Jewish Currents. Jewish Currents.
- Klehr, H. (1984). The Heyday of American Communism: The Depression Decade. Basic Books.
- Zellner, D.M. (2021). What We Did: How the Jewish Communist Left Failed the Palestinian Cause. Jewish Currents.

