Abstract
Il processo di shariatisation in Indonesia è stato facilitato e promosso da strumenti sia ideologici che pratici; in questo articolo, si esplorano i cambiamenti ideologici che hanno caratterizzato la transizione dalle posizioni filo governative ad una certa indipendenza dai governi alla guida del Paese. In questo saggio, in particolare, vengono discussi tre cambiamenti fondamentali; il primo è costituito dalla transizione dalla Pancasila all’Islam come base ideologica del Majelis Ulama Indonesia. Il secondo, invece, è rappresentato dal nuovo ruolo di custode della comunità islamica indonesiana, mentre nel regime di Suharto il MUI si concentrava sugli interessi dello Stato.
Infine, viene discusso il passaggio da payung, ombrello, a tenda besar, grande tenda, che non può essere considerato un semplice problema terminologico; al contrario, la transizione a tenda besar sottende un ruolo politico e sociale più ampio per il Consiglio degli Ulama Indonesiano a partire dall’era della riforma che segue la caduta del regime autoritario di Suharto.
Introduzione
Il ruolo del MUI rispetto allo sforzo di implementare la sharia nella sfera legale e pubblica dell’Indonesia è stato deliberato, come indicato da figure di spicco del Consiglio, quali Sahal Mahfudh, Amin, Ichwan Sam, Ridwan e Slamet Effendi Yusuf. A questo punto, ci si potrebbe chiedere quali sono state le modalità con cui il Majelis Ulama Indonesia ha lottato per ottenere questa posizione della sharia nell’ordinamento giuridico.
Prima di esaminare le intenzioni dell’MUI, tuttavia, è importante notare che, sostenendo il passaggio della sharia dalla sfera privata a quella pubblica, il Consiglio non intendeva posizionarsi come l’unico attore del movimento di shariatzazione, ma piuttosto come promotore e creatore di solidarietà. Il MUI, del resto, appare avvantaggiato nella creazione di un discorso mainstream, nell’attività di lobbying con i decisori politici, nel mobilitare proteste, nel persuadere gli elettori, nel discutere contro il regime al potere e in molte altre imprese correlate.
Grazie alla sua esperienza ed al ruolo consolidato nella società indonesina, il MUI non è capace solamente di consolidare le proprie risorse per perseguire la shariatizzazione, ma anche quelle di altre organizzazioni islamiche. In effetti, molte altre organizzazioni musulmane si sono unite a questo movimento, a ragione degli obiettivi e degli strumenti condivisi; da questo punto di vista, si osserva la presenza di un insieme di associazioni islamiche con interessi simili a quelli del Consiglio.
Il MUI, in altre parole, assume il ruolo di collaboratore e creatore di solidarietà e tale leadership si rende necessaria per solidificare un movimento, attraverso interessi e aspirazioni condivise, che permettono la motivazione e mobilitazione dei musulmani indonesiani, il cui sostegno della shariatizzazione rimane imprescindibile. Alcuni autori hanno notato, a tale proposito, che la creazione di solidarietà viene spesso svolta da leader intermediari che hanno le competenze per mediare tra i diversi livelli della società e le organizzazioni di massa, e, allo stesso tempo, per integrare i diversi gruppi sociali.
In Indonesia, il MUI non ha solamente sostenuto il discorso sulla shariatisation, ma ha anche promosso la mobilitazione sociale di organizzazioni e gruppi, allo scopo di incoraggiare l’istituzione di un nuovo Stato di diritto influenzato dalla sharia. Del resto, la creazione di un nuovo regime di governo risulta uno dei risultati tangibili di molte contese sociali nel mondo, ed il MUI cerca di raggiungere un obiettivo simile in Indonesia.
Cambiamenti Ideologici
Nel contesto indonesiano si osservano tre transizioni che hanno creato le condizioni interne affinché il MUI potesse diventare un’organizzazione più capace ed efficace nella promozione della sharia; il primo è il cambiamento ideologico dal Pancasila all’Islam; il secondo è la trasformazione del suo orientamento al servizio, da custode del governo a custode della società musulmana. Il terzo, infine, è la sua volontà di essere riconosciuta dai musulmani indonesiani come la tenda besar (organizzazione ombrello) per tutte le organizzazioni musulmane del Paese.
Dalla Pancasila all’Islam
A partire dal 2000, il cambiamento dell’ideologia organizzativa, dalla Pancasila all’Islam, ha fornito al MUI una maggiore libertà di promuovere la sharia; tale trasformazione ha permesso al MUI di godere di una maggiore legittimità teologica per persuadere altri gruppi islamici a unirsi a questo sforzo. Si pensi, in particolare, alle organizzazioni islamiche che considerano l’estensione dello spazio per la sharia nelle sfere legale e pubblica una parte legittima, e fondamentale, della dottrina islamica.
Dal punto di vista storico e politico, il Consiglio è stato concepito dal regime di Suharto per preservare la Pancasila come ideologia nazionale dell’Indonesia; il secondo Presidente dell’Indonesia, come noto, aveva bisogno del MUI come partner per promuovere una relazione armoniosa, nonché un dialogo costruttivo, tra l’Islam e lo Stato. Nel corso dell’Orde Baru, il Consiglio veniva spesso usato come strumento statale per resistere a qualsiasi gruppo che cercasse di implementare un’ideologia basata sulla religione, inclusi quelli che cercavano di istituire uno Stato islamico teocratico. Suharto impiegò questa tattica politica perché riteneva fondamentale il supporto delle associazioni islamiche per poter promuovere le sue idee.
Le prove dell’impegno dell’MUI verso la Pancasila in questo periodo possono essere rintracciate nella sua Carta di Fondazione originaria; quest’ultima, in effetti, esortava gli ulama a educare la società musulmana, allo scopo di fine di ‘aumentare la pietà verso Dio, rafforzare l’integrità nazionale e combattere l’ateismo’. Durante i primi cinque anni del MUI, (1975-1980), in effetti, la posizione della Pancasila come ‘asas tunggal’, unico principio, non venne posta in dubbio; un’enfasi ancora maggiore, poi, viene posta sulla filosofia di Stato nel secondo quinquennio (1980–1985).
Nel 1980, in occasione del suo secondo Congresso Nazionale, il Majelis Ulama Indonesia ha emesso diverse importanti raccomandazioni sull’implementazione del Pancasila; si consideri, a tale proposito, la ‘Pedoman Penghayatan dan Pengamalan Pancasila’, Guida alla Riflessone e all’Applicazione del Pancasila.In questo documento, il MUI ha dichiarato che la Pancasila è uno stile di vita che promuove l’integrazione di persone di diverse etnie, religioni e gruppi di genere in una sola nazione-stato, e, allo stesso tempo, creare un ambiente favorevole all’armonia religiosa in Indonesia.
Il Consiglio, poi, ha ulteriormente dichiarato che il Majelis Permusyawaratan Rakyat, MPR, l’Assemblea Consultiva del Popolo dell’Indonesia, aveva concordato che il documento menzionato in precedenza dovesse essere diffuso a tutti i cittadini indonesiani, inclusi i musulmani indonesiani, allo scopo di rafforzare l’applicazione e la pratica della Pancasila nella vita quotidiana. La Pancasila, dunque, non viene considerato come un semplice slogan, e/o un’ideologia retorica, ma qualcosa da implementare nel contesto della società indonesiana.
Pertanto, il MUI ha sostenuto l’iniziativa del governo indonesiano per garantire che i suoi cittadini coltivassero e interiorizzassero i valori della Pancasila come fondamento ideologico e guida pratica della loro vita quotidiana. Il Consiglio, era dunque favorevole all’implementazione delle dichiarazioni emerse nel corso del Secondo Congresso, e collaborò attivamente con diverse istituzioni statali incaricate di diffondere queste linee guida.
Si osserva, a tale proposito, lo sforzo significativo del Consiglio, sia a livello centrale che provinciale, per diffondere la Pancasila nel senso emerso in precedenza; l’intento era quello di promuovere tali valori non solamente tra i musulmani indonesiani, ma anche rispetto al popolo dell’Indonesia in generale. Al Congresso Nazionale del 1980 è stato rivelato che il MUI aveva consigliato al governo di utilizzare un libro pubblicato dal Ministero degli Affari Religiosi come fonte principale per il processo di diffusione del documento menzionato in precedenza.
La posizione del Pancasila come unica ideologia del MUI, del resto, rimase indiscussa anche durante il periodo successivo (1985–1990): il ruolo preminente di tale filosofia, in effetti, è stato rafforzato dalla menzionata legge n. 8 del 1985, sulle sulle Organizzazioni Sociali di Massa, nota come ‘ORMAS‘. In seguito, il Consiglio ha cercato attivamente di convincere le organizzazioni musulmane ad accettare il Pancasila come loro unica ideologia.
Nell’era della reformasi, tuttavia, il MUI poteva sfruttare pienamente la nuovo struttura politica, utilizzandola come strumento per la shariatizzazione dell’ordinamento giuridico indonesiano; in realtà, il Consiglio aveva un’agenda occulta di shariatizzazione anche durante il regime di Suharto, ma non poteva renderla esplicita per timori di rappresaglie ed epurazioni da parte del governo. Si osserva, allo stesso tempo, che la trasformazione ideologica del Consiglio sarebbe stata difficile da realizzare senza la deregolamentazione avvenuta sotto la presidenza di Habibie. Si consideri, in particolare, il Decreto MPR n. 18 del 1998, che ha abolito l’obbligo della Pancasila come unica ideologia delle organizzazioni di massa, contrariamente a quanto stabilito in precedenza dalla legge n. 9 del 1985. Tale cambiamento, a sua volta, è stato possibile in quanto la legislazione del 1985 era considerata in conflitto con il nuovo spirito di democratizzazione dell’era della reformasi.
Nel 1990, durante il suo quarto Congresso Nazionale, ancora, il Majelis Ulama Indonesia ha riaffermato la posizione indiscussa della Pancasila e della Costituzione del 1945 per la sua organizzazione; a partire dall’era delle riforme, tuttavia, si osservano modifiche radicali. Nel 2000, effettivamente, la Pancasila fu sostituito dall’Islam come fondamento ideologico del Consiglio degli Ulama Indonesiani, e tale transizione è stata complessa, ed ha comportato un nuovo orientamento ideologico, che si è accompagnato ad una rinnovata agenda politica. Dal punto di vista politico, questa tendenza è diventata evidente a partire dagli anni Novanta del secolo scorso; in questo periodo, si nota il sostegno del MUI alla creazione del Ikatan Cendekiawan Muslim Indonesia, o ICMI, l’Associazione Indonesiana degli Intellettuali Musulmani.
Il cambiamento ideologico del MUI, inoltre, è stato esplicitato attraverso le modifiche ai suoi statuti di base, con particolare attenzione per l’Articolo 2, che pone l’Islam come ideologia di base dell’organizzazione islamica indonesiana. Si tratta di un cambiamento deciso in occasione del Settimo Congresso Nazionale del MUI, che si è svolto nel 2000; anche se alcuni leaders del Consiglio hanno affermato che l’impegno verso l’unità della Repubblica Indonesiana non sia cambiato, in realtà essi hanno di fatto abbandonato la Pancasila. Quest’ultima, effettivamente rappresenta, non solamente a livello simbolico, il concetto di Negara Kesatuan Republik Indonesia, dello Stato Unitario della Repubblica Indonesiana, o NKRI.
Si osserva, a tale proposito, l’effermazione di Mahfudh ed Amin secondo cui il concetto di NKRI non esclude necessariamente l’applicazione della sharia nel sistema legale indonesiano; tale dichiarazione, del resto, potrebbe essere spiegata dalla convinzione che lo stato nazionalista indonesiano ideale sia quello che ha adottato la sharia nel suo ordinamento giuridico. Questo approccio del MUI, in effetti, può essere osservato in (almeno) altri due casi; il primo è costituito dall’assenza di qualsiasi rimpianto per la sostituzione dell’Islam come sua base ideologica fondamentale. Il cambiamento, effettivamente, è stato annunciato pubblicamente ai musulmani indonesiani, perché si presumeva che tutti sarebbero stati d’accordo. Il secondo può essere osservato nel maggiore coinvolgimento del Consiglio in diverse campagne di sensibilizzazione per l’incorporazione della sharia nel sistema giuridico nazionale, una strategia che non sarebbe stata implementata senza il consenso dei leader del MUI, o della maggior parte di essi.
Di fatto, l’adozione dell’Islam come ideologia di base del MUI ha segnato l’inizio di una nuova era e di un nuovo ruolo per l’organizzazione islamica; questa decisione, ha consentito di moltiplicare e sostenere gli sforzi per introdurre le norme della sharia sia nella sfera legale che in quella pubblica dell’Indonesia. Si tratta, evidentemente, di una azione strutturata e sostenuta da un’ideologia diffusa nella società e comune anche ad altri movimenti islamici, e non di un tentativo isolato.
Da custode del governo a guida della comunità islamica
Il secondo elemento fondamentale che ha contribuito a plasmare la shariatiizzazione dell’Indonesia, poi, deve essere ricercato nel passaggio dell’orientamento, che, dallo Stato, è stato diretto verso la comunità islamica dell’Indonesia, che rappresenta la maggioranza della popolazione indonesiana. Tale nuovo orientamento è stato espresso con l’espressione araba ‘min khadim al hukuma ila khadim al umma’, ovvero da custode del governo a custode della comunità musulmana.
Dal punto di vista storico, il ruolo del Consiglio come custode del governo era evidenziata dalla sua funzione istituzionale di produttore di fatawa, che riguardano questioni islamiche, ma che tendevano a proteggere maggiormente gli interessi dello Stato rispetto a quelli della comunità musulmana. Tuttavia, a partire dal 1998, funzionari ed attivisti del MUI hanno riesaminato questo ruolo, che comportava, generalmente, un’immagine negativa nella comunità islamica; per questa ragione, non sorprende il passaggio dalla promozione degli interessi statali alla promozione di quelli della comunità musulmana. In altre parole, il ruolo di khadim al umma, custode della comunità musulmana, diventa la nuova immagine del MUI nell’era della reformasi.
Anche se il termine custode non implicava un servizio al popolo, quanto piuttosto la responsabilità delle questioni islamiche che riguardano la popolazione, si tratta di un cambiamento che segnala il rammarico del MUI per ruolo che aveva assunto in precedenza, maggiormente incline a schierarsi con il regime al potere piuttosto che con gli interessi della comunità islamica. La collaborazione con il regune di Suharto, del resto, potrebbe essere stato dettato dall’intenzione di proteggere meglio l’Islam dalla secolarizzazione sostenuta dal governo autoritario. L’incorporazione del MUI nell’apparato dello Stato, tuttavia, ha comportato una minore libertà di manovra; pertanto, il Consiglio è stato considerato come prossimo allo Stato e non all’Islam.
Da payung (istituzione ombrello) a tenda besar (forum islamico)
Nel corso dell’era di Suharto, il Consiglio era inteso come un payung, o ombrello per tutte le organizzazioni islamiche; a partire dal 1998, tuttavia, il suo status è cambiato in tenda besar o grande tenda. Tale cambiamento aveva lo scopo di estendere il suo ruolo nella sfera pubblica del Paese asiatico, e, a tale proposito, è stato suggerito che la nozione di ‘tenda besar’, costituisce un tentativo di trasformare il MUI in una sorta di ‘clearing house’, un ‘centro di smistamento’. Tale obiettivo, tuttavia, richiede il rinnovamento del carattere istituzionale, allo scopo di accogliere i diversi interessi e aspirazioni delle sue organizzazioni membri.
Il termine payung, ampiamente utilizzato nell’era di Suharto, aveva lo scopo di esprimere simbolicamente la funzione del Majelis Ulama Indonesia come rifugio per tutti i membri della comunità musulmana del Paese, e per le organizzazioni islamiche in particolare. Dalla caduta di Suharto nel 1998, tuttavia, payung è stato gradualmente sostituito da ‘tenda besar, per indicare un rifugio dal carattere permanente. Originariamente, sia payung che tenda besar avevano significati simili, come rifugio e forma di protezione, ma tenda besar indica un rifugio più ampio rispetto al primo; grazie a questa immagine rinnovata, ci si aspetta che il MUI non solo svolga un ruolo ampio rispetto alla comunità ed alle organizzazioni islamiche.
La trasformazione culturale e sociale, da payung a tenda besar, ha portato con sé aspettative di cambiamenti non solamente simbolici ma anche pratici; tale transizione ideologica, inoltre, è una chiara indicazione della crescente rilevanza del Majelis Ulama Indonesia. Il concetto di tenda besar è stato sviluppato per evidenziare il ruolo dell’MUI come attore principale nella promozione della shariatisation dell’ordinamento indonesiano. In realtà, la nozione di ‘organizzazione ombrello’ non era più sufficiente per soddisfare le aspirazioni, le richieste, i problemi e le sfide più ampie e complesse del MUI. Tali elementi necessitano di uno spazio più ampio, simboleggiato, appunto, dal termine tenda besar, e nell’assumere questa funzione, il MUI afferma, allo stesso tempo, di essere l’unica istituzione islamica in Indonesia con l’autorità di consolidare i potenziali punti di forza della comunità islamica indonesiana.
Tuttavia, il ruolo di tenda besar che il MUI svolge a livello culturale e sociale, non è riconosciuto nel quadro giuridico dell’Indonesia; per questa ragione, tale nozione è stata ampliata come un’affermazione culturale e teologica. In questo modo, il MUI ha potuto svolgere un ruolo fondamentale nella mobilitazione delle organizzazioni di massa del Paese, e dei musulmani indonesiani in generale.
Evidentemente, il nuovo ruolo di tenda besar non esenta il MUI dai problemi, e, in effetti, si nota che molti gruppi islamici e leader musulmani si sono uniti con entusiasmo a questa organizzazione solamente per aumentare la loro autorità islamica, oppure per perseguire i propri interessi personali o quelli del loro partito politico o gruppo etnico. L’allineamento formale al Consiglio, dunque, non deriva dalla condivisione della sua ideologia e visione del mondo, ma dai possibili vantaggi che ne possono derivare nella sfera pubblica. Del resto, la presenza di partiti politici risulta necessaria al Majelis Ulama Indonesia, in quanto questa organizzazione non potrebbe rappresentare altrimenti i propri interessi in Parlamento, non essendo un partito politico. Il MUI, invece, nomina dei rappresentanti dei partiti politici nei suoi consigli, ed in questo modo, esso può inviare il suo messaggio per essere discusso dall’assemblea legislativa nazionale.
Un’altra questione derivante dallo status di tenda besar riguarda le rivalità interne tra le organizzazioni che aderiscono al MUI, che derivano dalla distribuzione diseguale, delle posizioni di leadership in seno al Consiglio. Secondo osservatori qualificati, a partire dal 1998 circa l’80% delle posizioni strategiche del MUI sono state condivise tra Nadlatul Ulama e Muhammadiyah, mentre il restante 20% è distribuito tra altre organizzazioni, come Persis, Parmusi, DDII e alcune altre piccole associazioni.
Anche se tale squilibrio ha comportato delle critiche, specialmente da parte dei membri sotto-rappresentati nel MUI, il suo ruolo come tenda besar deve essere confermato, in quanto esso riflette il quadro generale dell’Islam indonesiano, in cui Nadlatul Ulama e Muhammadiyah sono le due più grandi organizzazioni musulmane indonesiane. Del resto, il ruolo di tenda besar può essere svolto in maniera efficace solamente se il Majelis Ulama Indonesia accoglie al suo interno i gruppi islamici più rappresentativi ed influenti della nazione asiatica. Mediante tale approccio, il Majelis Ulama Indonesia è riuscito a costruire un’identità simbolica come rappresentante della corrente principale dell’Islam, e, allo stesso tempo, a costruire alleanze strategiche e funzionali per perseguire la sua agenda e promuovere l’intgegrazione della legge islamica in seno all’ordinamento giuridico nazionale.
Conclusioni
Dalle osservazioni precedenti si evince la profonda trasformazione delle basi ideologiche del Majelis Ulama Indonesia, che da strumento del regime di Suharto diventa un ente tendenzialmente indipendente che rivendica il suo ruolo politico e sociale. La triplice transizione descritta in precedenza, in effetti, denota un profondo cambiamento del MUI, che attualmente detiene una sorta di monopolio culturale nel mondo islamico indonesiano.
I tentativi di shariatizzazione del Paese asiatico, dunque, sembrano più agevoli rispetto al passato, grazie ad una leadership che si è guadagnata la fiducia dei musulmani indonesiani e delle principali organizzazioni islamiche della nazione. Ciò nonostante, l’Indonesia rimane, formalmente, uno Stato secolare; di conseguenza, le tensioni tra le norme islamiche e l’ordinamento statale sembrano destinate ad aumentare.
Letture Consigliate
- Syafiq Hasyim. (2023). The shariatisation of Indonesia: The politics of the Council of Indonesian Ulama (MUI). Leiden: Brill.
- Hasyim, S. (2022). The politics of’halal’: From cultural to structural shariatisation in Indonesia. Australian Journal of Asian Law, 22(1), 81-97.
- Mutaqin, Z. Z. (2023). Sharia Yes, Sharia State No: Negosiasi dan Akomodasi Syari’ah di Indonesia. Studia Islamika, 30(3).
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