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Abstract

Il radicalismo islamico, che incoraggia le persone a prendere parte ad atti terroristici sulla base di un’interpretazione estremista della religione islamica, può essere prevenuto mediante un adeguato sistema educativo. In questo modo, è possibile, oltre a lottare contro la povertà e l’isolamento, anche trasmettere valori che si oppongono a quelli inculcati dagli estremisti religiosi. Il terrorismo, in effetti, non è solamente un problema di ordine pubblico, ma soprattutto culturale e sociale, e deve essere affrontato a questi livelli per essere sconfitto.


Introduzione

Negli ultimi decenni, il radicalismo islamico ha attirato l’attenzione globale non solo per le sue manifestazioni violente e per gli atti di terrorismo che hanno sconvolto diversi Paesi, ma anche per il contesto socio-economico in cui si sviluppa. Questo fenomeno è diventato un argomento di discussione e ricerca all’interno di vari ambiti, tra cui la sociologia, le scienze politiche e l’economia, evidenziando come fattori socio-economici possano influenzare il comportamento sia individuale che collettivo.

Uno degli aspetti più frequentemente discusso in relazione al radicalismo è la povertà, che può fungere da terreno fertile per la proliferazione di ideologie estremiste. Le condizioni di vita precarie, la mancanza di opportunità economiche e l’evidente disparità sociale possono spingere alcuni individui a cercare rifugio in ideologie che offrono un senso di appartenenza, scopo e giustificazione per le loro frustrazioni. In questo contesto, la narrativa proposta da gruppi radicali può apparire molto attraente, poiché promette una forma di riscatto e un’alternativa a una vita di privazioni e ingiustizie.

I sistemi educativi, in questo contesto, giocano un ruolo cruciale. L’istruzione di qualità non solo fornisce competenze e strumenti per migliorare le condizioni di vita, ma può anche promuovere valori di tolleranza, rispetto e comprensione interculturale. Una formazione adeguata ha il potenziale di ridurre le vulnerabilità che portano al radicalismo, offrendo ai giovani alternative costruttive e la capacità di analizzare criticamente le ideologie a cui possono essere esposti.


Numerosi ricercatori hanno sottolineato che la povertà non deve essere considerata una causa diretta del radicalismo islamico; piuttosto, essa crea condizioni favorevoli che possono facilitare l’arruolamento di individui in gruppi estremisti. Questo fenomeno è complesso e multifattoriale, e il contesto socioeconomico gioca un ruolo fondamentale. Secondo uno studio condotto da Zaidi (2010), è emerso che le persone che vivono in situazioni di povertà estrema tendono a essere più vulnerabili all’attrazione di ideologie radicali. Questi individui sono spesso attratti da promesse di cambiamento, giustizia sociale e una nuova identità che possa loro conferire un senso di appartenenza.

Baraccopoli in un Paese asiatico.

La povertà e la marginalizzazione possono generare un profondo disincanto, portando a una visione del mondo in cui la realtà sociale appare ingiusta e opprimente. Inoltre, la mancanza di opportunità economiche può alimentare sentimenti di frustrazione e impotenza, spingendo gli individui a cercare risposte radicali come modalità di affrontare e dare significato alle loro sofferenze. Quando le vie tradizionali di miglioramento e di mobilità sociale sono chiuse, alcuni possono trovare nell’estremismo una via d’uscita, un mezzo per rivendicare la loro identità e per sfuggire a una vita di miseria e disprezzo.

È quindi fondamentale considerare come le dinamiche della povertà, insieme ad altri fattori come l’istruzione, l’accesso all’informazione e le reti sociali, possano interagire nel favorire la radicalizzazione. La lotta contro il radicalismo non può quindi limitarsi a misure di sicurezza; è essenziale affrontare le radici socioeconomiche del problema, creando opportunità di sviluppo e inclusione sociale che possano attenuare le condizioni che favoriscono l’arruolamento nei gruppi estremisti. Solo attraverso un approccio integrato, che tenga conto delle complesse interazioni tra povertà, giustizia sociale e radicalizzazione, sarà possibile intraprendere un percorso efficace verso la prevenzione del radicalismo islamico.

Inoltre, la povertà può creare un ciclo vizioso estremamente difficile da interrompere. Quando le persone vivono in condizioni di disagio economico, le loro opportunità educative sono spesso limitate. Le risorse disponibili per l’istruzione, come scuole di qualità, insegnanti preparati e materiali didattici adeguati, possono essere scarsamente accessibili o completamente assenti. Questo contesto rende difficile l’acquisizione di competenze e conoscenze necessarie per affrontare le sfide del mondo moderno.

L’assenza di accesso a contenuti formativi di alta qualità non solo ostacola il progresso individuale, ma contribuisce anche a una diffusione crescente di narrazioni estremiste. Quando le persone si sentono isolate e prive di speranza, possono essere più vulnerabili all’attrazione di ideologie radicali che promettono cambiamento, riscatto o appartenente a una comunità. Queste narrazioni spesso si insinuano nelle menti di chi si sente emarginato, alimentando un senso di ingiustizia e di lotta contro un sistema percepito come oppressivo.

In questo contesto, la speranza di una mobilità sociale e di un cambiamento positivo viene drasticamente ridotta. Le opportunità di miglioramento delle proprie condizioni di vita diventano sempre più rare, e questo comporta un aumento della frustrazione. Le persone, si sentono intrappolate in un ciclo di povertà e mancanza di opportunità, ed iniziano a nutrire sentimenti di risentimento nei confronti delle autorità e delle istituzioni, che percepiscono come incapaci o addirittura indifferenti alle loro difficoltà. Questo sentimento di alienazione può ulteriormente intensificare le tensioni sociali, creando un ambiente fertile per la radicalizzazione e il conflitto.

 


Il Ruolo dei Sistemi Educativi

I sistemi educativi hanno il potenziale di esercitare un’influenza notevole nella prevenzione del radicalismo, creando opportunità non solo per lo sviluppo personale ma anche per quello professionale dei giovani. Un’istruzione di alta qualità può agire come un efficace antidoto contro il radicalismo islamico, poiché essa promuove valori fondamentali quali la tolleranza, il rispetto reciproco e una maggiore coesione sociale.

Le istituzioni educative possono contribuire a questo processo di prevenzione in diversi modi. Innanzitutto, possono implementare curricoli che integrano l’insegnamento della diversità culturale e dei valori democratici, educando gli studenti a comprendere e apprezzare le differenze tra le persone. Inoltre, è fondamentale incoraggiare il pensiero critico, affinché i giovani possano analizzare in modo autonomo le informazioni e sviluppare una visione equilibrata del mondo, riducendo così la vulnerabilità a ideologie estremiste.

In seguito, le scuole e le università possono diventare spazi di dialogo e confronto, dove gli studenti possano esprimere le proprie opinioni e discussioni su temi complessi, inclusi quelli legati alla religione, alla politica e alla giustizia sociale. La creazione di un ambiente inclusivo e sicuro aiuta a costruire relazioni positive tra gli studenti di diverse origini, rafforzando i legami sociali e la solidarietà.

In aggiunta, le istituzioni educative possono collaborare con le comunità locali e le organizzazioni non governative per offrire programmi di mentorship e orientamento professionale, facilitando così l’accesso a opportunità che possano distogliere i giovani dalla direzione del radicalismo. Attraverso attività extracurricolari come il volontariato, le arti e lo sport, le scuole possono anche incoraggiare i ragazzi a sviluppare competenze sociali e emotive, che sono essenziali per una vita equilibrata e appagante.

Infine, è di vitale importanza che le istituzioni educative lavorino in sinergia con le famiglie e le comunità per affrontare le cause profonde del radicalismo. Sensibilizzando genitori e tutori sui segnali di allerta e promuovendo un dialogo aperto, le scuole possono fungere da un importante punto di riferimento per sostenere i giovani e prevenire il rischio di radicalizzazione.

In sintesi, i sistemi educativi, con il loro ruolo cruciale nel plasmare le generazioni future, hanno la capacità di essere una forza decisiva nella lotta contro il radicalismo, investendo nell’educazione, nel dialogo e nell’inclusione sociale.

In particolare, i seguenti punti sembrano essere fondamentali:

  • Educazione alla cittadinanza: L’insegnamento dei valori democratici e della partecipazione civica è fondamentale per formare cittadini responsabili e consapevoli. Programmi educativi che promuovono il dialogo interculturale e il rispetto delle differenze possono ridurre le ideologie estremistiche
  • Accesso all’istruzione: Garantire un accesso equo all’istruzione è essenziale. In molte regioni colpite da povertà e conflitti, l’educazione è spesso compromessa. Investimenti in scuole pubbliche e formazione degli insegnanti possono migliorare l’accesso e la qualità dell’istruzione.
  • Formazione professionale: I programmi di formazione professionale possono offrire opportunità di lavoro legittime, riducendo così l’attrattiva di alternative radicali. L’integrazione delle competenze pratiche nelle scuole può aumentare le prospettive occupazionali dei giovani.
  • Educazione critica: È essenziale sviluppare un’educazione che stimoli il pensiero critico. Gli studenti devono essere in grado di analizzare e interpretare le informazioni, rendendoli meno suscettibili alla propaganda radicale e alle informazioni distorte.


Casi di studio

Negli ultimi anni, diversi Paesi hanno riconosciuto l’importanza di affrontare il problema del radicalismo islamico attraverso iniziative educative strategiche e mirate. Questi sforzi si concentrano sull’educazione dei giovani, cercando di promuovere una visione equilibrata e moderata della religione, in modo da prevenire l’insorgere di ideologie estremiste.

Un esempio significativo di tale iniziativa è rappresentato dall’Indonesia, una delle nazioni con la popolazione musulmana più numerosa al mondo. In risposta alla crescente preoccupazione per l’estremismo, il governo indonesiano ha avviato programmi di educazione religiosa moderata nelle scuole islamiche, noti come pesantren. Questi programmi non solo si concentrano sull’insegnamento delle dottrine islamiche fondamentali, ma pongono anche un forte accento su interpretazioni non radicali dell’Islam, incoraggiando i giovani studenti a sviluppare una comprensione più sfumata e pacifica della loro fede.

Una scuola islamica/collegio indonesiana, chiamata ‘pesantren’.

In particolare, tali programmi mirano a instillare valori di tolleranza, rispetto e dialogo interreligioso, affrontando tematiche come la pluralità culturale e l’importanza della coesistenza pacifica. Si è visto che questo approccio educativo ha avuto un impatto positivo, contribuendo a ridurre le convinzioni estremiste tra i giovani e a promuovere un senso di appartenenza a una comunità più ampia. Le ricerche condotte da esperti, come Ali et al., (2021), hanno evidenziato come queste iniziative possano giocare un ruolo cruciale nella costruzione di una società più resiliente al radicalismo e nel rafforzare i legami sociali tra i diversi gruppi della società.

In sintesi, la strategia di utilizzare l’educazione come strumento per combattere il radicalismo islamico si sta rivelando sempre più efficace, con l’obiettivo di formare giovani consapevoli e impegnati a diffondere messaggi di pace e tolleranza, contrastando le narratività estremiste e costruendo un futuro più stabile e armonioso.

In Europa, diversi progetti di integrazione hanno cercato di coinvolgere attivamente i giovani migranti nelle attività educative. Questi programmi non solo si sono focalizzati sull’insegnamento di competenze linguistiche e professionali, ma hanno anche promosso un senso di appartenenza e di identità condivisa. Attraverso workshop, corsi di formazione e attività culturali, i giovani migranti hanno avuto l’opportunità di interagire con i loro coetanei locali, creare legami significativi e sviluppare una rete di supporto. Tali programmi hanno contribuito a costruire una comunità coesa e a ridurre l’isolamento sociale, uno dei fattori che alimentano il radicalismo (Vidino & Brandon, 2012).

Queste iniziative hanno dimostrato di essere fondamentali nella costruzione di una comunità coesa, poiché hanno facilitato l‘inclusione sociale e hanno ridotto l’isolamento, un fenomeno che spesso alimenta il radicalismo e la radicalizzazione nei giovani. L’isolamento sociale può portare a sentimenti di vulnerabilità e frustrazione, spingendo alcuni individui a cercare risposte in ideologie estreme. Pertanto, le iniziative educative sono state progettate non solo per fornire una formazione formale, ma anche per affrontare le sfide emotive e sociali che i giovani migranti possono incontrare nel loro percorso di integrazione.

Grazie a queste iniziative, i partecipanti hanno potuto esprimere le proprie esperienze e opinioni, contribuendo attivamente alla vita della comunità locale. Di conseguenza, si è assistito a un aumento della comprensione reciproca e dell’empatia tra le diverse culture, promuovendo un ambiente di cooperazione e rispetto. La Commissione Europea ha sottolineato l’importanza di tali programmi nel costruire una società più inclusiva e resiliente, in grado di affrontare le sfide contemporanee legate alla migrazione e al radicalismo. Questo dimostra che investire nei giovani migranti attraverso l’educazione non è solo un’opzione etica, ma anche una strategia fondamentale per garantire un futuro pacifico e prospero per tutti.


Conclusione

La relazione tra radicalismo islamico, povertà e sistemi educativi è, senza dubbio, un argomento di grande complessità, ma la connessione tra questi fattori è inequivocabile. Da una parte, il radicalismo islamico trova spesso terreno fertile in contesti di povertà e mancanza di opportunità, dove i giovani si sentono alienati e privi di prospettive future. Dall’altra parte, un sistema educativo robusto, accessibile e di qualità ha il potenziale di fungere da scudo contro tali tendenze radicali.

Investire in un’educazione di alto livello non significa solo fornire a giovani e adolescenti le competenze necessarie per il mondo del lavoro, ma implica anche la formazione di cittadini critici, capaci di analizzare il mondo che li circonda e di sviluppare un pensiero autonomo e inclusivo. Un’istruzione che promuove il dialogo, la comprensione interculturale e la tolleranza può contribuire a ridurre la vulnerabilità dei giovani al richiamo ideologico di movimenti estremisti.

Tuttavia, è fondamentale comprendere che gli sforzi per migliorare l’istruzione devono andare di pari passo con politiche economiche orientate a ridurre la povertà e a promuovere l’inclusione sociale. Ciò significa istituire programmi di sostegno per le famiglie a basso reddito, creare opportunità lavorative e garantire un accesso equo ai servizi essenziali, come la salute e l’assistenza sociale.

Solamente adottando un approccio integrato che affronti simultaneamente l’istruzione, la povertà e l’inclusione sociale sarà possibile costruire fondamenta solide per una società più pacifica, giusta e resiliente. Investire nel futuro delle nuove generazioni non rappresenta solo un intervento necessario per ridurre il rischio di radicalizzazione, ma è anche un impegno verso la creazione di un ambiente sociale in cui ogni individuo possa prosperare e contribuire allo sviluppo della propria comunità in modo positivo e costruttivo.


Letture consigliate

  • Zaidi, M. (2010). A link between poverty & radicalization in Pakistan. Pakistan Institute for Peace Studies3(3), 1-19.
  • Vidino, L., & Brandon, J. (2012). Countering radicalization in Europe. London, International Centre for the Study of Radicalisation and Political Violence.
  • Ali, N., Afwadzi, B., Abdullah, I., & Mukmin, M. I. (2021). Interreligious literacy learning as a counter-radicalization method: A new trend among institutions of Islamic higher education in Indonesia. Islam and Christian–Muslim Relations32(4), 383-405.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

Un pensiero su “Radicalismo Islamico e Povertà: Il Ruolo dei Sistemi Educativi”
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