- Abstract
- Introduzione – Convergenze e Contraddizioni
- Affinità Ideologiche – Una Cooperazione Invisibile
- La Profondità Strategica – l’Afghanistan come Retrovia dell’Architettura Militare Pakistana
- Obiettivi Geopolitici Convergenti – Contenere l’India, Marginalizzare l’Iran, Diventare gli Interlocutori del Mondo Islamico
- Il Paradosso del TTP – Tra Alleanza e Minaccia
- Conclusione
- Letture Consigliate
Abstract
Questo articolo analizza la complessa relazione tra il Pakistan e il movimento talebano afghano, mettendo in luce le affinità ideologiche, le convergenze strategiche e le finalità geopolitiche che ne hanno sostenuto la continuità nel tempo. A partire dalle comuni radici religiose nel deobandismo sunnita e dalla condivisione di un orientamento islamista anti-occidentale, il saggio esamina il ruolo del Pakistan nel favorire l’ascesa e la resilienza dei Talebani, inquadrandolo nella dottrina della ‘profondità strategica’ elaborata dall’establishment militare pakistano. Viene inoltre discusso l’impiego dell’Afghanistan come retrovia nella competizione con l’India, il contenimento dell’influenza iraniana e il posizionamento di Islamabad come attore regionale cruciale. L’articolo affronta infine le crescenti tensioni legate al Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP), sottolineando le contraddizioni insite in una politica estera che ha fatto dell’islamismo armato uno strumento strutturale di proiezione geopolitica.
This article analyzes the complex relationship between Pakistan and the Afghan Taliban movement, highlighting the ideological affinities, strategic convergences, and geopolitical objectives that have sustained its continuity over time. Starting from the common religious roots in Sunni Deobandism and the shared anti-Western Islamist orientation, the essay examines Pakistan’s role in fostering the rise and resilience of the Taliban, framing it within the doctrine of ‘strategic depth’ developed by the Pakistani military establishment. The use of Afghanistan as a rear base in the competition with India, the containment of Iranian influence, and the positioning of Islamabad as a crucial regional actor are also discussed. The article finally addresses the growing tensions related to Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP), highlighting the contradictions inherent in a foreign policy that has made armed Islamism a structural tool of geopolitical projection.
Introduzione – Convergenze e Contraddizioni
Tra i molteplici paradossi della politica nel Sud Est asiatico, pochi risultano tanto emblematici quanto l’intreccio di relazioni tra il Pakistan e il movimento talebano afghano; si tratta, in effetti, di una delle più persistenti e ambigue alleanze della contemporaneità geopolitica. Una relazione che, pur attraversata da fasi di apparente gelo e da crisi aperte, ha dimostrato una capacità di rigenerarsi con sorprendente dinamicità, a ragione di una convergenza strutturale più profonda di quanto le narrative ufficiali siano disposte ad ammettere.
La prossimità ideologica e geopolitica, del resto, non dipende da un mero opportunismo congiunturale, ma, al contrario, il legame tra il governo di Islamabad e i Talebani affonda le sue radici in un sistema condiviso di valori religiosi, interessi strategici e visioni dell’ordine regionale. Questo sistema, a sua volta, è stato plasmato da decenni di guerre per procura, da rivalità transnazionali e da manipolazioni ideologiche. La sua persistenza non va dunque letta soltanto in chiave pragmatica, come strumento tattico in funzione anti-indiana o anti-occidentale, bensì come espressione di un più ampio progetto di ingegneria geopolitica, nel quale religione, etnicità, e dominio dello spazio post-imperiale si saldano in un disegno coerente, anche se frammentato nelle sue manifestazioni storiche.
Questo saggio si propone di esplorare la complessità di tale rapporto, mettendone in luce le matrici dottrinali e le affinità ideologiche, ma anche le finalità di lungo periodo che, pur variando nel linguaggio e negli strumenti, tendono a convergere su alcuni assi fondamentali. Si pensi, in questo senso, alla marginalizzazione dell’influenza indiana e iraniana in Afghanistan, la costruzione di un retroterra politico sicuro a ovest del confine pakistano, e l’impiego dell’Islam politico come dispositivo di legittimazione e proiezione di potere. Particolare attenzione sarà riservata alla dottrina della ‘profondità strategica’ elaborata dall’establishment pakistano, nonché alle fratture emergenti, in particolare attorno al nodo irrisolto del Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP), che attualmente rappresenta una delle più gravi contraddizioni interne a tale alleanza.
Affinità Ideologiche – Una Cooperazione Invisibile
Al cuore del rapporto tra Islamabad e il movimento talebano dell’Afghanistan si colloca un universo dottrinale che affonda le sue radici nella tradizione deobandi, un movimento riformista sunnita nato nel contesto dell’India coloniale alla fine del XIX secolo. I suoi fondatori, tra cui Maulana Muhammad Qasim Nanautavi e Rashid Ahmad Gangohi, avevano come obiettivo quello di ‘purificare’ l’Islam dalle influenze sincretiche e moderniste, restituendogli una coerenza interna basata sulla shariah, sul rispetto rigoroso dei precetti coranici e sulla centralità del sapere religioso tramandato dalle madrase.
Dopo la partizione del subcontinente nel 1947, il deobandismo trovò un terreno particolarmente fertile nel nuovo Stato del Pakistan, dove emerse come uno degli orientamenti dominanti della maggioranza sunnita. Decine di migliaia di madrase vennero poi fondate tra gli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso, molte delle quali ricevettero fondi provenienti dall’Arabia Saudita, imprimendo un’impronta ancora più conservatrice e militante all’Islam locale. Non è un caso che molti dei leader talebani, compreso il mullah Omar, si siano formati in questi istituti religiosi, in particolare nella rete di scuole concentrate nella provincia pakistana del Khyber Pakhtunkhwa e nel Balochistan.
L’affinità, tuttavia, non è solamente teologica, in quanto essa si esprime anche in una comune concezione della legittimità politica, fondata sull’autorità morale dei leaders religiosi (ulama), sul rigetto dei modelli democratici secolarizzati e sulla convinzione che l’Islam debba costituire non solo una fede, ma anche l’ossatura normativa dell’ordine politico-sociale. Da questo punto di vista, l’Emirato Islamico dell’Afghanistan costituisce per Islamabad un prototipo funzionale di regime islamico eteronomo, facilmente controllabile dall’esterno e tendenzialmente ostile (sebbene non impermeabile) a qualsiasi intrusione di modelli di governance occidentali.
Non si tratta, dunque, di un’alleanza basata su una mera affinità di interessi materiali, ma di una vera e propria simbiosi ideologica, nella quale la religione funge da codice condiviso e da lingua franca del potere. Pertanto, non sorprende che la società sia concepita, ideologicamente, in termini simili, con la maggioranza sunnita a capo di un ordine ‘divino’ che non può essere contestato, e che costituisce la struttura sociale e politica dei due Paesi.

Come si vede dalla mappa riportata sopra, Afghanista, Pakistan e India sono contigui, e tale situazione ha probabilmente facilitato la trasmissione delle ideologie tra confini che spesso sono porosi; inoltre, l’alleanza afghano-pakistana appare naturale in funzione anti-indiana. La geografia, sia fisica che politica, in altre parole, ha contribuito a diffondere idee e concezioni della società e del potere funzionali alla situazione strategica e alle sfide geopolitiche comuni di questi due Paesi.
La Profondità Strategica – l’Afghanistan come Retrovia dell’Architettura Militare Pakistana
Il concetto di ‘profondità strategica’ (strategic depth) rappresenta probabilmente il modello teorico più adatto a spiegare il sostegno del Pakistan al movimento talebano; tale dottrina è stata elaborata tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta (del secolo scorso) dai vertici dell’esercito e dei servizi segreti pakistani. Essa, in particolare, postulava la necessità di controllare indirettamente l’Afghanistan per compensare la vulnerabilità del Pakistan sul fronte orientale, dove l’India rappresentava (e rappresenta tuttora) una minaccia sistemica alla sopravvivenza dello Stato.
La guerra sovietico-afghana (1979–1989) fu il banco di prova ideale per questa strategia, in cui Islamabad, sostenuta logisticamente e finanziariamente da Washington e Riad, fece del proprio territorio la retrovia della resistenza dei ‘mujahidin’. Il Pakistan, in altre parole, ospitò campi di addestramento, fornì armi e distribuì fondi attraverso l’ISI. Fu in questo contesto che nacque e si consolidò una rete militare-ideologica che avrebbe poi dato vita al movimento talebano; si tratta, del resto, di una strategia ambigua che ha finanziato e alimentato il terrorismo.
Nel 1996, la presa di Kabul da parte dei Talebani non solo fu tollerata, ma attivamente iincoraggiata da Islamabad, che fu uno dei pochi attori internazionali a riconoscere ufficialmente l’Emirato Islamico; i Talebani, in cambio, offrirono al Pakistan un cuscinetto contro l’India. In particolare, essi contennero l’influenza del governo filo-indiano del presidente Burhanuddin Rabbani e assicurando che il territorio afghano non fosse utilizzato da Nuova Delhi come base di proiezione del suo potere.
Anche dopo la caduta del regime talebano nel 2001, Islamabad non recise mai del tutto i legami con la leadership in esilio; al contrario, secondo numerosi report delle Nazioni Unite e indagini indipendenti, i Talebani afghani trovarono rifugio nelle aree tribali pakistane. Si pensi, in particolare, a Quetta, dove si costituì lo storico ‘Consiglio della Shura’ da cui pianificarono e coordinarono la successiva insurrezione contro le truppe NATO e il governo di Kabul.
Obiettivi Geopolitici Convergenti – Contenere l’India, Marginalizzare l’Iran, Diventare gli Interlocutori del Mondo Islamico
Se l’ideologia costituisce il collante e la profondità strategica l’infrastruttura, gli obiettivi geopolitici rappresentano l’orizzonte condiviso del rapporto tra i Talebani e il governo del Pakistan; l’Afghanistan viene considerato da Islamabad come uno scacchiere critico nella sua strategia di contenimento dell’India, il nemico storico contro cui si è plasmata l’identità geopolitica pakistana. Un governo afghano ostile o filo-indiano viene percepito come una minaccia esistenziale; per questa ragione, si comprende la percezione della necessità costante di influenzare, infiltrare o addirittura dirigere la politica afghana, impedendo che Kabul possa diventare una ‘seconda frontiera’ nella sfera di influenza indiana.

Il Pakistan, inoltre, ha un interesse diretto a circoscrivere il raggio d’azione dell’Iran sciita, soprattutto nelle province occidentali dell’Afghanistan (Herat, Farah, Nimroz) e tra la popolazione hazara, a maggioranza sciita. I Talebani si presentano come sunniti rigoristi con una lunga tradizione di ostilità verso le minoranze sciite, diventando gli ‘alleati naturali’ del governo pakistano. Anche se dopo il 2021 l’Afghanistan ha avviato rapporti diplomatici formali con Teheran, il regime talebano non ha rinnegato la propria visione confessionale del potere, e non ha nemmeno ha garantito reali diritti alle comunità sciite afghane.
Infine, sia Islamabad che i Talebani puntano a ricollocarsi come attori centrali del mondo islamico, proponendo un modello alternativo a quello saudita-emiratino, meno consumista e più radicalmente islamista. In questa direzione si spiega anche l’apertura verso la Cina, con cui entrambi i soggetti hanno avviato rapporti economici e diplomatici, cercando di sfruttare la Belt and Road Initiative come veicolo di legittimazione e di attrazione di investimenti.
Il Paradosso del TTP – Tra Alleanza e Minaccia
Nonostante l’apparenze solidità della cooperazione strategica tra i due regimi, la relazione tra Talebani e Pakistan è attraversata da fratture profonde, di cui la più significativa è rappresentata dalla questione del Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP). Questo gruppo armato, emerso nel 2007 come derivazione ideologica e militare del movimento talebano in territorio pakistano, si è trasformata nel tempo in una minaccia diretta alla stabilità dello Stato pakistano, conducendo una serie di attacchi letali contro obiettivi sia civili che militari.
Il ritorno al potere dei Talebani afghani nel 2021, del resto, ha avuto un effetto ambivalente, in quanto ha rafforzato il morale e la rete logistica del TTP, che ha ripreso con vigore le sue attività insurrezionali; allo stesso tempo, tale movimento ha messo in difficoltà il governo pakistano. Quest’ultimo, effettivamente, ha dovuto negoziare con un governo ‘amico’ che però ospita e protegge una delle sue principali minacce interne. I tentativi di mediazione sono finora falliti, e non sono mancati episodi di scontro armato lungo la linea Durand.
Questa contraddizione mette in evidenza il limite strutturale della strategia pakistana, che, nel tentativo di manipolare l’Islam politico a fini geopolitici, deve affrontare le ricadute interne di quell’islamismo radicale che ha contribuito a formare e sostenere. I Talebani afghani, da parte loro, devono bilanciare le richieste pakistane con la necessità di mantenere la lealtà di movimenti affini, senza i quali la loro tenuta ideologica e territoriale sarebbe compromessa.
Conclusione
La relazione tra Talebani e governo del Pakistan non si configura come una semplice alleanza tattica, si configura come un’architettura di potere sofisticata, fondata su un’alleanza ideologica, su una dottrina strategica coerente e su un progetto geopolitico di lungo termine. La sua resilienza, testimoniata da oltre trent’anni di cooperazione più o meno esplicita, rivela il radicamento delle dinamiche dell’islamismo radicale rispetto agli strumenti del potere statale, e, dunque, come parte integrante di una specifica visione del mondo e del potere.
Tuttavia, proprio la profondità e l’articolazione di tale alleanza ne costituiscono anche il punto debole, come dimostrano le contraddizioni interne (a partire dal nodo irrisolto del TTP) e le pressioni incrociate di attori regionali e globali (Cina, Iran, Russia, Stati Uniti), che rischiano di destabilizzare una costruzione che si regge su equilibri precari.
Letture Consigliate
- Bibi, M., & Muzaffar, M. (2023). The rise of Taliban in Afghanistan: Opportunities and challenges for Pakistan. Pakistan Social Sciences Review, 7(3), 1151-1162.
- Mehlman, Y. Y., & Hess, J. H. (2023). A Comparative Analysis of the Afghan Taliban and the Tehrik-e Taliban Pakistan Ideologies Following the 2021 Takeover of Afghanistan. Security and Intelligence, 7(2).
- Kaleem, M., & Iqbal, S. (2023). Understanding the Nexus Between Afghan Taliban and TTP: Challenges and Opportunities for Pakistan. Global Foreign Policies Review, VI, 6, 21-36.