Abstract
La Shariah, o ‘legge islamica’, viene appplicata nella Provincia di Aceh dagli anni Duemila, e dal 2014(2015) è in vigore un Codice Penale vero e proprio, il Qanun Jinayat, di derivazione islamica; in questo modo, la società acehnese viene modellata mediante norme positive e sociali, che interiorizzano i valori e le disposizioni islamiche. Per queste ragioni, il rispetto dei diritti umani appare gravemente compromesso, nonostante le dichiarazioni contrarie del governo di Aceh; le minoranze, in particolare, sono costantemente esposte ad abusi e violazioni, considerate non problematiche da un contesto che rappresenta un vero e proprio laboratorio sociale.
Sharia, or ‘Islamic law,’ has been applied in the Province of Aceh since the 2000s, and since 2014 (2015) a proper Penal Code, the Qanun Jinayat, of Islamic origin has been in force; in this way, Acehnese society is shaped through positive and social norms that internalise Islamic values and provisions. For these reasons, the respect for human rights appears severely compromised, despite the contrary statements from the Aceh government; minorities, in particular, are constantly exposed to abuses and violations, considered non-problematic by a context that represents a true social laboratory.
Introduzione – Spazio Fisico e Simbolico
Dopo lo Tsunami del 2004, ad Aceh la ricostruzione non è stata solamente fisica, ma anche e soprattutto sociale, e i fondi destinati a tale scopo sono stati usati anche dai leaders religiosi per costruire nuove moschee, scuole islamiche, uffici e tribunali per implementare il sistema legale islamico. In questo modo, la ricostruzione ha interessato la società acehnese, rinconfigurata dopo la catastrofe che ha reclamato circa 170,000 vittime. Per questa ragione, si può parlare di ‘ingegnerizzazione sociale’, un concetto che si può ben applicare al caso di Aceh; si tratta di un processo diretto dall’alto verso il basso, ovvero dai leaders verso la popolazione della provincia speciale.
E’ stata proprio la leadership di Aceh, effettivamente, a promuovere ed implementare una nuova società, rinnovata dopo la tragedia naturale, secondo i desiderata dei capi religiosi e politici; il modello proposto, nello specifico, intendeva creare un ambiente in cui i valori islamici, opportunamente riformulati, potessero essere appetibili per la nuova generazione di acehnesi, e in particolare, per coloro che si occupano di ricerca scientifica in senso lato.
L’obiettivo era e rimane quello di creare e preservare una società stabile e ancorata ai valori tradizionali, ereditati dalla ricca storia di questa regione; l’idea era quella di promuovere una sorta ‘età aurea’ per Aceh, dopo decenni di lotte, disastri naturali e conflitti con il governo centrale. Non sorprende, dunque, che siano state costruite moschee imponenti, allo scopo di trasmettere l’idea secondo cui la religione, ovvero l’Islam sunnita, domina e ordina la società con i suoi valori e le sue leggi.
Il primo elemento ad essere edificato, non a caso, è sempre stata la cupola, che si erge sul paesaggio circostante, anche se spesso la moschea non è stata completata, o le tempistiche si sono allungate vistosamente rispetto alle previsioni iniziali. Esattamente come accadeva per le chiese medievali, che occupavano uno spazio centrale, con i loro campanili imponenti, ad Aceh le cupole delle moschee si ergono e sovrasta lo spazio circostante. Evidentemente, non si tratta solamente dello spazio fisico, ma anche, e soprattutto, di quello simbolico, un effetto voluto dalla leadership politico-religiosa di una provincia che costituisce, di fatto, uno Stato nello Stato.
Una Ricostruzione Continua
La ricostruzione in corso ad Aceh rimane ancora in corso, e, se per gli edifici questa operazione è stata completata, per la società e per l’Islam essa rimane un processo costante, che si dispiega in maniera continua secondo una direttiva ben precisa. In tale contesto, assume una significativa rilevanza la storia dell’Islam in questa regione, in quanto l’applicazione storica della shariah può conferire elementi interessanti sulla direzione futura di questa ricostruzione sociale e religiosa.
La conoscenza e l’indagine di questo aspetto, in effetti, permette di comprendere le attuali dinamiche della società, al pari delle sue contraddizioni; è evidente che questo processo di ricostruzione è sottoposto a resistenze di una parte della popolazione. Di conseguenza, le affermazioni e i concetti espressi devono essere indagati criticamente, collocandoli nel particolare contesto di Aceh e della legge islamica.
Pertanto, quando si legge che,
The implementation of Sharia Law in Aceh is to adhered to the standard rule of Human Rights; and Islam upholds Human Rights values.
L’implementazione della Sharia ad Aceh deve aderire agli standards dei Diritti Umani; e l’Islam rispetta i Diritti Umani e i suoi Valori.
SHARIAH LAW IN ACEH (Penjelasan Pemerintah Aceh Tentang Syariat Islam di Aceh)
Non bisogna ritenere che i legislatori stiano mentendo o cercando di ingannare chi legge, ma che nella mens del legislatore acehnese questo modo di implementare la legge islamica è (e deve essere) in accordo con i diritti umani. Questo, ovviamente, non significa che tale affermazione sia necessariamente veritiera, ma che il legislatore di Aceh la presenta e rappresenta come rispettosa dei diritti umani (almeno nelle intenzioni).
In altre parole, il significato di ‘diritti umani’ risulta decisamente differente nella società di Aceh (e nel mondo islamico in generale), e, per questa ragione, le parole del legislatore devono essere opportunamente contestualizzate, allo scopo di comprenderle correttamente. Pertanto, si comprende come alcune pratiche, evidentemente non compatibili con il rispetto dei diritti umani (e.g. criminalizzazione degli orientamenti sessuali, pene corporali pubbliche come la flagellazione), possano essere considerate giustificate non solamente dai legislatori, ma anche dalla popolazione. In un altro articolo apparso su questa rivista, ho già discusso la differenza (e la distanza) tra il concetto di valori umani negli standards internazionali e nell’Islam, e tale discorso si applica perfettamente a questa discussione su Aceh.
Un Passato Attualizzato
L’attuale progetto di ingegnerizzazione sociale di Aceh basato sulla shariah risulta incomprensibile se non si coglie la continuità con un passato ancora attuale; anzi, è proprio l’eredità storica ad essere la base fondante del progetto che prevede un ruolo preponderante della legge islamica nello spazio pubblico acehnese.
Recentemente (2010) è stata pubblicata un’opera che riassume questa concezione, e precisamente che
Aceh pernah menjadi salah satu kerajaan besar Islam di dunia pada masa Sultan Iskandar Muda. Kebesaran nama kerajaan Aceh tidak terlepas dari andil ulama dalam memberikan berbagai kontribusi yang sangat signifikan. Peran tersebut tidak pernah berhenti sampai di situ, mereka secara kontinyu melakukan inovasi pemikiran dan kebudayaan dalam rangka membangun kemajuan peradaban.
Pada masa prakemerdekaan Republik Indonesia, para ulama Aceh berperan selaku motivator sekaligus terlibat langsung sebagai aktor dalam peperangan melawan penjajah. Hal tersebut di antaranya terlihat dari “Hikayat Prang Sabi”, salah satu karya ulama yang mampu membakar semangat jihad dalam melahirkan energizer bagi para pejuang dalam mengahadapi musuh.
Aceh era una delle grandi potenze islamiche del mondo durante il regno del Sultan Iskandar Muda. La grandezza del nome del regno di Aceh non è separabile dal contributo significativo degli studiosi religiosi. Questo ruolo non si è mai fermato lì, hanno continuamente innovato nel pensiero e nella cultura per costruire il progresso della civiltà.
Durante il periodo pre-indipendenza della Repubblica Indonesiana, gli ulama di Aceh hanno svolto il ruolo di motivatori e sono stati direttamente coinvolti come attori nella guerra contro i colonizzatori. Questo è evidente, tra l’altro, nel “Hikayat Prang Sabi”, una delle opere degli ulama che è riuscita a infondere lo spirito del jihad, creando un energizzante per i combattenti nell’affrontare il nemico.
(Thalal, M., & Sabil, J. (2010). Ulama Aceh dalam melahirkan human resource di Aceh. Gli Ulama di Aceh nella formazione delle risorse umane in Aceh. Muliadi Kurdi (ed.), p. 3)
In questa narrazione, che esprime la comprensione interna di Aceh del suo passato (e anche del suo futuro), si notano alcune espressioni significative, come ‘studioso islamico’, ‘progresso’, ‘innovazione’, ‘jihad’, ‘cultura’ e ‘nemico’. Il ruolo primario dei sapienti islamici, che sono, allo stesso tempo, esperti (e interpreti) della legge religiosa, insegnanti, innnovatori e politici dipinge perfettamente il quadro di questa società. Non sorprende, dunque, che il futuro della regione sia pensato e rappresentato con una sostanziale continuità rispetto ad un passato i cui valori vengono trasmessi e rigenerati mediante le generazioni successive.
Il riferimento al jihad, in tale contesto, non si riferisce solamente ai nemici esterni che sono stati affrontati in passato, ma anche alla necessità di rigenerazione morale della società acehnese; pertanto, la visione che viene presentata di Aceh è olistica e intende fornire non tanto una ricostruzione del passato, quanto delle linee guida per il presente e il futuro.
L’Enforcement della Sharia ad Aceh
Il rispetto delle norme del Qanun Jianyat di Aceh viene garantito da un sistema di enforcement, costituito da un insieme di organi e istituzioni islamiche; tra queste, si segnala la controversa Wilayatul Hisbah, una sorta di ‘polizia morale’, che spesso diventa fonte di tensioni. La WH è stata istituita con una legge del 2000, con cui si permetteva a ‘investigatori del servizio civile’ di investigare le (supposte) infrazioni contro la legge islamica del 2002. Secondo quanto previsto dal Qanun precedente, la WH aveva il compito di consigliare e ammonire coloro che erano colti in violazione delle norme islamiche di Aceh; se l’ammonimento non era efficace, il caso doveva essere portato all’attenzione della polizia, oppure di un ‘investigatore civile’.
Quest’ultimo poteva, a sua volta, preparare un reclamo formale da presentare al tribunale religioso, oppure archiviare il caso se riteneva non sussistessero i termini per un’azione formale presso un giudice; si ricorda, a questo proposito, che il Qanun Jinayat del 2014 è l’ultimo codice omni-comprensivo, ma non è certamente il primo. Diverse leggi, in effetti, sono state emanate a partire dagli anni Duemila su specifiche problematiche dell’applicazione della legge islamica, come il Qanun del 2003 che introduceva sanzioni penali per il gioco d’azzardo e il consumo/produzione/vendita di bevande alcoliche.
Dopo il 2005, la WH ha assunto maggiori poteri rispetto a quelli originariamente previsti dai codici islamici precedenti; la legge del 2006 sul governo di Aceh, in effetti, permetteva di integrare la WH all’interno di un corpo di polizia civile. In altre parole, questa particolare unità, che in precedenza aveva funzioni ausiliarie rispetto alla polizia vera e propria, diventa, di fatto, indipendente, ed assume la capacità di effettuare arresti o riferire i casi al tribunale religioso senza la mediazione delle forze di polizia ordinarie.
Non si tratta di una semplice riforma amministrativa, ma di una trasformazione in uno Stato Islamico dotato di una forza di polizia dedicata ai ‘reati’ contro i precetti islamici, analogamente a quanto si osserva in altri Paesi retti dalla shariah, come l’Arabia Saudita. La maggiore indipendenza del WH, dunque, ha rafforzato il carattere islamico del governo di Aceh; ciò nonostante, le richieste di una maggiore professionalizzazione di questo corpo irregolare, ha condotto ad una parziale restrizione della sua autonomia.
A partire dal 2008, in pratica, le forze di polizia spesso accompagnano i membri del WH, che in alcuni casi dispongono di uniformi proprie, sottolineando il carattere semi-autonomo di una forza di polizia dai caratteri particolari. Il WH, inoltre, deve produrre rapporti e deve seguire le medesime linee guida degli altri operatori di polizia, allo scopo di professionalizzarne il profilo; tali misure, evidentemente, hanno scontentato coloro che richiedevano una completa autonomia del WH.
L’Islam come Sistema Legale
L’apparato legale di Aceh ha lo scopo di costringere i musulmani a rispettare la shariah, con pesanti implicazioni per la libertà personale; in altre parole, azioni che dovrebbero essere volontarie, e che rimangono tali nel resto dell’Indonesia, diventano obbligatorie ad Aceh. La WH conduce regolarmente delle operazioni, sia mediante personale maschile che femminile, ed in collaborazione con la polizia locale, per vigilare sul rispetto delle norme islamiche.
Alcune operazioni, tuttavia, sono condotte solamente da personale maschile o femminile, come accade per l’enforcement delle norme islamiche, come la preghiera del venerdì, obbligatoria (a livello religioso) per gli uomini musulmani adulti. Per questa ragione, si possono facilmente osservare le pattuglie che ammoniscono i fedeli al rispetto delle norme islamiche, come il digiuno di Ramadan o la preghiera comunitaria. I negozi, durante gli orari della preghiera o del digiuno devono rimanere chiusi, e la polizia,. sia ordinaria che straordinaria conduce regolarmente ispezioni e raid per assicurare il rispetto di queste disposizioni.
Capita poi con una certa frequenza che le operazioni coinvolgano anche abitazioni private, per controllare che privati possano vendere cibo nelle ore dedicate al digiuno; ovviamente, non si intende mettere in dubbio il valore delle pratiche religiose, ma il fatto che le autorità pubbliche invadano lo spazio privato di cittadini indonesiani, operando, tra l’altro, un trattamento differenziato rispetto alle altre province del Paese. Di conseguenza, una norma islamica, che impone la chiusura dei negozi, viene estesa a tutta la popolazione, anche a chi, evidentemente, non ha alcun obbligo (nemmeno religioso) di digiunare.
Si tratta di una problematica comune ad altre nazioni islamiche o a maggioranza islamica, ma che rendono unico il caso di Aceh; questa provincia, pur essendo parte dell’Indonesia, segue leggi differenti, che determinano un’evidente ingiustizia nei confronti di coloro a cui non si dovrebbero applicare, o che semplicemente vivono in altre aree del Paese asiatico.
Punizioni Fisiche e Pedagogia Pubblica
Una delle sanzioni più comuni per le violazioni della legge islamica ad Aceh è la flagellazione, eseguita mediante un bastone (rattan) in un posto pubblico, come il cortile dell’ufficio del governatore o della Grande Moschea di Banda Aceh. Si tratta di una punizione che, in effetti, non ha solamente lo scopo di punire il colpevole, ma anche, e soprattutto di ‘educare’ coloro che vi assistono; sebbene la dimensione fisica sia innegabile, il valore deterrente risulta decisamente maggiore.
Si tratta, del resto, di un intento voluto, ed esplicitato dal Qanun del 2002, come risulta evidente dalle ‘Chiarificazioni’, ovvero dalle note esplicative che accompagnano il testo legislativo,
The threat of a caning penalty for those who commit violations of the Shariʿa
is intended to both make the perpetrator more aware of the severity of his
deed, and at the same time, to serve as a warning to society at large so that
they do not do the same. The intent is that caning penalties will be effective
in accomplishing both because the person punished in this way will feel
shamed, but will not create undue hardship for his or her family. Caning penalties
are also less expensive than incarceration, thus saving the government
funds.
La minaccia della flagellazione per coloro che commettono violazioni della shariah
è destinata sia a far sì che il colpevole prenda maggiore coscienza della gravità del suo
atto, e allo stesso tempo, servire come avvertimento per la società in generale affinché
nessuno faccia lo stesso. L’intento è che le pene con il bastone siano efficaci
nel raggiungere entrambi gli obiettivi perché la persona punita in questo modo si sentirà
umiliata, senza creare difficoltà eccessive per la sua famiglia. La fustigazione risulta anche meno
costosa della detenzione, e consente al governo di risparmiare fondi.
Penjelasan atas Qanun Provinsi Nanggroe Aceh Darussalam Nomor 11/Tahun 2002
tentang Pelaksanaan Syariat Islam bidang Aqidah, Ibadah, dan Syiar Islam,” in Himpunan
Undang-Undang, Keputusan Presiden, Peraturan Daerah/Qanun, Instruksi Gubernor
berkaitan Pelaksanaan Syariʿat Islam, edisi ketujuh (Banda Aceh: Dinas Syariat Islam,
2009), 313, riportato in Feener, R. M. (2013). Shari’a and Social Engineering: The Implementation of Islamic Law in Contemporary Aceh, Indonesia. OUP Oxford, 235.
Le intenzioni del legislatore acehnese non sarebbero dunque (principalmente) riconducibili all’inflizione di un dolore fisico, ma di un aumento della consapevolezza del reato e nel crere un senso di vergogna nel reo (e nella sua famiglia). Dopo che tale punizione è stata inflitta, il reo è libero di fare ritorno alla sua famiglia, e non viene inflitta nessun’altra pena; la fustigazione, dunque, è uno degli strumenti di ingegnerizzazione sociale usati dal governo di Aceh.
Tale pena, in altre parole, contribuisce a creare e riformare continuamente la società secono le linee guida della legislazione islamica, che diventa interiorizzata nelle persone, e non rimane un’insieme di norme esterne. Non sorprende, dunque, che la maggior parte degli acehnesi sia favorevole a queste tipologie di punizioni, che derivano dal loro passato e si accordano con la loro visione del mondo; la relazione rispetto ai diritti umani, tuttavia, rimane problematica e complessa.
Conclusioni
Ad Aceh la società viene continuamente ricostruita e modellata mediante le norme islamiche, che non rimangono esterne, ma vengono interiorizzate dalla popolazione, mediante un apparato legale e sociale teso alla creazione di una legalità islamica, proposta come la sola possibilità. In questo modo, Aceh si presenta come una realtà profondamente radicata nel passato, che rimane l’unico riferimento per una società unica al mondo.
Allo stesso tempo, le violazioni dei diritti umani non vengono percepite come problematiche, in quanto esistono altri standards di riferimento a livello sociale; in questo modo, si crea uno scenario preoccupante per le minoranze, i cui diritti vengono raramente rispettati. Per queste ragioni, la situazione di Aceh può essere definita unica e decisamente interessante da un punto di vista sociale e costituisce un caso di studio che può fornire elementi preziosi sull’applicazione della shariah e le sue implicazioni.
Letture Consigliate
- Feener, R. M. (2013). Shari’a and Social Engineering: The Implementation of Islamic Law in Contemporary Aceh, Indonesia. OUP Oxford.
- Thalal, M., Sabil, J. (2010). Ulama Aceh dalam melahirkan human resource di Aceh. Muliadi Kurdi.
- Hadi, A. (2016). Aceh in history: preserving traditions and embracing modernity. MIQOT: Jurnal Ilmu-ilmu Keislaman, 37(2).
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