death penalty
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Abstract

La pena capitale è un argomento molto controverso e polarizzante in Indonesia, ed ha evidenti implicazioni in termini di diritti umani, giustizia e pubblica sicurezza; l’ordinamento giuridico del Paese prevede la pena di morte per alcuni reati, tra cui l’omicidio, il traffico di droga ed il terrorismo, e riflette una scelta politica e culturale rispetto alla sicurezza interna ed alla criminalità. La pena di morte, tuttavia, non è priva di controversie; i critici, in effetti, sostengono che essa non sia un deterrente efficace, ma che essa, al contrario, sia soggetta ad errori giudiziari e sia incompatibile con i diritti umani.

Questo articolo esplora le complessità della pena capitale in Indonesia, esaminando le sue radici storiche, il quadro giuridico e le percezioni della società; viene analizzato, allo stesso tempo, il ruolo dell’Islam nel plasmare l’approccio del Paese rispetto alla pena di morte, nonché le critiche e le problematiche sottolineate dalle organizzazioni per i diritti umani e dalla comunità internazionale.

In definitiva, questo saggio sostiene che le complessità della pena capitale in Indonesia possono essere affrontate mediante un approccio inclusivo, che prenda in considerazione il contesto culturale, religioso e legale del Paese asiatico. Mediante un reale impegno nel dialogo critico ed informato, l’Indonesia può lavorare per un approccio più giusto ed umano alla pena, rispettoso dei diritti e della dignità degli esseri umani.


Introduzione

La pena di morte rappresenta una tematica controversa e polarizzante che suscita forti emozioni ed opinioni divergenti in tutto il mondo; le sue implicazioni, in effetti, non si limitano al fatto di comminare una sanzione estrema, ma coinvolge anche questioni etiche, legali e sociali che riguardano direttamente i diritti umani, la giustizia e la sicurezza pubblica.

Il sistema giuridico indonesiano, in particolare, prevede la massima pena per crimini considerati di particolare gravità, come l’omicidio, il traffico di droga e reati legati al terrorismo; questo approccio è il risultato di una scelta politica e culturale che cerca di affrontare i problemi di sicurezza interna e di criminalità ricorrendo alla repressione ed alla deterrenza. La pena di morte, tuttavia, non è priva di controversie, e sono molti i critici a sostenere che essa non svolga un reale ruolo deterrente nella prevenzione dei crimini. Altri osservatori, invece, mettono in dubbio l’opportunità di applicare una punizione estrema, specialmente quando si considerano i rischi legati ai potenziali errori giudiziari e le disparità sociali nel sistema giudiziario.

Le esecuzioni capitali (ma non le condanne) in Indonesia non risultano, tuttavia, tra le più elevate nel mondo, come si può evincere dall’analisi di Amnesty International.

Condanne alla pena capitale ed esecuzioni nel 2023 (Fonte: Amnesty International 2024)

Questo saggio si propone di esplorare le implicazioni della pena di morte in Indonesia, analizzando le radici storiche che hanno portato a prevedere questa sanzione estrema, la situazione attuale e le prospettive future in relazione ai movimenti di abolizione ed alle riforme legali.

In tale contesto, è fondamentale considerare non solamente gli aspetti legali e giuridici, ma anche il contesto culturale e sociale in cui si sviluppa questo dibattito; la percezione pubblica della pena di morte, la sua accettazione o condanna da parte della società indonesiana, e le influenze delle organizzazioni internazionali sui diritti umani, sono fattori che meritano un’attenta analisi.


Contesto Storico e Giuridico

In Indonesia, la pena capitale ha una storia lunga e complessa, che si intreccia con le vicende coloniali ed il contesto socio-politico del Paese: questa sanzione, in effetti, risale all‘epoca coloniale olandese, in cui tale pena veniva applicata per reati considerati gravi, come l’omicidio ed il tradimento, ed era una componente fondamentale del sistema giuridico coloniale. Si tratta di un approccio alla giustizia che rifletteva le norme ed i valori culturali dell’epoca, e, allo stesso tempo, la necessità delle autorità coloniali di mantenere il controllo su una popolazione diversificata.

In occasione dell’indipendenza dell’Indonesia nel 1945, i nuovi leaders del Paese dovettero affrontare la questione della pena di morte; il codice penale indonesiano, noto come Wetboek van Strafrecht, mantenne la pena capitale come una delle possibili sanzioni, e preservò una pratica già radicata nella tradizione legale nazionale.

Negli ultimi decenni, la sanzione estrema è stata invocata con una certa frequenza come una risposta efficace alla percezione di una crescente crisi legata al traffico di droga nel Paese; di conseguenza, le autorità indonesiane hanno adottato misure severe per contrastare questo fenomeno. In tale ambito, la pena di morte è stata considerata come un efficace deterrente nei confronti dei trafficanti di sostanze stupefacenti. Questa pratica, tuttavia, ha anche suscitato un vivace dibattito pubblico, che ha attirato critiche da parte dei gruppi per i diritti umani, secondo i quali la pena capitale costutuisce una violazione dei diritti umani fondamentali.

È importante notare che, sebbene l’Indonesia abbia ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici, sono state formulate riserve sulla sezione che si riferisce all’abolizione della pena di morte. Le autorità indonesiane, in effetti, sostengono che il mantenimento di questa pratica sia giustificato da interessi superiori legati alla giustizia ed alla sicurezza pubblica, e segnalano la loro visione sulle modalità di affrontare le sfide sociali e criminali del Paese.

Attualmente, le leggi indonesiane prevedono che la pena di morte possa essere comminata per un totale di 18 crimini diversi. La maggior parte di questi reati è direttamente collegata al traffico di sostanze stupefacenti, e sottolinea la posizione dell’Indonesia nella lotta contro questa problematica; il dibattito sulla validità e l’etica dell’uso della pena capitale, tuttavia, continua, e comporta una riflessione critica sui valori e le norme sociali del Paese asiatico, oltre che sulla loro possibile evoluzione.


L’Islam e la Pena di Morte

L’istituto della pena di morte in Indonesia non è solamente un retaggio del periodo coloniale, ma viene anche profondamente influenzato dalle prescrizioni e dai principi dell’Islam, che ha un significativo impatto sulla cultura, sulla legislazione e sui valori morali del Paese. In effetti, il Corano, contempla la pena di morte in casi specifici, come forma di giustizia e di deterrente contro crimini gravi, quali l’omicidio, lo stupro, e la corruzione.

Nella tradizione islamica, la giustizia è considerata un valore fondamentale, e la pena di morte viene spesso giustificata come mezzo necessario per preservare l’ordine sociale e la sicurezza della comunità; L’applicazione di questa pena, tuttavia non è affatto uniforme, e prevede diverse interpretazioni da parte delle scuole giuridiche islamiche. Si osserva, da questo punto di vista, che alcuni gruppi sostengono una visione più conservatrice, mentre altri promuovono un approccio più compassionevole e riformista, evidenziando l’importanza del perdono e della misericordia.

In Indonesia, come noto, il sistema legale ha integrato elementi della legge islamica nel diritto penale tradizionale, e tale scelta ha permesso di applicare la pena capitale per alcuni reati; tale caratteristica ha suscitato un ampio dibattito, sia all’interno del Paese che a livello internazionale. Gli attivisti dei diritti umani, effettiva che chiedono l’abolizione di questa pratica, sostengono che essa si oppone ai diritti fondamentali dell’uomo, oltre che alle norme internazionali.

Allo stesso tempo, coloro che sostengono la pena di morte in Indonesia, considerano tale sanzione come come un efficace deterrente contro la criminalità, oltre che un mezzo per ripristinare la giustizia, soprattutto in un contesto in cui la sicurezza pubblica viene spesso minacciata. Si è dunque creata una tensione tra le visioni conservatrici e quelle progressiste nella società indonesiana, che continua a plasmare sia il dibattito sulla pena capitale che sul ruolo dell’Islam nella giurisprudenza contemporanea.

In definitiva, la questione della pena di morte in Indonesia rappresenta un problema complesso e multidimensionale, ed è influenzata da fattori religiosi, culturali e socio-politici; l’interpretazione dell’Islam, al pari delle sue applicazioni legali, rimangono al centro di un acceso dibattito, che riflette le sfide più ampie affrontate dalla società indonesiana nell’affermare valori quali la giustizia, i diritti umani e la sicurezza.


Critiche alla Pena di Morte

In Indonesia la pena capitale gode di un ampio supporto popolare, ma questo istituto ha suscitato ampie e significative critiche, sia a livello nazionale che internazionale; i suoi detrattori mettono in dubbio l’efficacia di questa sanzione rispetto alla sua funzione di deterrenza sul crimine. A tale proposito, vengono citati diversi studi e ricerche in cui si dimostra che l’applicazione della pena di morte non comporta una riduzione significativa del tasso di criminalità. Il contesto culturale e sociale del Paese, caratterizzato da dinamiche particolari, pone poi dei seri interrogativi sulla reale deterrenza esercitata dalla pena di morte.

Si osserva, in aggiunta, che molte delle problematiche correlate all’irregolarità del sistema giudiziario indonesiano, come la corruzione e l’inadeguata formazione degli avvocati, sollevano serie preoccupazioni rispetto alla giustizia delle condanne a morte. Opere legali caratterizzate da un’interpretazione soggettiva delle prove, poi, unitamente ad una sostanziale mancanza di imparzialità, creano dubbi sulla correttezza delle decisioni giudiziarie che portano all’emissione di tali pene estreme.

La pena capitale, ancora, viene considerata come una violazione dei diritti umani fondamentali, ed organizzazioni internazionali come Amnesty International non tardano a denunciare l’ingiustizia di molte condanne a morte, emesse in base a procedure giudiziarie che non rispettano gli standards internazionali. L’assenza di un sistema di appello efficace, inoltre, aggrava ulteriormente la situazione, e, pertanto, aumenta il rischio che persone innocenti possano essere giustiziate ingiustamente, un aspetto che alimenta legittimi sospetti sulla legittimità del sistema giudiziario di questo Paese.

Un’altra fonte di preoccupazione connessa alla pena di morte in Indonesia riguarda poi la questione della discriminazione all’interno dello stesso sistema giuridico; Le disparità etniche, sociali ed economiche possono condurre ad un’applicazione disomogenea delle leggi, rendendo alcune comunità maggiormente vulnerabili ed esposte. Si pensi, in particolare, alle popolazioni indigene ed a quelle a basso reddito, che potrebbero risultate maggiormente a rischio rispetto per quanto riguarda le condanne capitali. Si tratta di comunità che spesso hanno un accesso limitato a risorse legali competenti, e tale situazione aumenta notevolmente il rischio di comminare condanne ingiuste e di produrre discriminazioni in sede giudiziaria. Si tratta di uno scenario complesso, che pone dei seri interrogativi sulla capacità del sistema giuridico di garantire equità e giustizia per tutti, indipendentemente dal background socio-economico o etnico.


La Situazione Attuale

Recentemente, il governo indonesiano ha adottato una posizione rigorosa ed inflessibile sulla pena di morte, specialmente per i crimini legati alle sostanze stupefacenti; il presidente uscente, Joko Widodo, alla guida del Paese dal 2014 al 2024, ha notevolmente intensificato ’applicazione della pena capitale. Si sono susseguite diverse esecuzioni di alto profilo, capaci di attirare l’attenzione dei media internazionali e delle organizzazioni per i dei diritti umani. Si tratta di azioni, che da molti sono considerate come una misura estrema per affrontare il problema dell’uso e traffico di droga in Indonesia, ma che, comprensibilmente, hanno sollevato accesi dibattiti sia in Indonesia che al di fuori dei suoi confini.

La politica del governo indonesiano sulla pena capitale, inoltre, ha innescato una generale condanna da parte di governi stranieri e di organizzazioni non governative impegnate nella difesa dei diritti umani; tali organizzazioni hanno sottolineato che la pena di morte non è solamente una questione legale, ma anche un problema etico che riguarda direttamente la dignità umana. Si osserva, ancora, che diversi attivisti ed esperti di diritto internazionale hanno messo in discussione l’efficacia della massima pena come efficace deterrente per la criminalità, ed hanno suggerito la possibilità che la sua implementazione non ha portato ad una significativa diminuzione dei reati.

La comunità internazionale ha reagito a tale situazione in maniera articolata e complessa, e, in effetti, si osserva che numerosi governi europei, a cui si devono aggiungere diverse organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, hanno chiesto una moratoria sulla pena di morte. In altre parole, questi attori hanno invitato le autorità indonesiane ad allinearsi con le tendenze globali verso l’abolizione di questa pratica. Altre nazioni, invece, come la Repubblica Popolare Cinese, hanno espresso sostegno rispetto alle misure adottate dall’Indonesia, sostenendo che i Paesi sovrani possono determinare liberamente la loro legislazione penale, senza interferenze esterne.

Si è dunque creata una significativa divisione tra Paesi che hanno abolito la pena di morte e quelli che, al contrario, continuano a sostenerla, evidenziando le enormi divergenze culturali, sociali e legali; non sorprende, dunque, che le differenze in termini di ideologie politiche e di valori fondamentali sulla giustizia e sui diritti umani sono diventate sempre più evidenti. Tale situazione ha alimentato un dibattito globale sull’opportunità ed il profilo etico della massima pena l’etica della pena; effettivamente, in un contesto caratterizzato da una crescente globalizzazione ed interconnessione, la questione della pena capitale rimane una delle tematiche maggiormente controverse e divisive del panorama politico e giuridico internazionale.


Prospettive Future

Il futuro della pena di morte in Indonesia rimane incerto e complesso, ma le pressioni esercitate dalla comunità internazionale e da organizzazioni per i diritti umani rappresentano un elemento cruciale che potrebbe indurre il governo indonesiano a rivedere le proprie politiche in materia di giustizia penale. Si tratta di pressioni che si manifestano mediante appelli ufficiali, campagne di sensibilizzazione e dichiarazioni da parte di Stati ed organismi internazionali che considerano la pena capitale una fondamentale violazione dei diritti umani.

Bisogna considerare, altresì, che il contesto socio-culturale dell’Indonesia ha creato un ambiente di sostanziale accettazione della pena capitale, specialmente in relazione al traffico di sostanze stupefacenti; in questo Paese, effettivamente, il problema della droga viene percepito come una seria ed urgente minaccia per la sicurezza ed il benessere della società. Non sorprende, dunque, che molti cittadini sostengono che la pena di morte, considerata come un efficace deterrente efficace contro questo genere di reati. Il sostegno alla pena capitale viene poi spesso alimentata dai media e dalla narrazione pubblica, che enfatizzano la necessità di sanzioni severe per affrontare con efficacia questo fenomeno.

In tale scenario, un possibile compromesso potrebbe essere l’adozione di una moratoria sulla pena di morte; in questo modo, il governo avrebbe il tempo necessario per riflettere e rivedere le leggi che attualmente prevedono questa sanzione. Una misura di questo tipo, inoltre, potrebbe essere considerata come un segnale positivo rispetto ai diritti umani, senza compromettere la percezione di giustizia all’interno della società indonesiana. La moratoria, in aggiunta, potrebbe innescare anche un dibattito più ampio sulle sanzioni alternative, oltre che sulle riforme necessarie del sistema penale nazionale.

Si nota, da ultimo, che un potenziamento del sistema legale, unitamente all’implementazione di misure preventive contro la criminalità, potrebbero fornire alternative più efficaci rispetto alla pena di morte. Per questa ragione, si ravvisa la necessità di investire in programmi educativi, opportunità lavorative e servizi di assistenza sociale, allo scopo di ridurre l’incidenza del crimine ed affrontarne le radici fondamentali, piuttosto che concentrarsi sui sintomi con punizioni estreme. Un approccio più umanitario ed orientato alla prevenzione, potrebbe consentire alll’Indonesia di dimostrare un sostanziale progresso sul fronte dei diritti umani, e, allo stesso tempo, di creare una società più sicura e giusta per i suoi cittadini.


Conclusioni

La pena capitale in Indonesia rappresenta una questione complessa, e caratterizzata da una serie di problemariche giuridiche, morali e sociali; si tratta di un tema che, comprensibilmente, solleva accesi dibattiti sulla legittimità e l’etica dell’estrema misura punitiva. Non sorprende, di conseguenza, la diversità di opinioni esistenti tra cittadini, legislatori ed attivisti per i diritti umani; a tale proposito, sembra interessante osservare che la posizione nei confronti della pena capitale non è univoca.

La crescente attenzione verso i diritti umani da parte di organizzazioni internazionali e di attivisti locali ha messo in luce le problematiche legate all’uso della massima pena; si pensi, in particolare, al rischio di commettere errori giudiziari, ed alle disuguaglianze etniche, sociali ed economiche, che possono influenzare le sentenze di condanna. A questi elementi si aggiunge poi la mancanza di trasparenza nei procedimenti legali, e, nel loro complessio tali fattori hanno sollevato interrogativi che non riguardano solamente la validità della pena capitale, ma anche la sua applicabilità all’interno di un sistema giuridico che dovrebbe aspirare a garantire equità e giustizia per tutti.

Per affrontare efficacemente questa complessa problematica, è fondamentale avviare un dialogo aperto tra i diversi portatori di interesse; questi ultimi non sono costituiti solamente da governanti e giuristi, ma anche da coloro che rappreseno le comunità, dagli attivisti per i diritti umani e dai cittadini in generale. Un approccio di questo genere potrebbe contribuire ad una maggiore comprensione reciproca, favorendo la ricerca di un consenso che rispetti sia le esigenze di sicurezza della società che i diritti fondamentali degli individui.

In conclusione, si osserva che la pena di morte, in Indonesia, non può essere ricondotta solamente ad una questione di giustizia penale, ma si configura come un profondo riflesso della cultura, delle tradizioni e dei valori che caratterizzano il Paese asiatico. La capacità di una nazione di affrontare questioni delicate come la pena capitale, in effetti, si misura anche con la lungimiranza con cui essa è disposta ad esaminare e rivedere le proprie norme e pratiche. Si rende dunque necessaria un’analisi approfondita e critica, allo scopo di esplorare percorsi alternativi che possano garantire giustizia senza compromettere i diritti fondamentali degli individui. Si pensi a strumenti come la riabilitazione, alle sentenze alternative ed al valore dell’education, che possono rappresentare approcci validi ed alternativi per il lungo termine.


Letture Consigliate

  • Purwanto, A. (2020). Death penalty and human rights in Indonesia. International Journal of Criminology and Sociology9, 1356-1362.
  • Rifai, E. (2017). An analysis of the death penalty in Indonesia criminal law. Sriwijaya Law Review1(2), 190-199.
  • Sitompul, M. N., & Sitompul, A. (2022). Execution Of Death Penalty In Narcotics Crime In The Perspective Of National Law In Indonesia. International Asia Of Law and Money Laundering (IAML)1(2), 107-112.
  • Leechaianan, Y., & Longmire, D. R. (2013). The use of the death penalty for drug trafficking in the United States, Singapore, Malaysia, Indonesia and Thailand: A comparative legal analysis. Laws2(2), 115-149.
  • Tongat, T. (2024). Death penalty in Indonesia: between criminal law and Islamic law perspectives. Legality: Jurnal Ilmiah Hukum32(1), 90-104.
  • Amnesty International (2024), Death sentences and executions in 2023.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

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