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Abstract

Il Majelis Ulama Indonesia ha promosso la shariatizzazione dell’Indonesia anche attraverso strumenti istituzionali, ovvero la Komisi Fatwa, la Commissione della Fatwa, che verrà analizzata in questo articolo, e altri tre veicoli, ovvero il Lembaga Pengkajian Pangan, Obat-obatan dan Kosmetika (LPPOM), l’Istituto per la Valutazione di Alimenti, Farmaci e Cosmetici, il Dewan Syariah Nasional, DSN, il Consiglio Nazionale della Sharia, ed il Komisi Hukum dan Perundangan, la Commissione per il Diritto e la Legislazione.

La Commissione per la Fatwa ha adottato linee guida differenti nel corso del tempo, che hanno sottolineato la centralità di questo organismo e del MUI nel promuovere la shariatisation dell’Indonesia; la possibilità, dal 2001, di emettere fatawa di tipo pro-attivo e preventivo, poi, ha conferito al Majelis Ulama Indonesia un carattere inedito. E’ stata superata la tradizionale concezione secodo cui una fatwa costituisce la risposta, in forma di editto islamico, ad una domanda posta da un privato o da un’istituzione statale.


Introduzione

Il MUI possiede una struttura organizzativa maggiormente consolidata e articolata rispetto ad altre organizzazioni islamiche indonesiane; la sede centrale è posta nel centro di Giacarta, vicino al monumento della Proclamazione. L’ex-presidente Jokowi (Joko Widodo, presidente dell’Indonesia dal 2014 fino al mese di ottobre del 2024), ha promesso di sostenere la costruzione di un grattacielo di venti piani per l’organizzazione, noto come Menara MUI. Quest’ultimo, in effetti, indica una stretta connessione tra il Majelis Ulama Indonesia e lo stato, ma anche la forte influenza dell’organizzazione islamica sullo Stato, diventata il marchio distintivo dell’era post-riforma. Oltre a vantare 33 uffici provinciali, ed oltre 500 uffici distrettuali nell’intero Paese, il Consiglio viene anche sostenuto da organi come commissioni e istituzioni nelle sue strutture interne.


Nei prossimi saggi, mi concentrerò sugli strumenti istituzionali che svolgono un ruolo prominente nella shariatisation dell’Indonesia; l’analisi, in particolare, si concentrerà sulla Commissione della Fatwa, responsabile dell’emissione dei verdetti religiosi e delle raccomandazioni islamiche. Il secondo è il Lembaga Pengkajian Pangan, Obat-obatan dan Kosmetika (LPPOM), l’Istituto per la Valutazione di Alimenti, Farmaci e Cosmetici. Quest’ultimo ha il compito di valutare e garantire gli alimenti, le bevande, i medicinali ed i cosmetici, assicurando che essi siano sicuri e accettabili per i musulmani, mediante il rilascio della certificazione halal. Il terzo è il Dewan Syariah Nasional, DSN, il Consiglio Nazionale della Sharia, a cui viene affidato il compito di emettere fatawa relative alle banche e istituzioni finanziarie che sharia. Il quarto, infine, ci si concentrerà sulla Komisi Hukum dan Perundangan, la Commissione per il Diritto e la Legislazione, che si occupa delle questioni legali e legislative.


La Commissione della Fatwa

La Commissione della Fatwa (Komisi Fatwa), può essere considerata l’attore più importante tra i quattro organi del MUI menzionati in precedenza, a ragione della sua autorità indiscussa nell’elaborare le fatawa; le opinioni legali islamiche date dalla Komisi Fatwa, in effetti, ispirano i musulmani a praticare le norme della sharia all’interno del loro contesto sociale, culturale e politico. A livello legislativo, i legislatori degli organi legislativi ed esecutivi sono spesso ispirati dalle fatwa e dalle raccomandazioni del MUI nella redazione dei progetti di legge. Di conseguenza, questo organo agisce come un potente ed efficace promotore della shariatisation; tuttavia, alcune ONG indonesiane, sia islamiche che laiche, hanno accusato il MUI di aver abusato intenzionalmente della sua autorità come produttore di fatwa per proteggere alcuni gruppi e marginalizzarne altri. Tale critica, in effetti, si basa sulle posizioni adottate dal MUI durante le ere di Suharto, prima, e, in seguito, della riforma, o reformasi.


Ruolo

Nel corso della storia del Majelis Ulama Indonesia, la Commissione della Fatwa ha occupato una posizione centrale all’interno dell’organizzazione; per questa ragione, la Komisi Fatwa, può essere considerata l’anima dell’organizzazione islamica, a ragione della sua funzione come commissione incaricata di emettere pareri legali islamici. La Commissione, del resto, è stata rappresentata in quasi tutti gli uffici del MUI a livello nazionale, provinciale e distrettuale a partire dalla sua fondazione nel 1975; si ricorda, a tale proposito, che le fatawa emesse non sono legalmente vincolanti. Nel contesto del sistema legale indonesiano, tuttavia, esse rimangono il canale più importante attraverso il quale il MUI può comunicare l’importanza dell’integrazione della sharia allo Stato indonesiano e alla comunità più in generale.

Il MUI, in effetti, ha impiegato le faatwa come strumento per espandere la sua presenza e influenza rispetto alla comunità islamica indonesiana, oltre che tra i funzionari statali di alto rango; nel corso dell’era di Suharto, vennero emesse diverse fatawa per giustificare le politiche adottate dal governo autoritario. Anche se la Commissione della Fatwa era composta da ulama prominenti, che rappresentavano varie organizzazioni islamiche, l’influenza del regime al potere era evidente; non sorprende, dunque, che le fatawa di quell’epoca storica riflettevano le caratteristiche del Majelis Ulama Indonesia, in particolare per quanto riguarda la sua dipendenza dallo Stato.

Si tratta di una tendenza evidente in alcune fatwa e raccomandazioni, come quella che sosteneva il Sumbangan Dermawan Sosial Berhadiah (SDSB), la lotteria sponsorizzata dallo Stato, al pari di altre che sembravano considerare maggiormente gli interessi del regime che quelli della comunità islamica indonesiana. La maggiore indipendenza del Majelis Ulama Indonesia, conquistata durante l’era delle riforme, ha comportato un effetto simile anche per la Commissione della Fatwa. Un esempio molto interessante di questa tendenza può essere ravvisata nella divergenza di opinioni tra il MUI e il Presidente Wahid (1999–2001), rispetto allo status legale islamico dell’Ajinomoto, un esaltatore di sapidità.

Evidentemente, questa (relativa) maggiore autonomia del Majelis Ulama Indonesia rende il Consiglio più sicuro nella sua missione di shariatizzazione della legge indonesiana; una fatwa, in effetti, non ha valore solamente come opinione legale islamica per chi richiede il parere religioso, ma, attraverso i media, influenza anche i membri del pubblico generale con convinzioni simili a quelle del MUI. In diversi luoghi e situazioni, il processo di islamizzazione legale è stato spesso avviato da una fatwa, che, dopo essere stata emessa, viene portata all’attenzione dei legislatori.

Una fatwa, tuttavia, non può essere automaticamente trasformata in legge statale, ma viene strumentalizzata come fonte di ‘ispirazione legislativa’ o di riferimento, secondo il concetto di ‘legislazione della moralità’. In questo modo, l’identità religiosa viene usata per creare o incoraggiare le leggi dello Stato; in effetti, il processo che ha portato alla creazione della legge n. 44 del 2008 sulla Pornografia e della legge n. 33 del 2014 sulla Garanzia dei Prodotti Halal, hanno seguito questo modello.

La Commissione della Fatwa emette verdetti in tre tipi di occasioni.

  • Durante le riunioni regolarmente tenute dalla Commissione dei Fatwa.56 La maggior parte delle fatwa vengono emesse in questo modo.
  • Durante il Congresso Nazionale, dove le fatwa vengono solitamente preparate dalla Commissione delle Fatwa e poi presentate ai partecipanti del Congresso Nazionale per discussione e approvazione.
  • Durante l’Ijtima Ulama Komisi Fatwa Se-Indonesia (l’Incontro di Consenso degli Ulama), che è stato tenuto dal MUI ogni due o tre anni dal 1998. Indipendentemente dal contesto in cui viene emesso il fatwa, i prodotti di tutti questi eventi sono chiamati fatwa MUI.

Per prevenire la sovrapposizione di fatwa che potrebbe derivare dalla struttura organizzativa del MUI, in cui ogni livello ha la propria Commissione della Fatwa, l’autorità di emettere editti islamici viene regolamentata. La Komisi Fatwa presso la sede centrale del Majelis Ulama Indonesia rimane l’organo più influente nel fornire dei pareri legali islamici per questioni religiose dalla portata nazionale, nonché per quelle relative a questioni locali che possono risuonare con altre regioni.

La Komisi Fatwa delle filiali provinciali del Majelis Ulama Indonesia, poi, è incaricata di emettere verdetti religiosi relativi ai casi locali di ciascuna regione, ma solamente dopo aver consultato l’apparato centrale del MUI. Le filiali regionali, poi, possono emettere fatawa proprie quando il decreto islamico decisoa livello nazionale non può essere attuato a livello regionale per qualunque motivo. Si tratta di limiti imposti all’autorità delle Commissioni provinciali della Fatwa nel 1983, e tale decisione ha tutelato l’autorità e l’autorevolezza del processo con cui il MUI emette i verdetti religiosi; di conseguenza, il MUI di Giacarta ha il compito di controllare tutte le sue filiali, sia provinciai che distrettuali. Inoltre, alle fatawa viene riconosciuto il medesimo valore, e, pertanto, nessuna di esse può abrogarne un’altra, sempre che, tuttavia, sia stata seguita la procedura concordata per l’emissione dei verdetti religiosi. Qualora un conflitto, si devono riunire le filiali regionali con quella centrale, allo scopo di trovare una soluzione condivisa.

Il formato delle fatawa, poi, deve seguire uno schema composto da cinque elementi principali:

  • Titolo
  • Contesto generale
  • Dictum (il verdetto)
  • Descrizione
  • Allegati (eventualmente)

Ogni fatwa del MUI, dunque, inzia con il titolo ed il numero della decisione, a cui segue l’indicazione del contesto generale, che contiene elementi quali le motivazioni e l’urgenza della fatwa, gli aspetti da considerare (come le adillat al ahkam, le prove legali islamiche) e le decisioni precedenti della Commissione delle Fatwa, a cui possono essere aggiunte le opinioni di ulama ed esperti, ed altri fatti a supporto. La sezione del dictum, poi spiega il contenuto della fatwa e fornisce alcune raccomandazioni o soluzioni quando ritenuto necessario; segue dunque la descrizione e l’analisi del verdetto religioso, mentre l’ultima sezione è dedicata, quando se ne ravvisa la necessità, all’elenco degli allegati. La fatwa viene poi firmata dal Presidente e dal Segretario della Commissione della Fatwa.

Da notare che tale modello viene anche seguito per le leggi dello stato, per i decreti e per altri ordini ufficiali in Indonesia. Per questa ragione, si può generare una certa confusione, come osservato in un articolo precedente, rispetto al valore delle fatawa, che non è legale, ma solamente religioso.


Metodologia di emissione delle fatawa

La metodologia di emissione delle fatawa non è statica, come si potrebbe ritenere, in quanto il metodo cambia nel tempo, e tale caratteristica indica che i responsabili delle fatwa di questa organizzazione non emettono i verdetti in maniera astratta ed avulsa dal suo contesto di riferimento. Di fatto, il modo in cui la Commissione della Fatwa emette i suoi verdetti è cambiato nel corso del tempo, e dipende sia dal discorso consolidato della giurisprudenza islamica e della sharia, che dalle circostanze politiche, legali e culturali del MUI e dell’Indonesia in generale. Dal 1975 al 1980 il Consiglio non prevedeva ancora una procedura definita per emettere una fatwa; pertanto, i verdetti emessi dipendevano da due condizioni. In altre parole, il MUI poteva emettere una fatwa solamente in presenza di domande che richiedevano una risposta dalla Commissione, nonché di richieste dal governo, da istituzioni sociali o da altri organismi del MUI, come altre commissioni o rami.

Successivamente, la Commissione organizzava una riunione, a cui di solito partecipavano il presidente ed i suoi membri; quando era possibile, la partecipazione era estesa anche ad esperti con competenze specifiche sulle questioni relative alla fatwa. Di solito era sufficiente un incontro, ma talvolta la complessità delle tematiche affrontate richiedeva diverse riunioni per arrivare ad una decisione finale e condivisa, e solamente a questo punto, la fatwa veniva poi emessa sotto forma di decreto islamico ufficiale. Sembra interessante notare, inoltre, che, sebbene il metodo di emissione delle fatawa non fosse stato ufficialmente formulato, il MUI aveva adottato, di fatto, la scuola di diritto islamico Shafii, che si riferisce al Corano, alla Sunna, all’ijma (consenso degli ulama) e al qiyas. (ragionamento analogico).


Tale osservazione appare evidente dal formato standardizzato delle fatawa del MUI, che riflette la gerarchia delle quattro fonti islamiche sopra menzionate; ordinariamente, ai verdetti religiosi viene allegato il riferimento coranico. Quando il Corano non fornisce una soluzione alla domanda posta, sia in senso esplicito che implicito, la fatwa si riferisce alle altre fonti del diritti islamico; in effetti, qualora non vi sia consenso tra gli ulama, il verdetto può essere emesso sulla base del ragionamento, il qiyas. Non sorprende, dunque, che le fatawa emesse dal MUI includano un insieme completo di citazioni degli argomenti basati su queste quattro fonti. Da ultimo, si osserva la necessità del consenso, in assenza del quale la fatwa non viene emessa.


Tra il 1975 ed il 1980, la Commissione della Fatwa ha pubblicato più di venti verdetti religiosi, che si riferivano, principalmente, a gravi problematiche sociali, politiche o rituali islamici, come il divieto dei narcotici, della macellazione degli animali con macchine, lo status legale islamico di un bambino nato al di fuori del matrimonio, i matrimoni interconfessionali ed altre questioni. Nel corso di questa epoca, la maggior parte delle fatawa riguardava leggi dello Stato.

Nel 1986, poi, la Commissione della Fatwa ha introdotto nuove linee guida per l’emissione di fatawa e raccomandazioni; le principali novità erano due, iniziando dalla metodologia eclettica, che combinava le opinioni dei vari madhhab (scuole giuridiche islamiche), a condizione che si potesse costruire un argomento solido. Veniva prevista, inoltre, la possibilità di svolgere l’ijtihad direttamente sul Corano e sui detti di Muhammad; si trattava, evidentemente, di una metodologia che consentiva una maggiore libertà di interpretare le fonti islamiche. Tale cambiamento, tuttavia, ha permesso anche legittimato una comprensione strettamente letterale delle due principali fonti del diritto islamico.

In questo modo, si sono verificati due progressi, ovvero l’ijtihad collettivo e l’adozione del concetto di maslaha, o interesse pubblico; il primo si configura come un superamento della posizione dell’Islam tradizionale, secondo cui non sarebbero possibili interpretazioni delle fonti da parte dei sapienti moderni. Il secondo, invece, può essere cossiderato come un’evoluzione del MUI in senso progressista, in quanto tale elemento era stato a lungo rifiutato dai giuristi musulmani indonesiani.

Il 30 agosto 1997, la Commissione della Fatwa ha redatto nuove linee guida, allo scopo di affinare la sua precedente metodologia; alla base di questo aggiornamento si possono rinvenire i progressi avvenuti in ambito scientifico e tecnologico, al pari della crescente coscienza religiosa delle comunità musulmane che cercano di trovare basi razionali per l’Islam nel contesto del mondo moderno.


Un nuovo conservatismo

La natura della Commissione della Fatwa è cambiata significativamente con l’inizio del nuovo ordine politico e legale dell’Indonesia nel 1998; nel 2000, Amin sostituì Ibrahim Hosen come Presidente della Commissione della Fatwa. Il nuovo presidente proveniva da Nadlatul Ulama, in cui aveva ricoperto la posizione di presidente del Consiglio di Consulenza per la Sharia. Sebbene NU, in quanto una della principali (se non la maggiore) organizzazione islamica indonesiana, non cerchi di implementare la sharia nell’ordinamento giuridico del Paese, Amin rimane una figura di spicco per la shariatisation dell’Indonesia.

Il Jurnal Halal di LPPOM (Lembaga Pengkajian Pangan, Obat-obatan dan Kosmetika, o Istituto per la Valutazione di Alimenti, Farmaci e Cosmetici) ritrae tale idea di Amin;

[T]his ulama who is active as an Islamic preacher and in driving the inclusion of sharia into a positive law is always promoting the ideal that Islam is a positive religion, but maintains a strict stance, reminding Muslim society about living in a lawful manner, and promoting the Islamic principle of lawfulness within society such as through halal certification for food, sharia banks for the economy and so forth

Questo ulama (Amin), attivo come predicatore islamico e nel promuovere l’inclusione della sharia nel diritto positivo, promuove sempre l’ideale che l’Islam sia una religione positiva, ma mantiene una posizione ferma, ricordando alla società musulmana di vivere in modo lecito e promuovendo il principio islamico della legalità all’interno della società, come attraverso la certificazione halal per il cibo, le banche sharia per l’economia e così via.

(Usman Effendi, “Berbahaya Kalau Lembaga Pemeriksa Halal Terlepas Dari MUI,” Jurnal
Halal (Jakarta, October 2008), p. 28; riportato da Syafiq Hasyim. (2023). The shariatisation of Indonesia: The politics of the Council of Indonesian Ulama (MUI). Leiden: Brill, p. 118).

Questa affermazione suggerisce che la shariatisation dell’ordinamento indonesiano era pianificato e ricercato dalla Commissione della Fatwa del MUI durante la leadership di Amin; un anno dopo il Congresso Nazionale del 2000, la Commissione introdusse un nuovo metodo per l’emissione dei verdetti religiosi. Le linee guida del 2001 iniziano descrivendo la situazione del mondo moderno, in cui il progresso della scienza e della tecnologia ha permesso agli esseri umani di raggiungere la felicità, ma ha anche creato nuovi problemi che richiedono soluzioni immediate.

Per questa ragione, le istruzioni del 2001 affermano che la fatwa non deve essere rivolta solamente a chi la richiede, ma deve tenere in considerazione anche il bene pubblico; per questa ragione, si permette al MUI di emettere una fatwa di propria iniziativa, senza che venga necessariamente richiesto un parere da parte di qualcuno. In questo modo, la fatwa diventa una sorta di misura proattiva, ma anche anticipativa, con cui si cerca di prevenire problematiche o dubbi futuri; in questo modo, vengono introdotte due nuove categorie di fatwa, che si aggiungono a quelle tradizionali, emesse in risposta ad una domanda posta.

Mediante l’implementazione di queste fatawa, proattive e anticipative, il MUI ha cercato di controllare lo sviluppo del dibattito discorso in Indonesia; si osserva, a tale proposito, un discreto numero di fatawa di orientamento conservatore. Queste ultime, evidentemente, sono state emesse allo scopo di anticipare problemi che potrebbero comportare un pericolo per la fede dei musulmani indonesiani. Si ricorda, a tale proposito, la celebre fatwa del 2005, con cui il MUI cerca di imporre il divieto del liberalismo, del secolarismo e del pluralismo in Indonesia.

Conclusioni

Da quanto emerso in precedenza, si evince che la Commissione per la fatwa del Majelis Ulama Indonesia ha conosciuto una significativa evoluzione nel corso del tempo; la progressiva definizione delle metodologie da adottare nell’emissione dei verdetti religiosi, in effetti, segnala un ruolo crescente del MUI rispetto alla shariatisation dell’Indonesia. La progressiva indipendenza del Majelis Ulama Indonesia rispetto ai governi del Paese asiatico, in effetti, si è tradotto in un ruolo crescente per la Komisi Fatwa, che ha iniziato ad emettere verdetti religiosi anche in assenza di una domanda specifica posta da attori privati o istituzionali.

Il MUI, dunque, sta svolgendo un crescente ruolo politico e sociale, forte della sua autorevolezza nella comunità islamica, un mandato che inizialmente non gli era riconociuto, e che gli permette di promuovere attivamente la shariatisation dell’Indonesia.


Letture Consigliate

  • Syafiq Hasyim. (2023). The shariatisation of Indonesia: The politics of the Council of Indonesian Ulama (MUI). Leiden: Brill.
  • Hosen, N. (2004). Behind the scenes: fatwas of Majelis Ulama Indonesia (1975–1998). Journal of Islamic Studies15(2), 147-179.
  • Juhri, M. A., Assegaf, A., & Fauzi, D. A. (2023). Islam Wasatiyya in the View of Majelis Ulama Indonesia. MODERATIO: Jurnal Moderasi Beragama3(1), 41-53.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

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