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Abstract

Il cattolicesimo in Malesia rappresenta una minoranza numerica ma storicamente radicata, il cui percorso si intreccia con le vicende coloniali, i flussi migratori e la complessa realtà multireligiosa del Paese; il cattolicesimo è stato portato dai portoghesi a Malacca nel XVI secolo, e ha conosciuto periodi di fioritura e di repressione, per poi consolidarsi durante il dominio britannico grazie alla creazione di una solida struttura ecclesiale.

Attualmente, la Chiesa cattolica malese, pur affrontando sfide legate alla diminuzione delle vocazioni, alla secolarizzazione e alle controversie con l’Islam, continua a svolgere un ruolo importante tra culture e comunità differenti, mantenendo viva la propria identità attraverso attività pastorali, educative e caritative.


Catholicism in Malaysia represents a numerical minority but a historically rooted one, whose journey intertwines with colonial events, migratory flows, and the complex multi-religious reality of the country; Catholicism was brought by the Portuguese to Malacca in the 16th century, and it experienced periods of flourishing and repression, later consolidating during British rule thanks to the establishment of a solid ecclesiastical structure.

Currently, the Malaysian Catholic Church, despite facing challenges related to the decline in vocations, secularization, and controversies with Islam, continues to play an important role among different cultures and communities, keeping its identity alive through pastoral, educational, and charitable activities.


Introduzione Minoranza e Resilienza

Quando si parla di cattolicesimo in Malesia ci si riferisce ad un contesto segnato da scambi culturali molto ricchi, viaggi e di incontri tra mondi lontani; i cattolici sono una minoranza religiosa, che oggi conta 1.3 milioni di fedeli, pari al 4% circa della popolazione totale (32 milioni di persone), mentre i cristiani sono circa il 9%. L’Islam, la religione ufficiale, si attesta al 61% circa, mentre il buddismo sono il 20% circa, a cui si aggiungono altre religioni tradizionali e l’induismo (6% circa); il quadro, dunque, è quello di una società pluralista in senso religioso, e non sembra giustificare il ruolo di religione di Stato per l’Islam. In Indonesia, l’Islam rappresenta l’87% circa dei 284 milioni di abitanti, ma non è religione di Stato.

La posizione privilegiata della religione maggioritaria non ha peraltro impedito alla Chiesa Cattolica di preservare la propria identità, seppure mediante un equilibrio spesso precario, segnato dal tentativo di dialogo e da una certa discrezione, a cui si accompagna la volontà di servire la società malese. Le scuole, gli ospedali e le opere caritative testimoniano una presenza che in effetti non si limita al culto religioso, ma si radica nella vita quotidiana di comunità eterogenee in termini etnici e religiosi.

Le occasionali tensioni che si sono originate, come quella del 2009 sull’uso del vocabolo ‘Allah’ per indicare ‘Dio’ da parte dei cristiani, sono state seguite da richieste di dialogo e distensione da parte dei vescovi malesi. In una lettera pastorale del 2017 (in piena controversia che si risolverà 4 anni più tardi) della Diocesi di Kuching (Sarawak), i presuli invitano a

(…) we need to stand up for our faith. We need to defend our Christian identity and be true followers of Jesus Christ, as Pope Francis has called us to (cf. Homily, 16 Nov 2015).We the Archbishops and Bishops of the Malaysian Church call on all the faithful to work together with us in steering our nation, society and the Church towards the common good as well as shaping a culture of peace.

(…) dobbiamo difendere la nostra fede. Dobbiamo difendere la nostra identità cristiana ed essere veri seguaci di Gesù Cristo, come ci ha chiamato a fare Papa Francesco (cfr. Omelia, 16 novembre 2015). Noi, gli Arcivescovi e Vescovi della Chiesa Malese, chiamiamo tutti i fedeli a lavorare insieme a noi per guidare la nostra nazione, la società e la Chiesa verso il bene comune e per plasmare una cultura di pace.

(Arcidiocesi di Kuching, Sarawak, Day of Prayer for Malaysia – Pastoral Letter from the Catholic Bishops’ Conference of Malaysia, Giorno di Preghiera per la Malesia – Lettera Pastorale della Conferenza dei Vescovi Cattolici della Malesia, 18 Febbraio 2017)

Come si può notare, i vescovi hanno cercato di evitare scontri e di alimentare ulteriormente le tensioni che si sono generate rispetto alla maggioranza islamica del Paese, un atteggiamento differente dalla risposta erratica e violenta di alcuni musulmani malesi alle minacce percepite alla loro posizione di dominio.


Origini e Sviluppo Storico


La storia del cattolicesimo in Malesia è complessa, ed è legata ai grandi movimenti commerciali e coloniali che hanno segnato il Sud-Est asiatico; le sue origini risalgono al 1511, quando i portoghesi conquistarono Malacca, uno dei porti strategicamente rilevanti della regione, in quanto punto di incontro tra le rotte mercantili dell’Oceano Indiano e del Mar Cinese Meridionale. Per i portoghesi, l’espansione economica e quella religiosa andavano di pari passo; come noto, le navi cariche di spezie erano seguite da sacerdoti, missionari e membri degli ordini religiosi, pronti a fondare comunità cristiane nelle terre appena raggiunte.

Chiesa di San Francesco Saverio a Malacca (Malesia)

Tra le figure più emblematiche di questa prima stagione missionaria si segnala Francesco Saverio, il gesuita spagnolo che, tra il 1545 e il 1552 rese Malacca una base fondamentale per le missioni verso il Giappone e le isole Molucche. In questo luogo, egli organizzò catechesi, battezzò centinaia di nuovi fedeli e, soprattutto, creò un nucleo stabile di credenti che avrebbe continuato a mantenere viva la fede cristiana anche nei periodi più difficili. La città di Malacca, con la costruzione di chiese come quella di San Paolo, divenne dunque uno dei primi epicentri della cristianità nel Sud-Est asiatico, come dimostra la ricca eredità culturale e architettonica nella regione.

Questa prima espansione si arrestò, tuttavia, nel 1641, quando gli olandesi (calvinisti) presero il controllo della città. La nuova amministrazione, come noto, non tollerava il cattolicesimo, associato ai precedenti dominatori, e ordinò la distruzione di molte chiese, l’espulsione dei missionari e la persecuzione dei fedeli. Per oltre 150 anni la comunità cattolica fu costretta a praticare la propria fede in segreto, priva dei suoi pastori, ma riuscì a preservare i valori e le tradizioni cattoliche grazie all’opera di numerosi laici, che mantennero viva la tradizione con una sorprendente resilienza.

L’avvento dello Stato coloniale vero e proprio in seguito alla dissoluzione della VOC (31 dicembre 1799) e la conquista britannica all’inizo del XIX secolo, si tradusse in una maggiore libertà per i cattolici, a cui fu concesso di riorganizzarsi. Ci fu dunque un nuovo afflusso di missionari cattolici, soprattutto francesi e portoghesi, ma anche locali, che aprirono nuove parrocchie e fondarono scuole e ospedali; una particolare attenzione, poi, venne rivolta alle comunità di immigrati cinesi e indiani, che iniziavano ad arrivare in gran numero per lavorare nelle piantagioni di gomma e nelle miniere di stagno. La creazione della diocesi di Malacca nel 1888 (suffraganea di Pondicherry) rappresentò il segno tangibile di questa rinascita, e sancì l’inizio di una fase di consolidamento della Chiesa cattolica nella penisola malese.


Organizzazione Ecclesiale e Demografia


Come osservato in precedenza, la Chiesa Cattolica in Malesia conta circa 1,3 milioni di fedeli, pari a circa il 4% della popolazione complessiva; in alcuni contesti, la presenza cattolica appare frammentata, mentre in alcuni Stati, come il Borneo, Sabah e Sarawak, i cattolici costituiscono una percentuale considerevole della popolazione, intorno al 14-15%. È proprio in queste regioni, caratterizzate da un forte radicamento delle popolazioni indigene, che il cattolicesimo ha trovato un terreno particolarmente fertile, grazie a un lavoro missionario capillare condotto per decenni, anche nei villaggi più remoti.

L’assetto ecclesiale malese è ben strutturato e suddiviso in tre arcidiocesi metropolitanem, ovvero Kuala Lumpur, Kuching e Kota Kinabalu, da cui dipendono altre diocesi secondarie; tali realtà, coordinate dalla Conferenza Episcopale di Malesia, Singapore e Brunei, supervisionano una consistente rete di parrocchie, scuole, centri di formazione e opere caritative. Si contano circa 575 chiese e 159 parrocchie attive (a cui si aggiungono altri 1000 centri di culto senza un sacerdote stabile), servite da poco più di 320 sacerdoti, un numero che evidenzia la necessità di un maggiore sostegno vocazionale e di una presenza sempre più collaborativa dei laici.

Cattedrale di S. Giovanni Evangelista a Kuala Lumpur

Un aspetto distintivo della Chiesa cattolica in Malesia è la sua natura multietnica e plurilinguistica, e per questa ragione, le celebrazioni liturgiche, oltre che in malese e in inglese, si svolgono spesso in tamil, mandarino e in varie lingue indigene come il kadazan o l’iban. Non si tratta solamente di un dato linguistico, ma di una vera ricchezza culturale; sono molteplici, in effetti, le tradizioni che trovano espressione nelle diocesi malesi. In questo mosaico di culture, la Chiesa svolge un ruolo di ponte, favorendo il dialogo tra comunità che, pur condividendo la stessa fede, mantengono radici storiche e culturali differenti.


Vita Pastorale e Impegno Sociale


La vita della Chiesa Cattolica in Malesia, evidentemente, non si esaurisce nella dimensione liturgica, ma si estende a un’ampia gamma di attività sociali, educative e culturali; un ruolo primario, da questo punto di vista, è rappresentato dalle scuole cattoliche, alcune delle quali sono state fondate in epoca coloniale, e che continuano a essere considerate tra le migliori del Paese. Tali istituti, in effetti, sono frequentati da studenti di ogni fede, esse rappresentano un esempio concreto di come l’educazione possa diventare strumento di dialogo e integrazione. Queste istituzioni, oltre a trasmettere competenze accademiche, sono luoghi in cui si coltivano valori universali come il rispetto reciproco, l’onestà e la solidarietà.

Cattedrale dello Spirito Santo a Penang

La comunicazione interna e l’informazione religiosa sono affidate a giornali e riviste come Herald, spesso al centro di controversie, e Catholic Sabah, che forniscono ai fedeli non solo notizie ecclesiali ma anche analisi su tematiche sociali, culturali e politiche. Recentemente, poi, la Chiesa ha investito in maniera significativa nella digitalizzazione, creando piattaforme online, canali social e applicazioni che permettono di seguire messe e catechesi in streaming, un fenomeno che ha conosciuto una forte accelerazione durante la pandemia da Covid-19.

Un esempio della capacità di adattamento della Chiesa è rappresentato dal programma Landings, rivolto ai cattolici che si sono allontanati dalla fede o dalla pratica religiosa; attraverso gruppi di ascolto, incontri informali e momenti di preghiera, questo progetto si pone come obiettivo quello di ravvivare senso di appartenenza alla Chiesa e alla vita comunitaria. La Chiesa Cattolica, inoltre, svolge numerose iniziative caritative, come la distribuzione di viveri ai migranti, ed il sostegno delle famiglie indigenti. Queste attività sono spesso realizzate in collaborazione con ONG laiche e associazioni di altre religioni, in uno spirito di autentica cooperazione interreligiosa.


Sfide e Controversie


La presenza cattolica in un Paese in cui l’Islam è religione di Stato deve affrontare numerose sfide, alcune delle quali hanno radici storiche e culturali profonde; tra le questioni più delicate si segnala l’uso del termine ‘Allah’ da parte dei cristiani di lingua malese. Per secoli, le traduzioni della Bibbia e i testi liturgici, hanno usato la parola ‘Allah’ come sinonimo di ‘Dio’; nel 2009, tuttavia, è intervenuta una sentenza della Corte d’Appello che vietò al giornale cattolico Herald di usare questo termine, sostenendo che potesse generare confusione tra i musulmani. La decisione scatenò una serie di proteste e persino attacchi vandalici contro le chiese cristiane; dopo una lunga disputa, nel 2021, l’Alta Corte ha annullato tale divieto, riaffermando il diritto dei cristiani di utilizzare il termine ‘Allah’ nei propri testi sacri.

La questione dell’identità religiosa, in un Paese dove l’Islam è religione di Stato, rimane comunque complessa; anche se la Costituzione malese garantisce (formalmente) la libertà di culto, esistono restrizioni implicite sulle attività missionarie e sul proselitismo. Si pensi, in questo senso, alla limitazione nella distribuzione di Bibbie in malese, ristretta in alcuni Stati federali, o al visto per missionari stranieri, spesso negato senza una reale motivazione. Si tratta di un vero e proprio clima di vigilanza, che obbliga la Chiesa Cattolica a muoversi con cautela, puntando su iniziative di dialogo piuttosto che di confronto diretto con le autorità e le comunità islamiche.

Un’altra sfida riguarda il calo delle vocazioni sacerdotali e religiose, e l’invecchiamento del clero, unito alla difficoltà di attrarre nuovi giovani al sacerdozio, rischia di indebolire la capacità pastorale della Chiesa malese. Anche la comunità dei fedeli, del resto, risente di un progressivo invecchiamento, aggravato dalla migrazione di molti giovani verso l’estero in cerca di opportunità economiche; la risposta della Chiesa malese è stata quella di coinvolgere maggiormente i laici, a cui si aggiunge un utilizzo più creativo delle nuove tecnologie, nel tentativo di rendere la vita ecclesiale più accessibile alle nuove generazioni.


Conclusioni – Prospettive Future


Nonostante le difficoltà, il cattolicesimo in Malesia rimane una realtà vitale e dinamica, capace di rinnovarsi pur restando fedele alle proprie radici; in questo senso, la nomina cardinalizia (2023) di Sebastian Francis, vescovo di Penang, ha rappresentato un momento importante per la comunità cattolica locale, confermando il riconoscimento del suo ruolo nella Chiesa universale.

Il futuro della Chiesa in Malesia dipenderà dalla sua capacità di continuare a svolgere la sua funzione di raccordo tra culture e religioni diverse; in un Paese dove la convivenza tra Islam, Buddhismo, Induismo e Cristianesimo è parte integrante della quotidianità, la Chiesa Cattolica può offrire un modello di apertura e dialogo. Diventano fondamentali, in questo senso, l’attenzione ai giovani, la formazione di leaders laici e la promozione della giustizia sociale, quali elementi fondamentali per rafforzare la propria presenza.


Letture Consigliate

  • Riddell, P. G. (2024). Varieties of Christian–Muslim encounter in Malaysia. In Christian responses to Islam (pp. 105-119). Manchester University Press.
  • Vivian, B. T., Selvadurai, S., Gill, S. S., & Moorthy, R. (2023). Religious Intolerance in India and Malaysia. Emerging Dynamics in Contemporary India–Malaysia Relations, 97.
  • Devadass, C., Leong, P. P. Y., & Tan, M. Y. (2024). Online Christian communities in Malaysia. In Social Media and Political Communities in Malaysia (pp. 209-235). Institute of Southeast Asian Studies.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.). Nel 2025 hai iniziato a colloborare con la testata online 'Rights Reporter', per la quale scrive articoli e analisi sull'Islam, la shariah e i diritti umani.

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