floods 2020
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Abstract

La città (e l’area) di Jakarta (in passato Batavia) è sempre stata soggetta ad innondazioni ed allagamenti, a partire dal 1621, anno per cui è stata documentata la prima alluvione; da allora, è seguita una serie di alluvioni che hanno causato morti e feriti, oltre a danni ingenti ad edifici commerciali e residenziali. La risposta delle autorità appare insufficiente, e questa situazione è dovuta anche ai cambiamenti climatici, che hanno fatto aumentare la frequenza e l’intensità delle pioggie.


The city (and area) of Jakarta (formerly Batavia) has always been subject to floods and inundations, starting from 1621, the year the first flood was documented; since then, a series of floods have followed, causing deaths and injuries, as well as significant damage to commercial and residential buildings. The response of the authorities appears insufficient, and this situation is also due to climate change, which has increased the frequency and intensity of rainfall.


Introduzione – Una Lunga Storia di Innondazioni

Nel 2020, la città di Jakarta, capitale dell’Indonesia, subì una delle innondazioni più significative della sua storia; la rivista ufficiale ‘Metro Jaya’, riporta che

Extreme rain that poured down in Jakarta and its surrounding areas in the last new year eve of 2020 had been inundated 14,3 % of Jakarta. The Agency of Meteorology, Climatology and Geophysics (BMKG) has recorded the rainfall of 377 mm/days in Jakarta which also affected cities nearby such as Bekasi, Bogor and Tangerang.

Extreme rain that poured down in Jakarta and its surrounding areas in the last new year eve of 2020 had been inundated 14,3 % of Jakarta. The Agency of Meteorology, Climatology and Geophysics (BMKG) has recorded the rainfall of 377 mm/days in Jakarta which also affected cities nearby such as Bekasi, Bogor and Tangerang.

Metro Jaya, Handling The Flood Together, 2020, p. 4

L’evento eccezionale che nel 2020 ha colpito Jakarta e dintorni, ovvero le città di Bekasi, Bogor e Tangerang, rimane il record recente, con 377 mm di pioggia, ma non è un unicum, anzi; la storia di Jakarta (Batavia) ci ricorda che questo genere di eventi si verifica con cadenza regolare. Il primo episodio di questo tipo, in effetti, risale al 1621, anno in cui quest’area era sotto il dominio della VOC, e dell’allora Governatore Generale, Jan Peterszoon Coen; del resto, non si tratta di un problema unico di Jakarta, ma che coinvolge diverse città del mondo.

Nel caso specifico di Jakarta, tuttavia, le innondazioni sono dovute anche al fatto che parte della città sta letteralmente sprofondando; Jakarta Nord, in effetti, sta affondando ad un ritmo di 15 cm all’anno, e questa situazione è dovuta alla vicinanza di questa area al delta. Oggi, 4 marzo 2025, si è verificato un altro fenomeno di questo tipo, ma sono in pochi a ricordare la serie storica di questi disastri, che sono in parte naturali, ma che potrebbero essere gestiti in maniera più efficiente, considerando la loro regolarità da circa 400 anni.

In questo articolo, cerco di ripercorrere la storia delle alluvioni che hanno interessato la città di Batavia, prima e di Jakarta, dopo, allo scopo di comprendere la reazione delle autorità e le soluzioni che sono state poste in atto.


La Prima Era Coloniale

La prima innondazione di vasta portata ha coinvolto l’allora neo-insediamento di Batavia nel 1621, ma si tratta del primo evento di cui disponiamo di documentazione e di prove; di conseguenza, non è possibile sapere (anche se è probabile) che si siano verificati episodi simili nei secoli precedenti. Un’iscrizione risalente al V secolo indica la presenza di canali, costruiti per affrontare le innondazioni periodiche; per quanto riguarda l’era coloniale, si osserva che le prime opere di canalizzazione vennero realizzate nel 1624. In questo modo, fu possibile innalzare il livello del terreno. Verso la metà del XVII secolo, erano già cinque i canali costruiti in un’area di circa 1.3 km quadrati attorno all’area di Batavia.

Del resto, Jakarta non sembra essere stata la sola area colpita, a giudicare dall’alluvione che causò la perdita del raccolto di riso a Djambi, Sumatra, come risulta dalla corrispondenza del Governatore Generale nel 1676.

In Djambi is de rijstoogst door een geweldige overstroming mislukt; om er tegen
de Engelsen te kunnen concurreren is aan een peperhandelaar voorschot gegeven voor
levering a 4 rsd. het pikol; de Engelsen nemen er geld op tegen 2% p.m.; zij beloven te
Bantam 5J reaal in specie te betalen; de Cie. heeft te Djainbi 3000 pikol in voorraad,
te Palembang 1600 en 2000 pikol harpuis; 50 a 60000 tó witte peper voor 1677 geëist;
genoeg contanten naar Djambi gezonden om het voor de hoge rente van 2% p.m.
geleerde te kunnen terugbetale.

A Djambi il raccolto di riso è fallito a causa di una grande inondazione; per poter competere con gli inglesi è stato dato un anticipo a un commerciante di pepe per una fornitura a 4 rsd per pikol; gli inglesi prendono denaro a un tasso del 2% al mese; promettono di pagare a Bantam 5J reaal in contante; la Compagnia ha a Djambi 3000 pikol in magazzino, a Palembang 1600 e 2000 pikol di resina di palma; 50 a 60000 tonnellate di pepe bianco richieste per il 1677; abbastanza contante inviato a Djambi per poter rimborsare il prestito con l’alto interesse del 2% al mese.

(Generale Missiven van Gouverneurs-Generaal en Raden aan Heren XVII der Verenigde Oostindische Compagnie, Johan Maetsuyker, Parte 4, p. 11)

Il sistema di canali ha lentamente diminuito la corrente del fiume, che ha depositato ingenti quantità di sedimenti; successivamente, l’eruzione del Monte Salak (1654) portò grandi quantità di limo, peggiorando lo stato del fiume. Dopo un violento terremoto nel 1699, il fiume Ciliwung cambiò corso e portò con sé grandi quantità di terra, ostruendo i canali; la situazione, inoltre, venne aggravata dal disboscamento intensivo. Si tratta di una strategia usata per facilitare l’agricoltura nelle zone collinari, che, unitamente, alla sabbia portata dalle maree alte, ha contribuito a chiudere la foce del fiume.

Il successivo aumento della popolazione, poi, ha comportato anche un aumento dei rifiuti e delle acque reflue, che hanno intasato rapidamente i canali; gli scarti provenienti dalla lavorazione della canna da zucchero, depositati nel fiume, poi, hanno peggiorato la già precaria situazione. Tuttavia, nessuno ha prestato attenzione alle cattive condizioni del torrente fino al 1718, quando la VOC impiegò cento lavoratori indigeni per rimuovere il fango dai canali. Tuttavia, questo tentativo venne abbandonato quando ci si accorse che le quantità di melma erano eccessive; i canali rimasero comunque la soluzione adottata per proteggersi dalle inondazioni. Nel 1725, ancora, venne costruita una serie di canali di drenaggio nella parte occidentale della città.

Del resto, le precarie condizioni di vita nella città murata causò il deterioramento della salute dell’insediamento entro la fine del XVII secolo; a causa di questa situazione, morirono circa 4.000 lavoratori forzati, che furono sostituiti mediante l’importazione di nuova forza lavoro. I numerosissimi decessi erano causati, principalmente, da malattie trasmesse dall’acqua, come la dissenteria, il tifo e il colera, in quanto l’acqua potabile e quella per uso sanitario era presa dal medesimo canale in cui venivano gettati i rifiuti. Per questa ragione, nel 1732 venne decisa la costrruzione di un grande canale nell’area esterna alla città murata, allo scopo di fornire una migliore fonte d’acqua ai suoi abitanti; in effetti, aumentò l’acqua disponibile, ma le pozzanghere stagnanti rimasero e durante la stagione secca esse divennero un luogo di riproduzione per Anopheles sundaicus, un vettore della malaria.


La Malaria e le Prime Misure

Nel 1733, si verificò un’epidemia di malaria a Batavia, che causò la morte di oltre 1.000 persone, ma la mortalità più elevata si registrò tra gli europei, mentre cinesi e melayu (indonesiani) furono meno colpiti; la causa, probabilmente, dipese dal fatto che le abitazioni degli europei si trovavano raggruppate lungo le rive dei canali, in maniera simile a quanto avveniva nei Paesi Bassi. La serie di decessi culminò nel 1775, quando più di 3.000 persone morirono a causa della malaria; per questa ragione, Batavia non fu più nota come ‘Regina dell’Est’, ma come ‘Cimitero dell’Ovest’. La VOC, tuttavia, non intraprese misure significative per affrontare questa situazione, e Batavia divenne nota per essere una città insalubre.

Lo sfruttamento eccessivo delle risorse, in effetti, ha causato un degrado significativo dell’ambiente circostante, che si è riflesso sul peggioramento delle condizioni dei corsi d’acqua; le misure poste in atto dalle autorità coloniali, in questio periodo, sono state limitate e lente. Tale situazione, evidentemente, è dovuta ad una serie di fattori, tra cui il ruolo commerciale di Batavia, fondata come avamposto degli scambi con la madrepatria. Il suo ruolo di colonia, in effetti, sarà evidente a partire dal XIX secolo, non prima, e questa funzione primaria ha determinato un rapido degrado dell’ambiente naturale.


Si consideri, inoltre, che la VOC era l’unico gestore della città, che stabilì politiche per segregare le comunità nazionali che si trovavano a Batavia; si tratta di una misura comune anche alle altre potenze coliniali, ma che, ovviamente, ha pesantemente influenzato la vita della città. Inoltre, era necessaria l’approvazione della madrepatria per modificare le politiche strategiche di Batavia; tale procedura, evidentemente, creava un notevole ritardo tra gli incidenti e le contro misure. Alcuni membri dell’élite della VOC proposero al governo la creazione di un consiglio cittadino, o vroedscap, allo scopo di gestire con maggiore facilità gli affari correnti, ma soprattutto le emergenze, ma tali richieste non furono accolte.


L’Era Coloniale

Lo scioglimento della VOC il 1 gennaio del 1800 ha comportato cambiamenti rilevanti nell’amministrazioni della città di Batavia; un impulso importante venne dal governatore Daendels, che decise di trasferire l’amministrazione a Weltevreden, un distretto situato a sei chilometri a sud di Batavia. Il medesimo governatore fu poi l’artefice della distruzione delle mura che circondavano la città, diventata malsana ed inabitabile; per questa ragione, le persone in vista iniziarono a spostarsi a Sud rispetto all’insediamento originario. In questa regione, le condizioni di vita erano considerate più salubri, e questa migrazione, dalla ‘città vecchia’ verso l’interno, segnò anche una nuova era dell’occupazione olandese a Batavia, che da semplice porto commerciale divenne una vera e propria capitale coloniale dei Paesi Bassi.

L’introduzione del sistema di coltivazione forzata, rimasto in vigore dal 1830 al 1870, non ha migliorato la gestione delle emergenze, e solamente con la ‘politica etica’ dell’inizio del XX secolo si sono verificati i primi cambiamenti positivi in questo senso. Il governo dei Paesi Bassi, in effetti, ha stanziato fondi che potevano essere utilizzati per l’istruzione e lo sviluppo delle infrastrutture di Batavia, e ha favorito iniziative locali nell’arena politica. Questa (seppur limitata) decentralizzazione del potere è stata considerata anche come il desiderio del governo coloniale di liberarsi delle sue responsabilità urbane, a causa del crescente onere finanziario e amministrativo della colonia per il governo.

Ad ogni modo, la combinazione di politiche laissez-faire ed etiche ha avuto un impatto rilevante sulle politiche idriche; per la prima volta, la politica idrica è diventata una parte essenziale dell’agenda cittadina. Il governo coloniale sembrava infatti intenzionato a migliorare le condizioni di vita della colonia, favorendone un limitato sviluppo; per questa ragione, si osservano i primi investimenti in infrastrutture e servizi igienici. Tra le misure adottate nei primi decenni del XX secolo, si osservano il trasferimento dei pozzi artesiani ai nativi nel 1920 e il Programma di Miglioramento dei Villaggi (KIP) nei villaggi dei nativi nel 1928.


Politiche per il Controllo delle Innondazioni

I miglioramenti nelle condizioni di vita non hanno riguardato immediatamente la politica delle innondazioni, un aspetto a lungo trascurato dagli amministratori della città; quando i finanziamenti sono diventati disponibili, tuttavia, l’amministrazione coloniale ha iniziato ad elaborare un vero e proprio piano per tenere sotto controllo questi fenomeni. Il mutato atteggiamento nei confronti delle innondazioni venne favorito dalla crisi del 1918, in cui si verificarono numerose alluvioni, come riporta anche ‘Metro Jaya’, rivista del governo locale di Jakarta.

Elenco delle principali alluvioni che si sono verificate a Jakarta (1918-2020)


Prima del 1918, tuttavia, si sono verificate almeno due inondazioni maggiori (nel 1854 e nel 1878), ma la reazione delle autorità non fu pronta come nel 1918; in tale occasione, in effetti, si decise di costruire un canale per trasportare l’acqua in eccesso dal fiume Ciliwung verso ovest della città e verso il mare. Si trattò di un’opera ingegneristica di primaria importanza, che contribuì a modernizzare Batavia, aumentando anche la disponibilità di acqua per la città.

Dopo l’Indipendenza, il Presidente Soekarno cercò di modernizzare la ribattezzata città di Jakarta (Djakarta) mediante un piano imponente, che avrebbe trasformato la capitale del Paese; alcune delle opere realizzate, tuttavia, diedero un contributo negativo per la gestione delle alluvioni. Per rimediare a questo problema, il primo Presidente creò (1965) un ente noto come ‘Kopro Banjir’, ovvero ‘Komando Proyek Penanggulangan Banjir Jakarta ‘ (Progetto di Mitigazione delle alluvioni), che si avvaleva del piano già elaborato nel corso dell’era coloniale. Non sorprende, dunque, che questa strategia si basasse, principalmente, sulla creazione di grandi bacini idrici, oltre che sulla riabilitazione di fiumi e canali, allo scopo di migliorare il drenaggio. Questo piano, tuttavia, non venne mai implementato a causa di problemi di copertura finanziaria.


Il Nuovo Ordine

Nel corso del Nuovo Ordine di Soeharto un ruolo fondamentale, a Jakarta, venne svolto da Ali Sadikin, che ha amministrato la città tra il 1966 ed il 1977; il problema principale era costituito dal massiccio aumento della popolazione, che dai circa 2.3 milioni di abitanti nel 1966 passa ad oltre 5 milioni nel 1977.

Popolazione di Jakarta (1950-2020)

In questo periodo, il rapido incremento demografico ha comportato problematiche significative, come l’occupazione illegale di aree che non erano state pensate come abitazioni; tra queste si possono ricordare i ponti ed i canali, luoghi in cui era anche pericoloso stabilire un rifugio. Inoltre, molte terre che non erano occupate vennero invase dagli squatters, che se ne appropriarono illegalmente, ed il costo per il loro sgombero fu molto elevato. Il governo, del resto, non comunicò la politica urbana ai cittadini, nella speranza di evitare speculazioni, ma questo atteggiamento si rivelò fallimentare, e non fermò l’afflusso di persone verso Jakarta, in cui si concentrava la maggioranza delle opportunità lavorative.

Le alluvioni rimasero un problema serio, e le misure poste in essere per contenere questo fenomeno, al pari della pianificazione generale della capitale, furono un sostanziale fallimento, e non riuscirono a soddisfare le necessità di una popolazione che stava letteralmente esplodendo. Il controllo delle innondazioni, poi, seguì la medesima sorte, anche se la pianificazione riuscì ad ottenere qualche risultato; il principale fu la creazione di una pianificazione regionale nota come ‘Jabotabek’, che include(va) le città di Jakarta, Bogor, Tangerang e Bekasi (attualmente esiste l’unità nota come Jabodetabek, ovvero Jakarta, Bogor, Depok, Tangerang e Bekasi). Si sperava, in questo modo, di rallentare la crescita demografica di Jakarta, a favore di altri centri urbani, e di incorporare soluzioni regionali per il problema delle alluvioni.


La Situazione Post-Reformasi

La decentralizzazione avvenuta dopo la fine del regime di Soeharto ha permesso alle amministrazioni locali di avere e gestire al meglio le risorse per lo sviluppo dei territori amministrati; come osservato in precedenza, a partire dagli anni Duemila la frequenza delle alluvioni è aumentata, e se ne contano 7 (di grandi entità) in 25 anni, di cui l’ultima è ancora in corso mentre scrivo questo articolo (5 marzo 2025). Si tratta di una situazione dovuta anche a problematiche politiche ed economiche, che hanno ostacolato l’implementazione delle opere necessarie a controllare e mitigare gli effetti delle alluvioni.

Alluvione di Jakarta del 4 marzo 2025

Un discorso a parte, poi, riguarda le misure amministrative, come la previsione di piani ‘megapolitani’, che riguardano aree molto vaste ma interconnesse, anche se le infrastrutture rimangono fondamentali da questo punto di vista. Ancora, si consideri il ruolo della pianificazione urbana, che ha un ruolo di primo piano, e questo aspetto è evidente nell’alluvione attuale, del marzo 2025.

Soccorritori in azione a Jakarta (marzo 2025)

Si tratta di un evento ancora in corso, a 5 anni di distanza dall’alluvione del 2020, e sono già 16, secondo le fonti ufficiali, le persone che hanno perso la vita; dopo oltre 4 secoli di innondazioni, le alluvioni sono ancora un problema significativo per un’area che non cessa di espandersi e di crescere.


Conclusioni

Le alluvioni hanno colpito la città di Batavia (e di Jakarta poi) dal 1621, ma le risposte delle autorità non sono state adeguate per tenere sotto controllo un fenomeno costante per questa città ed i suoi dintorni; l’attuale alluvione del 2025 ha infatti reso evidente che il piano di gestione di questi fenomeni è inadeguato rispetto alle necessità della popolazione e del suo territorio. Anche se si è registrato un miglioramento dopo il 1998, con l’era della reformasi, permangono serie problematiche che impediscono una gestione adeguata di questi fenomeni.

Le sfide principali da affrontare con urgenza includono l‘inadeguatezza delle infrastrutture, l’espansione incontrollata delle aree urbane e i cambiamenti del clima, che comportano una quantità e intensità di piogge eccezionali. La reazione delle autorità appare tardiva ed insufficiente, e fenomeni come questo dovrebbero fare riflettere sull’opportunità di avviare serie riforme strutturali, capaci di modificare significativamente l’architettura delle istituzioni.


Letture Consigliate

  • Octavianti, T., & Charles, K. (2019). The evolution of Jakarta’s flood policy over the past 400 years: The lock-in of infrastructural solutions. Environment and Planning C: Politics and Space37(6), 1102-1125.
  • Garschagen, M., Surtiari, G. A. K., & Harb, M. (2018). Is Jakarta’s new flood risk reduction strategy transformational?. Sustainability10(8), 2934.
  • Shatkin, G. (2019). Futures of crisis, futures of urban political theory: Flooding in Asian coastal megacities. International Journal of Urban and Regional Research43(2), 207-226.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

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