Abstract
ISIS è un gruppo terroristico che si è consolidato nel tempo, e che, nonostante la perdita dei suoi territori in Siria e Iraq è riuscito a riorganizzarsi e rimanere un attore influente, spostando le sue operazioni in territori in cui le istituzioni sono più deboli e le infrastrutture finanziarie non consentono un tracciamento preciso delle operazioni. Le attività in Africa Centrale (Congo, Uganda, ecc.) testimoniano che il gruppo può ancora essere pericoloso per la sicurezza e la stabilità di diverse aree del mondo, specialmente quando il contesto di riferimento è già pregiudicato da guerre e conflitti.
ISIS is a terrorist group that has consolidated over time, and despite losing its territories in Syria and Iraq, it has managed to reorganize and remain an influential actor by shifting its operations to areas where institutions are weaker and financial infrastructures do not allow for precise tracking of operations.The activities in Central Africa (Congo, Uganda, etc.) testify that the group can still be dangerous for the security and stability of various areas of the world, especially when the context is already compromised by wars and conflicts.
Introduzione – Origini e Fondazione delle Province Africane
A partire dalla sua fondazione, lo Stato Islamico di Iraq e del Levante, noto come ISIS, ha iniziato a fondare ‘Province’, le sue articolazioni territoriali nel mondo intero; in questo modo, il gruppo si è radicato a livello globale, e posto le basi per il suo futuro sviluppo e sopravvivenza futura. Poco dopo la dichiarazione del Califfato, nel 2014, gruppi jihadisti e individui hanno giurato fedeltà allo Stato Islamico, come Jund-al-Khilafa in Algeria e Bayt al Maqdis in Egitto (Penisola del Sinai). Alcuni dei movimenti affiliati di ISIS sono stati creati proprio nel periodo iniziale, quando il gruppo controllava una vasta porzione di territorio tra la Siria e l’Iraq.
Si pensi, in questo senso, a IS-L, lo Stato Islamico in Libia, e IS-K, la sua presenza in Khorasan (Afghanistan); ISIS, in pratica, ha inviato i suoi dirigenti anziani per consolidare la sua presenza in queste aree, sottraendole all’influenza di al-Qaeda, un gruppo concorrente che non condivide i suoi obiettivi. Questa tendenza, ad affiliarsi ad ISIS è continuata nel 2025, quando Boko Haram (Nigeria) ha deciso di separarsi da Al Qaeda e affiliarsi ad ISIS; la stessa decisione è stata presa da Al-Murabitoon (Sahel) e Al Shabaab (Somalia). In questo modo, si sono create nuove divisioni amministrative dello Stato Islamico, e il gruppo è riuscito ad ampliare ed espandere la sua presenza in queste aree.
In questo periodo, in cui lo Stato Islamico aveva un territorio (con conseguenti entrate economiche), il finanziamento delle branche provinciali era assicurato direttamente dall’amministrazione centrale in Siria, che sosteneva economicamente le necessità finanziarie dei suoi affiliati.
L’Amministrazione Finanzaria
La prima metodoogia di finanziamento, come ricordato in precedenza, era diretta, e prevedeva l’invio di risorse monetarie e di personale nelle province che erano state create; il denaro, in particolare, veniva riciclato, e questa situazione è particolarmente evidente in Libia. In questo Paese, ISIS ha stabilito tre province, ufficialmente riconosciute nel mese di Novembre del 2014; questo territorio, in particolare, era amministrato da un comandante iracheno, che riceveva dal governo centrale in Iraq e Siria una grande quantità di denaro, allo scopo di consolidare la presenza del gruppo in quest’area.
Lo Stato Islamico, da questo punto di vista, funzionò come una sorta di centro finanziario, e trasferì milioni di dollari dalla sede centrale alle branche provinciali, come quella del Sinai, in Egitto; la struttura decentrata di ISIS, in effetti, è stata una caratteristica centrale, che ha permesso al gruppo terroristico di replicare il modello di finanziamento descritto in precedenza.
Un documento delle Nazioni Unite del 16 luglio 2016 permette di ricostruire questa strategia, come si evince in questo passaggio,
A Member State outlined that Tunisian foreign terrorist fighters in particular could move back to Tunisia in higher numbers, exacerbating an already significant threat given that dozens of such fighters had already returned to the country with the intent to conduct attacks.23 Attacks perpetrated in Tunisia in 2015 and 2016 have either involved Tunisian returnees from Libya or been coordinated by Tunisian foreign terrorist fighters from Libyan territory, with financial and logistical support provided from Tunisians in Libyan territory. The border region between the two countries continues to see clashes between Tunisian ISIL cells and security forces. In March 2016, simultaneous attacks targeted army barracks as well as police and national guard posts in Ben Guerdane.
Uno Stato membro ha sottolineato che i combattenti stranieri tunisini in particolare potrebbero tornare in Tunisia in numero maggiore, esacerbando una minaccia già significativa dato che decine di tali combattenti erano già tornati nel paese con l’intento di condurre attacchi.23 Attacchi perpetrati in Tunisia nel 2015 e 2016 hanno coinvolto either rimpatriati tunisini dalla Libia o sono stati coordinati da combattenti stranieri tunisini dal territorio libico, con supporto finanziario e logistico fornito da tunisini nel territorio libico.La regione di confine tra i due paesi continua a vedere scontri tra le cellule dell’ISIL tunisiano e le forze di sicurezza.Nel marzo 2016, attacchi simultanei hanno preso di mira le caserme dell’esercito così come i posti di polizia e della guardia nazionale a Ben Guerdane.
(Letter dated 19 July 2016 from the Chair of the Security Council Committee pursuant to resolutions 1267 (1999), 1989 (2011) and 2253 (2015) concerning Islamic State in Iraq and the Levant (Da’esh), Al Qaida and associated individuals, groups, undertakings and entities addressed to the President of the Security Council, p. 12).
Trasferimenti simili sono stati eseguiti ad affiliati in Nigeria, Afghanistan e le Filippine, dal 2015 alla metà del 2017; in altre parole, la Provincia dell’Africa Occidentale (denominazione data da ISIS), ha ricevuto centinaia di migliaia di dollari ogni mese per il consolidamento della struttura statale. Per questa ragione, le Nazioni Unite hanno reagito con misure tese a impedire o perlomeno a ostacolare questi trasferimenti di denaro.
Transizione e Cambiamento
La progressiva perdita di territori, a partire dal 2018, ha costretto lo Stato Islamico a cambiare la sua strategia di finanziamento; tale mutamento si riflette nell’osservazione delle Nazioni Unite, secondo cui, nel luglio del 2019,
cells within the core conflict zone and affiliates abroad are encouraged to be financially self-sufficient
le cellule (terroristiche) operanti all’interno dell’area (interessata dal) conflitto, all’estero, sono incoraggiate ad essere finanziariamente auto-sufficienti
(Letter dated 11 January 2017 from the Chair of the Security Council Committee pursuant to resolutions 1267 (1999), 1989 (2011) and 2253 (2015) concerning Islamic State in Iraq and the Levant (Da’esh), Al-Qaida and associated individuals, groups, undertakings and entities addressed to the President of the Security Council,” United Nations Security Council, January 13, 2017, p. 17).
Evidentemente, la perdita di territori e capacità finanziaria non permetteva più ad ISIS di finanziarie le sue branche locali, che erano state smantellate, oppure operavano con una capacità ridotta, senza poter più fare affidamento su un territorio stabile. Tale situazione è confermata da documenti che sono stati acquisiti dallo Stato Islamico, e che confermano il cambiamento significativo che avviene nel 2019; per questa ragione, viene raccomandata la creazione di economie auto-sufficienti, capaci anche di supportare l’amministrazione centrale in Siria e Iraq.

Per questa ragione, sebbene il gruppo avesse perso territori in precedenza cruciali, il suo finanziamento continua ad essere assicurato da una vasta rete finanziaria, che si alimenta di denaro riciclato da attività che spesso sono illegali. Una delle reti finanziarie più rilevanti, da questo punto di vista, è il network iracheno ‘Rawi’, capace di spostare ingenti quantità di denaro tra Europa, Turchia, Iraq, Siria e altri Paesi medio-orientali e africani. In questo modo, ISIS si è assicurato un flusso di denaro costante, che gli ha permesso di finanziare le sue operazioni militari, puntualmente riportate nei suoi media, allo scopo di dimostrare ai suoi ‘stakeholders’ che il denaro donato era servito a scopi coerenti con quelli dell’organizzazione.
Si consideri questo esempio, indicato per motivazioni puramente accademiche, tratto dal numero 4 di Voice of Kurasan (p. 7). La grafica insiste sul sangue, e sulle tematiche di guerra che il gruppo persegue, e intende dimostrare, mediante i numeri proposti che il gruppo è attivo e sta lottando per perseguire i suoi obiettivi; la scelta di pubblicare il periodico in più lingue, tra cui l’inglese, evidentemente, dimostra che ISIS K vuole una audience internazionale, e non solamente araba.
La raccolta di fondi, ovviamente, presuppone che esista una base radicata e in espansione di supporters, che può essere assicurata mediante la pubblicazione di materiale ‘motivante’ nelle principali e più diffuse lingue a livello internazionale. La stessa strategegia, del resto, era stata adottata dall’inizio, mediante i periodici Dabiq, prima, e Romyia, dopo; anche in questo caso, l’obiettivo era quello di dimostrare la vitalità e il successo del gruppo, oppure mobilitare i simpatizzanti per aiutarlo ad espandersi, consolidarsi o sopravvivere.
Una Guerra Continua
ISIS, ma anche Al Qaida, propongono un’ideologia basata sulla guerra continua contro gli avversari, che vengono creati, giustificati e rinforzati mediante la strategia comunicativa del gruppo; per questa ragione, la lotta tra il gruppo, che rappresenterebbe l’Islam, e il resto del mondo, etichettato genericamente come ‘kufr’, ‘infedele’, viene presentata come inevitabile e necessaria. Sulle pagine di Voice of Kurasan (4,2022, p. 8) si può leggere una ricostruzione di questa ideologia, a cui molti adepti credono, ritenendo che essa sia la verità da seguire.
Allah made the conflict between the people of
tawhid and the people of shirk a tradition without
end, as Islam and kufr must inevitably contend in
every place and time. Otherwise, the people of
falsehood would seize the land and cause
corruption therein through their shirk and pursuit
of lusts and desires, as is happening today with
the crusader takeover and hegemony of the
world. Therefore, the eternal divine command for
the people of Islam is to engage in war with shirk
and its people, waging jihad against them with
their hands, tongues and hearts. Fighting them
was enjoined to make them submit to the rule of
Islam, to follow it and obey its rules, as Allah
(tabaraka wa ta‘ala) said, “And fight them until
there is no more fitnah and the Din ts entirely for
Allah” (al-Anfal 39).
Allah ha reso il conflitto tra le persone di
tawhid e le persone di shirk una tradizione senza
fine, poiché l’Islam e il kufr devono inevitabilmente confrontarsi in
ogni luogo e tempo. Altrimenti, le persone della falsità
prenderebbero possesso della terra e causerebbero
corruzione in essa attraverso il loro shirk e la loro ricerca
di lussuria e passioni, come sta accadendo oggi con
la conquista e l’egemonia crociata del
mondo. Pertanto, il comando divino ed eterno per
il popolo dell’Islam è di ingaggiare guerra con lo shirk
e il suo popolo, conducendo jihad contro di loro con
le loro mani, lingue e cuori. Combatterli
è stato ordinato allo scopo di farli sottomettere al dominio dell’Islam, seguirlo e obbedire alle sue regole, come Allah (tabaraka wa ta‘ala) ha detto: “E combatteteli fino a quando
non ci sia più fitnah e il Din sia interamente per
Allah(al-Anfal 39).
In altre parole, la lotta contro i gruppi nemici viene presentata come un obbligo religioso del credente, sanzionato dal Corano e voluto da Dio stesso, Deus Vult; tale lotta, poi, non avrà mai fine, in quanto essa si potrebbe fermare solamente quando il gruppo controllasse l’intero pianeta. Evidentemente, si tratta di un esercizio retorico per giustificare attentati e azioni violente in ogni luogo, e reclutare nuovi adepti nel corso del tempo.
Tale retorica, del resto, è comune a tutti i gruppi radicali, ma si traduce in azioni e contesti che possono essere differenti; questo genere di discorso, evidentemente, è capace di attrarre persone in cerca di un’identità forte, e possibilmente con poca esperienza. Da notare che questa retorica viene proposta, con un certo successo, nel XXI secolo, e riesce ancora a funzionare; ISIS, evidentemente, non è l’unico gruppo radicale e/o terrorista a giustificare le sue azioni con un’interpretazione, che, seppure estremista, poggia le sue basi in principi teologici ‘classici’ e comunemente accettati dalla maggioranza dei credenti musulmani.
Anche dopo la perdita dei territori del ‘Califfato’, ISIS ha continuato la sua lotta e la sua espansione nel mondo intero, in quanto il punto nevralgico non è tanto il possesso di un territorio (che pure per ISIS è centrale) quanto quello della mente dei fedeli. Si potrebbe affermare, da questo punto di vista, che la lotta condotta da ISIS è volta a convincere le persone che la loro causa è giusta e che bisogna combattere per essa.
Le Operazioni nella Repubblica Democratica del Congo
La maggior parte del denaro destinato alle operazioni di ISIS proveniva da una complessa rete che si snodava tra la Somalia, Kenia, Tanzania e Sud Africa; in altre parole, il denaro passava da questi Paesi e veniva trasferito in Libia e Somalia, in cui ISIS aveva delle basi territoriali significaative. Tuttavia, ci sono delle notevoli eccezioni, come quella che riguarda la Repubblica Democratica del Congo. In questo caso, vengono sfruttate le risorse naturali, come il legno e l’oro, che vengono vendute e monetizzate, allo scopo di auto-finanziare le operazioni del gruppo.
Un’altra fonte di reddito, poi, proviene dai riscatti chiesti in cambio della liberazione di ostaggi, una tecnica che affonda le sue radici nel passato; nel Medioevo, erano diversi i gruppi a rapire personaggi in vista e poi richiedere un riscatto per la loro liberazione, come testimonia il caso di la Garde Freinet e dell’abate di Cluny, rapito per poi essere riscattato dalla sua comunità mediante il pagamento di una somma di denaro decisamente elevata. Anche in quel caso, il denaro serviva per mantenere l’enclave islamica che si era stanziata in Francia. Ai nostri giorni, il pagamento dei riscatti serve a mantenere la presenza dei gruppi terroristici, che spesso conquistano porzioni di territorio di altri Stati, come ISIS.
Un Attore Finanziario Rilevante
La complessa rete costruita nel corso del tempo ha permesso ad ISIS di diventare un attore economico di primaria importanza e di finanziare le sue operazioni anche dopo la perdita dei territori siriani e iracheni; anche se la portata delle operazioni compiute appare più limitata, la pericolosità di questo gruppo non può essere sottovalutata.
La presenza nella ‘Provincia dell’Africa Centrale’ sembra confermare questa osservazione, e dimostra che il gruppo è attivo e si è riorganizzato nel corso del tempo; si pensi, in questo senso, agli attentati che hanno coinvolto l’Uganda nel 2021 e la Repubblica Democratica del Congo nel 2021 e 2022. Evidentemente, la pianificazione e implementazione di queste campagne terroristiche è stata alimentata da un costante flusso di denaro, che dal 2017 non si è mai interrotto.

Quanto alla provenienza, oltre alle attività illecite, come il contrabbando delle risorse naturali, è necessario considerare anche i trasferimenti di denaro, sia in contanti che elettronici, risorse che successivamente sono state trasferite ai responsabili delle operazioni terroristiche. Anche se non tutte le operazioni hanno successo, si tratta di un serio pregiudizio per la sicurezza e la stabilità di queste aree, nonché di un rischio per quelle vicine.
Il vero problema è la capacità che il gruppo ha dimostrato di riorganizzarsi e di adattarsi alle mutate circostanze, nonostante le sanzioni e le misure poste in atto, a livello internazionale, per impedire il finanziamento del terrorismo. Il modello adottato prevede affiliati locali (regionali) e cellule che operano nello stesso territorio, attori che si supportano e si coordinano tra loro, allo scopo di avere una maggiore efficacia ed esercitare un controllo del territorio più efficace. Si tratta di una vera e propria rete, coordinata da ‘uffici regionali’, che diventano dei centri amministrativi e finanziari del terrore, invisibili ma decisamente efficaci.
In questo modo, l’ufficio di ISIS in Somalia lavora con le cellule presenti in Sud Africa, allo scopo di generare reddito mediante attività illecite, come le estorsioni o altre attività criminali; a questo punto, il denaro è pronto ad essere introdotto nella rete finanziaria di ISIS e arrivare in Congo o altri territori. In questo modo, ISIS è riuscito a sopravvivere, creando anche attori regionali che riescono a porre un significativo rischio per la sicurezza, come in Africa Centrale, in cui il gruppo si sta consolidando.
Conclusione
ISIS ha mostrato nel tempo la capacità di adattarsi alla perdita dei suoi territori in Medio Oriente per concentrare i suoi sforzi in altre aree, come l’Africa; in questo continente, il gruppo ha solide basi in Libia e Somalia. Inoltre, esso ha costruito una sofisticata rete capace di movimentare il denaro proveniente da attività illecite di vario tipo e farle giungere a coloro che sono responsabili delle operazioni terroristiche, come nella Repubblica Democratica del Congo o in Uganda.
Tale resilienza testimonia la pericolosità attuale di ISIS, che continua ad operare in diverse aree del mondo, come quelle menzionate in questo articolo, e cerca di espandere la sua influenza con continue campagne di reclutamento e di acquisizione di risorse finanziarie. Nonostante le misure poste in atto, in effetti, i diversi gruppi affiliati a ISIS continuano a ricevere denaro da destinare alle attività terroristiche, e pongono un serio problema in termini di sicurezza e stabilità delle aree interessate. Anche se attualmente la scala delle operazioni di ISIS non sono comparabili con quelle del ‘Califfato’, il gruppo è ancora pericoloso, e la sua forza di attrazione per altri gruppi o cellule locali lo testimonia ampiamente.
Letture Consigliate
- Weiss, C. et al. (2023). Fatal Transaction: The Funding Behind the Islamic State’s Central Africa Province. Program on Extremism at George Washington University.
- Ajodo-Adehanjoko, A. (2023). The Rise and Influence of ISIS in Sub-Saharan Africa. Insurgency, Terrorism, and Counterterrorism in Africa, 135, 135-157.
- Ojo, J. S. (2024). Franchising Terrorism and Insurgencies: From Al-Qaeda, ISIS, to Boko Haram. In Handbook of Terrorist and Insurgent Groups (pp. 179-190). CRC Press.
[…] movimenti armati, in cui ideologie politiche e religiose sono supportate da una estrema violenza. L’accesso a risorse economiche, trasferite a coloro che progettano attacchi terroristici, poi… la cui portata non viene spesso colta nella sua interezza. Si tratta, tuttavia, di un aspetto […]