Abstract
Il salafismo, un movimento religioso e politico dell’Islam sunnita, è presente anche in Malesia, e, a tale proposito, si nota la doppia influenza del movimento Kaum Muda e del governo saudita, che hanno plasmato il movimento salafita in Malesia. In realtà, solamente alcuni Stati di questo Paese hanno abbracciato questa visione radicale (ma non necessariamente violenta) dell’Islam.
Si nota, in particolare, l’influsso della globalizzazione e di Internet (e dei social media in particolare) che sembrano spingere verso un salafismo globale, anche in Malesia, sebbene persistano elementi locali, come la maggiore apertura verso gli aspetti tradizionali e legati alla cultura locale.
Introduzione
Il fenomeno del salafismo in Malesia è stato indagato da pochi ricercatori, che si sono concentrati, principalmente, sul problema del terrorismo; si pensi a gruppi come Salafiyah Jihadiyah o Jamaah Islamiyah (JI). Di conseguenza, la ricerca sul Salafismo/Wahabismo malese contemporaneo è spesso concentrata sul Salafismo dei riformisti dei primi anni del XX secolo, come Kaum Muda, oppure sul movimento Sunnah nello stato di Perlis. Tuttavia, non sono state identificate le differenze tra i due gruppi, e le discussioni sui due movimenti si concentrano sul fenomeno del Salafismo globale del XX secolo come tendenza in Malaysia.
L’ascesa del salafismo in Malesia viene solitamente attribuita all’eredità di coloro che hanno studiato nelle università saudite, oltre che al coinvolgimento attivo di alcune agenzie e istituzioni legate direttamente o indirettamente al governo saudita. In effetti, la maggior parte delle ricerche condotte ha ignorato il revival islamico degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, un fenomeno che ha contribuito notevolmente alla creazione di un terreno fertile per la successiva tendenza salafita.
Secondo Maszlee Malik, l’emergere della teologia salafita in Malesia ha attraversato tre fasi principali,
- Era riformista (inizio XX secolo)
- Revival Islamico (anni 70-80)
- Internet e Globalizzazione (anni 90 – oggi)
Inquadramento Storico
Le origini della diffusione della dottrina ‘Salafiyyah’ all’interno delle comunità musulmane può essere fatto risalire ai riformisti del codiddetto PanIslamismo; si tratta, come noto, di musulmani che si sono formati presso l’Università al-Azhar in Egitto, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Si tratta di movimenti noti come come Kaum Muda (Giovani) in Malesia, Indonesia, Singapore e nel sud della Thailandia. Si nota, a tale proposito, che la versione precedente dell’ideologia riformista salafita di Jamal al Din al Afghani e del suo discepolo, Muhammad Abduh, ha influenzato pesantemente i musulmani laureati ad al Azhar. Si tratta di una versione precedente del pensiero salafita, che poneva l’accento sull’importanza di rivitalizzare la comunità islamica a livello globale.
Tale rinnovamento sarebbe dovuto avvenire mediante l’idea considerata progressista di riaprire la porta dell’ijtihad (interpretazione teologica), la rinuncia alle innovazioni religiose, e la riconciliazione di alcuni elementi della modernità con la cultura islamica diffusa a livello popolare. Oltre alle loro idee progressiste, i riformisti, (Kaum Muda) si caratterizzavano anche per la loro schiettezza nel manifestare il loro risentimento verso alcune delle pratiche culturali della comunità malese, da loro considerate come pericolose deviazioni rispetto agli insegnamenti dell’Islam. Gli ideali propagati dai Kaum Muda ha creato un’atmosfera di ostilità verso l’establishment, e ha innescato una notevole reazione da parte delle autorità religiose del Paese. A causa della loro natura controversa, i Kaum Muda furono anche etichettati come ‘Wahabi’, ovvero i seguaci dell’Islam che si è storicamente sviluppato in Arabia Saudita.
I Kaum Muda, ad ogni modo, hanno propagato la loro agenda riformatrice principalmente negli Stati dello Stretto (negeri-negeri Selat) della Malesia, come Melaka, Singapore e Penang, ma non sono riusciti a diffondersi negli Stati sotto il dominio degli Sultani (governatori), fatta eccezione per Perlis. Anche se l’Islam mainstream in Malesia è stato plasmato dai tradizionalisti, lo sforzo riformatore nella parte settentrionale della Penisola malese è stato accolto con favore, sottolineato dal patrocinio politico dal sovrano di Perlis, nella parte settentrionale della Malesia. Questo Stato, in effetti, si è dichiarato apertamente a favore delle idee riformatrici e ha orgogliosamente stabilito il proprio approccio alla comprensione dell’Islam, noto come metodo ‘Sunnah’, o, in alcuni casi, ‘Islah’. Essi erano conosciuti per il loro invito all’ijtihad facendo riferimento direttamente al Corano e alla Sunnah, a prescindere da una scuola legale specifica. Di conseguenza, le disposizioni e i decreti religiosi dello Stato non risultano vincolati a nessun madhhab, a differenza di quanto avviene in altri Stati della Malesia.
Questa eredità dell’agenda riformista salafita di ‘Kaum Muda’ è ancora conosciuta oggi come ‘Sunnah Perlis’, che a volte si identificano come ‘golongan sunnah’, il Gruppo (della) Sunnah, e si contrappongono alla corrente islamica principale, quella che segue un madhab particolare, il ‘golongan madhhabi’. Sembra interessante notare, a tale proposito, che gli studiosi e gli attivisti sunniti di Perlis hanno veementemente rifiutato di essere etichettati come wahhabiti, o di avere qualsiasi associazione con il movimento wahhabita in Arabia Saudita. Al contrario, e analogamente a quanto accade in altri contesti, essi hanno sempre preferito essere conosciuti come ‘Ahli Sunnah wal jamaah’ o ‘Sunnah’, o ancora ‘Islah’ piuttosto che Wahabi.
Il trend salafi(ta)
Nella comprensione delle radici storiche dell’attuale tendenza salafita in Malesia, Sunnah Perlis non dovrebbe essere ignorata, poiché ha la sua importanza nella diffusione della dottrina salafita negli anni Novanta del secolo scorso, e mostra il ruolo rilevante dell’Arabia Saudita per la creazione e diffusione del salafismo malese. L’ex Mufti di Perlis, Juanda Jaya, ha affermato che il suo Stato dovrebbe essere considerato ‘salafi’, a ragione delle politiche promulgate e attuate dall’autorità religiosa, nonché delle usanze predominanti, ispirate al Salafismo. Ciò nonostante, la versione salafita dello Stato di Perlis non è necessariamente identica a quella seguita da altri gruppi salafiti globali attuali, a causa delle sue radici storiche.
Un altro lascito della lotta dei Kaum Muda è costituito dal gruppo ‘Ittiba Sunnah’, che ha sede a Kuala Pilah, nello Stato di Negeri Sembilan; questo movimento riformatore è stato avviato da Maulana Muhammad Maadah bin Layang, che era stato istruito in India. Al suo ritorno a Kuala Pilah, egli fondò la Madrasah Aliyah Islamiyah (la Scuola Islamica Superiore) a Kampung Pelangai. Mediante questa scuola, il riformatore riuscì a reclutare dei seguaci, che successivamente avrebbero poi fondato un movimento di riforma chiamato ‘Ittiba’us Sunnah’. La sua lotta sarebbe stata poi ripresa da uno dei suoi discepoli, Hashim Ghani, noto come scrittore controverso che rappresentava il pensiero di Kaum Muda nei media pubblici. Fu proprio Hashim a guidare l’Ittiba’us Sunnah e l’agenda di riforma a Negeri Sembilan, ma trovò il rifiuto e l’opposizione delle autorità religiose dello Stato malese.
Hashim fondò una nuova madrasa chiamata ‘Madrasah Ittiba’us Sunnah’ nel 1956, che divenne un centro per reclutare discepoli e diffondere il pensiero riformista di Kaum Muda nella comunità di Negeri Sembilan. Negli anni Ottanta, tuttavia, a causa dei legami stabiliti tra Hashim Ghani e i primi predicatori salafi del Consiglio Islamico dell’Ambasciata Saudita, il riformatore iniziò lentamente ad abbracciare la versione saudita del salafismo, trasformando la Madrasah da lui fondata in un terreno di reclutamento per i sostenitori del salafismo dall’intera Malesia. La maggior parte di coloro che aderivano alla dottrina salafita mandavano i propri figli presso la madrasa, allo scopo di essere istruiti e educati sotto la supervisione di Ghani. Coloro che hanno ricevuto questo genere di formazione hanno poi condotto attività di proselitismo in altri luoghi; non sorprende, dunque, che alcuni ex studenti abbiano iniziato a fondare proprie madrasah, simili a quella in cui si erano formati. Si pensi, in questo senso, alla Madrasah Lukmanul Hakim a Ulu Tiram, Johore e la sua filiale a Tanah Merah, Kelantan, in seguito chiusa dalle autorità a causa di presunte connessioni con il terrorismo.
L’eredità di Kaum Mud si è estesa anche a Kelantan, che era nota per le sue idee contrarie al wahabismo, ma che invece ha giocato un ruolo importante per la nascita e la diffusione dell’attuale tendenza salafita in Malesia. Nello Stato di Kelantan, in effetti, Kaum Muda venne associato ad un riformista erudito, Haji Nik Abdullah Haji Wan Musa, un fervente sostenitore del noto riformista indiano, Shah Waliyullah. L’influenza di Nik Abdullah, tuttavia, non durò a lungo, e il salafismo venne in realtà inaugurato da Ustaz Abdullah al-Qari, noto autore religioso e proprietario della più grande biblioteca personale di Kota Bharu. Si tratta della prima persona che in Malesia ha tradurre il libro di al-Albani, Sifat Solat al-Nabi nella lingua locale, il Bahasa Melayu, pubblicato poi da Pustaka Asa. I libri tradotti dal sapiente malese furono ampiamente usati dai primi aderenti del salafismo nell’intero Paese, insieme ad altri suoi scritti risalenti agli anni Ottanta e Novanta. Del resti, la scarsità di letteratura salafita sul mercato rese i suoi scritti un riferimento principale per coloro che erano inclini al salafismo.
L’ideologia di Kaum Muda, tuttavia, differisce da quella dell’attuale tendenza del Salafismo globale., anche se i due movumenti condividono degli aspetti comuni; si pensi, in questo senso, alla necessità dell’interpretazione dei testi sacri (ijtihad), l’opposizione a una rigida adesione a qualuque scuola giuridica islamica, la preservazione della purezza del tawheeed, e la necessità di preservare l’autenticità di tutte le questioni relative al culto. Le differenze sono piuttosto da rinvenire nell’approccio teologico maggiormente inclusivo di Kaum Muda, che ammette la validità delle metodologie dei tradizionalisti rispetto ad alcune questioni teologiche.
Il successo di Kaum Muda sembra essere dovuto, oltre alla sua maggiore flessibilità, alla sua opposizione al taqlid, ovvero l’adesione automatica alle opinioni dei sapienti passati; a tali caratteristiche se ne deve aggiungere un’altra, tipica del salafismo, ovvero il ritorno alle fonti primarie islamiche (Quran e Sunnah) per risolvere le questioni legali (fiqh). Non sorprende, dunque, che questo movimento religioso malese si sia successivamente espanso anche a Perlis e Negeri Sembilan, attratti dall’attuale tendenza globale salafita dopo che essa è giunta in Malaysia attraverso il ritorno dei laureati nelle università saudite. Si consideri, da ultimo, l’instancabile impegno dimostrato dal governo saudita negli anni Novanta del secolo scorso, che ha svolto un ruolo fondamentale per la diffusione del salafismo nell’intera Malesia.
Salafismo e Internet
Un altro contributo sostanziale alla diffusione dell’ideologia salafita in Malesia lo ha dato l’introduzione di Internet e l’ampia diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, caratteristiche del processo di globalizzazione. In questo modo, anche in Malesia la comunità islamica ha avuto la possibilità di avere dibattiti religiosi aperti nella sfera pubblica, mentre in passato questo genere di discussioni era limitato a spazi circoscritti, come seminari, aule o circoli.
Nell’era di Internet, ed in particolare in quella dei social media, i discorsi religiosi sono approdati, meglio, si sono trasferiti negli ambienti virtuali, come i siti web, le piattaforme social e i blog; in questo modo, alcuni musulmani malesi hanno iniziato a emulare quello che veniva percepito come l’insegnamento genuino della teologia salafita. In questa maniera, è emersa una nuova tendenza salafita, orientata verso gli insegnamenti dell’Arabia Saudita e di Al Albani; quest’ultimo, come noto, rappresenta la branca quietista, sebbene controversa della galassia salafita.
Per questa ragione, nel corso degli anni Duemila, le pagine dei forum di internet sono diventate frequentate da persone che volevano discutere e scambiare idee islamiche, anche se la maggior parte degli utenti mostrava chiaramente una tendenza salafita rispetto al credo, alla giurisprudenza ed alla Sunnah, la tradizione profetica. Si trattava, evidentemente, di un approccio diverso da quello ‘mainstream’ incoraggiato dalle autorità religiose, considerato, paradossalmente, come eccessivamente rigido e basato sull’indottrinamento. I pensieri salafiti, in effetti, hanno attratto (e continuano ad attrarre) molti musulmani istruiti che hanno ricevuto la loro educazione nelle università cittadine; il consolidamento di tale tendenza, poi, è dovuto ad alcuni siti web che sono stati capaci di diffondere le idee salafite in Malesia.
Tuttavia, coloro che aderiscono a questa dottrina mostrano approcci diversi, e, in effetti, una parte dei salafiti risultano più moderati nei loro rapporti con i non salafiti; si tratta di una forma apparentemente moderata di salafismo, come Pertubuhan Kebajikan al-Nidaa (al-Nidaa), al-Khadeem, al-Tibyan, al-Qayyim, al-Islah di Perlis. Tali gruppi, in effetti, sembrano molto cauti nella diffusione della loro propaganda, e sono spesso conosciuti per le loro opere di beneficenza e per le lezioni religiose; si tratta di organizzazioni presenti in diversi centri, e che sono riuscite ad attrarre anche laureati delle università dei Paesi occidentali con inclinazione salafita a partecipare alle loro opere ‘missionarie‘.
Inoltre, molti degli attivisti di queste organizzazioni sono principalmente musulmani malesi che vivono nei grandi centri urbani, con un livello medio-alto di istruzione, professionisti, e che generalmente conoscono bene la lingua inglese. Gli attivisti salafiti di queste organizzazioni erano spesso conosciuti per il loro approccio moderato e non aggressivo nella pratica della loro fede e nel modo di promuovere le loro idee agli altri. Di conseguenza, essi risultavano meno conflittuali e molto più amichevoli rispetto ad altri individui e gruppi salafiti conservatori.
Al contrario, i gruppi salafiti ‘radicali’, che aderiscono principalmente alla versione ‘Madkhali’ del salafismo, adottano una strategia diversa, basata sulla conduzione di aspri attacchi contro gli ‘altri’, ovvero coloro che non aderiscono alla loro versione dell’Islam. I principali bersagli dei madkhali, tuttavia, sono costituiti dai tradizionalisti, dai Sufi e dalle autorità religiose, etichettate come Ahl Bid’a, ovvero innovatori. Secondo diversi esponenti di spicco di questa corrente, come Sulaiman Nordin e Rasul Dahri, la dottrina salafita genuina implica necessariamente il rifiuto degli insegnamenti non salafiti. Per questa ragione, l’approccio dei revivalisti, che combina la dottrina salafita con altri elementi islamici più moderati, viene considerati dai madkhali come un approccio non autentico al salafismo.
Conclusioni
Il salafismo malese presenta caratteri particolari, ereditati dal movimento Kaum Muda, che per primo ha introdotto le idee salafite in Malesia; l’approccio adottato è generalmente considerato maggiormente inclusivo rispetto ad altre forme di salafismo. Tuttavia, quando si parla di movimenti religiosi, ed in particolare di quelli radicali, è bene ricordare che le etichette possono non corrispondere alla realtà; si tratta, effettivamente, di gruppi e idee che possono mutare nel corso del tempo, allo scopo di adattarsi alle sfide e richieste dell’ambiente circostante.
Ciò nonostante, l’influenza di Kaum Muda appare innegabile, al pari del condizionamento saudita, come già osservato in altri Paesi (e.g. Indonesia); la globalizzazione, dunque, è un fenomeno sfruttato dal salafismo per espandere il novero dei suoi simpatizzanti e sostenitori. Il movimento salafita, dunque, si conferma come dinamico e capace di adattarsi alle caratteristiche locali, come avvenuto in Malesia ed in altri Paesi.
Letture Consigliate
- Malik, M. (2017). Salafism in Malaysia: Historical account on its emergence and motivations. Sociology of Islam, 5(4), 303-333.
- Malik, M. (2022). Salafism in Malaysia: Spectrums and Trends. In Routledge Handbook of Islam in Southeast Asia (pp. 285-302). Routledge.
- Malik, M. (2017). State “Salafism” in Malaysia: development of the “Sunnah” reform ideology in Perlis, Malaysia. International Journal of Islamic Thoughts, 6(1).