Anderson XIX secolo
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Negli Stati Uniti d’America la presenza islamica è aumentata sensibilmente nel corso degli ultimi anni, e sono sorti predicatori protestanti come Steven Anderson, che riprendono, adattandola ai tempi moderni, la retorica e la visione coloniale. Un fenomeno culturale, prima ancora che religioso, che costringe a rivedere idee come la laicità dello Stato e l’ideologia woke, presentata per anni come pensiero unico e non negoziabile.


In the United States of America, the Muslim presence has increased significantly in recent years, and Protestant preachers like Steven Anderson have emerged, who are reviving, adapting to modern times, the rhetoric and vision of colonialism. A cultural phenomenon, even more than a religious one, that forces us to reconsider ideas like the secular stance of the state and woke ideology, which for years was presented as the only and non-negotiable way of thinking.


Introduzione

Negli Stati Uniti d’America la presenza islamica è aumentata sensibilmente nel corso degli ultimi dieci anni, anche nelle componenti più puriste (salafite); per questa ragione, sebbene siano numericamente minoritari (poco più dell’1% della popolazione totale secondo stime affidabili), la presenza islamica può essere percepita come un fenomeno più pronunciato, soprattutto a ragione della loro rapida crescita.

Per questa ragione, non è possibile ritenere che gli altri attori non reagiscano in qualche modo a tale presenza, che fino agli anni 2010 era ancora modesta; un ambito interessante, da questo punto di vista, è costituito dall’evangelismo protestante. Si tratta di una serie di chiese che storicamente sono state più proattive in termini missionari, e spesso sono state definite (alcune di esse) ‘fondamentaliste’ per il loro approccio meno neutrale verso le altre confessioni religiose o temi socialmente e politicamente sensibili come l’aborto o i diritti LGBT.

L’atteggiamento adottato da alcune chiese evangeliche verso l’Islam e i musulmani che vivono negli USA, tuttavia, ha assunto un carattere aggiuntivo, in quanto i toni delle prediche e dei dibattiti riecheggiano l’era coloniale. L’obiettivo della missione, tuttavia, è interno, e non si tratta più di proporre il Vangelo a popoli lontani, ma a persone che vivono nello stesso Paese, ma che per cultura e tradizioni sono molto distanti dal cristianesimo e dalle pratiche statunitensi.

All’atteggiamento conciliante della maggior parte delle chiese protestanti statunitensi, che basano la loro azione sul dialogo e sul rispetto reciproco, esistono figure che non hanno abbandonato le tematiche e i toni pro-attivi dell’era coloniale, ma li ripropongono con un lieve adattamento. E’ in queste figure che si osserva un’impressionante continuità con la logica coloniale; una di esse appare di particolare interesse, ovvero Steven Anderson.

Steven L Anderson, pastore protestante ultra conservatore.

Quest’ultimo è un pastore indipendente dell’Arizona, e ha fondato la Faithful Word Baptist Church, diventato noto per i suoi sermoni controversi e il linguaggio apertamente ostile e derogatorio verso vari gruppi, musulmani compresi. Per questa ragione, egli si distingue nettamente dal protestantesimo ‘mainstream’, che adotta una linea pragmatica e dialogante con gli altri gruppi religiosi, Islam compreso.

Analizzare Anderson significa dunque riconoscere che il linguaggio neutro, diplomatico e condiscendente verso le altre realtà religiose non è condiviso dal mondo protestante nella sua interezza, e che esistono figure che ancora si riferiscono all’immaginario della ‘cristianità’ in maniera esplicita.


La Faithful Word Baptist Church – Profilo di una Comunità Militante

La Chiesa fondata dal pastore Anderson è un perfetto esempio di come il passato coloniale non sia ancora finito; si tratta di una chiesa che esprime una visione del mondo molto particolare, accostabile a quella proposta dai musulmani salafiti o conservatori.

Il sito web della Chiesa permette di avere una panoramica precisa del profilo della Faithful Word Baptist Church, che si distingue nettamente nel panorama religioso statunitense; la prima affermazione è decisamente interessante. ‘We believe that the King James Bible is the word of God without error’, ‘Crediamo che la Bibbia di Re Giacomo è la parola di Dio senza errori’; si tratta di un’affermazione politica, che contrasta con le acquisizioni teologiche protestanti (e cristiane in generale). La King James Bible è la traduzione più diffusa nel mondo anglosassone, e corrisponde alla Vulgata nel mondo cattolico; tuttavia, di traduzione si tratta, e sono pochissimi i teologi che conferirebbero uno statuto infallibile ad una traduzione.

La scelta, evidentemente, è identitaria, e non teologica, e manifesta un atteggiamento politico di chiusura verso determinati valori moderni; questa osservazione sembra confermata da quelle successive, come ‘We oppose worldliness, modernism, formalism, and liberalism’, ‘Ci opponiamo alla mondanità, al modernismo, al formalismo e al liberalismo.’ In altre parole, questa chiesa si oppone apertamente ai valori fondanti della modernità, e adotta una postura ultra conservatrice; la professione di fede nella chiesa locale (We believe only in the local church and not in a universal church), la loro, poi, mette al riparo questa chiesa da critiche e interazioni con altre chiese protestanti, rifiutandone qualsiasi pretesa di autorità.

Un breve sguardo dei titoli dei sermoni, accessibili dal sito web in formato video, si ha un’idea abbastanza precisa delle priorità di tale comunità; a titolo di esempio, si osserva l’accento posto sulla dottrina cristiana, sulla famiglia, e sul proselitismo diretto. Evidentemente, questo linguaggio riecheggia un’ottica purista che nel mondo islamico si sta diffondendo negli ambienti conservatori.

Una delle attività principali di questa chiesa, poi, è il cosiddetto ‘soul winning’, attività di proselitismo diretto porta a porta, esercitata ogni giorno, secondo un calendario preciso; qui sotto riporto un esempio tratto da Youtube.

Predicazione e Proselitismo diretto (dimostrazione, da Youtube)

Da notare il linguaggio diretto e incalzante, fondato sulla nozione letterale del testo biblico, altro carattere in comune con il mondo islamico, che, nel 99% dei casi, afferma la letteralità del testo coranico; l’uso di tecniche retoriche ben consolidate, poi, assicura un certo successo, che, ovviamente, dipende dal bacino di riferimento. Un tentativo del genere non ha mai un risultato automatico, specialmente quando è rivolto a non cristiani; ciò nonostante, il numero di attività svolte garantisce una certa visibilità al pastore e alla sua chiesa.


Genealogia di un Linguaggio Missionario

Nel XIX secolo le società missionarie protestanti britanniche e americane concepivano il mondo non-cristiano come destinatario di una ‘missione salvifica’; il discorso ruotava interamente intorno alla necessità di ‘portare la luce di Cristo’ alle nazioni che non lo conoscevano, ovvero che non erano cristiane, ma pagane o islamiche.

La religione cristiana era parte integrante del concetto di ‘civiltà’, e di ‘missione civilizzatrice’ delle potenze coloniali; un discorso del genere, evidentemente, implicava la superiorità morale del cristianesimo e delle nazioni cristiane. La stessa logica viene oggi proposta, con minimi adattamenti, nella chiesa di Anderson, in cui la missione civilizzatrice diventa una missione religiosa frontale verso coloro che non sono cristiani, musulmani in primis.

Il missionario, dunque, non si reca più solamente in nazioni lontane, ma opera soprattutto all’interno della comunità, cercando di ‘guadagnare le anime’ dei vicini, sepcialmente se musulmani; sebbene il linguaggio sia lievemente mutato dal XIX secolo, la sostanza rimane la medesima. L’idea di fondo è sempre la stessa, ovvero l’idea che ci sia un Islam da combattere con una battaglia spirituale; in altre parole, Anderson non si accontenta di dialogare e testimoniare la sua fede, ma cerca attivamente di mostrare gli ‘errori’ dei suoi avversari, per indurli ad abbracciare la fede cristiana.

L’errore dell’Islam, secondo Anderson e la sua visione, deve essere corretto dal missionario che mostra la ‘verità di Cristo’; la missione salvifica, dunque, viene attualizzata ma non cambiano le premesse, intatte dal periodo coloniale.

chi va all’estero, è spesso chi vive accanto al musulmano, al collega, al vicino. Tuttavia, ciò che cambia nei modi non cambia necessariamente nella sostanza. L’idea che l’islam sia ‘da correggere’, che il musulmano sia in posizione di deficit spirituale, permane. Anderson infatti esprime questa visione in modo esplicito.

Henry Martin, missionario protestante del XIX secolo, riporta, parlando della traduzione del Nuovo Testamento in persiano e arabo, che

Dinapore, December 1807.

(…) My assistants in this work were Mirza Mahommed Ali and Moorad Ali, two Mahometans, and I sometimes hope there are convictions in their minds which they will not be able to shake off. They have not much doubt of the falsehood of Mahometanism, and the truth of the Gospel, but they cannot take up the cross. The arrival of Jawad Sabat, our Arabian brother, at Dinapore, had a great effect upon them…. He is now employed in translating the New Testament into Persian and Arabic, and great will be the benefit to his own soul, that he is called to study the Word of God: the Bible Society at home will, I hope, bear the expense of printing it. This work, whenever it is done properly, will be the downfall of Mahometanism. 

Dinapore, dicembre 1807.

(…) I miei assistenti in questo lavoro erano Mirza Mahommed Ali e Moorad Ali, due musulmani, e a volte spero che nelle loro menti ci siano convinzioni che non saranno in grado di scuotere. Non hanno molti dubbi sulla falsità del maomettanesimo e sulla verità del Vangelo, ma non riescono a prendere la croce. L’arrivo di Jawad Sabat, nostro fratello arabo, a Dinapore, ebbe un grande effetto su di loro… Ora è impiegato nella traduzione del Nuovo Testamento in persiano e arabo, e grande sarà il beneficio per la sua anima, essendo chiamato a studiare la Parola di Dio: la Società Biblica in patria, spero, si farà carico delle spese di stampa. Quest’opera, quando sarà fatta correttamente, sarà la rovina del maomettismo.

Smith, G., Henry Martyn Saint and Scholar.  First Modern Missionary to the Mohammedans, 1781-1812.,
THE RELIGIOUS TRACT SOCIETY, London, 1892, p. 244

Ritratto di Henry Martin, tratto da Smith, op. cit.

Anderson ha ripreso le tematiche di Martyn, adattandole al contesto urbano e globalizzato del XXI secolo, ma senza abbandonare la logica sottostante, e nemmeno la visione del mondo che animava i missionari come quello in esame.


Steven Anderson – Profilo e Discorso

Steven L. Anderson dirige la Faithful Word Baptist Church a Phoenix (Arizona) ed è considerato da alcuni osservatori come un predicatore d’odio, un ‘hate preacher’, a causa dei suoi messaggi estremi. Per questa ragione, egli non può entrare in diversi Paesi, come l’Irlanda, i Paesi Bassi, e il Sud Africa, per motivi di ordine pubblico e potenziale incitamento all’odio; tale atteggiamento testimonia la dimensione pubblica del fenomeno.

Nel suo repertorio, si possono trovare discorsi contro la comunità gay, oppure contro ebrei o cattolici, ma egli non ha mai incitato alla violenza, al contrario di quanto accade con i gruppi e predicatori radicali islamici. La battaglia di Anderson e della sua chiesa è meramente spirituale e intellettuale, una battaglia delle idee, che non rifugge dal ricorso ad espressioni ‘forti’ ed emotive; tuttavia, non sembra corretto accostare il fenomeno del radicalismo islamico a personaggi come Anderson.

Sebbene egli ricorra a volta a slogan che possono sembrare violenti, egli ha come sola arma la predicazione del Vangelo secondo la sua personale interpretazione; un personaggio eccentrico, che non rientra nelle ordinarie categorie del politicamente corretto, a volte aggressivo, ma mai violento. Anderson è maggiormente accostabile a decine di predicatori islamici che vengono riconosciuti ‘mainstream’ nel mondo islamico.

Anche il Presidente Trump ricorre a volte ad argomentazioni e idee che alcuni osservatori potrebbero considerare ‘hate speech’, essi riprendono, in chiave moderna, concetti e idee che non sono mai state superate. Secondo Anderson, l’Islam è il nemico da combattere, mentre i musulmani devono essere avvicinati e confrontati con il messaggio evangelico; la predicazione di Anderson ha obiettivi anche culturali, e non solo religiosi, e spesso egli viene frainteso, mentre il tono dei suoi sermoni viene spesso esagerato e decontestualizzato.

La battaglia di Anderson, in effetti, è contro l’Islam, e non contro i musulmani, che, al contrario, devono essere approcciati con pazienza e con sapienza, secondo una tradizione ben consolidata nel mondo protestante. Anderson dunque viene osteggiato, probabilmente, in quanto riporta alla luce una discussione che probabilmente non è mai stata affrontata in maniera sistematica, ma ideologica, quella del colonialismo.


Retorica Coloniale Applicata alla Società Americana

Il paradigma usato da Anderson è netto, e il musulmano americano o che vive negli Stati Uniti d’America rappresenta un’alterità radicale, a cui è necessario opporsi, mediante la conversione al cristianesimo o la sua ostracizzazione. Si tratta di una logica che nel mondo islamico è nota come ‘difesa dell’Islam’, e che nessuno osa mettere in discussione, nemmeno in Occidente, a parte qualche eccezione; invece, quella che si configura come la ‘difesa del cristianesimo’, viene considerata estremista.

L’Islam non ha mai esitato a ricorrere a retoriche identitarie, anche violente, per esprimere la sua (supposta) superiorità; il cristianesimo, invece, specialmente quello cattolico, ha rinunciato da tempo ai toni diretti. Anderson rompe questo schema, e propone una teologia e una visione del mondo coerente con il messaggio evangelico, ma incontra una resistenza enorme; il cristianesimo della Faithful Word Baptist Church di Phoenix, in effetti, osa sfidare alcuni tabù della società moderna, come la legittimità della comunità LGBT, l’aborto e altri assunti che sono diventati una sorta di dogma del mondo progressista.

Del resto, i suoi sermoni vengono diffusi e apprezzati da moltissime persone, e non solamente dalla sua comunità; questo fenomeno indica chiaramente che le parole e lo stile di Anderson hanno una risonanza in settori della comunità statunitense che in precedenza erano invisibili. Un fenomeno sociale, dunque, che rimanda ad un altro, di dimensioni e portata più ampie, quello della secolarizzazione selvaggia, a cui si oppongono molte persone alla ricerca di una dimensione ulteriore rispetto alla materialità e al conformismo sociale imposto da ideologie come ‘woke’.


Conclusione – la Complessità del Fenomeno

La predicazione esplicita di Anderson comporta delle conseguenze precise, e, dal punto di vista individuale, un musulmano americano esposto a questo messaggio potrebbe sentirsi marginalizzato, se non il destinatario di un’imposizione morale implicita. La necessità di credere in Cristo o di affrontarne le conseguenze, una retorica che i musulmani applicano sistematicamente, a parti invertite, nei Paesi in cui essi sono maggioranza, con conseguenze spiacevoli per i diritti delle minoranze, anche in assenza di uno statuto islamico tout court.

Le comunità islamiche, tuttavia, potrebbero reagire con la radicalizzazione, un atteggiamento apertamente ostile ai valori fondanti della nazione che li accoglie o di cui sono cittadini; Anderson, dunque, propone un’idea di cittadinanza cristiana, che attualmente risulta marginale rispetto ai discorsi di inclusività e pluralismo, spesso agitati in maniera retorica e ridondante da classi politiche corrotte e incapaci di risolvere i problemi esistenti.

Per questa ragione, egli viene associato a idee considerate estreme, ma che invece, riflettono una certa idea di radicalità evangelica sostenuta fino al secolo scorso; una radicalità che si estende anche al piano politico, e che sfida apertamente il dogma della laicità imposta dallo Stato. Per questa ragione, bisogna rileggere il fenomeno Anderson, marginale ma non isolato, avviando una seria riflessione sulla direzione che l’intero Occidente deve adottare.


Letture Consigliate

  • Chaudhry, A. S. (2019). Domesticating Islam: Faith and Politics in Muslim America. Oxford University Press
  • Martyn, H. (1892). Journal and Letters of Henry Martyn, Saint and Scholar: First Modern Missionary to the Mohammedans, 1781–1812 (G. Smith, Ed.). London: The Religious Tract Society.
  • Ba-Yunus, I., & Kone, D. A. (2006). Muslims in the United States: A contemporary survey. Greenwood Press.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.). Nel 2025 ha iniziato a colloborare con la testata online 'Rights Reporter', per la quale scrive articoli e analisi sull'Islam, la shariah e i diritti umani.

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