- Abstract
- Introduzione – Missioni Protestanti nelle Indie Olandesi
- Un'Identità Protestante
- Problemi Incontrati nelle Colonie
- La Visione della Missione – VOC vs. Chiesa Riformata
- I Concistori – Strumento della Giustizia Ecclesiastica
- Un Equilibrio Difficile
- Un Ordine Sociale Protestante
- Conclusioni
- Letture Consigliate
Abstract
Nel XVII secolo, l’attività missionaria della Chiesa Riformata Olandese, nei territori di oltremare, denota una strategia basata sul sostanziale rispetto della religione stabilita dal sovrano locale; per questa ragione, i missionari protestanti si limitarono al proselitismo delle aree che in precedenza erano state convertite al cattolicesimo. Questa politica pragmatica ha consentito di preservare una certa stabilità sociale e di espandere gradualmente l’influenza del cristianesimo protestante, grazie al suo statuto privilegiato nella colonia ed alla protezione delle autorità.
In the 17th century, the missionary activity of the Dutch Reformed Church in overseas territories indicates a strategy based on substantial respect for the religion established by the local sovereign; for this reason, Protestant missionaries limited themselves to proselytizing areas that had previously been converted to Catholicism. This pragmatic policy allowed for the preservation of a certain social stability and the gradual expansion of the influence of Protestant Christianity, thanks to its privileged status in the colony and the protection of the authorities.
Introduzione – Missioni Protestanti nelle Indie Olandesi
Nel marzo del 1654, Nicolaas Verburch (o Verburg), governatore uscente di Formosa, presentò al Governatore Generale Joan Maetsuijcker un rapporto sulla situazione del suo territorio; si trattava di una aspra critica all’operato dei missionari del clero olandese. Le critiche, in particolare, erano determinate da dispute sulla conversione della popolazione nativa, ed erano centrate sull’atteggiamento dei missionari, che avrebbero anteposto i loro interessi a quelli della missione cristiana. Verburg, in effetti, era profondamente convinto della necessità, da parte del governatore di Batavia, di agire per tutelare gli interessi della chiesa riformata, contrariamente a quanto accadeva con la politica religiosa che non era basata sulla conversione dei nativi.

Verburg, di conseguenza, si lamenta con il governatore generale e con la politica coloniale della VOC, e le fonti ecclesiastiche di questo periodo testimoniano la scarsità di risorse destinate alle missioni e l’atteggiamento dei governatori rispetto al clero. La storiografia passata ha attribuito questa impostazione ad una logica secolare ed orientata ai profitti; si tratta, tuttavia, di una spiegazione che è stata recentemente messa in discussione.
Più realisticamente, la versione tradizionale può essere arricchita da un punto di vista non convenzionale, che probabilmente semplifica eccessivamente le politiche religiose di questo periodo da parte dei governatori generali di Batavia.
In una delle lettere indirizzate al governatore generale, Joan Maetsuyker, si menzionano le lamentele di Verburch,
Verburch is op Pormosa tusschen de gouvr. en do ecelesiasticque mits-gaders de politiecque sodanigc twespalt en onccnicheyt voorgevallen, dat meestalle dessclfs brieven..,
Verburch è a Formosa (e) con il governatore sia in campo religioso
che politico si verificarono tali conflitti e disaccordi nella maggior parte
delle sue lettere…
(Missiven Generalen, p. 643)
In altre parole, la ricerca di potere e profitto, che indubbiamente sono elementi presenti e alla base dell’impresa coloniale, specialmente nel XVII secolo, devono essere integrati da altri fattori, che erano presenti, ma che spesso vengono sottovalutati o passano in secondo piano. In questo articolo, cercherò brevemente di rendere conto di questi aspetti, allo scopo di arricchire l’analisi storica in esame.
Un’Identità Protestante
Il punto di vista espresso nelle lettere e nel rapporto di Verburg è quello di un cristiano che lavora per la VOC; del resto, gli ufficiali, anche di alto rango, avevano una varietà di credenze religiose e atteggiamenti nei confronti della Chiesa Riformata. Gli ufficiali della Compagnia, del resto, mostravano una diversità di atteggiamenti nei confronti della Chiesa Riformata; tuttavia, l’immagine che viene promossa è quella di una coerente identità protestante. Quest’ultima, poteva a volte essere in contrasto con gli stretti dettami della religione calvinista; gli amministratori coloniali dirigevano la colonia in qualità di consiglieri e borgomastri nelle città e villaggi olandesi.
A prescindere dalla loro sensibilità personale verso la religione, i magistrati si percepivano come un’autorità cristiana, che esercitavano sui loro domini; il governo di un territorio, in altre parole, includeva anche aspetti religiosi. Per questa ragione, non sorprende che i governatori della VOC abbiano cercato, anche se in forme e con intensità differente, di promuovere la Chiesa Riformata, di gestire il pluralismo etnico e religioso, e sostenere una visione non ideologica della società protestante.
Anzi, nella colonia, i governanti locali spesso godevano di una maggiore autorità rispetto a quella che potevano vantare nella madrepatria; in effetti, si credeva che un governo ispirato ai valori cristiani avrebbe comportato una certa stabilità per le società coloniali.
Problemi Incontrati nelle Colonie
Sia gli ufficiali della VOC che i ministri calvinisti dovettero affrontare nuove sfide nei territori controllati dalla Compagnia; tra questi, si segnalano la condizione di schiavitù di molti nativi, la povertà diffusa, la presenza di numerosi orfani e donne abbandonate. Si tratta di problematiche sociali rilevanti, che mettevano in pericolo la stabilità della colonia; per questa ragione, era necessario che le autorità politiche e religiose lavorassero insieme, talvolta senza molta convinzione, allo scopo di portare le tradizioni olandesi e farle accettare alla popolazione indigena.
A volte, tuttavia, gli amministratori coloniali ed il clero protestante dovevano prevedere altre soluzioni per mantenere l’ordine; generalmente, il processo di inculturazione comportò spesso dei contrasti con la dottrina calvinista e con il suo ruolo all’interno delle società coloniali.
Nonostante le dispute non fossero rare, i ministri calvinisti, insieme agli organi ecclesiastici, hano contribuito in maniera determinante alla stabilità dell’impero mercantile olandese; la civilizzazione protestante, sebbene non fosse accompagnata da un proselitismo attivo come si può osservare nel periodo portoghese (domenicani, gesuiti, ecc), ha posto le basi per creare una struttura amministrativa istruita. La maggiore istruzione, poi, ha coinvolto anche un’élite della popolazione locale, che nella stragrande maggioranza è stata esclusa dal sistema educativo olandese; questo processo di cristianizzazione protestante ha poi coinvolto anche persone che in linea di principio non erano interessate agli insegnamenti religiosi, o che lo erano in modo marginale, ovvero i ranghi più bassi della Compagnia (marinai, soldati, ecc.).
La maggior parte di essi, in effetti, non mostrava alcun desiderio di essere affiliati alla Chiesa Riformata o di essere riconosciuti come protestanti riformati, e si guadagnarono la reputazione di essere un gruppo chiassoso e duro. Ciò nonostante, erano proprio loro che dovevano svolgere servizi quotidiani essenziali, e la Compagnia non poteva certamente prescindere dalla loro presenza. Lo scenario religioso che emerge, a partire dal XVII secolo, appare particolarmente complesso, ed è formato da persone che, pur appartenendo in linea di principio alla Chiesa Riformata, spesso non ne condividevano gli stretti dogmi. Emerge, in altre parole, un’idea diversa di Chiesa, che si sviluppa proprio in ambito coloniale, e, del resto, la necessità di adattare il cristianesimo protestante alla realtà locale spingeva spesso gli stessi ministri di culto ad essere flessibili su questioni che nella madrepatria sarebbero stati affrontati con una maggiore severità e rigore.
Le tematiche e gli ambiti di disaccordo, in effetti, erano particolarmente rilevanti, e riguardavano questioni come la concezione di ‘impero protestante’; ci si chiedeva, in altre parole, quale fosse il ruolo della religione, e della Chiesa, nella costruzione e mantenimento delle realtà coloniali lontane dalla madrepatria. Non si trattava di problematiche puramente teoriche, ma che avevano risvolti pratici evidenti, le cui ricadute erano percepite in sfere importanti, come la sessualità, la schiavitù e la povertà, tre ambiti capaci di determinare processi sociali fondamentali.
La Visione della Missione – VOC vs. Chiesa Riformata
Anche se i loro obiettivi erano diversi, la VOC sostenne le ambizioni missionarie della Chiesa Calvinista, compatibilmente con i suoi interessi commerciali; il sostegno alle missioni, e alla Chiesa in generale, erano di tipo istituzionale, non personale. I governatori, tuttavia, non hanno sempre offerto il loro patrocinio, mentre i direttori della Compagnia (nei Paesi Bassi), hanno sempre fornito un costante sostegno alla realtà ecclesiale riformata oltremare. Tale impegno, poi, si è manifestato secondo modalità differenti, come il riconoscimento, da parte dei direttori della VOC, che la fede protestante era quella ufficiale nei territori in cui essi avevano giurisdizione.
I direttori della Compagnia hanno indicato da subito la loro intenzione di preservare la fede riformata nei territori asiatici sotto la giurisdizione della VOC; nel 1617, essi inviarono precise istruzioni al governatore generale Laurens Reael, allo scopo di creare scuole e chiese per diffondere il vangelo. Nel 1622, gli Statuti rinnovati della VOC assegnavano alla Compagnia il compito di ‘mantenere la fede pubblica; a Batavia, gil amministratori negoziarono con i ministri protestanti il ruolo della Chiesa nella società coloniale.
Questo processo passò per chiare definite regole che dovevano essere seguite, dal 1624, dalle Chiese protestanti che operavano nelle Indie Orientali; dal 1643 furono anche disponibili regole dettagliate e specifiche per la città di Batavia. Si trattava di linee guida che, del resto, si discostavano di poco rispetto a quanto deciso dal Sinodo di Dort, che definì le dottrine e le regole per i ministri della Chiesa Riformata Olandese.
In linea generale, si osserva che le autorità, sia religiose che civili nei territori olandesi di oltremare, seguirono i principi contenuti negli ordini previsti per le Chiese Riformate; a Ceylon, il comandante Anthony Pavilioen dichiarò il suo pieno sostegno alla Chiesa Riformata e ai suoi sforzi missionari nel 1665. Nel 1673, poi, la Chiesa di Amboina, mediante il suo concistoro locale, adottò regole meno dettagliate, azione intrapresa anche dalla Chiesa di Ternate nel 1676; nel capo di Buona Speranza, le regole erano quelle decise a Dort tra il 1618 ed il 1619, con varianti minori, che derivavano dalle regole di Batavia.
I Concistori – Strumento della Giustizia Ecclesiastica
Le persone che professavano la fede protestante, come coloro che erano alle dipendenze della VOC, o che si risiedevano nelle città e villaggi come amministratori, erano sottoposti ad una serie di organi ecclesiastici protestanti giudiziali. Si tratta dei concistori, dei diaconati, e di altre istituzioni con cui la Chiesa protestante esercitava la sua azione disciplinare, morale ed educativa; a prescindere dall’estensione della giurisdizione, la VOC affermò sempre che il protestantesimo era la sola ed unica religione ufficiale nei loro domini.
Per garantire che la vita ecclesiale fosse compatibile con i suoi obiettivi commerciali, la VOC aveva un suo commissario speciale che prendeva parte alle sessioni del concistoro locale; inoltre, le associazioni caritatevoli dovevano presentare al governo coloniale di Batavia il loro rapporto annuale, che doveva essere approvato. Di conseguenza, i concistori e le istituzioni ecclesiastiche protestanti erano parte integrante dell’amministrazione imperiale sotto la Compagnia Olandese delle Indie Orientali; nelle giurisdizioni coloniali, del resto, la Chiesa Riformata godeva del medesimo status privilegiato della madrepatria, quello di Chiesa ufficiale di Stato.
Un altro aspetto che non dovrebbe essere sottovalutato, poi, è la presenza di significative interconnessioni tra le Chiese Riformate e i concistori, all’interno dell’impero coloniale olandese; la stessa VOC, del resto, dipendeva da questa rete religiosa per il reclutamento ed il finanziamento dei ministri, dei cappellani, dei catechisti e dei presidi delle scuole, che ovviamente avevano un carattere religioso.
Tra l’inizio del Seicento e la prima metà del secolo successivo, le politiche religiose della VOC hanno comportato la creazione di 240 chiese nei suoi territori asiatici, sia nelle Indie Orientali che altrove; ciò nonostante, non tutte le giurisdizioni ecclesiastiche erano dotate di concistori. La prima istituzione di questo genere emerge a Batavia, nel 1619, che servì come organo centrale di coordinamento per le chiese situate nei territori asiatici controllati dalla VOC. Successivamente, emersero concistori in diverse aree delle Indie Orientali, di Formosa e Ceylon.
Un Equilibrio Difficile
Le autorità coloniali cercarono di bilanciare le richieste missionarie delle Chiese riformate con considerazioni di tipo politico e diplomatico; si nota, a tale proposito, che alcuni avamposti commerciali, specializzati nel traffico di schiavi, non permisero alcuna attività missionaria. In altre aree, come le Molucche, esistevano dei contratti che regolavano le relazioni commerciali con i regnanti musulmani; in questi casi, gli ufficiali della VOC rispettarono la religione già consolidata, ovvero l’Islam, e non cercarono di convertire la popolazione locale al cristianesimo, come è già stato osservato su questa rivista.
Del resto, non era un atteggiamento determinato da considerazioni etiche, ma pratiche, ed era legato dalla necessità di evitare le conseguenze diplomatiche e sociali negative che sarebbero derivate da un tentativo attivo di conversione, sulla scorta di quanto era già accaduto nel periodo portoghese con i battesimi forzati e il proselitismo attivo. Per questa ragione, essi si impegnarono a rispettare la fede islamica della popolazione, mentre nelle regioni precedentemente interessate dalla colonizzazione portoghese (e.g. Banda, Ternate), ci fu il tentativo di conversione dal cattolicesimo al protestantesimo. I ministri di culto protestante, inoltre, spesso erano impiegati come insegnanti nei territori governati da un sultano musulmano.
Per queste ragioni, sembra ragionevole ritenere che, sebbene più limitato rispetto allo sforzo evangelizzatore cattolico, quello dei protestanti ebbe comunque un certo successo, nonostante il numero limitato di pastori protestanti inviati nei territori di oltremare. Si stima, a questo proposito, che tra il XVII e il XVIII secolo furono circa 600 i ministri riformati inviati nei territori asiatici, mentre furono migliaia i sacerdoti missionari inviati dai portoghesi nel XVI secolo.
La politica missionaria protestante, del resto, seguiva il principio, affermato in occasione della Pace di Augsburg (cuius religio eius religio) nel 1555 e dalla Pace di Westphalia nel 1648, secondo cui era il sovrano a determinare la religione ufficiale. Per questa ragione, eventuali tentativi di conversione dovevano essere concordati e autorizzati dal sultano, e non in maniera autonoma; tale politica permise di mantenere una certa stabilità e di assicurare una coesistenza che, sebbene difficile, fu comunque possibile.
Un Ordine Sociale Protestante
Nei territori sotto la giurisdizione della Compagnia, governatori e amministratori coloniali seguirono politiche pragmatiche ispirate al pensiero di Grotius, dedicato alla creazione di un ordine sociale protestante. Del resto, la popolazione europea, e calvinista in modo particolare, rimase sempre una esigua minoranza rispetto alla popolazione non cristiana(buddista, induista, islamica) della colonia; per questa ragione, non era certamente nel migliore interesse della VOC entrare in aperto conflitto con la popolazione indigena o con i migranti cattolici che provenivano dall’Europa.

Gli olandesi, inoltre, avevano già esperienza del pluralismo religioso, in quanto il calvinismo, dopo la riforma protestante, era stato una minoranza nei Paesi Bassi per la maggior parte del XVII secolo; nelle province a maggioranza cattolica, come Utrecht e Olanda, i magistrati cercarono di controllare le tensioni religiose imponendo sanzioni restrittive ai tentativi dei cattolici di influenzare la sfera pubblica. Di conseguenza, i cattolici ebbero la tendenza a fornire servizi in maniera non ufficiale e lontano dal pubblico. In questo modo, essi riuscirono a praticare la loro fede senza un’eccessiva interferenza da parte delle autorità pubbliche.
I governatori della VOC adottarono la medesima strategia nel XVII secolo, in quanto essi emanarono dei decreti restrittivi, che vennero fatti rispettare, tuttavia, solamente nei casi in cui i calvinisti si erano lamentati, ovvero solamente nei casi più visibili nella sfera pubblica. Allo stesso modo, i concistori esercitarono costanti pressioni sulle autorità coloniali, affinché esse vietassero i culti non riformati, in quanto essi non erano adeguati ad una ‘repubblica cristiana’.
Per questa ragione, le chiese bandirono, a partire dal 1624, sia le pratiche di religioni non cristiane (e.g. riti buddisti), che le celebrazioni per l’anno nuovo, ed il teatro locale dei wayang, anche nel caso in cui queste cerimonie si svolgevano in privato. Si trattava di pratiche che i calvinisti consideravano idolatriche, e che dunque vennero vietate nel corso del XVII secolo.
Conclusioni
La presenza della Chiesa Riformata nei possedimenti coloniale mostra come una strategia basata sul consenso e sulla pragmaticità può essere efficace, anche in assenza di principi etici; l’astensione da un’azione evangelizzatrice diretta da parte delle chiese riformate non ha impedito di diffondere il cristianesimo e di convivere con i regnanti musulmani. L’ordine sociale preconizzato da Grotius, unitamente ad una strategia di rispetto delle decisioni religiose del sovrano islamico, hanno contribuito a preservare una certa stabilità nel nascente impero olandese nel XVII e XVIII secolo.
Letture Consigliate
- Parker, C. H. (2022). Global Calvinism: Conversion and Commerce in the Dutch Empire, 1600-1800. Yale University Press.
- Parker, C. H., & Starr-LeBeau, G. (Eds.). (2017). Judging Faith, Punishing Sin. Cambridge University Press.
- Watt, J. R. (2020). The consistory and social discipline in Calvin’s Geneva (p. 338). Boydell & Brewer.