- Introduzione – La Certezza del Diritto
- Origini e Contesto Politico-Culturale
- Struttura e Contenuti della Normativa
- La Ratio Legis
- L’Imam Qasim e la Questione della Legittimità Sociale
- Confronto con il Sistema Federale e le Altre Legislazioni
- I Vigilantes – Un Fenomeno Criminale
- Considerazioni Finali
- Letture Consigliate
Il Governatore del Texas, considerato uno Stato in cui prevale una linea conservatrice, ha introdotto, nel 2025, una legge per evitare la creazione di enclaves islamche; sebbene criticata, questa legge appare fondamentale per evitare la proliferazione di sistemi giuridici incompatibili con quelli occidentali.
The Governor of Texas, considered a state with a conservative stance, introduced a law in 2025 to prevent the creation of Islamic enclaves; Although criticised, this law appears fundamental to avoid the proliferation of legal systems incompatible with Western ones.
Introduzione – La Certezza del Diritto
Nel panorama politico e giuridico contemporaneo degli Stati Uniti, sono poche le questioni ad aver assunto un valore simbolico e divisivo quanto quella relativa alla cosiddetta legislazione anti-Sharia; essa rappresenta uno dei fronti più evidenti di un conflitto latente tra percezioni culturali, identità religiosa e sicurezza nazionale. Il Texas, in particolare, si è distinto come uno degli stati più attivi nella promozione di iniziative legislative tese a escludere qualsiasi influenza della legge islamica dal proprio ordinamento civile.
La legislazione anti-shariah è stata emanata dopo le lamentele per il progetto ‘epic city’, un complesso residenziale che prevede la presenza di una moschea al suo interno; inoltre, diversi residenti si sono lamentati delle minacce ad alcuni negozianti, a cui sarebbe stato intimato di non vendere carne di maiale o alcool. Un imam locale, Qasim ibn Ali Khan, avrebbe intimato ai commercianti musulmani di non vendere prodotti considerati vietati secondo la dottrina islamica; il governatore ha giustamente precisato che la sola legge vincolante è quella nazionale e statale, e non certamente la shariah.
Episodi come questo, che sono tutt’altro che marginali e isolati, confermano la narrazione conservatrice di una minaccia islamica, e alimentano paure che in parte sono giustificate; il bando della shariah, dunque, sembra essere fondato, sebbene il Primo Emendamento sembrerebbe renderlo superfluo.
Origini e Contesto Politico-Culturale
L’emergere delle Sharia bans negli Stati Uniti si colloca nel clima successivo agli attentati dell’11 settembre 2001, quando la paura del terrorismo islamico generò un diffuso sentimento di diffidenza verso tutto ciò che fosse percepito come ‘islamico’. In diversi ambienti politici, la religione musulmana divenne sinonimo di rischio culturale e, in alcuni casi, di incompatibilità con i valori fondativi della nazione americana.
In Texas, dove il conservatorismo religioso e il senso di appartenenza identitaria sono profondamente radicati, questa percezione trovò terreno fertile; l’idea di impedire la penetrazione della Sharia nei tribunali statali nacque non da un’esigenza giuridica reale, ma da un desiderio politico, quello di riaffermare la supremazia dei valori americani, intesi in senso culturale più che costituzionale.
Le prime proposte legislative anti-Sharia emersero all’inizio degli anni Duemila, sostenute da gruppi conservatori locali e organizzazioni attive nella difesa dell’identità cristiana del Paese; esse si ispiravano a modelli già sperimentati in stati come l’Oklahoma o l’Arizona, dove le campagne anti-Sharia avevano avuto un forte impatto simbolico sull’opinione pubblica.
Come accennato in precedenza, il rischio di infiltrazione della legge islamica non si ha a livello giuridico, ma pratico; è evidente che campagne come quella dell’imam Qasim, che vorrebbe il rispetto di regole differenti da quelle statali per esercizi commerciali che sono soggetti alle leggi del Texas o degli USA. Il tentativo di delegittimare la difesa dello stato di diritto appare decisamente inopportuna e legata ad interessi politici.
Struttura e Contenuti della Normativa
La legge texana, nella sua formulazione più rappresentativa, stabilisce che nessun tribunale statale possa utilizzare la Sharia o qualsiasi sistema legale straniero come base per decisioni civili o penali; l’intento dichiarato è quello di preservare la neutralità del diritto e impedire che principi religiosi estranei alla tradizione occidentale influenzino la giurisprudenza.
Nella sostanza, tuttavia, il provvedimento non risponde a una necessità giuridica, ma intende evitare che situazioni di fatto (l’aderenza a norme coraniche) possano configurare enclaves in cui le regole sono differenti rispetto a quanto previsto dal resto del Paese. Inoltre, non deve essere sottovalutato il valore simbolico e politico, che, oltre a l’elettorato conservatore, previene la regolazione di una materia effettivamente controversa. In questa prospettiva, il ban diventa anche un atto performativo, e serve a dichiarare pubblicamente la fedeltà dello Stato ai valori della cultura occidentale, ponendosi come baluardo contro un pericolo percepito, e parzialmente confermato da atteggiamenti separatisti come quello dell’imam Qasim, o del progetto Epic City.
Il ban della shariah, ovvero lo House Bill 4211, si riferisce ai complessi residenziali detenuti da determinati soggetti che usano la religione (islamica) per creare zone governate (di fatto) dalla shariah; Epic City è stata originariamente concepita come un complesso residenziale (con negozi ed uffici) diretto ai musulmani.

Pertanto, si configurava una discriminazione nei confronti di chi appartiene ad un’altra religione; inoltre, le rassicurazioni sulla natura aperta del complesso non sembrano reggere, in quanto la semplice presenza di una moschea, all’interno di uno spazio chiuso come un complesso residenziale, legittima l’interpretazione di enclave islamica. In altre parole, anche se teoricamente chiunque potrebbe acquistare delle proprietà al suo interno, sarebbero ben poche le persone disposte a farlo, per non dover rispettare uno spazio che di fatto è islamico.
La Ratio Legis
Il Texas, in tale contesto, ha agito in modo coerente con la propria cultura e tradizione politica, segnata dal pragmatismo amministrativo e dalla difesa non solamente simbolica dei valori tradizionali,che si fondono in una risposta giuridica e identitaria allo stesso tempo. Tuttavia, la polarizzazione del dibattito ha spesso nascosto la sostanza dietro la retorica; da un lato, i sostenitori del bando vedono nella legge un argine contro la frammentazione culturale e contro l’erosione dell’autorità statale.
Dall’altro, i critici denunciano un provvedimento discriminatorio, volto a criminalizzare una religione più che a tutelare un principio; eppure, il rischio di avere delle enclaves sul proprio territorio appare reale, e i progetti come Epic City dovrebbero essere considerati come il tentativo di erodere il diritto per fare spazio a sistemi alternativi, e spesso incompatibili con il diritti locale e nazionale.
Ovviamente, questo non significa che ogni musulmano lo sostegna, ma la presenza di un complesso del genere verrebbe considerato un punto di riferimento per la comunità islamica, e sarebbe anche un precedente significativo, un modello replicabile in altre parti del Paese, o in Stati europei. I conservatori, dunque, sembrano aver identificato il problema, che viene invece sottovalutato dai loro avversari politici. Si tratta di preservare lo stato di diritto, contro persone e organizzazioni che vorrebbero sostituirsi ai legittimi legislatori.
L’Imam Qasim e la Questione della Legittimità Sociale
La figura dell’imam Qasim ibn Ali Khan si inserisce perfettamente in questa dinamica, e le sue campagne per il rispetto delle prescrizioni religiose nei commerci, anche se formalmente rivolte ai soli fedeli musulmani, hanno una ricaduta sul tessuto sociale texano più ampio. Quando un leader religioso impone o tenta di imporre norme che influenzano le attività economiche o le relazioni tra cittadini di diversa fede, il problema cessa di essere confessionale e diventa politico. La minaccia di boicottaggio per gli esercizi che non si adeguano alla shariah, poi, segnala che le intenzioni dell’imam sono serie, e che non intende fermarsi ad un atto simbolico.

Il Texas, dunque, non ha vietato la predicazione islamica, e nemmeno la pratica religiosa, ma ha tracciato un limite chiaro e comprensibile evitare che l’Islam possa diventare, di fatto, fonti di leggi e regole informali ma reali. È qui che si svela la contraddizione dei movimenti islamici più ortodossi presenti sul territorio americano; essi invocano la libertà garantita dal sistema occidentale, ma aspirano a introdurre regole che ne contraddicono l’essenza. La libertà religiosa, per il sistema americano, è un diritto individuale, mentre per l’islam tradizionale, essa tende invece a diventare un dovere collettivo, rigidamente regolato e ristretto alla luce della legge islamica.
La campagna dell’imam Qasim, come quelle di altri leaders religiosi, rappresenta un tentativo di consolidare il potere comunitario, di costruire un perimetro normativo proprio, dove la sfera pubblica statale non possa penetrare. Il legislatore texano, nel reagire, ha semplicemente ribadito la pre-eminenza della legge civile su qualunque altra forma di regolamentazione, religiosa o consuetudinaria.
Confronto con il Sistema Federale e le Altre Legislazioni
Nel contesto statunitense, il Texas non è isolato, e Stati come l’Oklahoma, l’Arizona e la Louisiana avevano già introdotto disposizioni analoghe, spesso dichiarate superflue o ridondanti dai tribunali federali. L’approccio texano, tuttavia, appare più pragmatico, e l’House Bill 45 (del 2017), poi evoluto in forme successive come l’HB 4211 (del 2025), non si limita a proclamare un principio, ma stabilisce linee guida operative per i tribunali, limitando concretamente la possibilità di applicare leggi straniere, e di evitare che si formino enclaves vere e proprie sul territorio statunitense.
Il sistema federale, del resto, mantiene un equilibrio più cauto, in quanto la Costituzione degli Stati Uniti, attraverso la clausola del Full Faith and Credit e il Due Process, impedisce che possano essere riconosciute norme contrarie ai diritti fondamentali. I legislatori statali, nondimeno, hanno il diritto di introdurre ulteriori garanzie per il proprio ordinamento; per questa ragione, non sorprende la moltiplicazione delle cosiddette Foreign Law Bans, che riflettono il bisogno di riaffermare un’identità giuridica autonoma e sovrana.
I Vigilantes – Un Fenomeno Criminale
Il vigilantismo si riferisce a gruppi di persone che si organizzano ma operano informalmente, al di fuori del sistema giuridico, per imporre sanzioni e far rispettare regole non previste (o addirittura in contrasto) con il diritto positivo e vincolante per una determinata comunità, sia essa nazionale o locale. In ambito islamico, si tratta di un fenomeno diffuso, anche nei Paesi a maggioranza islamica, in cui gruppi di persone si arrogano il diritto di applicare la sharia anche quando essa non è riconosciuta e applicata dallo Stato.
Anche negli USA si osserva questa condotta, da parte di soggetti che appartiene a moschee e centri islamici; l’obiettivo è quello di creare aree di fatto regolate dalla shariah, anche se essa non viene riconosciuta a livello statale o municipale.
I media statunitensi riportano notizie che si riferiscono al vigilantismo islamico, che però appare ancora circoscritto ad aree precise, come si evince da questo articolo del 2017;
A man trying to impose what he calls “the civil part of the sharia law” in the Cedar-Riverside neighborhood of Minneapolis has sparked anger among local residents and Muslim leaders.
Abdullah Rashid, 22, a Georgia native who moved to Cedar-Riverside last year, has been making the rounds in the Somali-dominated neighborhood, telling people not to drink, use drugs or interact with the opposite sex. If he sees Muslim women he believes are dressed inappropriately, he approaches them and suggests they should wear a jilbab, a long, flowing garment. And he says he’s recruiting others to join the effort.
But local Muslim leaders are sounding the alarm. They are working to stop Rashid’s group, General Presidency of the Religious Affairs and Welfare of the Ummah, and have notified Minneapolis police, who say he’s being banned from a Cedar-Riverside property. Some say the group is preying on vulnerable young Muslims in a community that has dealt with national scrutiny around radicalization and terrorism.
“What he’s doing is wrong and doesn’t reflect the community at all,” said Jaylani Hussein, executive director of the Minnesota chapter of the Council on American-Islamic Relations (CAIR).
Un uomo che cerca di imporre quella che chiama “la parte civile della legge della sharia” nel quartiere di Cedar-Riverside a Minneapolis ha suscitato rabbia tra i residenti locali e i leader musulmani.
Abdullah Rashid, 22 anni, originario della Georgia trasferitosi a Cedar-Riverside l’anno scorso, ha fatto il giro del quartiere a maggioranza somala, dicendo alla gente di non bere, non usare droghe e non interagire con il sesso opposto. Se vede donne musulmane che secondo lui sono vestite in modo inappropriato, si avvicina a loro e suggerisce che dovrebbero indossare un jilbab, un abito lungo e fluente. E dice che sta reclutando altri per unirsi allo sforzo.
Ma i leader musulmani locali stanno lanciando l’allarme. Stanno lavorando per fermare il gruppo di Rashid, la Presidenza Generale degli Affari Religiosi e del Benessere della Umma, e hanno informato la polizia di Minneapolis, che afferma che gli è stato vietato l’accesso a una proprietà a Cedar-Riverside. Alcuni dicono che il gruppo si sta approfittando di giovani musulmani vulnerabili in una comunità che ha dovuto affrontare l’attenzione nazionale sulla radicalizzazione e il terrorismo.
“Quello che sta facendo è sbagliato e non riflette affatto la comunità”, ha detto Jaylani Hussein, direttore esecutivo della sezione del Minnesota del Consiglio per le relazioni americano-islamiche (CAIR).
(Faiza Mahamud, Minneapolis Muslims protest ‘sharia’ vigilante in Cedar-Riverside area, The Star Tribune, 14 Aprile 2017)

Da notare che Abullah Rashid proveniva dalla Georgia e indossava un uniforme di un corpo di polizia non riconosciuto dalle leggi statunitensi; anche il badge che recava la scritta di ‘Religous Police’ di un fantomatico ‘General Presidency of Religious affairs and Welfare of the Ummah’, ‘Muslim Defence Force’, non è un organismo riconosciuto.

Il gruppo facente capo a Rashid, dunque, sembrava essere ben organizzato, con uniformi e loghi professionali, un livello organizzativo improbabile senza la presenza di finanziamenti e addestramento fornito da un gruppo stabile e probabilmente più ampio di quello di Rashid. Si tratta di loghi e denominazioni che ricordano organi di polizia dei Paesi del Golfo, che il soggetto ha cercato di imitare; è dunque probabile che abbia avuto contatti o finanziamenti o assistenza da parte di soggetti in questa area.
Anche se Rashid non operava in Texas, ma in Minnesota, le dinamiche sono le medesime che il contestato Bill texano contrasta e/o previene, la formazione di enclaves in cui di fatto opera la legge islamica, e non quella statunitense. Pertanto, anche se tali episodi sono ancora isolati, è necessario agire con prontezza per far rispettare lo stato di diritto, e lanciare un chiaro messaggio a coloro che cercano di introdurre e imporre leggi e regole non previste o incompatibili con la tradizione giuridica occidentale.
Considerazioni Finali
La legge texana anti-Shariah non è un capriccio politico e nemmeno na misura propagandistica, ma si configura come una risposta coerente e chiara ad un problema reale di coesione sociale e di autorità dello Stato. In un’epoca in cui la globalizzazione culturale ha moltiplicato le identità e reso più complesso il concetto stesso di cittadinanza, la difesa dell’unità giuridica diventa un terreno di battaglia politica, sfruttato da elementi che usano l’Islam per imporre tradizioni giuridiche incompatibili con quelle occidentali.
Si tratta, dunque, di colpire condotte che possono minare la certezza del diritto, ribadendo la centralità e l’esclusività della legislazione nazionale e/o locale; non è infatti possibile dare l’impressione che gruppi organizzati (ma illegali) possano imporre leggi e regole non previste, secondo la loro personale interpretazione. La shariah, nella sua interpetazione classica, appare largamente incompatibile con i valori democratici, e, per questa ragione, essa non può essere tollerata in Occidente, se non (eventualmente) nei pochi elementi compatibili con i nostri ordinamenti giuridici.
Letture Consigliate
- Volokh, E. (2014). Foreign Law in American Courts. Oklahoma Law Review, 66.
- Kelley, B. J. (2013). Bad Moon Rising: The Sharia Law Bans. Louisiana Law Review, 73, 325-365.
- Esposito, J. L., et al. (2014). Shariah in the West Report Series. Center on Islam & Democracy. Washington, D.C.

