Nel 1997, dopo l’elezione del Parlamento Nazionale, Soeharto pronuncia un discorso che contiene dei passaggi interessanti; prima di tutto, si nota che questo evento si colloca a meno di un anno dalla fine del regime. Nel momento in cui viene pronunciato, tuttavia, Soeharto appare saldamente al comando, e non ci sono ancora segnali della crisi che avrebbe colpito il Paese asiatico l’anno successivo.
Soeharto, inoltre, si riferisce esplicitamente al pensiero noto come ‘Dharma della Lotta’, e non si tratta, dunque, di un riferimento ad un intellettuale o religioso islamico, ma buddista, e segnala l’attenzione del Presidente per la storia indonesiana, che ovviamente è stata usata per gli scopi del Orde Baru. Dopo questa introduzione, il secondo leader dell’Indonesia indipendente insiste sul nazionalismo e sull’importanza di sentire l’appartenenza alla nazione indonesiana.
Mengenai rasa kebangsaan, kita harus bangga menjadi bangsa Indonesia. Kalau kita sudah bangga menjadi bangsa Indonesia, maka menempatkan kepentingan bangsa itu harus di atas segala-galanya; di atas kepentingan pribadi, di atas kepentingan golongan, di atas kepentingan masyarakat. Yang berarti pula, kita harus mengorbankan kepentingan pribadi, kepentingan golongan, bahkan keluarga dan masyarakat, semata-mata untuk memenuhi kepentingan bangsa Indonesia.
Per quanto riguarda il nostro senso di nazionalismo, dobbiamo essere orgogliosi di essere indonesiani. Se siamo orgogliosi di essere indonesiani, allora dobbiamo anteporre gli interessi della nazione a ogni altra cosa: agli interessi personali, agli interessi di gruppo, agli interessi della comunità. Questo significa anche che dobbiamo sacrificare gli interessi personali, gli interessi di gruppo, persino gli interessi della famiglia e della comunità, esclusivamente per soddisfare gli interessi della nazione indonesiana.
(Pidato Soeharto, Bagi Calon Anggota DPR RI Periode 1997-2002, Di Istana Negara Tanggal 9 Agustus 1997; Discorso di Soeharto, 9 Agosto 1997).
A questo punto, Soeharto ricostruisce brevemente la storia dei secoli precedenti, sottolineando che, ancora prima dell’avvento dei colonizzatori europei, l’arcipelago indonesiano vantava già regni e culture secolari, antiche. Sebbene la sua ricostruzione non sia precisa dal punto di vista storico, essa serve per dimostrare che, nonostante l’indipendenza indonesiana avesse circa mezzo secolo, la storia delle civiltà precedenti era più antico.
Soeharto, dunque, si presenta (implicitamente) come il successore legittimo dei sultani e dei re che, fino al XVI secolo avevano regnato nei sultanati locali, come Mataram o Aceh; allo stesso tempo, il popolo indonesiano è legittimo successore dei suoi avi, in una continuità che non ammette pause. In questo modo, il secondo Presidente giustifica la sua leadership e la colloca, idealmente, nell’alveo più ampio della storia indonesiana in senso lato (quella precedente la colonizzazione europea).
Dopo questa premessa, ne segue logicamente un’altra, ovvero l’unità attorno al Presidente, presentata come una necessità e come la garanzia di prosperità e sviluppo, un altro leitmotiv dell’Ordine Nuovo e di Soeharto. Da ultimo, viene ricordata la fedeltà alla Pancasila e alla Costituzione del 1945, il cui rispetto garantisce (secondo questa visione) il successo dell’Indonesia, sia internamente che rispetto alla consesso internazionale.
Molte delle tematiche proposte da Soeharto nel 1997 (e anche prima ovviamente), e prima di lui da Soekarno, costituiscono ancora i pilastri della vita politica e sociale indonesiana; la Pancasila, la Costituzione del 1945, la crescita economica (sviluppo), l’unità e il senso di orgoglio nazionale. Pertanto, sembra ragionevole ritenere che il Nuovo Ordine non sia finito (tanto) per la mancanza di democrazia (tuttora vacillante) ma per ragioni differenti, essenzialmente economiche, sebbene il nepotismo e la corruzione abbiano accelerato il processo di dissoluzione del regime.