- Abstract
- Introduzione
- Un Predicatore Europeo nelle Indie
- Oltre il Pulpito – Il Laboratorio Culturale di Batavia
- La Predicazione come Coscienza Politica
- Il 1848 a Batavia – Un Pulpito Trasformato in Tribuna Politica
- Il Ritorno in Patria – Dalla Predicazione alla Politica
- Conclusione – Un’Eredità tra Fede e Giustizia
- Letture Consigliate
Abstract
Questo saggio presente la figura di Wolter Robert Baron van Hoevell (1812–1879), pastore protestante a Batavia e successivamente politico nei Paesi Bassi, fu una figura centrale del dibattito coloniale ottocentesco. Predicatore e intellettuale, fondò riviste scientifiche nelle Indie orientali olandesi, promuovendo la circolazione di idee e conoscenze oltre i confini del potere coloniale. Dopo aver denunciato gli abusi del modello coloniale e le disuguaglianze sociali, si trasferì nei Paesi Bassi dove, come deputato e pubblicista, divenne uno dei principali critici del sistema coloniale, anticipando temi che sarebbero stati ripresi da Multatuli. Le sue opere, tra cui Slaven en vrijen onder de Nederlandsche wet (1854) e Reis over Java, Madura en Bali (1847), intrecciano riflessione politica, denuncia morale e osservazione culturale, contribuendo in modo decisivo alla formazione di una coscienza critica verso il modello coloniale e la discussione sull’abolizione della schiavitù.
This essay presents the figure of Wolter Robert Baron van Hoevell (1812–1879), a Protestant pastor in Batavia and later a politician in the Netherlands, who was a central figure in the 19th-century colonial debate. A preacher and intellectual, he founded scientific journals in the Dutch East Indies, promoting the circulation of ideas and knowledge beyond the boundaries of colonial power. After denouncing the abuses of the colonial model and social inequalities, he moved to the Netherlands where, as a member of parliament and publicist, he became one of the main critics of the colonial system, anticipating themes that would be taken up by Multatuli. His works, including “Slaves and Freedmen under Dutch Law” (1854) and “Travels through Java, Madura, and Bali” (1847), intertwine political reflection, moral denunciation, and cultural observation, contributing decisively to the formation of a critical consciousness towards the colonial model and the discussion on the abolition of slavery.
Introduzione
Nel cuore del XIX secolo, mentre l’Europa viveva rivoluzioni politiche e industriali, nel lontano arcipelago indonesiano prendeva forma un’altra vicenda, costituita dalla tensione tra dominio coloniale e ricerca di dignità da parte dei popoli soggetti. In questo scenario emerse una figura singolare, destinata a lasciare tracce profonde nella memoria culturale delle Indie orientali olandesi, il barone Wolter Robert Van Hoevell. Teologo, scrittore, editore e politico, egli si presentava anzitutto come un predicatore protestante, ma la sua voce superò presto i confini religiosi per diventare strumento di critica di un sistema che sarebbe stato riformato qualche decennio più tardi, anche in seguito alle critiche di persone come Van Hoevell.
La sua vicenda a Batavia non fu soltanto quella di un pastore che portava la parola evangelica a una comunità di coloni e di indigeni cristianizzati, ma anche quella di un uomo che seppe interpretare la predicazione come gesto civile, di fronte a un sistema coloniale che faceva della disuguaglianza e della sopraffazione i propri pilastri. In tale contesto, tra il caldo umido della capitale e i saloni eleganti delle società culturali europee, Van Hoevell plasmò la sua identità di uomo di chiesa e di figura politica, conquistando ammirazione e ostilità, che lo costrinse a lasciare l’arcipelago e tornare nella madrepatria.
Un Predicatore Europeo nelle Indie
Nato a Deventer nel 1812 e formatosi con eccellenza all’Università di Groningen, Van Hoevell giunse nelle Indie con l’entusiasmo proprio di un giovane teologo convinto che la fede potesse illuminare anche gli angoli più bui dell’impero. Le cronache dell’epoca lo ritraggono come un predicatore magnetico, capace di infondere energia non soltanto con la parola, ma anche con lo sguardo, grazie ai suoi occhi vivaci, alla voce squillante, e ai gesti eloquenti che rompevano la consueta rigidità e del rituale protestante.
Il Du Perron, nella sua opera del 1959, du Perron, E. (1959). Verzameld werk. Deel VII (E. du Perron-de Roos, F. E. A. Batten, & H. A. Gomperts, Eds.). Amsterdam: G. A. van Oorschot, osserva che (p. 246)
Van Hoevell maakte, 18 jaar oud, in het jagerskorps van de groningse studenten de tiendaagse veldtocht en de gevechten bij Hasselt en Leuven mee. ‘Jong, vurig van gestel, was de verleiding van het bandelooze kampleven hem wel eens te sterk’, schrijft prof. Veth, en dit feit mag niet verzwegen worden omdat later zijn politieke vijanden het tegen hem gebruikt hebben.
All’età di 18 anni, Van Hoevell partecipò alla Campagna dei Dieci Giorni e alle battaglie di Hasselt e Lovanio nel corpo dei cacciatori studenti di Groninga. “Giovane, dalla mente focosa, la tentazione della vita sfrenata del campo era a volte troppo forte per lui”, scrive il professor Veth, e questo fatto non può essere nascosto, poiché i suoi nemici politici in seguito la usarono contro di lui.
A Batavia, il suo compito fu sempre duplice, e, al servizio della comunità europea di coloni e funzionari, unì anche la sua guida spirituale per i credenti indigeni, molti dei quali provenivano da contesti culturali islamici o animisti. La sua decisione di predicare talvolta in malese non era una semplice scelta pastorale, ma rappresentava un reale segnale di apertura, uno streumento per abbattere la barriera linguistica che i funzionari olandesi preferivano mantenere intatta. Dai suoi primi anni di predicazione nelle Indie Orientali Olandesi si intravedeva la tensione che avrebbe attraversato tutta la sua esperienza di uomo e di predicatore. Nella sua visione, la fede non poteva ignorare la realtà concreta delle disuguaglianze sociali.

E’ sempre il Du Perron ad osservare (in base a testimonianze documentarie da lui raccolte) che (p. 247)
De jonge dokter in de godgeleerdheid moest trachten zich een positie te verwerven en ging op raad van zijn oom Van der Capellen als predikant naar Indië. In 1836 vertrok hij, 24 jaar oud, met zijn jonge vrouw, geboren Abrahamina Johanna Trip, op het schip India. Hij schreef gedichten op dit vertrek, onder de titels Vaarwel mijn Vaderland en De Scheiding.
Il giovane dottore in teologia dovette cercare di farsi strada e, su consiglio dello zio Van der Capellen, andò in India come predicatore. Nel 1836, all’età di 24 anni, partì con la sua giovane moglie, nata Abrahamina Johanna Trip, sulla nave India. Scrisse poesie in questa stanza, con i titoli “Addio, mia Patria” e “La Separazione”.
Da queste prime scelte si intravvede già una personalità complessa, che non consente di ridurre la sua figura ad una delle molteplici dimensioni che hanno caratterizzato Van Hoevell; predicazione, attività letteraria, coscienza politica sono elementi che si intrecciano in una combinazione unica. Per questa ragione, sembra opportuno ricordare la sua figura, che spesso rimane nell’oblio, ma che invece spicca nel panorama dei pastori protestanti inviati nelle Indie Orientali nel XIX secolo.
Oltre il Pulpito – Il Laboratorio Culturale di Batavia
Se la domenica Van Hoevell parlava ai fedeli dalla chiesa di Willemskerk (attuale Gereja Immanuel di Jakarta), durante la settimana la sua attività si spostava nelle sale della Bataviaasch Genootschap van Kunsten en Wetenschappen (Società di Batavia per le Arti e le Scienze), la più prestigiosa società culturale della colonia. Egli ne assunse la presidenza, trasformando un circolo elitario di eruditi in uno spazio dinamico di dibattito intellettuale e politico.
Nel 1838 (era arrivato a Batavia nel 1836) egli fondò il Tijdschrift voor Nederlandsch-Indië (Rivista delle Indie Olandesi), che univa ricerca storica, etnografica e letteraria, diventando un veicolo per diffondere conoscenza sul mondo della colonia tropicale.

In un’epoca in cui la cultura era strumento di dominio coloniale, Van Hoevell rovesciava l’ordine: pubblicare, tradurre, studiare significava anche restituire dignità ai saperi locali; si nota, a questo proposito, che la sua edizione del poema malese Syair Bidasari (1844), con traduzione e note, non fu un esercizio erudito, ma un atto inedito di ricerca del sapere locale.
La Predicazione come Coscienza Politica
Il tono delle sue omelie si fece più netto con il passare del tempo, e Van Hoevell iniziò a parlare non solo di salvezza spirituale, ma anche di giustizia sociale; le sue prediche intrecciavano parabole evangeliche con esempi tratti dalla vita quotidiana di Batavia.
Per questa ragione, egli venne accusato di non prendere seriamente il suo incarico di predicatore, ma tale accusa si infranse contro la sua notevole attività di predicazione; sempre il Du Perron riporta che (p. 248)
Als predikant wijdde hij de nieuwe kerken te Cheribon en te Serang in, ook zijn afscheidspreek te Batavia werd gedrukt; hij deed dienstreizen naar de omliggende kleinere gemeenten; was werkzaam als lid van het kerkbestuur, als voorstander van de zending, o.a. toen Bali voor de nederlandse invloed geopend werd , als directeur van het Nederlands-Oostindisch Bijbelgenootschap, als redacteur van het Tijdschrift ter bevordering van christelijken zin in Neêrland’s Indië (1846-1847), waarvan vier afleveringen verschenen, waarvoor hij zelf de meeste stukken schreef.
Come predicatore, consacrò le nuove chiese di Cheribon e Serang, e il suo sermone d’addio a Batavia fu anche stampato. Compì viaggi ufficiali nelle comunità minori circostanti; fu membro del consiglio della chiesa, promotore missionario, anche quando Bali fu aperta all’influenza olandese, direttore della Società Biblica delle Indie Orientali Olandesi e direttore del Journal for the Promotion of Christian Spirit in the Dutch East Indies (1846-1847), di cui uscirono quattro fascicoli, la maggior parte dei quali scritti da lui stesso.
Il suo ruolo di pastore e evangelizzatore non può dunque essere posto in discussione, e, in effetti, Van Hoevell riteneva che la conversione dei nativi al cristianesimo avrebbe comportato dei significativi miglioramenti per la colonia. In altre parole, l’aspetto religioso avrebbe avuto ripercussioni evidenti anche sull’assetto politico.
Il 1848 a Batavia – Un Pulpito Trasformato in Tribuna Politica
Il 1848, anno di rivoluzioni in Europa, si fece sentire anche nelle Indie, e a Batavia si organizzò un movimento di protesta contro il decreto che riservava gli alti incarichi soltanto ai laureati in Olanda, escludendo i creoli e i residenti istruiti localmente. Van Hoevell, forte del suo prestigio morale e del seguito popolare, divenne il portavoce di questa protesta civile; a tale proposito, egli convocò assemblee, dialogò con il governatore generale Jan Jacob Rochussen, presiedette l’incontro del 22 maggio presso il prestigioso club De Harmonie.

I partecipanti arrivarono in carrozze, a piedi, in barca, molti accompagnati dai canti della sua congregazione; non si trattava più soltanto un raduno politico, ma di una sorta di liturgia laica, che però prese una svolta inaspettata. Tra malcontento e tensioni, l’assemblea degenerò e Van Hoevell fu costretto a ritirarsi; l’intero incidente venne considerato come un atto di ribellione, come riporta il Du Perron (p. 251),
Dit geval werd opgeblazen tot een revolutionnaire conspiratie; ‘het garnizoen werd plotseling onder de wapenen geroepen, vertelt Van Soest, de kanonniers met brandende lont aan de stukken’. Het heette voorts dat Van Hoevell de dag tevoren in oproerige taal de Portugezen en zelfs de inlandse bevolking in de Buitenkerk had toegesproken, en maatregelen tegen hem werden in het geheim genomen, zodat hij eerst veel later hoorde waarvan hij eigenlijk werd beschuldigd.
L’incidente fu trasformato in una cospirazione rivoluzionaria; “la guarnigione fu improvvisamente chiamata alle armi”, racconta Van Soest, “gli artiglieri con le micce accese sui cannoni”. Si diceva anche che il giorno prima Van Hoevell si fosse rivolto ai portoghesi e persino alla popolazione nativa nella Buitenkerk (Chiesa Esterna) con un linguaggio sedizioso, e che fossero state prese misure contro di lui in segreto, cosicché solo molto più tardi apprese le accuse concrete a suo carico.
In questo caso, il ruolo politico di Van Hoevell non può essere sottovalutato, sebbene gli sviluppi di questo episodio non fossero volute; in seguito, egli dovette fare ritorno in madrepatria dove continuò la sua lotta politica. Il governo coloniale, in effetti, non poteva tollerare che un predicatore trasformasse il pulpito in una tribuna politica; per questa ragione, il 19 luglio del 1848 egli rassegnò le dimissioni, e nella sua ultima predica alla Willemskerk scelse come testo la Lettera agli Ebrei. Si trattò di un commiato vibrante, ascoltato da una folla che, secondo le cronache, comprendeva ‘metà della popolazione di Batavia’.
Il Ritorno in Patria – Dalla Predicazione alla Politica

Espulso dalla colonia, Van Hoevell rientrò nei Paesi Bassi, ma non abbandonò la sua missione, e, dopo essere stato eletto deputato liberale nel 1849, continuò a combattere la sua battaglia dalle aule parlamentari. Parlava con l’autorevolezza di chi aveva testimoniato in prima persona il modello coloniale, di cui denunciò gli abusi, con particolare attenzione per il Cultuurstelsel, e difese l’abolizione della schiavitù.
A tale proposito, egli compose anche uno scritto, Slaven en vrijen onder de Nederlandsche wet, Schiavi e persone libere secondo la legge olandese, del 1854, in cui descrive le condizioni degli schiavi della colonia tropicale.
Nella prefazione (p. VIII) si può leggere che,
In dit boek komt, naar mijne overtuiging, alléén waarheid en niets dan waarheid voor; dat wil zeggen: van den toestand der maatschappij in Suriname, voor zooveel de slavernij betreft, heb ik een waarachtig en getrouw tafereel trachten op te hangen.
In questo libro, sono convinto, c’è solo la verità e nient’altro che la verità; vale a dire, ho cercato di dipingere un quadro veritiero e fedele dello stato della società in Suriname, per quanto riguarda la schiavitù.
Nel 1860 si schierò apertamente a favore di Multatuli e del suo Max Havelaar, testo che scosse la coscienza olandese, e pose le basi dell’abolizione degli abusi più evidenti del sistema coloniale; la sua opera Slaven en vrijen onder de Nederlandsche wet, dunque, rimane un documento straordinario, che non dipinge un quadro astratto, ma rappresenta una requisitoria contro un sistema che ancora tollerava la schiavitù.
Conclusione – Un’Eredità tra Fede e Giustizia
L’esperienza di Van Hoevell a Batavia testimonia un cristianesimo vissuto come atto pubblico, in quanto egli predicava il Vangelo, e, allo stesso tempo, denunciava le ingiustizie; il pulpito diventava dunque un tribunale morale, mentre la liturgia era occasione di coscienza collettiva. In questo senso, la sua predicazione anticipava quella linea che, oltre un secolo dopo, avrebbe trovato espressione nella teologia della liberazione in America Latina, basata sulla convinzione che la fede non possa mai separarsi dalla giustizia sociale.
Van Hoevell morì all’Aia nel 1879, ma il suo nome rimane legato a un’idea coraggiosa, sia nelle Indie orientali che in Europa, ovvero che la religione cristiana non era compatibile con lo sfruttamento e l’oppressione. La sua figura incarna un raro intreccio di spiritualità e coraggio politico, di rigore intellettuale e passione civile, che seppe dare voce a chi in Batavia non ne aveva ancora.
Studiare Van Hoevell significa dunque osservare come un predicatore europeo, immerso in un contesto coloniale, riuscì a trasformare la sua vocazione religiosa in uno strumento di critica sociale; la sua parabola a Batavia, tra riviste, sermoni e proteste, non fu priva di fallimenti. Eppure, la sua voce continua a risuonare come monito contro ogni sistema che voglia piegare l’uomo sotto il giogo dell’ingiustizia.
Letture Consigliate
- du Perron, E. (1959). Verzameld werk. Deel VII (E. du Perron-de Roos, F. E. A. Batten, & H. A. Gomperts, Eds.). Amsterdam: G. A. van Oorschot.
- Van Hoevell (1854). Slaven en vrijen onder de Nederlandsche wet, Zalt-Bommel: J. Noman en Zoon.
- Santosa, A. B., Abdurakhman, A., Kurniawati, Y., & Fauzi, W. I. (2024). Bataviaasch Genootschap Van Wetenschappen and the Institutionalization of Science in the Dutch East Indies 1778-1942. Diakronika, 24(1), 38-50.