- Abstract
- Introduzione
- Radici storiche della khutbah e la sua evoluzione
- I Sermoni in Afghanistan – Tra Fede e Lotta Politica
- I Sermoni in Malesia – Al Servizio delle Istituzioni
- Differenze di Stile e di Linguaggio
- Funzioni Sociali e Politiche a Confronto
- Similitudini e Criticità
- Conclusione
- Letture Consigliate
Abstract
Questo saggio analizza il ruolo e le funzioni del sermone religioso (khutbah) in Afghanistan e in Malesia, evidenziandone similitudini e differenze alla luce dei contesti storici, politici e sociali di ciascun Paese; la khutbah, oltre a rappresentare un momento rituale di centralità spirituale, emerge come strumento politico, educativo e morale, capace di influenzare l’identità collettiva e la coesione sociale. In Afghanistan, i sermoni del venerdì e delle festività assumono una forte valenza politica, mentre in Malesia, la sua funzione principale è costituita dalla promozione dei valori condivisi, della coesione sociale e dell’educazione civica, anche se non mancano episodi critici nei confronti delle minoranze religiose. L’analisi mette in luce come, pur conservando una struttura rituale comune, il contenuto, lo stile e la funzione della khutbah siano profondamente modellati dalle specificità politiche, culturali e istituzionali di ciascun contesto.
This essay analyses the role and functions of the religious sermon (khutbah) in Afghanistan and Malaysia, highlighting their similarities and differences in light of the historical, political, and social contexts of each country. The khutbah, in addition to representing a ritual moment of spiritual centrality, emerges as a political, educational, and moral tool capable of influencing collective identity and social cohesion. In Afghanistan, Friday and holiday sermons have a strong political significance, while in Malaysia, their main function is to promote shared values, social cohesion, and civic education, although there are also critical incidents involving religious minorities. The analysis highlights how, while retaining a common ritual structure, the content, style, and function of the khutbah are deeply shaped by the political, cultural, and institutional specificities of each context.
Introduzione
Il sermone religioso, conosciuto in arabo come khutbah, è uno dei momenti più densi di significato nella vita di una comunità islamica; non si tratta solamente di un discorso, ma è considerato un vero e proprio atto rituale, che abbina gli insegnamenti morali, a quelli spirituali e politici. Nei contesti contemporanei, in cui le società musulmane affrontano sfide globali e locali, la khutbah diventa anche specchio delle trasformazioni sociali e delle tensioni interne.
La Khutbah, in effetti, è uno strumento decisamente flessibile, che il khatib, colui che la pronuncia, spesso con toni enfatici e retorici, usa come un mezzo per veicolare una visione politica; a differenza dei sermoni che si possono ascoltare nelle chiese cristiane, la dimensione politica è strettamente intrecciata con quella religiosa. Evidentemente, anche i sacerdoti cattolici e i pastori protestanti possono richiamare elmenti politici nelle loro prediche, ma l’aspetto politico non è mai prevalente; nel contesto dell’Islam, invece, il sermone che viene pronunciato in occasione della preghiera del venerdì o delle feste annuali, come quella che segue la rottura del digiuno del mese di Ramadan, hanno quasi sempre implicazioni (dirette o indirette) di tipo politico.
In Afghanistan e in Malesia, due paesi profondamente diversi per storia, struttura politica e tessuto culturale, i sermoni assumono tratti distinti ma al contempo condividono una medesima radice spirituale. L’analisi delle similitudini e delle differenze consente di comprendere non solo la funzione del sermone, ma anche il ruolo dell’Islam rispetto alla formazione dell’identità collettiva.
Radici storiche della khutbah e la sua evoluzione
A partire dall’epoca del Profeta Maometto, la khutbah ha rappresentato uno strumento fondamentale per trasmettere messaggi sia religiosi che civili; le prediche del venerdì erano (e rimangono) luoghi di esortazione spirituale, ma anche spazi in cui venivano (e vengono) comunicate decisioni politiche e questioni pratiche riguardanti la comunità. Il fatto che il nome del sovrano fosse citato durante la khutbah conferiva a questo atto una funzione politica oltre che religiosa, unendo simbolicamente autorità spirituale e potere temporale.
In Afghanistan, la predicazione si è sempre intrecciata con la vita politica e tribale, e la moschea ha tradizionalmente rappresentato il centro del villaggio, un luogo di riunione, ma anche di rifugio in tempi di crisi. Il sermone è diventato un canale attraverso cui i leader religiosi hanno guidato la resistenza, legittimato governi, oppure denunciato nemici esterni o interni; la storia recente, segnata da invasioni straniere, guerre civili e dall’ascesa dei talebani, ha accentuato questa funzione politica.
La Malesia, invece, ha seguito un percorso diverso., in quanto l’Islam vi è arrivato (principalmente) attraverso il commercio e le reti intellettuali, adattandosi a un ambiente pluralista e multietnico; in tale ambito, la khutbah è diventata progressivamente uno strumento educativo e moralizzante. Il sermone, in altre parole, viene inserito in un quadro istituzionale forte che mira a mantenere l’Islam come religione di Stato, ma senza destabilizzare l’armonia di una società multireligiosa, un obiettivo condiviso anche dall’Indonesia. L’idea di una ‘armonia’ da preservare, tuttavia, spesso si traduce in una lettura a senso unico per ‘difendere l’Islam, a discapito delle minoranze religiose. Non mancano poi esempi di discorsi derogatori nei confronti di ebrei, cristiani, buddisti e indù da parte di predicatori noti, ma che rimangono, essenzialmente, l’eccezione rispetto al tono ordinario delle prediche.
I Sermoni in Afghanistan – Tra Fede e Lotta Politica
In Afghanistan il sermone del venerdì non assume mai un tono neutrale, e, nei decenni recenti, i sermoni hanno avuto la funzione di alimentare la resistenza contro l’occupazione sovietica, richiamando i fedeli al dovere del jihad e al sacrificio per la fede. I mujaheddin utilizzavano (e utilizzano) il pulpito come strumento di mobilitazione, mentre i talebani ne hanno fatto il mezzo per diffondere un Islam rigorista, centrato sulla shariah come fondamento politico e normativo.
In un celebre discorso (ma non strettamente (khutbah) risalente al 2021, al Haqqani, affermò che
The Islamic Emirate is the home of our faith and our religion, in which we are all united in a sacred bond.
The Mujahideen of the Islamic Emirate do not have salaries, wages and privileges as opposed to world governments that operate in a way where everyone seeks privileges and rewards in return for every service.
L’Emirato Islamico è la casa della nostra fede e della nostra religione, in cui siamo tutti uniti da un legame sacro. I Mujahideen dell’Emirato Islamico non hanno stipendi, salari e privilegi, a differenza dei governi mondiali che operano in modo tale per cui ognuno cerca privilegi e ricompense in cambio di ogni servizio.
(Invaluable speech by the Deputy leader of the Islamic Emirate, Khalifa Sahib Sirajuddin Haqqani (HA), at a great assembly of Mujahidin, Al Emarah English, 2 marzo 2021)
Attualmente, nell’ambito dell’Emirato Islamico, il sermone è strettamente monitorato, e gli imam ricevono direttive precise; essi, in effetti, non devono discostarsi dalla linea ideologica del governo, e nemmeno affrontare temi che possano incoraggiare dissenso o riflessioni critiche. Le khutbah diventano (o sono strutturalmente?) strumenti di propaganda, il cui scopo è quello di confermare il potere talebano e rafforzarne la legittimità. Ne deriva un discorso che non lascia spazio alla pluralità di voci o alla riflessione etica universale, ma che serve a legittimare la leadership talebana; si inserisce in questo quadro la decisione di inserire il nome dell’Emiro nella khutbah, in linea con la tradizione islamica.
L’effetto sociale è duplice, in quanto la khutbah contribuisce a mantenere una coesione interna fondata sull’obbedienza religiosa e politica; dall’altro, essa limita l’espressione di un Islam più aperto e inclusivo, che in altre epoche (Ashraf Ghani) aveva trovato voce in Afghanistan, specie nelle città e nelle università.
I Sermoni in Malesia – Al Servizio delle Istituzioni
La Malesia rappresenta uno dei casi più strutturati di gestione statale del sermone nel mondo islamico, e, ogni venerdì, sia nelle moschee principali come in quelle dei villaggi, gli imam ricevono testi preparati dai dipartimenti religiosi statali. Autorità come il Jabatan Agama Islam Wilayah Persekutuan (JAWI) o il Jabatan Agama Islam Selangor (JAIS) producono e distribuiscono khutbah uniformi. Si tratta di testi che trattano temi di rilevanza nazionale e morale, come la lotta alla corruzione, la solidarietà sociale, il rispetto dell’ambiente, e l’importanza dell’educazione.
L’obiettivo dichiarato è quello di evitare derive radicali e mantenere un Islam ‘moderato’ che si integri nel tessuto multiculturale del Paese; in un contesto dove convivono comunità musulmane, buddhiste, cristiane e indù, la khutbah funge (o dovrebbe servire) come strumento per rafforzare identità e valori comuni, ma senza minacciare l’armonia interreligiosa. Ciò nonostante, nel corso del passato recente, e attualmente, si assiste ad una certa ‘radicalizzazione’ dei sermoni, che diventano più critici rispetto alle altre religioni, e a volte assumono toni derogatori.
In una khutbah recente si può leggere,
The Muslim ummah are called upon to always preserve social
relations in a diverse society by having noble akhlaaq, respect differences and
diversity, and remain just, in accordance with the objective of preserving
universal peace.
La ummah musulmana è chiamata a preservare sempre le relazioni sociali in una società diversa avendo nobili akhlaaq, rispettando le differenze e la diversità, e rimanendo giusti, in conformità con l’obiettivo di preservare la pace universale.
(SHAREE‘AH UPHELD, PEACE PRESERVED, Friday Sermon, Unit Khutbah Bahagian Pengurusan Masjid,
JABATAN AGAMA ISLAM SELANGOR, 20 June 2025)
Il linguaggio ufficiale delle istituzioni, tuttavia, si scontra con la realtà, dove spesso l’unità e l’armonia sono solamente il tentativo della maggioranza (esigua tra l’altro) di imporsi ad un 39% circa della nazione che professa una fede diversa.
Differenze di Stile e di Linguaggio
La differenza più evidente tra i sermoni pronunciati in Afghanistan e in Malesia risiede nello stile retorico; in Afghanistan, i sermoni sono spesso carichi di pathos, pronunciati in pashto o dari, intrisi di riferimenti alla lotta, al sacrificio e alla resistenza. La parola Jihad ricorre con frequenza, al pari dei riferimenti espliciti ai mujahideen e ai martiri; si tratta di un linguaggio che riflette una struttura del potere ancora fragile, che necessita un continuo lavoro di legittimazione. Il Secondo Emirato risale al 2021, e, di conseguenza, le sue istituzioni sono ancora nella fase fondativa, non ancora consolidata; anche se i talebani sembrano avere il controllo della nazione, si tratta di un equilibrio ancora precario.
Per questa ragione, khutbah e discorsi devono ricorrere frequentemente ai riferimenti alla lotta armata per riconquistare il potere, presentata come dovere religioso; la fase della lotta, conclusasi da pochi anni, è ancora recente, e molti dei suoi protagonisti sono ancora in vita. In tale ambito, khutbah e discorsi (ma anche fatawah) servono a creare una sorta di epica nazionale, un mito fondativo delle origini, che da’ luogo ad un contratto sociale.
In Malesia, invece, il linguaggio è misurato, istituzionale, didattico, e si inserisce in un contesto istituzionale stabile, come avviene in Indonesia; le khutbah vengono scritte in bahasa melayu e spesso tradotte in jawi o in inglese, specialmente nei centri urbani. Lo stile, privo di eccessi retorici, è pensato per trasmettere valori condivisi e per educare i fedeli al rispetto della nazione (e dei suoi leaders), e della religione maggioritaria, che a volte appare l’unica. Le esortazioni riguardano il comportamento quotidiano, la responsabilità civica e la pace sociale, mentre i riferimenti alla jihad e alla lotta sono assenti, in quanto inutili.
Funzioni Sociali e Politiche a Confronto
Le khutbah afghane e malesi, pur condividendo la medesima funzione rituale, svolgono funzioni sociali molto diverse; in Afghanistan, la khutbah è uno strumento di potere politico e di resistenza contro nemici interni e soprattutto esterni. Per questa ragione, prevale una retorica del tipo ‘noi vs. loro’, ovvero di coloro che seguono la ‘retta via’, indicata dal regime talebano, e coloro che invece dissentono per diverse ragioni. In questo modo, vengono delimitati con precisione i confini tra ‘giusto’ e ‘sbagliato’, tra ‘legalità’ e ‘sovversione’, mediante un discorso che si nutre di riferimenti religiosi e politici allo stesso tempo.
In Malesia, invece, la khutbah viene usata principalmente per costruire consenso e mantenere la coesione sociale; si tratta, dunque, di uno strumento ‘educativo’ che rafforza l’autorità dello Stato e al contempo trasmette messaggi di pace (islamica) e solidarietà. Non si tratta di mobilitare per la guerra, ma di educare alla convivenza, e possibilmente alla conversione alla religione maggioriaria; la penetrazione della sharia nell’apparato statale, in effetti, costituisce un efficace incentivo a conversioni ‘politiche’ e non religiose. Le khutbah, di conseguenza, seguono questo modello, rafforzandolo.
In una khutbah risalente al luglio del 2024, il katib propone l’identificazione tra doveri religiosi e civili, estendendoli, di fatto, anche a coloro che non sono musulmani, circa il 40% della nazione,
The relationship between the King and the citizens is akin to that of a tree, with
the King as the tree trunk and the citizens as its roots. Hence, definitely the
tree would not be able to live without strong roots, while the roots would
need a tree that is living so that it will be able to carry out its function
properly. This is what is known as a symbiotic relationship, where the King
needs the citizens and at the same time the citizens would need the King for
refuge.
La relazione tra il Re e i cittadini è simile a quella di un albero, con il Re come tronco e i cittadini come radici. Quindi, sicuramente l’albero non sarebbe in grado di vivere senza radici forti, mentre le radici avrebbero bisogno di un albero vivo per poter svolgere correttamente la loro funzione. Questa è quella che viene definita una relazione simbiotica, in cui il Re ha bisogno dei cittadini e allo stesso tempo i cittadini avrebbero bisogno del Re per rifugio.
E ancora,
Furthermore, we pray for the wellbeing, ‘aafiyah (overall wellbeing),
and ‘inaayah (aid) upon His Majesty in steering and leading the citizens of
the nation according to the Constitution and Islamic guidance stipulated.
Inoltre, preghiamo per il benessere, l’afiyah (benessere generale) e l’inayah (aiuto) di Sua Maestà nel guidare e condurre i cittadini della nazione secondo la Costituzione e la guida islamica stabilita.
(THE KING OBEYED, THE NATION BLESSED, Friday Sermon, Unit Khutbah Bahagian Pengurusan Masjid
JABATAN AGAMA ISLAM SELANGOR, 19 Luglio 2024)
Similitudini e Criticità
Al di là delle differenze, le khutbah in Afghanistan e in Malesia condividono elementi comuni, come la struttura, comune al mondo islamico; alla lode a Dio, seguono citazioni coraniche, richiamo agli hadith, esortazioni morali, e conclusioni con suppliche. Entrambe rappresentano un momento centrale della settimana religiosa, come occasione di incontro comunitario che trascende la dimensione individuale della fede.
In entrambi i Paesi, inoltre, la khutbah è percepita come un momento di comunicazione diretta tra autorità religiosa e comunità, capace di creare continuità tra il passato profetico e il presente, senza rinunciare, ovviamente ad una prospettiva locale e concreta. La khutbah non è quasi mai astratta, ma si colloca in un contesto preciso, e ha lo scopo di richiamare i fedeli ad alcune pratiche, oppure di esortarli ad una certa risoluzione dei problemi sociali e politici.
Del resto, l’uso politico dei sermoni in Afghanistan suscita forti critiche, come l’assenza di pluralismo e la subordinazione dell’autorità religiosa al potere talebano; tuttavia, una delle funzioni del sermone è proprio quello di indicare una scelta politica precisa, presentandola come un dovere religioso o morale. La diversità rispetto alla Malesia risiede solamente nel fatto che quest’ultima è uno Stato consolidato, mentre l’Afghanistan si trova in quella formativa.
Per questa ragione, i contenuti delle khutbah sono differenti, ma non il loro scopo, quello dell’obbedienza al leader del Paese, che si chiami Emiro, Re o Sultano; anche la penetrazione della sharia nell’ordinamento nazionale, poi, determina la diversità dei toni usati. L’Aghanistan è uno Stato islamico tout court, mentre la Malesia non ha questo status, anche se negli ultimi anni si sta avvicinando a tale modello.
Conclusione
Il confronto tra i sermoni religiosi in Afghanistan e in Malesia rivela come la khutbah, pur essendo un rito condiviso, rifletta in realtà le condizioni storiche, sociali e politiche di ciascun Paese; in Afghanistan, essa è diventata strumento di lotta, propaganda e resistenza; in Malesia, invece, la essa assume una funzione di educazione civica e di coesione sociale. Le similitudini strutturali mostrano che la khutbah rimane un pilastro dell’identità musulmana, ma le differenze rivelano la straordinaria capacità di adattamento di questo rito.
Il sermone, lungi dall’essere un discorso confinato alla sfera religiosa, si rivela sempre un atto politico, culturale e sociale; in quanto tale, esso riflette le tensioni, le aspirazioni e i valori di una determinata comunità. In Afghanistan e in Malesia, come altrove, la khutbah continua a svolgere un ruolo centrale nella formazione delle coscienze e nell’orientamento delle società, dimostrando quanto la parola pronunciata dal pulpito islamico sia ancora oggi un potente strumento di costruzione dell’identità collettiva.
Letture Consigliate
- Radzi, S. A. M., & Jaafar, F. (2025). Anwar Ibrahim as Malaysia’s Reformist Leader: Reshaping Political Leadership and Nationhood in Post-Reformasi Malaysia. International Journal of Research and Innovation in Social Science, 9(4), 6667-6680.
- Hakimi, S., & Fair, C. C. (2022). The Taliban’s Amir on the “Victory” in Afghanistan. Current Trends in Islamist Ideology, 31, 63-73.
- Saikia, Y., & Haines, C. (Eds.). (2024). On Othering: Processes and politics of unpeace. Athabasca University Press.