Abstract
Nelle Indie Orientali Olandesi del XIX secolo operarono missionari che unirono alla predicazione evangelica anche l’impegno scientifico (cartografia, educazione, ecc); in questo modo, divenne evidente che il missionario era spesso una sorta di ‘agente coloniale’. Queste due funzioni, in effetti, diventano particolarmente evidenti in alcune figure, come Kruyt e Nujkand, due missionari che unirono il rigore scientifoco all’annuncio del Vangelo tra popolazioni pagane o musulmane.
In the 19th-century Dutch East Indies, missionaries operated who combined evangelical preaching with scientific endeavours (cartography, education, etc.); In this way, it became clear that the missionary was often a kind of ‘colonial agent’. These two functions, in fact, become particularly evident in certain figures, such as Kruyt and Nujkand, two missionaries who combined scientific rigour with the proclamation of the Gospel among pagan or Muslim populations.
Introduzione – Missione e Scienza
La presenza missionaria olandese nel XIX secolo nelle Indie Orientali Olandesi (l’odierna Indonesia) non si concentrava solamente sugli aspetti spirituali e religiosi; al contrario, le attività dei missionari, specialmente protestanti, hanno lasciato un’impronta significativa sul piano etnografico, geografico e scientifico. Questo atteggiamento non dovrebbe sorprendere, ma deriva dalla concezione protestante (e in parte anche cattolica) secondo la quale l’evangelizzazione, la predicazione del messaggio evangelico, doveva inserirsi in un contesto preciso, e non essere astratta. Per questa ragione, il rispetto e l’indagine delle condizioni dei popoli da evangelizzare erano incoraggiati; alcuni missionari, poi, hanno portato questo concetto a livelli elevati.
Inoltre, la simbiosi tra missione e amministrazione coloniale è stata più o meno esplicita dall’inizio, e i missionari che venivano inviati nelle terre colonizzate non erano solamente interessati alla conversione delle persone, ma soprattutto a stabilire il clima ottimale. Alcuni di essi erano dei veri e propri esperti in diversi ambiti della scienza, e la loro qualifica di missionari non era in contrasto; si trattava di due missioni complementari, che potevano (ed in parte dovevano) essere realizzate ‘sul campo’.
Per queste ragioni, esistono numerosi esempi di contributi in scienze come la linguistica, la cartografia, le scienze empiriche, la sanità e l’educazione, che conferiscono al lavoro missionario una caratteristica molto particolare, che non può certamente essere ridotta alla mera dimensione religiosa. Purtroppo, l’accezione negativa associata alla colonizzazione (che ha avuto luci ed ombre) ha ridotto questi contributi all’oblio; ciò nonostante, i tempi potrebbero essere maturi per una loro riscoperta critica.
Etnografia e Linguistica
I missionari olandesi furono tra i primi a documentare sistematicamente le lingue locali,e le loro attività di traduzione, compilazione di dizionari e grammatiche, soprattutto per preparare la traduzione della Bibbia, possiedono un elevato valore linguistico, etnografico e storico. Molti di loro pubblicarono testi in vernacolo, contribuendo alla conservazione delle lingue indigene e offrendo uno sguardo dettagliato sulle loro strutture grammaticali e sul lessico locale. Verso l’inizio del Novecento, missionari come A. C. Kruyt non ignoravano più la cultura locale, ma si impegnavano attivamente per comprenderla e conservarla (pur epurandola degli elementi considerati pagani).
Un esempio eminente è Albert Christian Kruyt (1869–1949), missionario calvinista attivo in Sulawesi centrale (Celebes); egli fu un sociologo ed etnologo, e divenne membro dell’Accademia Reale delle Scienze olandesi nel 1898. Proprio Kruyt viene ricordato come esempio efficace di evangelizzazione e di rigore scientifico, come si è avuto modo di discutere su questa rivista; con Nicolaus Adriani scrisse De Bare’e-sprekende Toradja’s van Midden-Celebes, un testo fondamentale per lo studio dei toraja e della loro lingua e cultura.
Si tratta di un’opera molto importante, che verrà ripresa e citata anche da altre riviste, come la Tijdscrift voor economische geographie, La Rivista di Economia e Geografia, su cui scrivevano anche Kruyt e Adriani.

In het tweede gedeelte van het belangrijke boek
over „De Bare’e-sprekende Toradja’s van Midden-
Celebes” door N. Adriani en Alb. Kruyt, van
regeeringswege terecht gepubliceerd, wordt het
leven dezer bevolking beschreven, in het bijzonder
het huwelijk, de zwangerschap en geboorte, het
kind, de lijkbezorging, huis en dorp, de huisdieren,
huisraad en wapens, voedings- en genotmiddelen,
kleeding en versierselen, de landbouw, de handel,
de nijverheid, de jacht en visscherij en ten
slotte muziek en spelen.
Nella seconda parte dell’importante libro “I Toradja Bare’e di Celebes Centrale” di N. Adriani e Alb. Kruyt, giustamente pubblicato dal governo, viene descritta la vita di questa popolazione, in particolare il matrimonio, la gravidanza e il parto, il bambino, il funerale, la casa e il villaggio, gli animali domestici, gli arredi e le armi, gli alimenti e le bevande, l’abbigliamento e gli ornamenti, l’agricoltura, il commercio, l’artigianato, la caccia e la pesca e, infine, la musica e i giochi.
Tijdscrift voor economische geographie, 4(11), 1913, p. 402.
Come si può apprezzare dalla breve citazione proposta, l’opera menzionata in precedenza rappresentava un punto di riferimento apprezzabile verso l’ultimo quarto del XIX secolo; pertanto, il contributo scientifico di Kruyt non può essere sottovalutato.
Geografia e Cartografia Missionaria
Le mappe missionarie sono un altro prodotto dell’impegno scientifico dei missionari, che produssero non solamente delle semplici rappresentazioni geografiche, ma anche (e soprattutto) narrazioni sul dominio e sul mappamondo religioso e coloniale. Il valore di tali documenti, dunque, non si limita alla cartografia, ma si estende al valore ideologico, alla volontà di controllo e alla rappresentazione del modello coloniale.
Un esempio, in questo senso, è costituito dalla mappa delle Indie Orientali e Occidentali (1891) compilata dal Nijland, un teologo membro della Società Missionaria di Utrecht,

Evidentemente, questa mappa non ha intenti meramente geografici, ma anche politici, in quanto proietta l’idea del dominio coloniale sulle Indie Orientali, creando consenso attorno all’idea coloniale; in questo modo, i missionari svolgevano un ruolo informativo visivo verso il pubblico olandese, aumentando la consapevolezza, ma anche l’appoggio emotivo, per le terre coloniali. Si trattava, dunque, di rappresentare un mondo simbolico, prima ancora che geografico o politico, un mondo assoggettato e riconosciuto come parte integrante dell’Impero Olandese.
Da questo punto di vista, si vede realizzato l’ideale del missionario come ‘agente coloniale’, una nozione che il mondo protestante aveva incorporato nel suo arsenale ideologico; un altro esempio è rappresentato da questa mappa di Giava compilata da Sierk Coolsma, un missionario della Società Missionaria Olandese.

In questo caso, sono rappresentate (1881) le stazioni missionarie della Società Missionaria Olandese, e, come nell’esempio precedente, colonizzazione e missione religiosa si fondono in un costrutto unico; Giava era e rimane un’area a forte maggioranza islamica. Pertanto, la pubblicazione di questa mappa è risultata controversa a partire dalla sua pubblicazione, e ne fu sconsigliata la pubblicazione, allo scopo di evitare problemi all’ordine pubblico.
Scienze Mediche e Sanitarie
I contributi scientifici più noti in medicina vennero dalle circostanze coloniali, e missionari e medici come Christiaan Eijkman, anche se non strettamente dei missionari, operarono tra le popolazioni locali affrontando malattie endemiche come il beri-beri. Eijkman, in seguito premiato con il Nobel nel 1929, dimostrò che la malattia era dovuta a una carenza nutrizionale, scardinando l’idea della natura batterica, e aprendo la strada alla scoperta delle vitamine.
Anche gli operatori zending (missionari laici o religiosi) misero in campo forme di assistenza sanitaria, spesso le sole disponibili in aree remote; sull’isola di Nias, nel periodo compreso tra i l 1865 e il 1915, la zending svolse un ruolo pionieristico nella sanità, introducendo pratiche mediche, contribuendo alla formazione sanitaria e alla legittimazione coloniale nelle aree periferiche.
Il caso di Nias, in effetti, riveste un particolare interesse, in quanto questa isola si trovava in un’area in cui le forze olandesi incontravano maggiori difficoltà di penetrazione militare; per questa ragione, le autorità coloniali modificarono la loro strategia. Ai soldati si sostituirono i missionari, come è stato opportunamente osservato,
(…) the subjugation of Nias Island followed the development of zending activities taking place on the island. This means that whenever a zending post was established in a certain area on Nias Island, that area directly became part of the expansion of Dutch colonial power, even though no government representatives or troops were stationed there. Each zending post typically consisted of zende-ling and their families and teachers who assisted the zendeling in teaching reading and writing to the in-habitants. Meanwhile, government officials and troops remained in Mount Sitoli. However, if unrest occurred in an area where a missionary post was located, the government authorities in Mount Sitoli would send military assistance to secure that area.
(…) la sottomissione dell’isola di Nias seguì lo sviluppo delle attività di zending che si svolgevano sull’isola. Ciò significa che ogni volta che veniva istituita una stazione missionaria in una certa area sull’isola di Nias, quell’area diventava direttamente parte dell’espansione del potere coloniale olandese, anche se non vi erano stazionati rappresentanti del governo o truppe. Ogni stazione missionaria era tipicamente composta da zendeling (missionari protestanti, ndr) e dalle loro famiglie e insegnanti che assistevano lo zendeling nell’insegnare a leggere e scrivere agli abitanti. Nel frattempo, funzionari governativi e truppe sono rimasti sul Monte Sitoli. Tuttavia, se scoppiavano disordini in un’area dove si trovava una stazione missionaria, le autorità governative di Mount Sitoli inviavano assistenza militare per mettere in sicurezza quell’area.
Junaidi, P. S., Ginting, J. S., & Affandi, K. M. (2024). Dutch colonialism and role of zending in healthcare services in Nias Island, 1865-1915. Medicina, 8(2), p. 5.
Furono proprio queste stazioni missionarie ad aver dato un contributo maggiore nella lotta alla malaria e al vaiolo; l’assistenza sanitaria, in altre parole, aveva come obiettivo anche quello di evangelizzare le popolazioni locali.
Educazione e Sviluppo Locale
L’opera educativa dei missionari olandesi fu particolarmente evidente nelle regioni marginali come la Nuova Guinea o Papua, in cui vennero introdotte le prime istituzioni educative; le scuole missionarie, effettivamente, erano spesso le prime istituzioni formali nel territorio, e prediligevano metodi rispettosi delle culture locali, anziché mirati all’omologazione culturale. Un illustre rappresentante di questo modello è Izaak Samuel Kijne, che nel 1925 fondò scuole con metodo collegiale (a dormitorio) a Wondama, ispirando numerosi studenti papuani a divenire insegnanti, infermieri e funzionari.
La sua figura viene ancora ricordata dai media indonesiani, che spesso propongono alcuni dettagli biografici del missionario olandese,
Izaak Samuel Kijne lahir pada 1 Oktober 1899 di Belanda. Ia adalah seorang pendidik, misionaris, dan pencipta lagu yang meninggalkan jejak besar di Papua. Kijne dikirim ke Papua oleh Nederlandse Zendingsgenootschap (NZG), organisasi misionaris Belanda, pada tahun 1928. Kehadirannya di Papua bukan hanya untuk menyebarkan agama Kristen, tetapi juga untuk membawa pendidikan dan membangun kesadaran akan nilai budaya lokal di tengah masyarakat Papua.
Izaak Samuel Kijne nacque il 1° ottobre 1899 nei Paesi Bassi. Era un educatore, missionario e compositore che ha lasciato un’impronta significativa in Papua. Kijne fu inviato in Papua dalla Nederlandse Zendingsgenootschap (NZG), un’organizzazione missionaria olandese, nel 1928. La sua presenza in Papua non era solo per diffondere il cristianesimo, ma anche per portare l’istruzione e costruire consapevolezza del valore della cultura locale tra la popolazione papuana.
Kompasiana, Izaak Samuel Kijne: Tokoh Pendidikan dan Penyebar Kekristenan di Papua, Izaak Samuel Kijne: Educatore e Diffusore del Cristianesimo in Papua, 30 Gennario 2025.
Figure come Kijne hanno certamente contribuito all’espansione del protestantesimo e dell’educazione in aree remote, che spesso non erano ancora pienamente assoggettate al dominio coloniale; ancora una volta, appare evidente il connubio tra missione e colonizzazione.
Dialettica Missione-Impero – Tensioni e Convergenze
Come dovrebbe essere evidente dalla discussione precedente, missione e impero non furono due entità nettamente distinte; i missionari, pur criticando a volte il modello coloniale, ne furono anche e sostanzialmente degli agenti. W. R. van Hoëvell, da questo punto di vista, fu, oltre che pastore protestante, ministro e storico, pubblicò lavori storici, linguistici e criticò le politiche coloniali dall’interno; fu parte attiva della società scientifica e intellettuale a Batavia.
Il Nuovo Dizionario Biografico Olandese del 1911, descrive la sua figura con queste parole,
HOËVELL (Wolter Robert baron van), beroemd Oost-Ind. predikant, schrijver en kamerlid, 15 Juli 1812 te Deventer geb., broeder van den voorg., en 10 Febr. 1879 te ‘s Gravenhage overl. Hij studeerde te Groningen in de theologie, nam als vrijwillig jager aan den Tiendaagschen veldtocht deel, beantwoordde in 1835 een te Utrecht uitgeschreven prijsvraag over Flavius Josephus, waarvoor hij met goud bekroond werd, en promoveerde Sept. 1836 ‘summa cum laude’ op een dissertatie over De éénheid der Kerk volgens Irenaeus.
(…)
op raad van zijn oom, baron van der Capellen, als predikant naar Indië, waar hij de volgende elf jaren van zijn leven ijverig werkzaam is geweest, zoowel in ‘t belang der aan hem toevertrouwde gemeenten van Batavia en omliggende plaatsen als voor meer algemeene belangen (Bijbelgenootschap, zendingswerk, wetenschappelijke reizen, geheel Java, Madoera en Bali). In 1841 richtte hij met anderen te Batavia het Tijdschrift voor Nederl. Indië op, waarvan hij tot 1863 redacteur gebleven is. Ook was hij lid en jaren lang president van het Bataviaansch Genootschap voor Kunsten en Wetenschappen.
HOËVELL (Wolter Robert baron van ), celebre predicatore, scrittore e membro del parlamento delle Indie Orientali, nato a Deventer il 15 luglio 1812, fratello del suddetto, e morto all’Aia il 10 febbraio 1879. Studiò teologia a Groninga, partecipò alla Campagna dei Dieci Giorni come cacciatore volontario, rispose a un concorso a premi indetto a Utrecht nel 1835 su Flavio Giuseppe, per il quale gli fu conferita una medaglia d’oro, e ottenne il dottorato “summa cum laude” nel settembre 1836 con una dissertazione sull’Unità della Chiesa secondo Ireneo.
(…)
su consiglio dello zio, il barone van der Capellen, si recò nelle Indie come predicatore, dove lavorò con impegno per i successivi undici anni, sia nell’interesse delle congregazioni a lui affidate a Batavia e nelle zone limitrofe, sia per interessi più generali (Società Biblica, lavoro missionario, viaggi scientifici, tutta Giava, Madura e Bali). Nel 1841, lui e altri fondarono a Batavia il ” Tijdschrift voor Nederl. Indië” (Rivista per le Indie Orientali Olandesi).di cui rimase direttore fino al 1863. Fu anche membro e per molti anni presidente della Società Batava per le Arti e le Scienze.
(Nieuw Nederlandsch biografisch woordenboek. Deel 1, Nuovo Dizionario Biografico Olandese, Parte I, 1911, p. 1129).
Allo stesso tempo, è evidente che lo sviluppo della scienza nelle colonie era funzionale anche a un progetto di ‘modernizzazione etica’ da parte olandese; figure come Friedrich Went promuovevano la scienza nelle Indie come parte di una politica civile ed educativa, anche se i benefici tendevano a rimanere concentrate nella comunità europea. Inoltre, il ‘lavoro nascosto’ di guide indigene, interpreti e informatori fu fondamentale per il sapere scientifico coloniale, nell’ambito di una partnership spesso ignorata, ma essenziale.
Conclusioni
La presenza missionaria olandese nel XIX secolo nelle Indie Orientali Olandesi ha rappresentato una complessa intersezione tra fede, scienza, conoscenza e potere; gli etnografi-missionari hanno preservato lingue e culture. Le mappe missionarie hanno modellato rappresentazioni geografiche e ideologiche, mentre la zending sanitaria ha introdotto modelli di assistenza; da ultimo, ma non certamente per importanza, si osserva che l’educazione missionaria ha aperto percorsi verso l’autonomia.
Questi contributi non furono un monolito uniforme, ma il risultato di secoli di lavoro scientifico e di tensioni tra critica e collaborazione, tra idealismo missionario e implicazioni imperiali. In generale, emerge una storia collettiva e polifonica della conoscenza, in cui missionari, scienziati e popolazioni indigene co-costruiscono il sapere, spesso in maniera inconsapevole.
Letture Consigliate
- Junaidi, P. S., Ginting, J. S., & Affandi, K. M. (2024). Dutch colonialism and role of zending in healthcare services in Nias Island, 1865-1915. Medicina, 8(2).
- Juwono, H. (2024). Political or Religious Policy? Indigenous Christian Education in the Dutch East Indies Era. Journal Didaskalia, 7(2), 61-73.
- van Egmond, M. (2023). Maps with a Message: Charting, Interpreting, and Disseminating of Knowledge about Missionary Cartography (c. 1850-1950). e-Perimetron, 18(2), 46-61.