Abstract
In Europa, il pericolo posto dall’estremismo islamico è attuale, e proviene, nella maggior parte dei casi, da persone singole (lupi solitari) e/o da cellule terroristiche che non sono legate ad un gruppo terroristico noto, come Al Qaeda e ISIS. A volte, tuttavia, esiste una reale connessione con uno di questi movimenti globali e regionali, che spesso si limita all’indottrinamento e alla radicalizzazione; la diffusione di riviste jihadistiche dedicate (nelle lingue europee come francese e inglese) ai ‘combattenti occidentali’, dimostra la volontà di penetrazione dei gruppi terroristici noti anche in territorio europeo.
In Europe, the danger posed by Islamic extremism is current, and it mostly comes from individuals (lone wolves) and/or terrorist cells that are not linked to a known terrorist group, such as Al Qaeda and ISIS.Sometimes, however, there is a real connection with one of these global and regional movements, which often is limited to indoctrination and radicalization; the dissemination of jihadist magazines dedicated (in European languages such as French and English) to ‘Western fighters’ demonstrates the willingness of known terrorist groups to penetrate European territory as well.
Introduzione
In Europa, il terrorismo di matrice islamica è un fenomeno relativamente nuovo, in quanto il terrorismo, storicamente, è stato associato a ideologie politiche, sia di destra che di sinistra (Brigate Rosse, ecc.); invece, altre regioni del mondo, come quella mediorientale, hanno una lunga tradizione di Islam radicale e violento. Nel continente europeo, l’estremismo islamico viene anche alimentato dai residui delle ideologie comuniste, che attualmente non risultano più appetibili, al contrario di quanto accadeva in passato. Per questa ragione, non è raro incontrare persone che, avendo una forte identità di sinistra, scelgono di aderire, o comunque di supportare ideologie islamiche radicali, che apparentemente sembrano opposte alla matrice ideologica di partenza.
Esistono, in effetti, degli elementi comuni, come l’aspetto ‘rivoluzionario’, rivendicato anche da alcuni gruppi terroristi islamici, oppure il tema della ‘resistenza’, un altro tema sensibile e comune a coloro che militano nelle formazioni politiche di sinistra. In Medio Oriente, il radicalismo sembra aver ricevuto una spinta propulsiva nel corso degli ultimi tre decenni, e alcuni luoghi sono diventati oggetto di insurrezioni islamiche radicali, che in alcuni casi hanno avuto successo. Si pensi, in questo senso, all’Afghanistan, alla Siria, e ai Territori Palestinesi; in questi casi, una formazione politico/religiosa ha assunto il potere e ha imposto una forma di governo islamico, e non secolare. Si tratta dei ‘Talebani’, di Hayat Tahrir al Sham, e di Hamas, che hanno organizzato regimi in cui viene imposta un’interpretazione radicale di Islam, una visione che suscita un ampio dibattito anche nel mondo islamico.
Il terrorimo islamico europeo, dunque, non può essere considerato semplicemente come ‘importato’ dagli elementi radicali presenti nei flussi migratori, ma come una complessa rielaborazione delle teorie che hanno la loro origine in Medio Oriente. In altre parole, gli elementi ‘autoctoni’ si sono mescolati con la matrice islamica importata, dando luogo ad un fenomeno nuovo e di difficile interpretazione; per questa ragione, non è possibile affrontare questo problema ricorrendo a metodologie usate ad altre latitudini.
Il Ruolo dell’Immigrazione Islamica
Il fenomeno terroristico che si osserva attualmente in Europa deriva, dunque, dalla massiccia immigrazione da Paesi a maggioranza islamica, dalle cosiddette ‘seconde’ e ‘terze’ generazioni, e da una stretta minoranza di convertiti che hanno abbracciato una visione radicale dell’Islam. Le generazioni successive di immigrati, in effetti, mostra una considerevole difficoltà a integrarsi rispetto ai valori e alle norme delle società europee. Il passato coloniale dei Paesi di origine (Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, ecc.), in effetti, costituisce un fattore che può determinare, se (in)opportunamente manipolato, per creare risentimento e la percezione di aver diritto ad una sorta di ‘vendetta’ o di riscossa, mediante il rifiuto delle regole vigenti.
Le guerre recenti esistenti nei Paesi mediorientali, poi, vengono usate come motivazione e base per ideologie radicali e violente, che si contrappongono nettamente alle norme sociali e politiche europee dei Paesi di accoglienza. Ciò nonostante, si osserva che ciascun Paese europeo presenta un percorso e caratteristiche di radicalizzazione propri; la possibilità di integrare persone che provengono da Paesi che in passato erano potenze coloniali, in effetti, rappresenta una sfida complessa, il cui successo dipende da fattori che in larga parte non possono essere controllati.
Il Passato Coloniale – Strumentalizzazione e Radicalizzazione
In Francia, il radicalismo islamico è legato a due fattori fondamentali, uno esterno ed uno interno, di cui il primo è costituito, principalmente, dalle reti estremiste algerine, di cui fanno parte il GIA (Groupe Islamique Armé) e il FIS (Front Islamique du Salut). Esistono, in effetti, ancora attriti tra questi gruppi e il governo francese, e la loro capacità di operare in territorio francese dipende dalla presenza della diaspora agerina, e da una gioventù magrebina che non si riconosce più nei valori della democrazia repubblicana. Si tratta di giovani provenienti dall’area del Maghreb, che vivono in quartieri ad elevata povertà e marginalizzazione.
Tra essi, vi sono (circa) 1.5 milioni di soggetti di discendenza algerina, 700,000 marocchini, e 350,000 tunisini; tali persone vivono in Francia, e alcuni di loro sono direttamente impegnati in attività riconducibili al GIA. Per questa ragione, è stato possibile organizzare cellule terroristiche in territorio francese, e reclutare nuovi adepti, tra cui anche dei convertiti (francesi che si sono convertiti all’Islam); alcune cellule, poi, erano in contatto con operativi di al Qaeda, mentre cellule autonome di Al Qaeda in Francia costituiscono casi eccezionali.
Il radicalismo dei gruppi terroristici operanti in Francia viene corroborato da legami con la Gran Bretagna, in quanto tale Paese, al pari della Francia, accoglie moltissime persone che provengono da ex-colonie. In entrambi i casi, dunque, il radicalismo islamico è fortemente influenzato da un sentimento anti-coloniale, che crea rancore verso gli attuali governi, successori di quelli passati; non sorprende, dunque, che gli aderenti al radicalismo islamico siano giovani che non percepiscono di appartenere in Francia (o Regno Unito), ma nemmeno nel Paese da cui provengono i genitori (Nord Africa).
In Francia, del resto, tali soggetti vengono percepiti come ‘arabi’, e ritengono che ci sia avversione nei loro confronti, a cui rispondono con la violenza del terrorismo islamico; in altre parole, queste persone ritengono lecito esprimere i sentimenti di esclusione e marginalizzazione mediante la violenza. Questa opportunità viene loro data da un’interpretazione deviata (ma diffusa) della religione islamica, che diventa lo strumento per legittimare le loro azioni verso una ‘causa sacra’. Lottando nel nome dell’Islam, che verrebbe difeso/promosso secondo questa visione radicale, queste persone si impegnano in una lotta contro una società che percepiscono come profondamente ingiusta, e, dunque, da cambiare radicalmente.
La dignità tolta loro da una società che li pone ai margini, in altre parole, viene ricercata nella costruzione violenta di un ordine diverso; inoltre, la loro eventuale morte conferirebbe il rango di martiri a questi soggetti, che pensano di ottenere la salvezza eterna mediante atti che sono condannati anche dagli stessi musulmani. Il tema del martirio, in realtà, è un concetto ambiguo e adattabile, ma le azioni suicide non vengono considerate lecite dalla maggioranza dei musulmani, sebbene ci siano posizioni teologiche minoritarie che legittimano queste azioni.
‘Martiri’ di una ‘Giusta Causa’
Alcuni musulmani sono convinti che le azioni suicide conducano ad uno status privilegiato dopo la vita, e, per questa ragione, sono disposti a sacrificare la propria vita, e quella di persone innocenti, per raggiungere questo obiettivo. Si pensi, in questo senso, agli attacchi terroristici di Madrid del 2004, di Londra del 2005 e di Parigi nel 2015; in questi casi (e non solo), i terroristi erano convinti di prendere parte ad un’azione giusta e meritoria, ed erano consapevoli del fatto che avrebbero trovato la morte.
Tra il 2001 e il 2018 ci sono stati una cinquantina di casi in cui gli attaccanti hanno compiuto azioni suicide, alla ricerca del martirio; questi attacchi, in realtà, hanno avuto un impatto che si estende ben oltre il numero delle morti e dei feriti. Nel periodo di tempo in esame, è stato stimato che le persone affette negativamente dagli attacchi terroristici sono state circa 20,000; in altre parole, 20mila persone hanno avuto ripercussioni tangibili (salute mentale e/o fisica) derivante dalla minaccia alla sicurezza portata dal terrorismo.
Gli attacchi, del resto, si sono concentrati in tre Paesi Europei, ovvero la Francia, la Gran Bretagna e il Belgio, nazioni con un consistente passato coloniale; la maggioranza degli atti terroristici è avvenuta in queste tre realtà. Oltre al passato legato al colonialismo (che per il Belgio è più attenuato) questi tre Paesi sono ritenuti ‘colpevoli’ di essere eccessivamente liberali, e di condonare forme di espressione e modi di vita che risulterebbero ‘offensivi’ per l’Islam e per i musulmani. Per questa ragione, la narrativa terroristica indica queste nazioni (i loro governi) come la causa del male, che deve essere combattuta mediante attacchi destabilizzanti.
Gli Stati Europei interessati dal terrorismo islamico, tuttavia, sono almeno dieci, e tale situazione dimostra la visione degli islamisti rispetto ai valori europei, come la libertà di espressione; la Spagna, Paese a maggioranza cattolica ed ex potenza coloniale, ne è un triste esempio.
La Natura del Terrorismo Europeo
ll terrorismo che si osserva nel Continente Europeo ha una natura differente da quello che si può osservare nel Medio Oriente e in altre aree del mondo (Sud Est Asiatico); in Europa, gli attacchi (suicidi o meno) vengono condotti da gruppi isolati e solitamente non riconducibili a movimenti globali (Al Qaeda, ISIS, ecc.). In altre regioni, come quella israeliana, il terrorismo viene condotto in maniera organizzata da gruppi consolidati e riconosciuti; per queste ragioni, sembra ragionevole ritenere che il terrorismo eurpeo sia un fenomeno (ancora) marginale, mentre assume caratteri strutturali in Medio Oriente.
Anche le motivazioni alla base degli attacchi, poi, sono differenti, in quanto in Europa l’incentivo fondamentale è la disperazione di persone che non vedono alternative se non la violenza estrema, all’interno di società che però sono sostanzialmente stabili e pacifiche. La rivendicazione di affiliazioni con gruppi terroristici noti deve essere intesa come la ricerca di visibilità e non come un legame effettivo di persone che non hanno mai incontrato terroristi del Medio Oriente e non si sono mai addestrate in campi come l’Afganistan.
In Medio Oriente, invece, il terrorismo risulta spesso una scelta strategica, ovvero lotta politica condotta coscientemente e sistematicamente mediante atti terroristici, come appare evidente nel caso di Hamas. Questa organizzazione terroristica (e non solo) ha scelto il terrorismo come principale strumento di lotta per perseguire la sua causa, che rimane essenzialmente di tipo nazionalistico, e non religioso. Il medesimo ragionamento si potrebbe applicare anche alla Siria e all’Afghanistan, dove il gruppo islamista viene designato con un etichetta etnica, e non religiosa; i talebani, in effetti, rappresentano un gruppo etnico, e non una scuola teologica o un movimento religioso particolare e riconoscibile.
Il Salafismo – Un Fenomeno Subdolo
Anche se le caratteristiche e la natura del terrorismo possono essere differenti in corrispondenza di regioni del mondo diverse, la base ideologica appare simile; il progetto dei terroristi è chiaro, e consiste nel creare una società retta dalla ‘legge islamica’ e non da quella secolare, che si tratti di Paesi a maggioranza cristiana o islamica (o di altre religioni). Nei Paesi europei, in effetti, il terrorismo non può essere derubricato a un semplice problema di ordine pubblico, ovvero di protesta violenta e radicale; sebbene questo elemento sia presente, non si deve sottovalutare l’obiettivo a lungo termine del terrorismo.
Del resto, anche se gli attacchi vengono compiuti da ‘lupi solitari’ o da ‘gruppi locali’, non si può negare che la ‘formazione’ e l’indottrinamento avvengono mediante il contatto con un terrorista che appartiene ad uno dei ‘brand’ riconosciuti, come lo Stato Islamico o al Qaeda. Per questo motivo, tali gruppi pubblicano riviste e materiale specificamente dedicato agli aspiranti terroristi occidentali, nella consapevolezza che una serie consistente di attacchi può modificare (nel lungo termine) le variabili culturali, e favorire l’insediamento di questi gruppi anche in Europa (e in Occidente in generale).
Pertanto, gli ambienti digitali diventano la nuova frontiera, spesso poco monitorata per ragioni legate alla privacy e ad altri motivi tecnici; certamente, è innegabile che le moderne tecnologie abbiano favorito (involontariamente) la proliferazione di idee e ideali violenti e terroristici, o quantomeno radicali. I social media sono letteralmente invasi da narrative (pseudo) religiose che pongono l’accento sulla (presunta) ‘purezza’ dell’Islam da vivere.
Si tratta di un mondo a parte, dominato da aluni predicatori radicali, che sono molto attivi sui social media; la violenza non è sempre presente, ma i toni radicali, che si oppongono apertamente allo status quo, sono espliciti. Il seguito di questi personaggi è notevole, e le loro idee ragguingono un pubblico molto vasto; non esistono organizzazioni formali, come si osserva nella maggior parte dei gruppi islamisti, e questa caratteristica li rende particolarmente pericolosi.
In Europa, il salafismo esprime e incanala i sentimenti di frustrazione di una parte dei musulmani, che cerca nella promessa della ‘purezza dottrinale’ il riscatto della comunità musulmana, che in tale contesto versa in una posizione di minoranza. Il richiamo ad una religione ideale si associa ad una presa di posizione contro il sistema e i valori che vengono proposti dalle società in cui vengono accolti gli immigrati.
Il Terrorismo Sponsorizzato
Circa un terzo degli atti terroristici compiuti in Europa sono riconducibili direttamente (e sostanzialmente) a cellule che operano per conto di un gruppo terroristico noto a livello globale o regionale (Al Qaeda, ecc.). Il ruolo effettivo di queste organizzazioni, però, non è del tutto chiaro, e spesso questi brand del terrorismo servono a incoraggiare la radicalizzazione, ma non forniscono altre tipologie di supporto; altre volte, invece, il legame è più significativo.
Si pensi, in questo senso, al britannico Richard Reid, che nel 2001 (poco dopo l’attentato alle Torri Gemelle) cercò di far detonare dell’esplosivo nascosto nelle scarpe mentre si trovava a bordo del volo n. 63 di American Airlines che collegava Parigi e Miami. L’attentato fallì per un problema tecnico, e Reid sta attualmente scontando un ergastolo; a volte, la connessione con un gruppo terroristico noto diventa evidente diverso tempo dopo l’attentato.
Rispetto, poi, al modus operandi, si nota che gli attacchi di cellule legate ad un brand terroristico sono condotte con armi da fuoco o esplosivi; un’eccezione, in questo senso, è costituita dal Regno Unito, Paese in cui l’accesso alle armi da fuoco subisce delle notevoli restrizioni. L’assenza di confini tra i Paesi Europei, poi, in passato ha facilitato il trasferimento di armi dalla Francia al Regno Unito, che sono state poi usate per l’attentato di Parigi del 2015.
Conclusioni
L’estremismo religioso si nutre di narrative radicali e violente, che sfruttano e manipolano il senso di frustrazione e la vulnerabilità di soggetti in cerca di un riscatto dall’emarginazione sociale a cui sono relegati a causa della loro religione o della loro etnia. Il tema del martirio, con la promessa di ‘benefici’ ultraterreni, è ancora una narrazione capace di attrarre alcuni musulmani verso la radicalizzazione e il terrorismo.
Si nota, da ultimo, che i predicatori salafiti esercitano una crescente influenza anche in Europa, e la fluidità derivante dall’assenza di organizzazioni visibili e strutturate rende queste persone una notevole minaccia per la sicurezza e la stabilità dei Paesi europei, anche se la maggior parte dei musulmani non aderisce a queste idee.
Letture Consigliate
- Khosrokhavar, F. (2008). Terrorism in Europe and the Middle East.
- Herrington, L. (2021). Understanding Islamist terrorism in Europe: Drugs, Jihad, and the pursuit of martyrdom. Routledge.
- van Dongen, T. (2022). Fate of the Perpetrator in the Jihadist Modus Operandi: Suicide Attacks and Non-Suicide Attacks in the West, 2004-2017. International Centre for Counter-Terrorism.
[…] Salafismo negli USA – Lotta per la ‘Purezza dell’Islam’ Estremismo Islamico in Europa – Storia e Caratteristiche La Corte Costituzionale Indonesiana e la Libertà Religiosa Terrorismo nel Sud Est Asiatico […]