indonesia costituzione
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Abstract

La laicità in Indonesia rappresenta un equilibrio complesso tra norme islamiche e secolarismo, influenzato dalla Costituzione del 1945 e dalla diffusione della sharia. Le tensioni tra questi concetti si riflettono nelle decisioni della Corte Costituzionale e nelle dinamiche politiche. La protezione delle minoranze e il dialogo interculturale sono cruciali per il futuro del Paese.


Introduzione

L’Indonesia è uno dei Paesi più popolosi al mondo, con una popolazione che supera i 280 milioni di abitanti, e rappresenta una delle società islamiche più diversificate e complesse del pianeta. Questa nazione è conosciuta per la sua straordinaria varietà culturale e religiosa: mentre la maggior parte della popolazione (87% circa) è musulmana, esistono anche significative minoranze cristiane, induiste e buddiste, che contribuiscono ad un ricco mosaico di credenze e pratiche.

Il rapporto tra religione e Stato in Indonesia, è un argomento di grande rilevanza e complessità, caratterizzato da un delicato equilibrio tra laicità e norme islamiche, con particolare riferimento alla sharia. Questo equilibrio è essenziale per garantire la pace sociale e l’armonia tra le diverse comunità religiose, ma non è privo di tensioni e conflitti. La coesistenza di diverse fedi in un contesto prevalentemente musulmano solleva interrogativi cruciali circa il ruolo e l’influenza della Costituzione nel mantenere questo fragile equilibrio.

La Costituzione indonesiana, promulgata nel 1945, ha delineato i principi fondamentali su cui si basa la Repubblica, stabilendo i diritti e i doveri dei cittadini. Tuttavia, nel corso degli anni, l’applicazione di queste disposizioni non è sempre stata coerente e uniforme. In effetti, sono emersi diversi fenomeni, tra cui un processo di islamizzazione che ha avuto un impatto significativo su diversi aspetti della vita sociale e giuridica. Questa evoluzione ha influenzato non solo la legislazione e la politica, ma ha anche plasmato l’identità sociale e culturale del Paese, rendendo il panorama indonesiano sempre più complesso.

Il conflitto tra laicità e sharia in Indonesia rappresenta una questione centrale che merita un’attenta analisi. Esplorare questo conflitto significa indagare la storicità e l’applicazione della Costituzione, e, allo stesso tempo, le implicazioni per il futuro della nazione. Fondamentali, poi, sono anche le considerazioni sulle tensioni attuali, che possano essere affrontate e risolte attraverso un dialogo costruttivo tra le diverse comunità ed una continua riflessione sui valori costituzionali. In questo modo, l’Indonesia ha la possibilità di preservare la propria diversità religiosa e culturale in un ambiente di rispetto e tolleranza. Questo saggio cercherà di delineare tali dinamiche complesse, fornendo, allo stesso tempo, una visione più approfondita delle sfide che l’Indonesia si trova ad affrontare nel suo cammino verso una società più inclusiva e equa.


L’Indonesia e il concetto di laicità

La laicità indonesiana

Il concetto di “laicità” si presenta con sfumature differenti in funzione del contesto culturale e politico in cui viene analizzato. Nel caso particolare dell’Indonesia, è importante notare che la laicità in questo Paese non implica necessariamente una separazione netta tra religione e Stato, come è avvenuto in molte nazioni occidentali, dove i principi laici sono stati storicamente intesi come un allontanamento delle istituzioni pubbliche da qualsiasi forma di influenza religiosa.

In Indonesia, la laicità si manifesta piuttosto all’interno di un sistema pluralista, che riconosce ufficialmente e celebra la presenza di diverse religioni. Si tratta di un approccio che offre ai cittadini la libertà di culto e consente a fedi differenti di coesistere, promuovendo un’atmosfera di tolleranza e rispetto reciproco. Tuttavia, la Costituzione indonesiana stabilisce chiaramente che il Paese è infondato su valori religiosi, il che crea una struttura di governance ibrida, dove la religione gioca un ruolo significativo nella giurisprudenza e nelle istituzioni pubbliche.

Il principio della “Pancasila”, che funge da fondamento ideologico dello Stato indonesiano, illustra perfettamente questa ambivalenza. Nella sua formula, il primo principio — “Credere in un Dio unico” — enfatizza l’importanza della religione e la sua centralità nella vita quotidiana degli indonesiani, sia in ambito pubblico che privato. Questa affermazione si traduce in una realtà in cui la laicità indonesiana è permeata da una forte influenza religiosa, portando all’emergere di tensioni e conflitti tra i diversi gruppi religiosi e tra coloro che auspicano una visione più secolare della vita sociale e politica.

La dottrina di Stato indonesiana, ‘Pancasila’, nelle sue diverse componenti.

In tale ambito, le dinamiche interreligiose diventano cruciali. Le differenti comunità religiose, formate da persone che appartengono a religioni come l’Islam, il Cristianesimo, l’Induismo ed il Buddismo, devono spesso confrontarsi con le sfide della coesistenza e del dialogo. Le differenze nelle pratiche religiose e nei valori possono alimentare dibattiti politici e sociali, rendendo la questione della laicità un tema di grande rilevanza non solo per la governance, ma anche per il tessuto sociale del Paese.

In sintesi, la laicità in Indonesia non può essere compresa attraverso i paradigmi tradizionali che definiscono questa tematica nei contesti occidentali. Essa richiede un’analisi che consideri le peculiarità culturali, storiche e religiose dell’Indonesia, evidenziando la complessità e le sfide di un sistema che cerca di armonizzare le fedi con le esigenze di una società moderna e pluralista.

La Costituzione del 1945

La Costituzione del 1945 rappresenta il documento fondamentale che guida l’Indonesia, costituendo il pilastro normativo su cui si basa l’intera architettura giuridica e politica della nazione. Essa non solo stabilisce i principi fondamentali su cui si fonda lo Stato, ma garantisce anche un ampio ventaglio di diritti e libertà fondamentali che dovrebbero essere garantiti a tutti i cittadini. Tra questi diritti, un posto di rilievo è occupato dalla libertà di religione, un aspetto particolarmente significativo in un paese estremamente eterogeneo e multiculturale come l’Indonesia, caratterizzato da una moltitudine di etnie, culture e credenze religiose.

Tuttavia, l’interpretazione della laicità e della libertà religiosa all’interno del contesto indonesiano ha suscitato e continua a suscitare diverse controversie. Queste controversie derivano in gran parte dalle tensioni e dai conflitti di valori tra diversi gruppi all’interno della società. Il giudizio della Corte Costituzionale su alcuni casi riguardanti la sharia, ad esempio, ha innescato profonde divisioni, alimentando scontri tra i gruppi islamici, che spesso invocano l’implementazione di leggi ispirate ai principi della religione islamica, e quelli secolaristi, che sostengono la necessità di mantenere la separazione tra Stato e religione.

Questa situazione ha rivelato una frattura crescente all’interno della società indonesiana, una frattura che non solo mette in discussione l’unità nazionale, ma solleva anche interrogativi sul futuro della democrazia e dei diritti umani nel Paese. Le tensioni religiose, amplificate da questioni politiche e sociali, rischiano di minacciare la coesione sociale ed il dialogo interculturale, e richiedono una particolare attenzione e misure pro-attive da parte delle autorità e della società civile per promuovere una convivenza pacifica e rispettosa delle diversità. La ricerca di un equilibrio tra la libertà religiosa e la laicità, quindi, rimane uno dei principali dilemmi da affrontare in Indonesia, e necessita un approccio sensibile ed inclusivo per garantire che i diritti di tutti i cittadini siano rispettati e tutelati.

Il testo fondamentale è stato poi rivisto diverse volte a partire dal 1999. Le modifiche hanno arricchito la Costituzione con un catalogo esteso dei diritti, una diversa configurazione dei poteri dello Stato, disposizioni per l’indipendenza della magistratura e la creazione di una corte di giustizia costituzionale.


La sharia e il suo impatto sulla società indonesiana

Origini e diffusione della sharia in Indonesia

La sharia, che si traduce letteralmente in “via” o “sentiero”, rappresenta l’insieme delle norme islamiche che regolano diversi aspetti della vita dei musulmani, dalla sfera spirituale a quella sociale e giuridica. Le radici della sharia affondano nel Corano, nei detti del Profeta Muhammad (sunna) e nelle interpretazioni dei giuristi islamici (fiqh). Questo quadro normativo ha avuto un grande impatto sulla vita in molte nazioni a maggioranza musulmana, inclusa l’Indonesia, il più grande paese a maggioranza musulmana del mondo.

In Indonesia, l’introduzione e l’applicazione della sharia si sono sviluppate in modo complesso e variegato. Mentre la Costituzione indonesiana garantisce e tutela la libertà religiosa, il rispetto per le pratiche islamiche è particolarmente pronunciato in province come Aceh, dove la sharia è stata non solo accettata, ma formalmente integrata nel sistema legale locale. Aceh si presenta, effettivamente, come un caso emblematico, in quanto la sharia è stata formalmente adottata nel 2001, in seguito alla concessione di un’ampia autonomia regionale. La legge islamica regola attualmente diversi ambiti, dalla condotta morale al diritto penale, influenzando così in modo significativo la vita quotidiana dei suoi residenti.

Tuttavia, l’integrazione della sharia nel sistema legale ha sollevato una serie di dibattiti e contestazioni. Da un lato, molti musulmani vedono nell’applicazione della sharia un modo per affermare la loro identità culturale e religiosa, promuovendo valori come la giustizia, l’equità e il benessere sociale. Dall’altro lato, le critiche provengono non solamente da parte delle altre comunità religiose, ma anche all’interno della stessa comunità musulmana. Alcuni sostengono che l’applicazione della sharia possa confliggere con i principi dei diritti umani e la democrazia, portando a discriminazioni, specialmente nei confronti delle donne e delle minoranze.

Le tensioni tra tradizione e modernità, tra religione e diritti civili, emergono in tale contesto, generando un vivace dibattito pubblico. Gruppi di diverse estrazioni sociali e religiose si sono attivati per discutere le implicazioni della sharia nella vita quotidiana, creando spazi di dialogo ma anche occasioni di conflitto. La sfida principale per l’Indonesia rimane quindi quella di trovare un equilibrio tra il rispetto delle tradizioni religiose e la garanzia dei diritti fondamentali per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro fede o background culturale.

In sintesi, la sharia in Indonesia rappresenta un fenomeno complesso e multilaterale, che continua a evolversi e ad influenzare profondamente la società. La sua diffusione e applicazione illustrano le dinamiche di interazione tra fede, cultura e diritto in un paese caratterizzato da una straordinaria diversità etnica e religiosa.

La sharia come strumento di identità culturale

In Indonesia l’adozione della sharia da parte di alcuni gruppi non è soltanto un atto di fede religiosa, ma si configura anche come una forte affermazione della propria identità culturale. Per molti cittadini indonesiani, vivere secondo i principi della sharia significa riaffermare le proprie radici storiche e tradizionali, nonché la propria appartenenza alla comunità musulmana. Questo fenomeno di rivendicazione si manifesta come una risposta diretta ai processi di globalizzazione e di occidentalizzazione, che vengono frequentemente percepiti come una minaccia all’integrità della cultura indigena e ai valori islamici che da secoli caratterizzano la vita quotidiana e le pratiche sociali del popolo indonesiano.

La sharia, quindi, non è considerata semplicemente come un insieme di norme religiose da seguire, ma è interpretata, anche e soprattutto, come un sistema di valori che promuove una precisa identità collettiva. Essa si radica nella storia e nell’esperienza comune della comunità musulmana indonesiana, diventando un mezzo per mantenere una certa autonomia culturale ed una coesione interna di fronte a influenze esterne. Le leggi e le pratiche che derivano dalla sharia offrono un senso di sicurezza e una connessione profonda alle proprie tradizioni, permettendo ai cittadini di affermare il proprio posto nel mondo in un’epoca di rapidi cambiamenti.

Tuttavia, questo fenomeno ha anche innescato una serie di tensioni interreligiose che minacciano la stabilità sociale. La spinta verso una maggiore adozione della sharia può essere percepita dai gruppi religiosi minoritari e da coloro che non si allineano a questa visione come una forma di esclusione o di oppressione. In questo modo, si sono prodotti conflitti e divisioni che erodono la coesione sociale, ed ostacolano il dialogo tra diverse fedi e culture presenti nello stesso Paese. La sfida, pertanto, è quella di trovare un equilibrio tra l’affermazione dell’identità culturale attraverso la sharia e la necessità di mantenere la pace e l’armonia tra le differenti comunità religiose.


Tensioni tra laicità e sharia: casi di studio

La Corte Costituzionale e le sue decisioni

Uno degli aspetti salienti della tensione tra laicità e sharia è emerso dalle decisioni della Corte Costituzionale indonesiana, la quale ha il compito cruciale di interpretare la Costituzione della Repubblica di Indonesia e risolvere le controversie relative alle leggi locali che si ispirano ai precetti della sharia. Tale Corte, in particolare, ha il potere di esaminare la legalità delle normative regionali e valutare se esse siano in linea con i principi fondamentali stabiliti nella Costituzione del paese.

In diverse decisioni, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, la Corte ha affermato con fermezza che le leggi basate sulla sharia non possono né devono avere la precedenza sui principi fondamentali della Costituzione indonesiana, che garantisce la libertà religiosa e l’uguaglianza di fronte alla legge per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro fede. Questa decisione ha rappresentato un importante punto di riferimento nel tentativo di mantenere l’integrità e la coerenza del quadro giuridico nazionale, affermando il valore della laicità in un contesto in cui coesistono diverse tradizioni religiose.

Tuttavia, è importante notare che le sentenze della Corte non sempre sono state accolte con favore o rispettate a livello locale. In molte province, le autorità locali hanno continuato ad adottare ed applicare normative ispirate alla sharia, ignorando le indicazioni della Corte Costituzionale. Tale divaricazione tra le decisioni centrali e l’operato delle amministrazioni locali ha portato a situazioni di crescente tensione, culminando in episodi di violenza e discriminazione nei confronti di minoranze religiose, come ad esempio i cristiani e gli ahmadi. Tali incidenti hanno sollevato interrogativi sull’effettiva capacità dello Stato di garantire la protezione dei diritti umani e di mantenere un equilibrio tra le diverse istanze religiose e laiche.

In sintesi, le decisioni della Corte Costituzionale indonesiana evidenziano le complicate dinamiche tra laicità e sharia nel contesto dell’Indonesia contemporanea. Mentre la Corte cerca di affermare la supremazia della Costituzione e proteggere i diritti di tutte le minoranze religiose, le resistenze a livello locale mostrano la difficoltà nell’attuare una visione unitaria e inclusiva della giustizia, rivelando le sfide che intercorrono tra legislazione, religione e diritti umani in un paese caratterizzato da una profonda diversità culturale e religiosa.

Movimenti politici e relazioni interreligiose

Il panorama politico indonesiano è un mosaico complesso di interessi ed ideologie, segnato da una significativa frammentazione tra i vari partiti politici. Da un lato, vi sono forze che rappresentano gli interessi islamici, le quali si battono per una maggiore integrazione della sharia, la legge islamica, all’interno del sistema legislativo del paese. Questi movimenti, spesso sostenuti da un’ampia fascia della popolazione che si identifica con l’Islam, promuovono l’idea che le norme religiose debbano avere un ruolo centrale nella governance e nelle leggi nazionali. Da questo punto di vista, si ritiene che l’applicazione della sharia possa contribuire ad un’idea di giustizia sociale ed alla coesione morale, elementi che sono considerati fondamentali per il benessere nazionale.

Dall’altro lato, si trovano i partiti secolari, i quali si oppongono fermamente a tali misure, temendo che una maggiore influenza della sharia possa compromettere i principi di pluralismo e di tolleranza religiosa che caratterizzano la società indonesiana. Questi partiti, che possono includere una varietà di ideologie politiche, da progressisti a conservatori, sostengono la necessità di mantenere la separazione tra religione e Stato. Questa opposizione non è solo una questione di politica, ma riflette anche una profonda preoccupazione per la preservazione dell’unità nazionale in un paese così diversificato per cultura e religione.

La tensione tra questi due schieramenti ha condotto a conflitti sociali, che spesso esplodono in violenze locali o scontri tra diverse comunità religiose. La polarizzazione che ne deriva non solo aumenta le divisioni tra i gruppi religiosi, ma mette anche a dura prova la coesione sociale del Paese. Tale scenario, poi, si complica ulteriormente con la crescita di movimenti estremisti che cercano di sfruttare le disfunzioni politiciche e sociali, promuovendo ideali radicali e fomentando la divisione.

È dunque evidente che il panorama politico indonesiano non può essere letto solamente in termini di schieramenti elettorali, ma rappresenta anche una battaglia di ideologie che toccano le fondamenta stesse dell’identità nazionale, fornendo un terreno fertile per continui dibattiti e scontri sociali. In tale contesto, la capacità delle istituzioni di mediare e trovare un equilibrio tra le diverse visioni del paese sarà cruciale per garantire un futuro pacifico e coeso per l’Indonesia.


Il ruolo della Costituzione nel bilanciamento delle tensioni

I diritti umani e la protezione delle minoranze

La Costituzione del 1945 rappresenta un documento fondamentale che riconosce e garantisce i diritti umani essenziali come parte integrante dell’ordinamento giuridico. Si tratta di diritti costituzionali, che sono stati concepiti per proteggere la dignità e la libertà di ogni individuo, e che pongono le basi per una società equa e giusta. Tuttavia, l’applicazione pratica di tali diritti spesso si scontra con le leggi locali che si ispirano alla sharia, creando una situazione complessa e talvolta conflittuale.

La presenza di normative religiose può limitare l’effettiva fruizione dei diritti umani, in particolare per le minoranze religiose e culturali. In diverse aree, effettivamente, le leggi locali possono prevalere sui diritti riconosciuti dalla Costituzione, portando a discriminazioni e ingiustizie nei confronti di gruppi non musulmani o di coloro che non seguono le interpretazioni dominanti della sharia. Per queste ragioni, appare evidente la necessità di un intervento mirato per proteggere le minoranze, il cui benessere è essenziale per il tessuto sociale complessivo di una nazione.

Garantire i diritti delle minoranze religiose è un compito complesso e delicato, che richiede non solamente delle riforme legislative mirate, ma anche,e soprattutto, un impegno costante da parte dello Stato e della società nel suo complesso. Questa riforma deve mirare a modificare le normative esistenti che limitano i diritti delle minoranze, creando un quadro giuridico più inclusivo che riconosca e tuteli la diversità culturale e religiosa.

Inoltre, è fondamentale promuovere una cultura di tolleranza e rispetto reciproco, che possa mitigare le tensioni tra i diversi gruppi e facilitare una conviviale coesistenza. Si evidenzia, allo stesso modo, la necessità di un’informazione adeguata, oltre che di programmi educativi che incoraggino il dialogo interreligioso e interculturale, sottolineando l’importanza del pluralismo e della coesione sociale. Solamente attraverso un approccio comprensivo e integrato sarà possibile lavorare verso una società in cui i diritti di tutti, comprese le minoranze, siano affermati e rispettati.

La necessità del dialogo interculturale

Un altro aspetto fondamentale da considerare riguarda la necessità di un dialogo interculturale continuo e inclusivo, che sia capace di abbracciare le diverse prospettive e culture presenti nella società indonesiana. È essenziale che la Costituzione non rimanga un mero documento giuridico, ma deve diventare anche un quadro di riferimento che guidi e faciliti le discussioni sui temi cruciali quali la libertà religiosa, i diritti umani e la laicità dello Stato. In questo ambito, è importante riconoscere che ogni gruppo religioso e culturale porta con sé valori, tradizioni e visioni del mondo che possono arricchire il dibattito pubblico.

Il dialogo interculturale richiede un approccio proattivo e sensibile, che incoraggi lo scambio di idee e la comprensione reciproca tra le diverse fedi presenti nella società. Attraverso un impegno costante e autentico nel creare ponti tra i vari gruppi religiosi sarà possibile non solo superare le tensioni che possono sorgere, ma anche promuovere una convivenza pacifica ed armoniosa. Questo processo di inclusione deve coinvolgere sia i leaders religiosi che le istituzioni, le scuole e le comunità locali, al fine di sensibilizzare le persone sui valori comuni che creano unità e coesione, e sono capaci di contrastare l’intolleranza e la discriminazione.

In definitiva, la costruzione di una società multiculturalmente ricca, basata sul rispetto reciproco e sulla solidarietà, è un obiettivo che richiede impegno e dedizione, ma che è imprescindibile per il progresso sociale e civile dell’Indonesia. Mediante il dialogo e l’interazione aperta diventa possibile creare una società più giusta ed equa, dove ogni individuo possa sentirsi valorizzato e rispettato, indipendentemente dalla propria appartenenza religiosa o culturale.


Considerazioni finali e prospettive future

L’Indonesia si trova in un crocevia cruciale tra laicità e sharia, una situazione che rappresenta una delle sfide più significative per la sua identità nazionale. Situata strategicamente nel Sud-Est Asiatico, l’Indonesia è una nazione caratterizzata da una straordinaria diversità culturale e religiosa. La Costituzione del 1945, che ha gettato le basi per la governance democratica del paese, rappresenta un documento fondamentale, in quanto stabilisce i principi e i diritti che dovrebbero guidare la società indonesiana nel affrontare le sfide associate a questa duplice identità. Essa promuove un’ideale di unità nella diversità, affermando l’importanza di una cittadinanza inclusiva e rispettosa delle differenze.

Tuttavia, per garantire che questo ideale diventi realtà, sarà essenziale un approccio pratico e inclusivo che incoraggi un sistema legislativo equo. Si tratta della necessità di avere leggi e politiche che tutelino i diritti di tutte le comunità religiose, e, allo stesso tempo, di promuovere il dialogo e la comprensione reciproca. Le istituzioni governative e della società civile devono collaborare per creare spazi di incontro, in cui le diverse fedi possano confrontarsi in un clima di rispetto ed apertura, allo scopo di prevenire conflitti e divisioni.

Guardando al futuro, l’Indonesia dovrà affrontare una serie di sfide, comprese le tensioni interne alimentate da differenze ideologiche e le influenze esterne che potrebbero minacciare il delicato equilibrio tra laicità e sharia. Queste tensioni possono manifestarsi in vari modi, tra cui movimenti estremisti che cerca di radicalizzare le giovani generazioni o pressioni da parte di governi stranieri che possono avere agende politiche influenti. Sarà fondamentale osservare come i leader politici e religiosi sapranno fronteggiare tali sfide, cercando non solo di mantenere la stabilità e la sicurezza, ma anche di costruire una nazione che riconosca e celebri la sua diversità, mantenendo saldamente ancorata ai principi fondamentali della sua Costituzione.

In conclusione, l’Indonesia si trova in un momento decisivo della sua storia in cui il futuro della sua identità e coesione nazionale dipenderà dalla capacità di tutti i suoi cittadini di lavorare insieme, superando le divisioni e trovando modalità condivise per vivere in armonia. La sfida si configura nella necessità di costruire una società in cui la laicità e la sharia non siano in conflitto, ma possano coesistere all’interno di un quadro di diritti e libertà garantiti, mostrando al mondo come una nazione possa prosperare nella diversità e nella pluralità.


Letture Consigliate

  • Otto, J. M. (2010). Sharia and national law in Indonesia. In Sharia Incorporated. A Comparative Overview of the Legal Systems in Twelve Muslim Countries in Past and Present. (pp. 433-490). Leiden: Leiden University Press.
  • Faiz, P. M. (2016). The protection of civil and political rights by the constitutional court of Indonesia. Indon. L. Rev.6, 158.
  • Zada, K. (2023). Sharia and Islamic state in Indonesia constitutional democracy: an Aceh experience. Ijtihad: Jurnal Wacana Hukum Islam Dan Kemanusiaan23(1), 1-17.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

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