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In un coraggioso quanto inedito discorso, Prabowo Subianto ha pronunciato parole fino a poco tempo or sono inconcepibili per un politico indonesiano, affermando la necessità di garantire pace e sicurezza anche ad Israele. Una scelta probabilmente pragmatica, che segna un cambiamento importante dopo decenni di stagnazione intorno alla narrazione monotematica del sostegno palestinese.


In a courageous and unprecedented speech, Prabowo Subianto spoke words that until recently would have been inconceivable for an Indonesian politician, stating the need to ensure peace and security for Israel as well. A likely pragmatic choice, marking a significant shift after decades of stagnation around the single-themed narrative of Palestinian support.


Introduzione – Una Rivoluzione Silenziosa

La politica estera indonesiana, dalla nascita della Repubblica, ha avuto un carattere fortemente identitario, ed è stata segnata dalla lotta contro il colonialismo; questa impostazione ha plasmato un ethos nazionale che si riflette nella costante solidarietà verso altri popoli considerati oppressi. Tra questi, il caso palestinese è stato elevato a simbolo universale, al punto da diventare parte integrante della narrativa nazionale e della proiezione internazionale di Jakarta.

Per decenni, le amministrazioni che si sono succedute hanno ribadito il pieno appoggio alla Palestina, il netto rifiuto di riconoscere Israele, euna condanna senza appelli delle operazioni militari israeliane; si tratta di un approccio che si considerava immutabile, e che non poteva essere influenzata dal cambiamento dei contesti geopolitici.

Il discorso pronunciato dal presidente Prabowo Subianto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel settembre 2025, pur muovendosi all’interno di questi binari, ha introdotto elementi che suggeriscono una possibile svolta. Non si tratta di una rivoluzione improvvisa, ma di un lento slittamento verso un approccio più equilibrato e pragmatico, in cui l’Indonesia non si limita più a osservare dall’esterno ma tenta di accreditarsi come interlocutore globale nella questione israelo-palestinese.


Le Radici della Posizione Indonesiana

Per comprendere la portata del cambiamento, occorre tornare al passato, e, nel 1945, quando l’Indonesia proclamò la propria indipendenza, i leader nazionali sottolinearono che la nuova repubblica si sarebbe schierata sempre dalla parte dei popoli oppressi. Sukarno, padre fondatore della nazione, fece di questa promessa un pilastro ideologico, ribadito in varie occasioni, come la Conferenza di Bandung del 1955, che segnò l’ingresso dei paesi afro-asiatici sulla scena internazionale; in tale occasione, la causa palestinese venne evocata come emblema della lotta anti-imperialista.

Anche durante il periodo di Soeharto, nonostante il pragmatismo e il maggiore interesse per i rapporti economici con l’Occidente, la distanza diplomatica da Israele non venne mai ridotta; negli anni più recenti, le presidenze di Susilo Bambang Yudhoyono e di Joko Widodo hanno confermato questo orientamento, facendo della solidarietà con la Palestina un tratto costante delle dichiarazioni ufficiali e delle votazioni nelle sedi internazionali.

La narrativa nazionale ha sempre presentato Israele come aggressore e oppressore, e qualunque accordo con esso è sempre stato considerato una sorta di tradimento della nazione indonesiana; per questa ragione, il riconoscimento della sicurezza di Israele da parte di Prabowo Subianto assume una rilevanza storica.


Il discorso di Prabowo: tra continuità e novità

In questo quadro, il discorso di Prabowo a New York si colloca come un evento significativo. Le sue parole hanno ribadito i principi tradizionali ma, al tempo stesso, hanno introdotto accenti che non si erano mai uditi con tale chiarezza da un presidente indonesiano.

Discorso del Presidente Prabowo Subianto alle Nazioni Unite (

Prabowo ha riaffermato con forza che la soluzione dei due Stati rimane l’unica via praticabile,

To close, I would like to reiterate again Indonesia’s complete support for the Two
State Solution. Both Palestine and Israel must be free and independent, safe and
secure from threats and terrorism.
I repeat, the only solution to is two nations, two descendants of Abraham living in
reconciliation, peace and harmony. Arabs, Jews, Muslims and Christians living
together.
Indonesia is committed to being part of making this vision a reality.

Per concludere, vorrei ribadire ancora una volta il pieno sostegno dell’Indonesia alla soluzione a due Stati. Sia la Palestina che Israele devono essere liberi e indipendenti, al sicuro da minacce e terrorismo.
Lo ripeto, l’unica soluzione sono due nazioni, due discendenti di Abramo che vivono in riconciliazione, pace e armonia. Arabi, ebrei, musulmani e cristiani che vivono insieme.
L’Indonesia si impegna a far parte della realizzazione di questa visione.

Prabowo Subianto, discorso all’80 Assemblea Generale delle Nazioni Unite (24 settembre 2025)

Si tratta di un riconoscimento inedito di Israele e della necessità di garantire sicurezza e pace ai suoi abitanti; viene spezzata, dunque, la narrazione a senso unico che ha dominato per decenni la scena indonesiana, e islamica, e viene inaugurato un nuovo approccio, pragmatico, equilibrato, e orientato alla ricerca di una soluzione condivisa.

Infine, un gesto che ha colpito osservatori e opinione pubblica è stato il saluto finale, in ebraico, Shalom, l’augurio di pace ebraico, breve, ma denso di significato, che ha catturato l’attenzione della stampa israeliana e internazionale. Un segno di apertura simbolica, capace di superare le rigidità della diplomazia ufficiale e della teologia islamica, da sempre restia a qualunque segno di apertura nei confronti dello Stato ebraico.


La Portata della Rottura

La domanda che ci si pone, dopo questo discorso che probabilmente rimarrà nella storia, verte sulla reale portata del cambiamento, reale o simbolico; è probabile che il Presidente Prabowo abbia scelto una via mediana da questo punto di vista. Da un lato, la continuità con il passato rimane evidente nel pieno sostegno alla Palestina, nei due-stati come soluzione, nella condanna delle violenze a Gaza, e negli appelli umanitari.

Dall’altro lato, le novità non sono irrilevanti, in quanto il Presidente ha posto la sicurezza di Israele sullo stesso piano della libertà palestinese; si tratta di una scelta che denota l’adozione di un linguaggio di equilibrio che apre margini di dialogo significativi. Dichiarare la disponibilità a un riconoscimento, seppure condizionato, rompe con decenni di chiusura netta; inoltre, la scelta di usare il saluto ebraico, shalom, può essere interpretato come il segnale della volontà di superare il muro simbolico che separava Jakarta da Tel Aviv.

In sintesi, si tratta di una rottura moderata, ma con significative implicazioni che possono maturare nel tempo e ridisegnare la percezione del ruolo indonesiano nel conflitto; Prabowo ha infatto dichiarato di essere pronto ad inviare truppe militari a Gaza, e di sostenere una parte dell’impegno economico del dopo-guerra. Un impegno concreto, dunque, e non simbolico, è quello che traspare dal discorso breve ma denso di significato che è stato pronunciato pochi giorni or sono.

L’appello alla libertà religiosa, infine, e alla necessità di convivere pacificamente ha incluso anche gli ebrei, un elemento che appariva un tabù della politica indonesiana, e che deve essere accolto come una novità decisamente positiva.


Le Implicazioni Interne

Il cambiamento di tono non è privo di rischi sul fronte interno, in quanto l’Indonesia è una democrazia vasta e complessa, con un tessuto sociale fortemente legato alla religione islamica; l’opinione pubblica, in larga parte musulmana, guarda con grande attenzione alla questione palestinese e potrebbe interpretare un’eccessiva apertura verso Israele come un cedimento.

Organizzazioni islamiche influenti, come Nahdlatul Ulama e Muhammadiyah, hanno tradizionalmente sostenuto la causa palestinese; sebbene abbiano mostrato anche sensibilità umanitarie universali, è possibile che mostrino resistenze ad un linguaggio più conciliatorio nei confronti di Israele.

Prabowo sembra tuttavia consapevole di questo equilibrio delicato, e, nel discorso ha alternato fermezza nel condannare le violenze a Gaza a gesti di apertura verso Israele, quasi a voler rassicurare l’opinione pubblica che la solidarietà con i palestinesi non è in discussione. La sfida sarà mantenere questo equilibrio anche nelle politiche concrete, specialmente rispetto agli elementi più conservatori della società.


Dimensione Regionale e Internazionale

Sul piano internazionale, il discorso potrebbe aprire nuove prospettive, e l’Indonesia, con la sua popolazione di oltre 284 milioni di abitanti, di cui l’87% circa si dichiara di fede islamica, ha un peso simbolico enorme. Se Jakarta intraprendesse un reale percorso verso una normalizzazione condizionata, potrebbe influenzare altre nazioni musulmane a rivedere le proprie posizioni intransigenti.

Al contempo, l’Indonesia potrebbe candidarsi ad un ruolo di mediazione, forte della sua identità islamica e del suo peso nel Sud-Est asiatico; in un contesto in cui alcuni paesi arabi hanno già avviato rapporti con Israele attraverso gli Accordi di Abramo, la posizione indonesiana potrebbe rappresentare una via alternativa, che al dialogo accompagna la causa palestinese.

Da un punto di vista economico, un’eventuale apertura potrebbe favorire scambi tecnologici e cooperazioni scientifiche, settori in cui Israele eccelle, incoraggiando l’emersione di pratiche che esistono tuttora, ma che rimangono informali. Tuttavia, ogni passo in questa direzione dovrà essere calibrato con attenzione, per non incrinare i legami con paesi e movimenti che vedono in Israele un avversario strategico e soprattutto ideologico.


Conclusione

Il discorso di Prabowo Subianto alle Nazioni Unite non segna la fine della tradizione diplomatica indonesiana, ma apre un capitolo nuovo, in cui le certezze del passato si mescolano con aperture pragmatiche. Continuano a valere i principi storici (solidarietà con la Palestina, sostegno alla soluzione dei due Stati, rifiuto della violenza) ma il linguaggio diventa maggiormente inclusivo, riconoscendo la sicurezza di Israele come elemento imprescindibile e ammettendo la possibilità di una normalizzazione condizionata. Tale ipotesi, del resto, era già stata ventilata da Prabowo sui media nazionali ben prima del suo intervento alle Nazioni Unite.

In un solo discorso, l’Indonesia ha mantenuto fede al proprio retaggio e, al tempo stesso, ha lanciato un segnale al mondo, quello di un paese che non vuole più limitarsi a ripetere formule del passato, ma ambisce a essere protagonista attivo nella costruzione della pace globale.

La vera sfida sarà tradurre queste parole in azioni concrete, senza perdere il consenso interno e senza minare le alleanze internazionali; se riuscirà in questo difficile equilibrio, l’Indonesia potrà davvero presentarsi come un ponte tra mondi, capace di dare un contributo unico a uno dei conflitti più complessi della nostra epoca.


Letture Consigliate

  • Kartutu, S. J., Jamalullail, J., Rusdianto, U., Achmad, A., & Suharto, M. (2024). Indonesia’s Active Free Politics in the Two-State Solution Hamas-Israel Conflict. The Journal of Academic Science, 1(4).
  • Bachtiar, H., Razak, M., & Zakaria, S. (2023). Indonesian progressive Muslims and the discourse of the Israeli-Palestinian peace: Soekarno’s, Abdurrahman Wahid’s and Ahmad Syafii Maarif’s thoughts. Journal of Social Studies (JSS), 17(1).
  • Gati, M. I., & Hafid, A. (2024). Indonesia’s Diplomatic Contribution to the Israel-Palestine Conflict Since 1948. Jurnal Sultan: Riset Hukum Tata Negara, 2(2).

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.). Nel 2025 ha iniziato a colloborare con la testata online 'Rights Reporter', per la quale scrive articoli e analisi sull'Islam, la shariah e i diritti umani.

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