masyumi
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L’indipendenza dell’Indonesia dai Paesi Bassi, riconosciuta dall’ex-madrepatria il 27 dicembre del 1949, mette in luce la frammentazione esistente nel neonato Paese, che, apparentemente unito nella lotta contro gli olandesi, si trova ad affrontare la realtà. In effetti, la direzione da dare al Paese non era affatto chiara, e tale problema viene colto in una relazione coeva olandese, in cui vengono menzionate fonti indonesiane.

In particolare, viene citato Sikap, organo del Partai Sosialis Indonesia (Partito Socialist of Indonesia), in cui Sutan Sjarir, allora Primo Ministro del Paese, menziona le divisioni interne come causa di instabilità;

Het artikel, dat zich in het bijzonder bezighoudt met de jongste binnenlandse politieke ontwikkelingen, begint met er op te wijzen, dat “wij er tot dusver nog steeds niet in geslaagd zijn de moeilijkheden, waarvoor wij ons na de souvereiniteitsoverdrncht geplaatst zagen tc overwinnen”. Dit vindt naar schrijvers mening zijn oorzaak in het feit, dat het voor het publiek niet geheel duidelijk is “wat ons verdere streven als volk is ” .
uin de afgelopen jaren hebben wij duidelijk gevoeld, dat dit streven inhoudt, n.1. het vervolmaken van de verwor ven onafhankelijkheid, die toen beschermd moest worden tegen de militaire actie van Nederlandse zijde. Ondanks het feit, dat er meningsverschil bestond en dat men uiteenlopende lijnen trok in deze, wist men zich destijds toch te beheersen en zich binnen de perken te houden, zodat de zo noodzakelijke eenheid bewaard kon worden om het dreigende gevaar van buiten af te weren.
“Na de souvereiniteitsoverdracht door de Nederlanders en nadat het bewind over geheel Indonesië – met uitzondering van Irian – aan ons volk werd overgedragen, leek het alsof het doel van de vrijheid reeds was bereikt en of het ideaal, waarnaar het volk streeft, was verdwenen, hetgeen met zich
meebrengt, dat ook de band, die ons samenbindt, schijnt te zijnzijn verdwenen.

L’articolo, che si occupa in particolare degli ultimi sviluppi politici interni, inizia sottolineando che “finora non siamo ancora riusciti a superare le difficoltà che ci siamo trovati di fronte dopo il trasferimento della sovranità”.
Ciò, secondo l’opinione dello scrittore, è dovuto al fatto che per il pubblico non è del tutto chiaro “quale sia il nostro ulteriore obiettivo come popolo”.
Negli ultimi anni abbiamo chiaramente sentito che questo sforzo implica, in primo luogo, il perfezionamento dell’indipendenza acquisita, che allora doveva essere protetta dall’azione militare olandese. Nonostante il fatto che ci fossero divergenze di opinioni e che si tracciassero linee divergenti in questo, si riuscì allora a controllarsi e a rimanere nei limiti, in modo che l’unità così necessaria potesse essere preservata per respingere la minaccia esterna. Dopo il trasferimento della sovranità da parte degli olandesi e dopo che il governo sull’intera Indonesia – ad eccezione di Irian – fu trasferito al nostro popolo, sembrava che l’obiettivo della libertà fosse già stato raggiunto e che l’ideale a cui il popolo aspira fosse svanito, il che comporta che anche il legame che ci unisce sembra essere svanito. scomparso.

Artikel in de ‘Sikap’, in Indonesische Documentatie Dienst Van A.N.P. Aneta’s Gravenhage, 1951, p. 61.

Il fronte indonesiano era dunque ben lontano dall’unità che aveva caratterizzato la guerra di indipendenza, e tale frammentazione si rifletterà nelle elezioni del 1955, in cui non emerge una chiara maggioranza. Sull’Indonesia, dunque, esistevano diversi progetti, e uno di essi era apertamente islamista; si tratta di Masyumi, il partito islamico che richiamava la necessità di implementare la sharia, contrariamente a quanto sancito dalla costituzione laica del 1945.

Dirigenti di Masyumi (foto realizzata con la IA)

Proprio riguardo a Masyumi, il documento olandese osserva che

Tijdens de receptie, welke 27 Januari ter gelegen heid van het vijfde Masjumi-congres te Djakarta werd gehouden, heeft dr Sukiman Wirjosandjojo, president van de Masjumi een openingsrede gehouden, waarin hij ondermeer het volgende heeft gezegd:
“Het is een voorrecht voor de Masjumi in deze critieke situatie, zowel internationaal als in het buitenland, haar vijfde congres te kunnen houden, en ik hoop, dat het congres er in zal slagen een bijdrage te leveren voor het welzijn van ons land en ons volk.
“Wij staan thans voor duizend en een moeilijkheden, zoveel,dat onze boeren zich afvragen: “Wanneer eindigt onze ‘kemerdekaan’ (vrijheid)?
“Ons gezag verwekt geen ontzag. Ons eigen volk heeft niet voldoende respect voor onze regering en het is onze taak om het ontzag voor het .gezag te herstellen, daar anders anarchie het gevolg zal kunnen zijn.
“In deze gespannen toestand hoop ik, dat er tussen parlement en regering een fcoede samenwerking bestaat”, aldus dr Sukiman.

Durante la ricezione, tenuta il 27 gennaio a Djakarta in occasione del quinto congresso Masjumi, il dottor Sukiman Wirjosandjojo, presidente della Masjumi, ha tenuto un discorso di apertura, nel quale ha detto, tra l’altro:
“È un privilegio per la Masjumi poter tenere il suo quinto congresso in questa situazione critica, sia a livello internazionale che nazionale, e spero che il congresso riesca a dare un contributo al benessere del nostro paese e del nostro popolo. Ci troviamo attualmente di fronte a mille e una difficoltà, così tante che i nostri contadini si chiedono: “Quando finirà la nostra ‘kemerdekaan’ (libertà)? La nostra autorità non incute timore. Il nostro stesso popolo non ha sufficiente rispetto per il nostro governo ed è nostro compito ripristinare il rispetto per l’autorità, altrimenti potrebbe derivarne l’anarchia. In questo stato di tensione, spero che esista una buona collaborazione tra parlamento e governo”, ha detto il dottor Sukiman.

Artikel in de ‘Sikap’, in Indonesische Documentatie Dienst Van A.N.P. Aneta’s Gravenhage, 1951, p. 59.

Si tratta di una testimonianza molto interessante su Masyumi, che nel 1951 tiene il suo quinto congresso nazionale, nonostante le difficoltà della guerra e del post-indipendenza; il rischio di scivolare nell’anarchia, a due anni dall’indipendenza, era reale, e Masyumi cerca di essere una forza aggregante della nascente società indonesiana. Il pericolo, evidentemente, non proveniva da un nemico esterno, ma dalle divisioni interne alla neonata nazione, la cui costruzione, sia istituzionale che identitaria, è stata decisamente complessa.

Dopo essere stato sciolto da Soekarno nel 1960, Masyumi è stato rifondato nel 2020, il 7 novembre, ma la nuova versione del partito, così come gli spazi che riuscirà a conquistare, non sono affatto scontati, ma ancora in fieri.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.). Nel 2025 ha iniziato a colloborare con la testata online 'Rights Reporter', per la quale scrive articoli e analisi sull'Islam, la shariah e i diritti umani.

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