Abstract
L’articolo analizza il complesso posizionamento dell’Indonesia rispetto al conflitto israelo-palestinese, con particolare attenzione al rapporto con Hamas e Fatah e alle ambiguità nei confronti di Israele; muovendo dalle radici storiche e ideologiche del sostegno alla Palestina, maturate nell’esperienza anticoloniale indonesiana, il saggio esplora le sfumature interne tra consenso popolare, pressioni dei movimenti islamici e calcoli strategici delle élite. L’analisi mette in luce le conseguenze geopolitiche di questa ambiguità, delineando scenari futuri per la politica estera indonesiana.
The article analyses Indonesia’s complex positioning regarding the Israeli-Palestinian conflict, with particular attention to its relationship with Hamas and Fatah and the ambiguities towards Israel; Starting from the historical and ideological roots of support for Palestine, which developed within the Indonesian anti-colonial experience, the essay explores the internal nuances between popular consensus, pressure from Islamic movements, and the strategic calculations of the elites. The analysis highlights the geopolitical consequences of this ambiguity, outlining future scenarios for Indonesian foreign policy.
Introduzione – Oltre la Retorica
L’Indonesia, il Paese musulmano più popoloso del mondo, è diventato nel corso della sua storia una delle voci più autorevoli sia del Sud globale che del mondo islamico, e la questione palestinese è stata spesso usata come un tratto identitario. L’immagine di Jakarta come ‘paladina della Palestina’ non è soltanto una scelta contingente di politica estera, ma rappresenta una narrazione radicata nell’esperienza anticoloniale che ha dato origine allo Stato indonesiano.
Tuttavia, questa apparente coerenza cela diverse contraddizioni e dilemmi, come la scelta degli interlocutori palestinesi da sostenere; Hamas e Fatah rappresentano due attori dalle caratteristiche differenti e anche ambivalenti. Inoltre, la retorica anti-israeliana potrebbe compromettere la credibilità internazionale dell’Indonesia; infine, non è possibile ignorare totalmente lo Stato ebraico ignorare Israele in un mondo globalizzato in cui tecnologia e sicurezza impongono interdipendenze inevitabili.
Radici Storiche del Sostegno alla Palestina
Per comprendere il sostegno indonesiano alla causa palestinese, è necessario tornare al 1945, anno dell’indipendenza indonesiana; nel Preambolo della Costituzione del 1945 si afferma con chiarezza che ‘l’indipendenza è diritto di tutte le nazioni’. Quella formula, pensata per impedire il ritorno dei colonizzatori olandesi, divenne un principio universale che l’Indonesia avrebbe applicato anche alla Palestina. Non si trattava soltanto di un parallelismo ideale, ma di una vera e propria identificazione, con la quale i leaders indonesiani vedevano nella condizione palestinese l’eco della propria lotta per l’emancipazione dal dominio coloniale.

Durante l’era di Soekarno, la retorica anticoloniale si fece ancora più intensa, e l’Indonesia non riconobbe mai Israele come Stato, ma partecipò attivamente alle conferenze del Movimento dei Non Allineati e diede voce alla causa palestinese in tutti i consessi internazionali. L’Organizzazione della Conferenza Islamica, di cui Jakarta è membro fondatore, rappresentò un ulteriore strumento per amplificare questa linea politica. Anche durante la lunga stagione del Nuovo Ordine di Soeharto (1966-1998), più pragmatico sul piano economico, l’orientamento non mutò; la Palestina restava il simbolo per eccellenza dell’impegno indonesiano per la giustizia internazionale.
Hamas e Fatah – Un Sostegno Doppio e Ambiguo
Il dilemma contemporaneo nasce dalla frammentazione delle forze palestinesi, che si traduce anche nella discontinuità territoriale dei Territori Palestinesi; Fatah, che governa il cosiddetto ‘west bank’, recentemente ribattezzato ‘Giudea e Samaria’, rappresenta l’interlocutore istituzionale, dotato di un governo visibile e strutturato, sebbene non riconosciuto dalla comunità internazionale. Per questa ragione, è con l’Autorità Palestinese che l’Indonesia intrattiene relazioni ufficiali e formali; il governo di Ramallah è l’interlocutore riconosciuto nelle sedi multilaterali, ed è a questo attore che Jakarta invia aiuti economici, programmi di formazione e borse di studio. Si tratta di una scelta di pragmatismo diplomatico, in quanto Fatah, forte della sua tradizione nazionalista e secolare, rappresenta l’interlocutore più accettabile per la comunità internazionale e per l’ONU.
Hamas, invece, gode di un sostegno popolare, e non istituzionale, in quanto in Indonesia la solidarietà con i popoli oppressi si intreccia con la sensibilità islamica, spesso usata a scopi politici; Hamas viene dunque considerato da molte persone come un movimento di resistenza piuttosto che un attore politico controverso. Le immagini di Gaza sotto assedio e le narrazioni di un popolo in lotta risuonano fortemente nella coscienza popolare; per questa ragione, si sono tenute manifestazioni oceaniche sia nella capitale che in altre città del Paese, in cui il sostegno alla Palestina si accompagna anche quello ad Hamas, visto come protezione contro il nemico per eccellenza, Israele.
Il governo indonesiano adotta una formula ambigua, e sostiene la Palestina nel suo insieme, evitando di schierarsi apertamente con una delle due fazioni; si tratta di un equilibrio delicato, che non permette di riconoscere ufficialmente Hamas come attore politico legittimo. Allo stesso tempo, il governo di Jakarta non può nemmeno condannarlo ufficialmente come terrorista, per non perdere il sostegno di una parte significativa dell’opinione pubblica interna, sensibile alla retorica della ‘resistenza’.
Nel novembre del 2014 alcuni rappresentanti di Hamas chiesero di istituire una sorte di ‘ufficio di rappresentanza’ di Hamas a Giacarta; tale proposta, tuttavia, è stata respinta immediatamente per la contrarietà della maggioranza dei membri del Parlamento e dell’allora Ministro degli Esteri. Quest’ultimo ribadì che l’Indonesia riconosceva già la Palestina, e che non era possibile dare un riconoscimento ufficiale e separato a singole fazioni.
Il Consenso Interno e le sue Fratture
Il sostegno alla Palestina è uno dei pochi temi capace di unire quasi tutti gli strati della società indonesiana; nei momenti di crisi a Gaza si registrano imponenti manifestazioni che coinvolgono partiti islamici, associazioni civiche, studenti e organizzazioni caritative. L’Indonesia appare unita nel ribadire che ‘la Palestina non è sola’, riconoscendo nella traiettoria di questo Paese la propria storia; in altre parole, viene proposta, con efficacia, una narrazione in cui le vicende ed il destino della Palestina sono associate a quelle dell’Indonesia, che ha lottato contro le potenze coloniali.

Si tratta di manifestazioni che a volte sono organizzate dai governi provinciali, e che vedono regolarmente la partecipazione di esponenti del governo nazionale; come sottolinea Tempo.co, una delle testate giornalistiche più autorevoli del Paese.
The rally was not only attended by people from Jakarta and its neighboring regions. Several celebrities were also seen at the event, not to mention national figures. Three ministers represented the government, namely Foreign Affairs Minister Retno Marsudi, Religious Affairs Minister Yaqut Cholil Qoumas, and Coordinating Minister for Human Development and Culture Muhadjir Effendy. Speaker of the House of Representatives (DPR), Puan Maharani, was also present and delivered her speech.
Al raduno non hanno partecipato solo persone provenienti da Giacarta e dalle regioni limitrofe. All’evento sono state viste anche diverse celebrità, per non parlare di personaggi nazionali. Tre ministri hanno rappresentato il governo, vale a dire il ministro degli Affari Esteri Retno Marsudi, il ministro degli Affari Religiosi Yaqut Cholil Qoumas e il ministro coordinatore per lo sviluppo umano e la cultura Muhadjir Effendy. Era presente anche il Presidente della Camera dei Rappresentanti (DPR), Puan Maharani, che ha tenuto un discorso.
(Dewi Elvia Muthiariny, Petir Garda Bhwana, Pro-Palestine Rally in Indonesia’s Monas Draws More Than 2 Million People, Committee Reports, 6 Novembre 2023)
La valenza politica di tale eventi appare indiscutibile, e spesso le manifestazioni (pacifiche ovviamente) diventano l’occasione per confermare alleanze o per rinforzare politiche governative; la causa palestinese, in effetti, appare capace di unire nonostante le differenti posizioni politiche.
Questa apparente unità, tuttavia, cela fratture e sfumature che spesso rimangono poco visibili, e, per iniziare, si osserva che il governo mantiene toni moderati per salvaguardare la propria credibilità diplomatica. Le organizzazioni islamiche radicali, inoltre, spingono per un sostegno esplicito ad Hamas e condannano qualsiasi apertura (percepita) verso Israele; invece, le élite economiche guardano con interesse a possibili benefici derivanti da rapporti pragmatici con lo Stato ebraico, soprattutto nei campi dell’innovazione agricola e tecnologica.
Da ultimo, è agevole osservare che i think tank e il mondo accademico suggeriscono da tempo una strategia più flessibile, evocando il modello degli Accordi di Abramo, che hanno aperto nuovi scenari in Medio Oriente. Il risultato è un mosaico complesso, dove ogni scelta governativa deve mediare tra piazza e diplomazia, tra retorica e realpolitik, allo scopo di conservare un equlibrio fragile in un Paese in cui tali tematiche hanno una valenza emotiva da non sottovalutare.
Israele – Il Tabù e i Canali Nascosti
L’assenza di relazioni diplomatiche ufficiali non ha impedito, nel corso degli anni, lo sviluppo di contatti discreti (informali) tra Indonesia e Israele; si tratta di accordi di commercio indiretto; in effetti, sono diverse le tecnologie israeliane (dai sistemi agricoli alle apparecchiature medicali) a giungere in Indonesia attraverso Paesi terzi, Singapore in primis.
Kompas, uno dei principali media del Paese, riportava che la Polizia indonesiana avrebbe acquistato dei dispositivi per la sorveglianza prodotti proprio da Israele;
Amnesty International Indonesia mengungkap temuan institusi Kepolisian Republik Indonesia membeli alat sadap dari Israel lewat pihak ketiga, yakni Singapura
Amnesty International Indonesia ha rivelato che la polizia nazionale indonesiana ha acquistato attrezzature per intercettazioni telefoniche da Israele tramite una terza parte, ovvero Singapore.
(Singgih Wiryono, Temuan Amnesty International: Polri Beli Alat Sadap Israel Lewat Singapura, Amnesty International scopre che la polizia indonesiana ha acquistato dispositivi spia israeliani tramite Singapore, 22 Luglio 2024)
Si tratta di un esempio di cooperazione tecnologica, informale, nei settori della sicurezze e dell’intelligence, che a volte emerge; infine, si hanno dialoghi silenziosi, in contesti multilaterali, incontri informali fra rappresentanti indonesiani e israeliani. Tali interazioni restano volutamente (ma non sempre) invisibili al pubblico generale, e testimoniano un approccio pragmatico; un’eventuale normalizzazione, invece, come avvenuto per Emirati e Marocco, solleverebbe proteste difficilmente gestibili in Indonesia.
Conseguenze Geopolitiche e Scenari Futuri
L’ambiguità della politica indonesiana rispetto la Palestina e Israele ha effetti rilevanti, e, da un punto di vista simbolico, il sostegno alla Palestina rafforza la leadership morale di Jakarta nel mondo islamico. L’Indonesia si propone come portavoce di un’istanza di giustizia universale, ottenendo prestigio nei forum internazionali, ma tale posizione talvolta limita le possibilità di dialogo con Washington e Bruxelles, soprattutto sulle politiche mediorientali. Tuttavia, il peso strategico dell’Indonesia nell’Indo-Pacifico le garantisce comunque una certa rilevanza come interlocutore per le potenze occidentali.

Estendendo la questione all’ASEAN, poi, si osserva che, all’interno del Sud-Est asiatico, la questione palestinese non è prioritaria, ma l’Indonesia trova sostegno in Malesia e Brunei, rafforzando un asse islamico interno all’associazione multi-laterale.
Gli sviluppi futuri si possono ragionevolemente riassumere in tre scenari, di cui il primo è rappresentato dalla riconciliazione tra le forze palestinesi (che allo stato attuale appare decisamente improbabile); tuttavia, se Hamas e Fatah trovassero un accordo, l’Indonesia potrebbe consolidare il proprio ruolo diplomatico, sostenendo un fronte unificato.
Alternativamente (ipotesi più probabile), si potrebbe avere uno stallo prolungato, e, in assenza di sviluppi significativi, Jakarta continuerà con la retorica pro-Palestina e con l’assistenza umanitaria, mantenendo rapporti sotterranei con Israele. Infine, si potrebbe verificare una normalizzazione regionale accelerata (altra ipotesi poco probabile allo stato attuale), nel caso in cui altri grandi Paesi musulmani abbracciassero Israele. In questo caso, l’Indonesia dovrebbe decidere se seguire questa tendenza (effetto bandwagon), oppure restare fedele alla linea storica, con il rischio di marginalizzazione tecnologica ed economica.
Conclusione
L’Indonesia vive un dilemma irrisolto, in quanto il sostegno alla Palestina non è solamente un problema di politica estera, ma parte integrante della sua identità nazionale, plasmata dal ricordo dell’anticolonialismo e rafforzata da una società (generalmente) profondamente solidale con i palestinesi. Tuttavia, la realtà geopolitica contemporanea impone compromessi e aperture sotterranee, soprattutto verso Israele.
Questa ambiguità non va letta come debolezza, ma come cifra di una diplomazia che deve muoversi fra due mondi, quello degli ideali, indispensabili per mantenere consenso interno e prestigio morale, e quello degli interessi geopolitici, imprescindibili per garantire sicurezza, sviluppo e competitività.
Il futuro della politica indonesiana dipenderà dunque dalla sua capacità di trasformare questa posizione da semplice equilibrio difensivo in strumento attivo di mediazione; in questo modo, Jakarta potrà davvero incidere sulla questione israelo-palestinese, evitando di restare prigioniera della retorica e proiettandosi come attore globale capace di coniugare principi e realpolitik.
Letture Consigliate
- Weinstein, F. B. (2007). Indonesian foreign policy and the dilemma of dependence: from Sukarno to Soeharto. Equinox Publishing.
- Gati, M. I., & Hafid, A. (2024). Indonesia’s Diplomatic Contribution to the Israel-Palestine Conflict Since 1948.
- Kurniadi, A. (2024). Review of Indonesia-Palestine Solidarity Relations: Why is it so Strong?. Jurnal Terekam Jejak, 2(3), 1-11.
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