cover croce
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I gruppi islamisti spesso usano la parola ‘crociato’, per riferirsi ad una varietà di soggetti, tra cui, ovviamente, i cristiani, ma anche l’Occidente in senso ampio; crociato diventa dunque slegato dal suo significato originario, e indica un nemico o un esempio negativo che bisogna combattere o esorcizzare.

Gruppi radicali e/o terroristici come ISIS, Al Qaeda, Hibzut Tahrir e altri ricorrono spesso all’uso di questo termine per indicare i ‘nemici dell’Islam’, coloro che si coalizzano per ‘combattere i musulmani’; il numero 4 di ‘Dabiq’, la rivista di Daesh, era intitolata ‘la crociata fallita’, e il tema delle crociate era affrontato in maniera esplicita. Crociata, in questo caso, si riferiva alla coalizione internazionale che combatteva contro il gruppo terrorista, e cercava di enfatizzare le vittorie del Califfato contro tutti coloro (anche musulmani) che non ne condividevano gli obiettivi e le metodologie.

In un discorso del ‘portavoce ufficiale dello Stato Islamico’, parzialemente pubblicato sulla rivista di ISIS, si affermava,

A short time before the formal expansion of the
American crusade into Shām, the official spokesman
of the Islamic State – Shaykh Abu Muhammad
al-‘Adnani ash-Shami (hafidhahullah) – gave
a momentous speech inspiring the Muslims,
terrifying the crusaders, and reminding all with
Allah’s promise.

Poco prima dell’espansione formale della crociata americana nello Shām, il portavoce ufficiale dello Stato Islamico – Shaykh Abu Muhammad al-Adnani ash-Shami (hafidhahullah) – tenne un discorso memorabile che ispirò i musulmani, terrorizzò i crociati e ricordò a tutti la promessa di Allah.

(Dabiq, ‘The Failed Crusade’, n. 4, Settembre-Ottobre 2014, p. 6).

Il tema della crociata, tuttavia, viene agitato anche da settori più mainstream dell’Islam, specialmente in momenti di tensione come guerre e conflitti tra potenze occidentali (tipicamente Israele e gli USA), e un Paese islamico o a maggioranza islamica. Sebbene l’uso di crociati sia più raro, e solitamente riservato per indicare il periodo storico delle crociate, e non metaforico dell’Occidente, può succedere che predicatori islamici usino questo termine in maniera derogatoria.

Non si tratta, generalmente, di un uso istituzionale, ma che raccoglie ampi consensi nell’audience di riferimento, come si evince dai discorsi di Abdul Somad, un predicatore indonesiano di orientamento sufi formatosi in Marocco. Nel corso di una sorta di lezione privata, in una moschea, aveva fatto affermazioni sulla croce e sulle credenze dei cristiani che sono state ritenute offensive; per questa ragione, il Majelis Ulama Indonesia ha chiesto un chiarimento al ‘sapiente’, come riportato dai media indonesiani. E’ probabile che un discorso del genere, a parti invertite, avrebbe innescato l’ira dei musulmani più radicali, pronti ad agitare la minaccia di ricorrere alle autorità per l’offesa all’Islam.

Un altro esempio è quello di Alfian Tanjung, un predicatore che prevede da Hizbut Tahrir Indonesia, che ha affermato pubblicamente, che l’Indonesia ‘era nella morsa della croce e del comunismo’; la militanza islamica, dunque, specialmente quella legata ad alcune tariq sufi, ricorre all’evocazione di nemici contro cui lottare, ovvero i ‘crociati’ ma anche il ‘comunismo’. Quest’ultimo costituisce, in Indonesia, un vero e proprio reato, mentre la pratica cristiana è formalmente garantita dalla Costituzione; di conseguenza, quella di Tanjung potrebbe essere interpretata come una presa di posizione esplicita contro la Pancasila.

La retorica dei ‘crociati’, sebbene minoritaria, è dunque presente anche negli ambienti ufficiali, e si tratta del tentativo di screditare i cristiani e l’occidente, accusati di ‘decadenza’ e ‘corruzione’, due concetti che risuonano in diversi settori della società indonesiana.

Negli ambienti salafiti, invece, salibiyyun (crociati) indica una categoria spirituale, e si riferisce, in generale, agli ‘infedeli’, come accade con Jawas; anche se l’uso è differente, il termine è comunque usato in maniera derogatoria, e potrebbe incitare, indirettamente, astio e violenza nei confronti dei ‘crociati’.

Pertanto, l’uso di questo termine si presta ad usi diversi, ma sempre derogatori, quando non esplicitamente militanti; il potere evocativo della croce e dei crociati, in effetti, esercita ancora il suo effetto di mobilizzazione o di monito spirituale.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.). Nel 2025 ha iniziato a colloborare con la testata online 'Rights Reporter', per la quale scrive articoli e analisi sull'Islam, la shariah e i diritti umani.

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