Reading time 20 minutes


Abstract

Nel corso della Prima Guerra Mondiale, i Paesi Bassi hanno scelto la neutralità, e tale politica è stata applicata anche alle Indie Orientali; tuttavia, la situazione nella colonia era precaria, ed era segnata, nei primi giorni di guerra, da continue insurrezioni, dall’interruzione dei collegamenti postali e degli scambi commerciali.


Introduzione – Il Primo Conflitto Mondiale nei Paesi Bassi

Nel corso della Prima Guerra Mondiale, come noto, i Paesi Bassi scelsero la neutralità e non furono una nazione belligerante, ma, come è stato opportunamente notato,

For over four years, the Dutch lived in the shadow of a war that was being waged violently in nearby Belgium and France. Throughout that period, they feared an invasion, mobilised the army and navy, and many prayed that their neutrality would be safeguarded.

Per oltre quattro anni, gli olandesi vissero all’ombra di una guerra che si stava combattendo violentemente nelle vicine Belgio e Francia. Durante quel periodo, temevano un’invasione, mobilitarono l’esercito e la marina, e molti pregavano affinché la loro neutralità fosse salvaguardata.

Abbenhuis, M. (2006). The art of staying neutral: the Netherlands in the First World War, 1914-1918  Amsterdam University Press, p. 17.

In effetti, la neutralità non si è tradotta nella sicurezza o nella certezza che non ci sarebbero state ripercussioni per i Paesi Bassi; del resto, l’intera Europa era in guerra, e la scelta olandese rimaneva l’eccezione. Nonostante fosse circondata, intrappolata ‘tra l’incudine’ (Germania) e il ‘martello’ (Gran Bretagna), i Paesi Bassi riuscirono a rimanere neutrali. La neutralità, tuttavia, è stata mantenuta con continui compromessi, che spesso hanno riguardato anche la propria indipendenza e neutralità.

Le preoccupazioni olandesi, tuttavia, non si limitavano al fronte interno, ma si estendevano anche alle colonie, ed in particolare alle Indie Orientali; in effetti, l’ascesa del Giappone come grande potenza, alleato della Gran Bretagna dal 1902, mise in agitazione il pubblico olandese. Si temeva, in altre parole, che questa nazione potesse supportare il crescente nazionalismo indonesiano nel corso della guerra; se la situazione era precaria nella madrepatria, lo era maggiormente nelle Indie Orientali, troppo deboli per far rispettare la neutralità nel corso del conflitto.

Del resto, esisteva già l’esempio della Spagna, una delle potenze coloniali più estese del mondo, il cui impero coloniale era decaduto proprio per la sua sostanziale indifferenza rispetto alla popolazione indigena. Per questa ragione, alcuni osservatori temevano che la medesima sorte sarebbe toccata ai Paesi Bassi con le Indie Orientali; la neutralità, in effetti, non garantiva che la guerra non sarebbe arrivata sul suolo olandese.

I timori suscitati dal conflitto mondiale vengono convogliati in questa poesia, appara sul numero 78 (1914) di De Gids, ad opera di Giacobbe Israele de Haan, di cui propongo una stanza,

In den oorlog.

Wee, de aarde dreunt: over de oogstvolle velden Schrijden de legers met hun wreed geraad. De heerschers hunkren, en der heeren helden Zoeken de hartstocht der hevige Daad.

Waar is de teedre spanning van het Leven, Dat volk aan volk en land aan land verbond? Het Onheil heeft zijn delgend zwaard geheven En ‘t Leven ligt in ‘t hijgend hart gewond.

De volken haten: in vuurvaste vesten Ligt elk voor zijn grens op gierige wacht. Vrouwen, knapen, grijsaards, die thuis nog resten, Hebben voor de drift van ‘t leven geen kracht.

Eén haat, één hartstocht, blind voor recht en rede, Drijft volken voort, één dwarse trots, één tucht, Die zwak wankelen vallen wreed vertreden, Eén is elks keus: zege of heillooze vlucht.

Het voetvolk dreunt, de losvlottende ruiters Tasten verkennend langs des vijands baan, Rondom zwerven schuw de schuimende buiters, Die met roof en plundring hun slagen slaan.

Nella guerra.

Guai, la terra trema: sui campi fertili Marciano gli eserciti con il loro consiglio crudele. I sovrani anelano, e gli eroi dei signori Cerca la passione dell’Atto Feroce.

Dov’è la sottile tensione della Vita, Che unì popolo a popolo e nazione a nazione? Il Male ha sollevato la sua spada di distruzione E la Vita giace ferita nel cuore ansimante.

Le nazioni odiano: in fortezze ignifughe Ognuno veglia avaro sulla propria frontiera. Donne, ragazzi, anziani, che ancora rimangono a casa Non hanno forza contro la tempesta della vita.

Un odio, una passione, ciechi al diritto e alla ragione, Spinge i popoli avanti, un orgoglio ostinato, una disciplina, Quelli che vacillano debolmente cadono crudelmente calpestati, La scelta spetta a tutti: vittoria o fuga disastrosa.

La fanteria tuona, i cavalieri erranti Esplorano lungo il cammino del nemico, Intorno vagano timidamente i saccheggiatori schiumosi, Che colpiscono con razzie e saccheggi.

Giacobbe Israele de Haan, In den oorlog (in guerra), De Gids, 78, 1914, Vierde Deel (Parte IV), p. 1,

Il primo conflitto mondialie, dunque, colpisce i Paesi Bassi e le loro colonie, alimentando i timori di un destino incerto, come si evince dalle espressioni letterarie di questo periodo; tali timori, poi, sono moltiplicati nel caso delle Indie Orientali, a ragione della loro posizione militare precaria.


Lo Scoppio della Guerra nelle Indie Orientali

L’inizio del Primo Confltto Mondiale può essere seguito grazie ai diari del Vice Ammiraglio Pinke, che nel 1914 era comandante della Marina delle Indie Olandesi; i documenti, conservati e digitalizzati dall’Istituto Huygens permettono di avere una visione interna del conflitto da parte olandese.

In un telegramma del 27 luglio 1914, il Ministro delle Colonie, Thomas Bastiaan Pleyte scrive al Governatore Generale delle Indie Olandesi (1909-1916) Idenburg,

Regeering acht kans op verstoren Europeesche vrede groot. Militie en Landweer welke in Augustus huiswaarts zouden keeren blijven onder wapenen. Oorlogsschepen Zeeland Kortenae r Brabant teruggegroepen. Ge – wapenden kolonial e reserve gesteld ter beschikking Minister Oorlog.

Il governo considera grande il rischio di disturbare la pace europea. Milizia e Landweer, che ad agosto sarebbero tornati a casa, rimangono sotto le armi. Navi da guerra Zeeland Kortenaer Brabant ritirate. Riservisti coloniali armati messi a disposizione del Ministro della Guerra.

Dagboekaantekeningen van vice-admiraal F. Pinke, commandant zeemacht in Nederlands-Indie 1914-1916, Huygens Instituut, Martinus Nijhoff, 1986, p. 1 (Appunti del diario del vice-ammiraglio, F. Pinke, comandante della Marina delle Indie Olandesi 1914-1916, Huygens Instituut, Martinus Nijhoff, 1986, p.1)

Gli stessi diari rendono chiara la neutralità dei Paesi Bassi e delle Indie Orientali, che non sembra destare particolare preoccupazione; viene rilevato, tuttavia, che

Alleen in geval een Aziatische mogendheid van de Europeesche verwikkelingen gebruik zou willen maken om eene veroveringsoorlog tegen deze gewesten te ondernemen, zou de toestand kritiek worden. Voor dit laatste bestaat echter, zoover bekend, geen enkele aanwijzing, zoodat dit geval voor het oogenblik dan ook buiten beschouwing kan blijven. In de eerste plaats valt dus te overwegen, wat met het oog op handhaving der neutraliteit te doen staat.

Solo nel caso in cui una potenza asiatica volesse approfittare delle vicende europee per intraprendere una guerra di conquista contro queste regioni, la situazione diventerebbe critica. Per quest’ultima possibilità, tuttavia, non esiste, per quanto ne sappiamo, alcuna indicazione, quindi questo caso può essere escluso per il momento. In primo luogo, quindi, è opportuno considerare cosa fare per mantenere la neutralità.

Dagboekaantekeningen van vice-admiraal F. Pinke, commandant zeemacht in Nederlands-Indie 1914-1916, p. 2.

L’avvio del conflitto, dunque, non desta particolari timori per le sorti della colonia, e il Giappone non sembra ancora capace di attaccare con successo, a differenza di quanto accadrà nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Del resto, quando la guerra venne discussa dal Parlamento olandese, sembrava che le Indie Orientali Olandesi non esistessero; l’attenzione si concentrò sulla situazione in Olanda, mentre alla colonia vengono fatti accenni brevi ed occasionali, allo scopo di avere un argomento aggiuntivo per rifiutare una moratoria sui debiti. Del resto, sembrava che la colonia fosse molto meglio preparata ad affrontare le conseguenze economiche immediate della guerra rispetto alla madrepatria. In effetti, i timori di un attacco giapponese erano costanti, e questa consapevolezza aveva determinato la preparazione di piani di emergenza con diversi anni di anticipo rispetto al 1914; l’altra nazione ad aver approntato dei piani specifici era la Germania. Invece, gli altri Paesi non avevano preparato o previsto particolari misure economiche e finanziarie da adottare in caso di guerra.

Per questa ragione, la Javasche Bank non venne colta di sorpresa alla fine di luglio del 1914, ed il disinteresse mostrato dal Parlamento olandese per il destino delle Indie Orientali Olandesi a luglio e agosto era condiviso dal pubblico generale in Olanda. Questo atteggiamento, tuttavia, contrastava nettamente con la preoccupazione espressa nelle Indie Orientali Olandesi riguardo agli sviluppi in Europa. A.J. Lievegoed scrisse un lungo articolo su De Locomotief alla fine di agosto in cui si lamentava della mancanza di interesse nella madrepatria rispetto alle sorti della colonia; egli osservò che le persone in Olanda erano più preoccupate per la Polonia e la Finlandia, per i possedimenti tedeschi in Cina e Samoa, e per il destino dei cechi, degli albanesi e dei turisti americani bloccati in Europa, piuttosto che per le Indie Orientali Olandesi.


La Situazione della Colonia

Le preoccupazioni per la ‘guerra europea’, come veniva definita la Prima Guerra Mondiale nel 1914, non erano concentrate solamente su quanto accadeva nella madrepatria; al contrario, nei primi giorni del conflitto le autorità coloniali devono affrontare un altro problema. Si tratta di una rivolta scoppiata nel Borneo, che doveva essere decisamente seria, a giudicare dai toni espressi in un telegramma inviato al Governatore Generale,

In verband met de ernstige ongeregeldheden te Mampawa wordt door fungeerend Resident Westerafdeeling van Borneo geseind. Ter geruststelling Europeesche Chineesche bevolking langs Kapoeas en bankinstellingen Hoofdplaats Pontianak in overweging gegeven een torpedobootjager hierheen dirigeeren die binnen 20 uur hier kan zijn. Landvoogd verzoekt U zoo eenigszins mogelijk aan
verzoek voldoen.

In relazione ai gravi disordini a Mampawa, il residente ad interim della Sezione Occidentale del Borneo è stato avvisato. Per rassicurare la popolazione cinese europea lungo il Kapoeas e le istituzioni bancarie della capitale Pontianak, è stato preso in considerazione di dirigere un cacciatorpediniere qui che possa arrivare entro 20 ore. Il Governatore chiede di soddisfare la richiesta il più possibile.

Dagboekaantekeningen van vice-admiraal F. Pinke, commandant zeemacht in Nederlands-Indie 1914-1916, p. 9.

Non sembra, del resto, che questo fosse il solo problema interno, a giudicare da quanto pubblicato su Oetoesan Hindia del 16 Ottobre 1914, in cui si ventilava l’ipotesi di dichiarare indipendente la colonia nel caso la guerra avesse coinvolto direttamente la madrepatria.

Oetoesan Hindia (16-10-1914), titola ‘Hindia Dapat kemerdikaan?’ (Le Indie otterranno l’indipendenza?)

Si ricorda che Oetoesan Hindia era un quotidiano legato a Sarekat Islam, e, di conseguenza, si evince che le aspettative di una possibile indipendenza non erano vane, anche se ovviamente il movimento indipendentista non si attendeva molto da queste speranze. Si tratta di dichiarazioni che si inseriscono, del resto, nel crescente nazionalismo indonesiano, di cui il quotidiano diventa portavoce.

Altri problemi, poi, provenivano dai notevoli disagi che subiscono gli scambi commerciali, e, in effetti, il conflitto è scoppiato in un momento in cui il boom economico iniziato nei primi anni del XX secolo era declinato. In effetti, nel mese di agosto del 1914 sembrava che la gravità delle conseguenze della guerra sarebbero pari o superiori rispetto a quelle che si dispiegavano nella madrepatria; non sorprende, dunque, che venne usato (retrospettivamente) l’espressione ‘grande panico’, per descrivere l’atmosfera prevalente nei circoli marittimi durante i primi giorni di guerra.

I capitani e i proprietari delle navi olandesi si rifiutarono di portarle in mare prima che fosse stata pubblicata una dichiarazione di neutralità nel Javasche Courant (la Gazzetta Ufficiale coloniale), che però giunse solamente il 4 agosto. Inoltre, le navi mercantili neutrali che navigavano prima e dopo tale data rischiavano di essere fermate e perquisite in mare; in Asia, questo compito era svolto dalle navi da guerra tedesche e britanniche, anche se la maggior parte dei problemi riguardava le acque europee. In effetti, le navi olandesi che navigavano dall’America del Nord e del Sud verso l’Olanda, o dall’Olanda verso le Indie Orientali Olandesi, subirono una sorte simile.

Non era raro, inoltre, che tali navi venissero fermate cinque o sei volte, forse anche con maggiore frequenza nei primi giorni di guerra. Una nave olandese fu persino costretta a fare scalo a Bizerta, Malta, Marsiglia, Gibilterra, Cherbourg, Le Havre, Dover e Londra. Queste pratiche, dettate dalla guerra che si stava combattendo, complicarono notevolmente gli scambi commerciali, danneggiando la già fragile economia delle Indie Orientali.


L’Interruzione dei Collegamenti Postali

Il servizio postale tra Asia ed Europa è stato un’altra vittima della guerra, e, in effetti, il servizio commerciale e postale tedesco da e verso le Indie Orientali Olandesi si fermò dopo che i piroscafi tedeschi nelle acque asiatiche furono catturati dal nemico, oppure si rifiutarono di lasciare il porto. Ad eccezione della posta proveniente da Medan e dagli uffici postali olandesi a Singapore e Penang, l’invio della posta tramite la posta britannica fu sospeso dopo l’8 agosto. Questo è stato fatto in parte su richiesta del governo britannico degli Straits Settlements, che voleva alleggerire il carico degli uffici di censura a Singapore e Penang. Il servizio postale francese non fu più utilizzato dopo il 2 settembre, in quanto non si trattava di un’alternativa realistica; la guerra, in effetti, aveva interrotto il collegamento ferroviario terrestre tra Marsiglia e l’Olanda. Il servizio postale olandese era l’unica possibilità rimasta, ma ha subito gravi ritardi a causa di una iniziale esitazione a salpare, oltre che dei controlli e delle perquisizioni delle navi nel Mare del Nord e nei porti.

Le enormi difficoltà nella corrispondenza, tuttavia, non interruppero completamente le comunicazioni tra la comunità tedesca nelle Indie Orientali Olandesi e la Germania durante la guerra; il censore britannico era ansioso di intercettare denaro, assegni e merci, e la propaganda di guerra tedesca, che includeva anche i giornali e le riviste tedesche in cui, secondo gli Alleati, veniva fornita un’immagine distorta di ciò che accadeva sui fronti. Le lettere potevano ancora essere inviate da e verso le Indie Orientali Olandesi, e i giornali tedeschi raggiungevano ancora le Indie Orientali Olandesi, ma non per mezzeo della rete postale britannica. Le lettere con contenuto ritenuto sospetto, poi, venivano confiscate durante la perquisizione delle navi neutrali, ma il resto veniva lasciato passare; per evitare il sequestro della corrispondenza tedesca trasportata su navi neutrali da parte delle Potenze Alleate, il governo tedesco sviluppò codici per mantenere aperta la comunicazione con i connazionali in Asia, Africa e nelle Americhe, un canale essenziale per il commercio e per la conduzione della guerra. Tuttavia, la possibilità che tali corrispondenze venissero sequestrate era alta, suscitando presto non più di una protesta formale da parte dei capitani olandesi e dell’Aia.

Per più di un mese nessuna corrispondenza dalla colonia, inclusi i rapporti regolarmente inviati dall’amministrazione coloniale al Ministero delle Colonie, raggiunse l’Olanda; verso la metà di settembre, si nota che gli ultimi rapporti scritti ricevuti dal Ministero delle Colonie al Plein all’Aia erano datati un mese e mezzo prima. Le Indie Orientali Olandesi non ricevettero nemmeno la posta dall’Europa,e la prima corrispondenza dall’Olanda, con i giornali olandesi che riportavano informazioni dettagliate su ciò che stava accadendo in Olanda e nel resto d’Europa, raggiunse Giava il 2 settembre.

Il governatore generale Idenburg, dunque, decise di sostituire il personale tedesco della stazione di Manado con olandesi, pochi giorni dopo, il 4 agosto, dopo che la Gran Bretagna era entrata in guerra, una misura simile fu presa nei confronti del personale britannico presso le stazioni telegrafiche della Eastern Extension Australasia and China Telegraph Company, nelle Indie Orientali Olandesi. Il consiglio delle Indie aveva consigliato questa misura per garantire il rispetto delle regole di imparzialità, essendo l’Olanda un Paese neutrale.


Conclusioni

La Prima Guerra Mondiale è un evento che modifica profondamente la vita delle nazioni, anche di quelle che si sono dichiatate neutrali, come i Paesi Bassi; in questo caso, effettivamente, la neutralità non ha assicurato un proseguimento ordinario della vita. Al contrario, le conseguenze, sia per questo Paese che per le Indie Orientali, sono state evidenti, sia in termini economici che sociali; nella colonia, in effetti, cresce il sentimento nazionalistico, ed aumentano le aspettative per l’indipendenza, accompagnate da disordini a cui i funzionari coloniali devono porre rimedio.


Letture Consigliate

  • Van Dijk, K. (2007). The Netherlands Indies and the Great War, 1914-1918. Brill.
  • Abbenhuis, M. (2006). The art of staying neutral: the Netherlands in the First World War, 1914-1918  Amsterdam University Press.
  • Van Serooskerken, H. V. T. (2021). The Netherlands and World War I: espionage, diplomacy and survival (Vol. 7). Brill.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *